Ieri come ben sa chi ha letto Stilum Curiae ipotizzavamo che qualcuno, in Vaticano, si fosse indignato per la strumentalizzazione di papa Benedetto ad opera della Segreteria per la Comunicazione e del suo Prefetto, mons. Dario Edoardo Viganò. E di conseguenza avesse fatto avere a Sandro Magister il testo completo della lettera con cui Joseph Ratzinger rispondeva all’invito di mons. Viganò. E cioè di scrivere qualche cosa sugli undici volumetti in cui diversi teologi parlavano di papa Bergoglio.
Prima domanda: è gentile, riguardoso e corretto chiedere a un papa novantenne, uno dei maggiori teologi del nostro tempo, a dispetto di quanto ne possano pensare panciuti professorini, chiedere di scrivere a commento non del lavoro di un suo “pari grado”, gerarchicamente o intellettualmente, ma di commentatori dello stesso? Non sembra molto, no?
E infatti Benedetto risponde con una lettera piena di ironia, dall’inizio alla fine. Non solo la fine. Rileggetela bene, alla luce di questa considerazione. Non dà del maleducato all’interlocutore, ma…
Torniamo alla nostra interpretazione. Era sbagliata: ci ha scritto il collega ed amico Sandro Magister, spiegando come sono andate le cose:
“Caro Marco, la lettera di Benedetto XVI non mi è arrivata da una fonte vaticana. Le cose son andate diversamente. Io alla presentazione dei libretti sulla teologia di papa Francesco c’ero. E c’erano con me una ventina di altri vaticanisti. Ebbene, Viganò la lettera l’ha letta tutta, mentre contemporaneamente veniva distribuito il comunicato stampa che includeva tra virgolette solo i due paragrafi che hanno prodotto il risultato che sappiamo.
Il giorno dopo ho cercato di vedere se era stato pubblicato da qualche parte il testo integrale della lettera. Invano. E allora sono stato io a dire tra me e me: Basta! Ho ricuperato la videoregistrazione della performance di Viganò e da lì, dalla sua viva voce, ho trascritto il testo completo della lettera.
Quindi almeno una ventina di colleghi avevano udito con le loro orecchie tutto quello c’era scritto nella lettera di Benedetto XVI, eppure l’effetto è stato quello che sappiamo. Non è stata una pagina brillante per la professione. E la colpa non è stata solo di Viganò.
Ciao!”.
Agghiacciante: una ventina di colleghi hanno accettato di ricevere un documento parziale, senza chiedere l’integrale, come sarebbe stato loro dovere. Non solo. Di fronte a una manipolazione probabile, e forse persino evidente, l’hanno assecondata. E ancora oggi – leggete i giornali – continuano sulla stessa strada, senza un mea culpa, scaricando il tutto sui fantomatici “tradizionalisti” (che ormai fanno le veci in gergo ecclesiale della “marea nera” prelettorale…:-)))). Hanno dei direttori, questi colleghi? Può chi li legge avere ancora fiducia in loro? E qualcuno di loro cerca ancora di difendere in maniera diretta o indiretta il Prefetto per la Comunicazione….
Beh, però scrivono della manipolazione da parte del Vaticano di una fotografia della lettera del papa emerito, direte voi.
Già, ma perché ci sono stati obbligati da una collega dell’AP, Nicole Winfield, che ha rivelato ieri che non solo il testo, ma anche la fotografia di accompagnamento dello stesso era stata taroccata. Rese illeggibili le ultime due righe del primo foglio, e coperto dai libri il secondo foglio. Per capirci: quello in cui Benedetto scriveva che non aveva letto i libri, e non aveva nessuna intenzione di leggerli: togliendo perciò ogni valore, se non di sottile presa in giro, ai primi due paragrafi.
A questo punto, come abbiamo già detto in tanti nei giorni scorsi, manca ancora un tassello alla storia. E cioè conoscere la lettera che mons. Viganò il 12 gennaio ha inviato a Benedetto. Ci ha provato il collega Edward Pentin, del Catholic Register. Ecco che cosa ha ottenuto:
“Abbiamo chiesto all’ufficio di Viganò se potevamo pubblicare la sua lettera del 12 gennaio a Benedetto XVI, ma invece ci hanno mandato due fotografie: la lettera di Benedetto (nascosta) e Viganò mentre la leggeva. Abbiamo chiesto di nuovo il testo della lettera del 12 gennaio, ma non abbiamo avuto risposta”.
Intanto come abbiamo visto la lettera taroccata era stata usata – più di un mese dopo la sua ricezione – per un’operazione di incoraggiamento di un pontificato che ogni giorno che passa mostra crepe sempre maggiori. Qui sotto ne offriamo un esempio fra i tanti.
Un’operazione di questo genere: manipolazione del testo, presenza mutilata sul sito ufficiale, Vatican News, assenza del testo dai documenti della Sala Stampa vaticana, (in altre occasioni, relative a Benedetto papa emerito, la Sala Stampa prese posizione), ammissione di aver fatto qualche cosa di eticamente scorretto, come offuscare una fotografia, dovrebbe avere delle conseguenze serie, e immediate. Se il responsabile non facesse parte del cerchio magico del Pontefice. Ma la macchia è davvero grossa: tanto che ne ha preso atto anche “Il Sismografo”, un sito para-vaticano, condotto da Luis Badilla, che questa mattina ne dava conto ampiamente, mettendo i link ai mezzi di informazione internazionali che raccontavano lo sciagurato episodio.
Un episodio tanto più negativo in quanto coinvolge uno dei pochi visibili punti della “riforma” del Pontefice regnante, e cioè quello della macchina della comunicazione. Penalizzandolo dal punto di vista più sensibile, quello della credibilità e dell’etica. Se si arriva a pasticciare con una lettera del papa, per quanto emerito, figuriamoci con il resto…
http://www.marcotosatti.com/2018/03/15/lo-scandalo-della-lettera-di-benedetto-vaticano-e-vaticanisti-distrati-o-complici/
La lettera mutilata e l’informazione oggi
Che dire? Tutti noi che ci occupiamo di comunicazione non ne usciamo bene. Io non ero presente alla conferenza stampa nella Sala Marconi della Radio Vaticana, perché impegnato con un altro servizio. Fossi stato presente, avrei commesso anch’io l’errore di non leggere tutta quanta la lettera del papa emerito e di non trarne le debite conclusioni? Sinceramente, non lo so. Sarebbe facile dire: no, io non sarei mai stato così superficiale! Ma so bene come funziona l’informazione oggi. Soprattutto so come andiamo tutti maledettamente di fretta, per cui c’è sempre meno tempo per la verifica, per il ragionamento pacato, per una valutazione alla luce del buon senso e non del sensazionalismo.
Penso che l’intera vicenda meriterebbe una riflessione, da parte di chi è in grado di farla, sullo stato di salute dell’informazione.
Come La lettera rubata di Edgar Allan Poe fornì spunti di riflessione a Sigmund Freud, Jacques Lacan e Jacques Derrida (ma quello era un racconto inventato), penso che questa storia della lettera mutilata potrebbe offrire numerosi motivi di indagine e approfondimento a chi studia i meccanismi odierni della comunicazione, patologie comprese.
Da semplice cronista, vorrei soltanto aggiungere un’annotazione riguardante una passaggio della lettera di Benedetto XVI. Si trova là dove il papa emerito, scusandosi di non poter scrivere circa i librini dedicati alla teologia di Francesco, dice: «Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».
Ecco. A proposito di fretta e di serietà, Joseph Ratzinger ci dà qui una lezione: scrivere sempre e soltanto di libri veramente letti, comportamento raccomandabile in un tempo come il nostro, nel quale, incalzati dall’urgenza e dalla necessità di fare mille cose simultaneamente, spesso noi professionisti della comunicazione parliamo di faccende che abbiamo solo orecchiato e di testi ai quali abbiamo dato soltanto un’occhiata in fretta e furia.
E poi c’è quell’ultima annotazione: «… tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti». Il che significa che il papa emerito, a dispetto dell’età, degli acciacchi e degli allarmi spesso rilanciati sulle sue condizioni di salute, continua ad avere una vita attiva, con tanto di agenda piena di impegni. E questa notizia, per chi vuole bene a Benedetto XVI, non può che far piacere.
Aldo Maria Valli
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