Il Diavolo figura simbolica? Questo cattolicesimo mutilato è il frutto della debolezza della nostra fede: Padre Sosa è la quintessenza di questa umanità post-cristiana e di un clero post-cattolico impregnato di spirito moderno
di Francesco Lamendola
Gesù Cristo dice a un gruppo di giudei (Gv., 8, 44): voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.
Gesù dice anche, parlando del giorno del Giudizio (Mt., 25, 41): Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
E san Pietro, in un passo del Nuovo Testamento (1 Pt., 5-8): Il diavolo, come leone ruggente, si aggira in cerca di anime da divorare.
Ma il preposito generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal, in una intervista al supplemento del giornale El Mundo, alla fine di maggio del 2017, ha dichiarato: Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. Anche i condizionamento sociali rappresentano questa figura, ci sono persone che si comportano così perché c’è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario.
A questo punto, è evidente che ai fedeli cattolici si pone un problema (e magari fosse uno soltanto): o credere alla Parola di Gesù, al Vangelo, al Magistero della Chiesa cattolica, oppure credere alla parola di padre Sosa e di molti altri sacerdoti come lui, compresi tutti quei vescovi, e non sono pochi, i quali, nelle loro diocesi, non vogliono nemmeno sentir parlare di esorcisti e di esorcismi, precisamente per la ragione espressa con tanta disinvoltura da padre Sosa: che loro, al diavolo, non ci credono affatto.
La questione si pone su due piani, particolare e generale. Sul piano particolare, credere o non credere all'esistenza reale del diavolo non è questione secondaria, e perciò trascurabile. Gesù Cristo si è fatto uomo per distruggere le opere del diavolo (1 Gv., 3, 8): Per questo il Figlio di Dio si è manifestato: per distruggere le opere del diavolo. Ma se il diavolo non esiste, se è solo una figura simbolica, che cosa è venuto a fare Gesù Cristo? Poteva risparmiarsi l'Incarnazione, e così pure la Passione, la Morte e la Resurrezione. Se il diavolo non c'è, allora il male soprannaturale non esiste. Esiste solo il male naturale, e per combatterlo non c'è bisogno di un Dio, tanto meno di un Dio che si fa uomo e che soffre e muore per amor nostro. Possiamo fare da soli; possiamo contrastare il male con le nostre forze; possiamo, quindi, redimerci da noi stessi. Ma questa è la gnosi, non è il cristianesimo, non è il cattolicesimo. Ed è la reiterazione del peccato di Adamo: la superbia di voler essere come Dio, l'incoscienza di non voler riconoscere il male, la sua potenza, la sua estrema pericolosità. Come si vede, chi nega l'esistenza del diavolo nega tutto il Vangelo, rende superflua la Redenzione e inutile l'esistenza di Dio stesso.
Questo, nello specifico. Sul piano generale, il problema che si pone al fedele, oggi, è il grado di fiducia che si può accordare agli esponenti del clero, a cominciare dai teologi, ma anche al semplice sacerdote che tiene la sua omelia domenicale, allorché essi parlano di questioni di dottrina e di morale. Fino ad oggi, e con rarissime eccezioni, il fedele cattolico era sicuro almeno di una cosa: che il clero non lo avrebbe ingannato su questioni di dottrina e di morale; che non lo avrebbe fuorviato; che non avrebbe abusato della sua fiducia; che non avrebbe alterato né la lettera, né il senso della divina Rivelazione. Certo, singoli membri del clero avrebbero potuto deluderlo sul piano umano; avrebbero potuto perfino scandalizzarlo sul piano dei comportamenti pratici. Purtroppo, sacerdoti indegni ci sono sempre stati, e senza dubbio ce ne saranno sempre, perché la natura umana è fragile, è ferita dal Peccato originale (e qui torniamo alla questione specifica chiamata in causa dall'intervista di padre Sosa), e quindi perennemente esposta al peccato, tramite l'inclinazione alla concupiscenza. Però sacerdoti eretici e apostatici, finora, non se ne incontravano: perché, ai primi segnali di allarme, i loro superiori intervenivano prontamente (certo, avrebbero fatto bene a intervenire con la stessa prontezza anche nei casi di scandalo morale), sicché il fedele era protetto contro un tale pericolo e, quando si recava in chiesa, ad ascoltare la parola di Dio, o quando entrava in confessionale, o in tutte le altre circostanze nelle quali il sacerdote parlava non a nome proprio, ma a nome della santa Chiesa, come alter Christus, il fedele aveva la quasi assoluta certezza che quel sacerdote non sarebbe stato per lui motivo di scandalo, né occasione di errore, di caduta, di peccato.
Ora non è più così e, purtroppo, bisogna stare continuamente in guardia, cercar di capire se le parole dei sacerdoti e di vescovi sono fedeli alla Rivelazione e in linea con il Magistero; insomma, bisogna che il singolo fedele faccia uno sforzo per vigilare e, se necessario, torni a studiare seriamente la Bibbia e il Catechismo, in modo da non farsi ingannare con tanta facilità dal primo prete eretico, ad esempio modernista, o gnostico, o massone, il quale potrebbe venirgli a dire, con la stessa tranquillità di padre Sosa, che il diavolo non esiste, che i Sacramenti non sono sette (magari per carpire la simpatia dei luterani), che i miracoli descritti nel Vangelo sono soltanto allegorie, che perfino la Resurrezione di Cristo potrebbe essere un simbolo, che Maria Santissima non era vergine, che aveva rapporti sessuali con san Giuseppe, come tutte le coppie "normali" (parola di una suora spagnola, Lucia Caram), che il Purgatorio è un'invenzione medievale, che la sofferenza non ha senso, che Dio non è cattolico, che l'apostolato è una solenne sciocchezza, che invitare gli islamici alla santa Messa è la cosa più bella del mondo, che Dio gradisce sempre l'amore, in tutte le sue forme, compreso quello omosessuale, e lo benedice dal Cielo e sulla terra; e via di questo passo.
Ci troviamo, pertanto, in una situazione inedita e delicatissima. Sarebbe un po' come se i passeggeri di un transatlantico fossero chiamati a tener d'occhio le manovre di bordo e specialmente la rotta stabilita dal comandante, perché, forse, quella nave non è ciò che sembra e il loro stesso viaggio potrebbe trasformarsi in un incubo, se non vigileranno con la massima attenzione. Ma, si dirà, un normale passeggero non è tenuto a sapere come si manovra una grande nave e se essa sta seguendo realmente la rotta stabilita, o se si sta allontanando dalla sua destinazione. Vero; tuttavia, nel caso della fede, il credente dovrebbe possedere quei rudimenti basilari su cui poggia la fede di una persona adulta, la quale è tenuta a sapere ciò in cui crede, e non può limitarsi a rimettersi ciecamente a quel che viene detto e fatto dal clero. Il cristiano è chiamato da Dio, non come una pecora, ma come un uomo libero, e quindi egli ha il dovere di conoscere le Scritture e la Tradizione quanto basta almeno per orientarsi, almeno a grandi linee, nel venerando e grandioso edificio della fede. Peraltro, vi sono ormai frequenti casi nei quali lo scandalo dato dal sacerdote è così palese e sfrontato, che bisognerebbe essere ciechi per non coglierlo: quando i fedeli hanno udito don Fredo Olivero, a Torino, dire che non avrebbe recitato con loro il Credo, perché tanto lui non ci crede, non occorreva che ci fossero, tra loro, dei dottori in teologia per capire quel che stava accadendo, e cioè uno scandalo e un abuso intollerabile. Come mai nessuno si alzato in piedi a contestarlo?Certo, contestare un prete nel bel mezzo della santa Messa è un atto estremo; pure, il silenzio, o, peggio, le risatine con le quali dicono che sia stata accolta la scandalosa dichiarazione di quel sacerdote, stanno a indicare che il popolo di Dio è beatamente addormentato e disposto a lasciar dire e fare qualsiasi cosa, anche la più sconveniente e lontana dalla fede cattolica, da parte del clero.
Oggi, pertanto, il cattolico deve saper distinguere il buon grano dal loglio; e, così come deve saper riconoscere un falso veggente, un mistificatore, un esaltato che si dice destinatario d’una rivelazione privata di Gesù o della Madonna (e non è sempre così facile come si può pensare!), deve anche saper riconoscere un sacerdote impreparato, o temerario, o eretico, il quale si premette di dire o fare delle cose che sono in contrasto con il Vangelo, con il Magistero, con la vera fede cattolica. Non è necessario che tutti i fedeli siano dei teologi, ma è indispensabile che tutti conoscano almeno il Vangelo, e magari un po' anche la Bibbia; che conoscano il Catechismo; che sappiano quali sono le verità professate dalla Chiesa e quali sono le differenze principali con le altre confessioni cristiane e con le altre maggiori religioni, per non cadere vittima di confusioni più o meno deliberate, e trovarsi spinto, suo malgrado, sul terreno di un sincretismo fraudolento, che non ha nulla a che fare con la sola Verità che, per il cattolico, è tale: quella annunciata da Gesù Cristo ed esemplificata con la sua stessa vita, con la sua Morte, Passione e Resurrezione. Non si tratta, peraltro, di una questione meramente storica, o filologica, o comunque intellettuale: certo, la preparazione culturale ha la sua importanza, perché la fede cattolica è fede in certi contenuti, in certe verità, e bisogna quindi conoscerli; non può essere una fede meramente sentimentale, una fede irrazionale e generica, o, peggio ancora, un fatto di abitudine, magari impastato di rituali semi-superstiziosi (perché la ritualità degenera in superstizione quando non scaturisce da una retta comprensione della dottrina stessa), ma non è la cosa fondamentale. La cosa fondamentale è la fede; e la fede è fatta di umiltà, di amore e di timor di Dio; è fatta di abbandono in Chi non può mentire, perché è la Verità, quello stesso Creatore che ci ha tratti dal non essere e ci ha amati fin da prima che cominciassimo a esistere. Ed è appunto questa umiltà che manca in uomini come padre Sosa: la loro intelligenza, gonfia di orgoglio, non accetta ciò che le fa scandalo. E siccome l'esistenza del diavolo le è motivo di scandalo, essa non l'accetta. Non importa se Gesù, nel Vangelo, parla continuamente del diavolo e lotta continuamente contro di lui: l'intelligenza superba e senza fede suggerisce mille altre spiegazioni, ad esempio che noi non sappiamo cosa disse realmente Gesù, perché, al suo tempo, non c'erano i registratori per riportare con certezza le sue parole. Dove si vede bene che, pur di mantenere il punto, pur di non cedere, pur di affermare se stessa, l'intelligenza astratta e gonfia di superbia non esita a gettarsi a capofitto nel ridicolo, nel grottesco, nell'assurdo. Tale, infatti, è la nemesi inevitabile della ragione, quando essa vuol precedere da sola, senza farsi umile davanti alla Verità e senza lasciarsi guidare da ciò che le è superiore.
A chi si deve credere?
di Francesco Lamendola
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