ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 11 aprile 2018

Il fine teologo

Cardinale Kasper: "Papa Francesco dice cose moderne, chi lo critica no"
Intervista al teologo tedesco ai vertici del Vaticano. Che risponde alle accuse. E sugli scontri di potere dentro la Curia rilancia: "Bergoglio non sta a guardare. Ogni riforma, prima di portare frutti, ha bisogno del suo tempo"


Foto: Il cardinale Walter Kasper in piazza San Pietro a Roma durante una pausa per il conclave per l'elezione del nuovo papa, 4 marzo 2013. – Credits: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images

"Papa Francesco non si lascia intimidire dalle critiche che gli arrivano da dentro e fuori la Chiesa. È sereno, è persino 
contento se lo chiamano rivoluzionario, va avanti per la sua strada sulle orme di Cristo, difende i deboli, si batte per il riscatto dei bisognosi, è contro ogni forma di ingiustizia, vuole sempre più una Chiesa in uscita, povera per i poveri, ma nel rispetto della tradizione, parlando agli uomini e alle donne di oggi sempre e comunque col Vangelo in mano. E chi tenta invano di metterlo contro il papa emerito, e viceversa, sbaglia in malafede, perché è noto a tutti che tra Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger ci sono sintonia, stima, affetto reciproco, lo stesso amore per la Chiesa di Gesù". Parola di Walter Kasper, il cardinale tedesco fine teologo con la "passione" per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo, presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e della Commissione per il rapporto con gli ebrei.

Unanimemente riconosciuto come il porporato più bergogliano di tutto il Collegio Cardinalizio, accanto a papa Francesco fin dall'elezione, svolgendo, tra l'altro, anche il delicato ruolo di relatore al Sinodo sulla famiglia che ha aperto la Chiesa ai divorziati risposati, attirandosi le critiche delle componenti ecclesiali più conservatrici e di alcuni cardinali. "Solo chiacchiere" taglia corto Kasper. "La verità è che col Sinodo sulla famiglia la Chiesa è più vicina a sofferenti e famiglie ferite, come un ospedale da campo dopo una battaglia, per portare aiuto attraverso la Misericordia. Peccato non capire una pastorale tanto umana e vicina a chi invoca aiuto. Cristo è venuto a guarire gli ammalati, non i sani".
Cardinale Walter Kasper, le critiche a papa Francesco tuttavia crescono, sia dalla società civile che dall'interno della Chiesa. Perché?
Aumentano le critiche al Santo Padre? Non ne sarei tanto sicuro. Chi dissente alza la voce, fa rumore per farsi ascoltare, ma non incide sulla pastorale del Pontefice. L'azione del Papa è profetica, universale, e come è sempre accaduto i profeti trovano avversari sul loro cammino. In fondo è un fatto positivo, generare reazioni è segno di attenzione e credibilità. Sarebbe deleterio suscitare solo indifferenza. Il Papa lo sa e, come mi ha detto proprio in occasione dei recenti auguri pasquali, è sereno, persino felice, le critiche non lo impressionano e non gli fanno perdere la pace. Mi ha detto che andrà avanti, vicino a poveri, malati, carcerati, perseguitati, con la misericordia di Dio e il Vangelo in mano.
Difficile immaginare che le critiche possono fare piacere. Giuliano Ferrara su Panorama lo ha definito "politico" perchè cerca il consenso e dimentica la fede. Possibile che Francesco non si preoccupi di questi giudizi?
Nessuna preoccupazione né paura da parte del Papa, il quale sa che avere avversari che la pensano diversamente da lui è normale. Chi lo critica, anche nella Chiesa, è una minoranza che alza la voce solo per farsi sentire, ma in pochi la ascoltano. Il Papa non si lascia intimidire, parla al mondo, guarda all'uomo, ai poveri, agli esclusi, seguendo Cristo. Non a caso è considerato come la più alta autorità morale. A qualcuno questo dà fastidio.
C'è chi, però, definisce Bergoglio come l'ultimo vero "comunista" in circolazione, un Papa che invece di promuovere la fede cristiana fa politica.
È un giudizio falso, ingeneroso e fuorivian te. Rispondo con quanto ho scritto alla prefazione dell'ultimo libro di padre Giulio Albanese, Poveri noi! (Edizioni Messaggero Padova, ndr), dedicato all'opera di Francesco dalla parte dei bisognosi, dove ho ricordato che Don Helder Camara, il compianto arcivescovo brasiliano che ha speso tutto la sua vita per il riscatto dei poveri, era solito dire che "quando io do cibo ai poveri mi chiamano santo. Quando chiedo perchè i poveri non hanno cibo mi chiamano comunista". Succede la stessa cosa con papa Francesco quando difende gli immigrati, denuncia guerre, commercio delle armi, mafie, le iniquità dei sistemi capitalistici, sfruttamento dei poveri, l'erezione di muri, espulsioni di chi fugge da conflitti, malattie, oppressioni. Dimenticando che è il Vangelo di Cristo che ci impone di aiutare poveri e oppressi, e condannare le ingiustizie. Il comunismo non c'entra.
Papa Francesco è accusato anche di scarsa capacità di governo perchè le riforme non decollano, le nomine fanno discutere, le lobby vaticane impazzano. Monsignor Dario Viganò, uno dei suoi più stretti collaboratori, si è dimesso da Prefetto della comunicazione. Come lo spiega?
Anche queste sono accuse infondate e stupide. Qualsiasi riforma prima di portare frutti ha bisogno di tempo. Succede anche nelle istituzioni laiche, dove non mancano nomine che fanno discutere e c'è chi difende i propri interessi. È nella natura umana e la Chiesa purtroppo non ne è immune. Ma il Papa non sta a guardare. Sul caso Viganò tutto è stato chiarito. Il Prefetto ha fatto un passo indietro per evitare di coinvolgere ulteriormente il papa, attraverso la sua persona, da accuse strumentali per aver pubblicato la sintesi di una lettera di Benedetto XVI. Lo ha fatto in coscienza per non esporre il papa emerito in una polemica tra teologi. Non a caso Francesco lo ha nominato subito assessore per completare la riforma dei mass media vaticani.
Che cosa risponde a chi teme che Jorge Mario Bergoglio stia stravolgendo verità evangeliche e dogmi di fede? L'apertura ai divorziati risposati fa ancora discutere a due anni dal Sinodo sulla famiglia. Anche sull'ecumenismo le critiche non mancano.
Il Papa non sta stravolgendo niente perchè, lo ripeto, applica alla lettera il Vangelo. La novità è che lui parla un linguaggio moderno, destinato al popolo non ai teologi o ai circoli di intellettuali. Il Vangelo è dinamismo, forza che avanza, che non resta ferma. Il Papa ne parla con la dinamicità e la forza delle parole contemporanee, ma senza stravolgere verità evangeliche e fede cristiana. Sbaglia anche chi avanza dubbi sul suo impegno sull'ecumenismo. Ma come si fa a non vedere la bellezza e l'utilità del dialogo e della ricerca di unità con i fratelli ortodossi e le altre Chiese riformate? Come si fa a non apprezzare l'incontro con le altre religioni, e i continui richiami contro le guerre e contro chi uccide in nome di Dio? Il dialogo, l'incontro, l'accoglienza salveranno il mondo. A partire dalle religioni. E il Papa lo sa.
(Articolo pubblicato sul n° 16 di Panorama, in edicola dal 5 aprile 2018, con il titolo "'Il papa dice cose moderne, chi lo critica no'")
Orazio La Rocca  - 10 aprile 2018

Vescovo austriaco: "franco" Francesco rifiuta di essere "franco"


Il vescovo ausiliario emerito di Salisburgo, Andreas Laun, ha notato come papa Francesco ami parlare di franchezza e misericordia, ma al contempo respinga perfino i cardinali, quando hanno dubbi sul suo [confuso] insegnamento e gli chiedono una conversazione fraterna e franca.

Scrivendo su kath.net (10 aprile), Laun nota inoltre che, nell'Amoris Laetitia, Francesco non dà risposte chiare e nette come ha fatto il suo predecessore.

Laun è teologo morale e sostenitore della vita. La maggioranza dei vescovi austriaci è a favore della scelta.

Foto: © Mazur, catholicnews.org.uk, CC BY-NC-SA#newsQyglrqktkq

De Mattei: "Santo Padre, lei è il primo responsabile della confusione"


Papa Francesco non è l'unica causa della crisi della Chiesa. È anche il prodotto di un processo di autodemolizione della Chiesa che affonda le sue radici nel modernismo, la Nouvelle théologie [Nuova Teologia], il Concilio Vaticano Secondo e l'era post-conciliare; così ha detto lo storico italiano Roberto de Mattei.

Parlando a Catholic Family News (7 aprile), lo studioso ha dichiarato che non è abbastanza denunciare gli errori, ma coloro che spargono gli errori vanno "chiamati per nome".

“Oggi dobbiamo ammettere che lo stesso pontefice promuove e propaga errori ed eresie nella Chiesa."

De Mattei fa appello al coraggio per dire: "Santo Padre, lei è il primo responsabile della confusione esistente al giorno d'oggi nella Chiesa; Santo Padre".

Ancora: "Lei è il primo responsabile delle eresie che circolano nella Chiesa di oggi. Il primo, ma non l'unico responsabile."

Foto: © Mazur/catholicchurch.org.uk, CC BY-NC-SA#newsJfvogriyql

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