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sabato 14 aprile 2018

Vocazione per superenalotto

Don Mazzi, il sacerdote del "super io"


Sull'home page del sito web della comunità Exodus scorre un carosello d'immagini del suo fondatore Don Antonio Mazzi: sorridente, pensieroso e in alcune foto in atteggiamento ieratico.
Sotto lo slide show campeggia la sua biografia, in cui si descrive come giornalista, scrittore, esperto di pedagogia, psicologia e psicoanalisi delle istituzioni, nonché benefattore degli emarginati, rifugiati, tossici e povere prostitute. È onnipresente nelle trasmissioni d'intrattenimento e in radio conduce la trasmissione «Don Mazzi dà i numeri». Un sacerdote prezzemolino, che nell'ultima intervista rilasciata al Corriere, i numeri li ha dati seriamente.

Don Mazzi si è proposto come salvatore di molti personaggi famosi e questo gli ha dato popolarità. I soggetti che gli sono stati affidati in prova ai servizi sociali dovevano essere recuperati e non esposti alla pubblica gogna, accusati di un narcisismo di cui anche il sacerdote sembra soffrire. «Fabrizio Corona si sente la divinità di se stesso, è un personaggio anche quando si pente, in lui non c'è nulla di autentico ed io non lo voglio più».
Antonio Mazzi denigra Corona ma senza volere descrive la psicopatologia che proprio lui avrebbe dovuto fargli superare. L'io grandioso e la megalomania di Corona lo hanno portato a compiere azioni che sono sfociate in condanne definitive per diffamazione a mezzo stampa, estorsione, corruzione, truffa ed evasione fiscale. Se non avesse avuto queste fantasie di onnipotenza, di fama e successo non si sarebbe cacciato nei guai e non sarebbe finito nella comunità di Don Mazzi, che in qualità di salvatore-terapeuta non dovrebbe rilasciare dichiarazioni sui suoi assistiti, che invece usa come oggetti per aumentare la sua popolarità. Quando lo accolse in comunità, promise alla madre che suo figlio lo avrebbe salvato, prima dalla galera e poi da se stesso. La dichiarazione miracolosa del sacerdote fu riportata da molti rotocalchi, accompagnata da una fotografia dove apparivano come il padre e il figliol prodigo.
Il Don è arrabbiato perché, come dichiara nell'intervista, lui vive per cambiare la vita delle persone e Corona, Lele Mora, Erika De Nardo e Pietro Maso secondo lui sono rimasti tali e quali, disconfermando così le sue capacità guaritrici e salvifiche. «Voglio che ognuno capisca che prima esistono gli altri, poi tu», dice Mazzi, ma in tutto il suo discorso in primo piano c'è lui, e non gli altri e nemmeno la pietà, che un sacerdote dovrebbe dimostrare nei confronti delle sue pecorelle smarrite. Se non sa redimerle, come solo Dio nella sua onnipotenza potrebbe fare, dovrebbe lasciarle scontare la loro pena nelle patrie galere, invece di lavare i piatti nelle sue 40 comunità.
Karen Rubin 

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