ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 27 maggio 2018

Bastioni e Bestioni

IRLANDA
Cade l'ultimo bastione contro l'aborto. Cattolici umiliati

Anche il bastione irlandese è caduto. Il mondo laicista esulta per il risultato del referendum irlandese che ha visto prevalere nettamente l’abrogazione della norma della Costituzione che garantiva il diritto alla vita del nascituro. L’umiliante sconfitta del Cattolicesimo irlandese. Tutto questo si tradurrà in migliaia di vite umane che verranno distrutte attraverso la pratica abortiva. Ma, come ai tempi di San Patrizio, bisognerà ripartire da una nuova evangelizzazione. 


E così anche il bastione irlandese è caduto. Il mondo laicista esulta in modo particolarmente euforico per il risultato del referendum irlandese che ha visto prevalere nettamente, al di là di ogni peggiore previsione, l’abrogazione della norma della Costituzione che garantiva il diritto alla vita del nascituro. 

L’esultanza e la soddisfazione va ben oltre i confini irlandesi: anzi, i primi commenti euforici vengono proprio da Paesi europei ed extra europei che sognavano da anni la “modernizzazione dell’Irlanda”, ovvero, detto in termini più netti, l’umiliante sconfitta del Cattolicesimo irlandese, visto come l’ultimo residuo di un mondo di princìpi e di valori fondati sul Cristianesimo.


Il segno di una radicale modernizzazione dell’Irlanda che dà al paese la definitiva emancipazione dal suo retaggio, dalla sua tradizione e identità cattoliche. Questo referendum era stato presentato nelle scorse settimane come un confronto decisivo tra le forze del progresso, che avevano la loro parola d’ordine nel termine tolleranza, e le forze della reazione, oscurantiste e bigotte. 

Alla fine, evidentemente, tra gli irlandesi ha prevalso l’idea di una società libertaria, fondata sull’assoluta autodeterminazione affettiva, sul principio- appunto- di tolleranza massima verso qualunque scelta in campo sentimentale e di stile di vita
I rappresentanti del movimento Pro Life irlandese hanno parlato di una tragedia di proporzioni storiche. 

E’ proprio così: da oggi l’Irlanda è cambiata, una terribile bruttezza è nata. Il risultato è doloroso, soprattutto perché si tradurrà in migliaia di vite umane che verranno distrutte attraverso la pratica abortiva, ma se è vero che il bastione del vecchio cattolicesimo irlandese è caduto, restano elementi importanti da non trascurare e da valorizzare.
Anzitutto, è emerso un grande popolo della vita, attivo, motivato, consapevole del proprio compito e delle proprie responsabilità. Un popolo che è andato con coraggio allo scoperto, fuori dalle sagrestie ormai desertificate.

Se era ancora abbastanza diffusa l’idea dell’Irlanda come un Paese devoto, attaccato in modo appassionato alla Fede per difendere la quale fu a lungo perseguitato, in realtà questa bella Irlanda oleografica non c’è più. La società irlandese attuale si è avviata a diventare una delle “società liquide” della post modernità, con una classe politica alla rincorsa di ogni possibile espressione del politically correct.

Si può dire che questo voto porti ad una “normalizzazione” dell’Irlanda, ad una sua omologazione col resto dell’Europa secolarizzata. Addirittura la riporta indietro di 100 anni. Fu per una società di questo tipo che combatterono gli eroi del ’16? Sembra un paradosso, ma dopo aver tanto a lungo lottato per l’indipendenza l’Irlanda attuale sembra tornata ad essere un paese colonizzato. Colonizzato da tutte le mode politiche e culturali che vengono dall’esterno, e non solo dall’Inghilterra.

A che è valsa, allora, tanta sofferenza, se il destino dell’Irlanda era quello di diventare una piccola, simpatica provincia periferica di un mondo globalizzato? Per non rendere vano tutto questo, l’Irlanda deve ritrovare la propria anima.

Oggi è il tempo di ripartire da zero, in una Europa che sta diventando neopagana, e in cui non bisogna aspettarsi più niente dalle istituzioni politiche, ma in cui bisogna lavorare nel deserto, nell’ostilità, tra lo scherno. Come ai tempi della prima evangelizzazione, come ai tempi di san Patrizio sarà una lotta difficilissima, come quella che portò all’indipendenza dopo secoli di battaglie e sofferenze. 

Occorre battersi ancora, e battersi meglio.

Paolo Gulisano

http://www.lanuovabq.it/it/cade-lultimo-bastione-contro-laborto-cattolici-umiliati
Apprezzare la 194? Tutti gli scivoloni del presidente Cei

Secondo il presidnte della Cei Bassetti la legge 194 ha dei punti apprezzabili perché "non era a favore dell'aborto". Un'uscita a dir poco temeraria. A cominciare dal fatto che considera la soppressione di feti un diritto soggettivo. Tra una selva di distinguo e discernimenti, sotto la coltre di un linguaggio sfumato e allusivo, alla fine si plaude ad una legge mortifera, quando invece i pastori dovrebbero urlare il loro sdegno.


Grande eco mediatica hanno suscitato le parole del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, sulla legge 194 in chiusura dei lavori dell’Assemblea generale. Il cardinale così si è espresso: «La legge sull’aborto la  conosciamo, però bisogna anche apprezzare certi punti che, perlomeno quand’è nata, erano fermi, rispetto a certe proposte di legge che sono di un totale relativismo sul rispetto della vita e  della donna. La 194 non era a favore dell’aborto ma prevedeva in certi casi particolari e circoscritti l’aborto. Noi ne abbiamo sempre visti limiti e difficoltà, però di fronte  a un relativismo totale di fronte all’embrione alla vita, almeno  lì c’erano dei paletti, si doveva fare di tutto il possibile. Non dico che fosse buona, perché c’è un principio di morale che dice bonum ex integra causa, deve essere buona per tutte le basi su cui poggia, ma bisogna distinguere e discernere».

Proviamo a commentare questa uscita a dir poco temeraria di Bassetti. Primo punto non riconosciuto dal cardinale: la legge 194 è una legge intrinsecamente ingiusta perché legittima la soppressione di un essere umano innocente. E dunque come si può dire che “La 194 non era a favore dell’aborto”? E di cosa era ed è a favore? Forse della vita? La 194 non considera l’aborto un reato che in alcuni casi trova delle scriminanti, bensì considera l’aborto un diritto soggettivo.

Ciò è provato dal fatto che gli ospedali hanno l’obbligo giuridico di fornire questa “prestazione” – e dove c’è un dovere c’è un diritto da qualche parte – e dal fatto che non si contano più le sentenze civili di risarcimento a favore della donna quando il nato è malformato, risarcimento giustificato perché in ultima istanza il diritto all’aborto è stato violato.

Inoltre, non è condivisibile il tentativo di qualificare una legge intrinsecamente ingiusta quale è la 194 come una legge che ha dei limiti e delle difficoltà. E’ come definire la legge nazista che ha istituito i campi di concentramento non come norma aberrante, bensì semplicemente imperfetta, deficitaria in qualche aspetto.

Altro punto. Bassetti afferma: “La 194 non era a favore dell’aborto ma prevedeva in certi casi particolari e circoscritti l’aborto”. Ciò è falso. La legge 194 non pone nessun limite all’aborto procurato nei primi 90 giorni e ne pone di timidissimi dopo i 90 giorni. Ciò è comprovato anche da un fatto inoppugnabile: i Radicali non hanno mai chiesto che fossero allargate le maglie della 194 in ordine alle condizioni per l’accesso all’aborto. Ciò a riprova che le maglie allora come ora sono larghissime. I Radicali hanno sì chiesto nell’'81 l’abrogazione totale di questa norma non perché la 194 prevedesse dei limiti all’aborto, ma perché volevano che la pratica abortiva fosse disciplinata non in modo speciale, ma fosse regolamentata come qualsiasi altro intervento chirurgico, come un’appendicectomia. Insomma volevano una normalizzazione giuridica dell’aborto in senso assoluto.

In buona sostanza nella 194 non c’è nessun paletto. Ex lege 194 la donna che vuole abortire perché il feto è malformato può farlo, la donna che vuole abortire perché ha problemi economici può farlo, la donna che vuole abortire perché il fidanzato altrimenti la lascia o i genitori la sbattono fuori di casa può farlo, la donna che vuole abortire perché è troppo giovane o troppo anziana o perché ha già un figlio può farlo, la donna che vuole abortire semplicemente perché non vuole questo bambino può farlo.

Il fatto che l’aborto è liberissimo trova conferma in un dato Istat che riguarda gli aborti effettuati nel 2016: si ricorre all’aborto per possibili malformazioni del feto nemmeno nel 10% dei casi. Nei rimanenti casi si ricorre all’aborto perché semplicemente la gravidanza non era voluta. E queste ipotesi non sono eccezionali secondo la legge 194, ma sono la norma: ci troviamo non ai confini dell’aborto legale, bensì siamo nel cuore della 194. I sei milioni di bambini uccisi nel ventre materno dal 1978 ad oggi non sono frutto di una cattiva applicazione della 194 – quasi fossero omicidi colposi - bensì sono frutto dell’applicazione fedelissima alla ratio di questa norma. La legge 194 è stata pensata e voluta come un’arma per uccidere i figli non voluti. Altrimenti perché in contemporanea al varo di questa legge si è provveduto a depenalizzare l’aborto?

Inoltre il presidente della Cei afferma che in alcuni punti la 194 è da apprezzare. E’ un vecchio slogan caro a tanti sedicenti cattolici. In genere si fa riferimento agli artt. 2 e 5 che impongono alcuni oneri agli ospedali, ai consultori e ai medici. Un paio di brevi considerazioni. Alcuni obblighi si possono facilmente soddisfare non provocando il ben che minimo intoppo nella macchina abortiva. Ad esempio il dovere di contribuire “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza” può essere adempiuto semplicemente dicendo alla donna: “Ci pensi bene”.

Altri doveri sono a discrezione del personale sanitario (es. l’interessamento degli enti locali). Se poi la donna va dal medico gli oneri scendono solo a due assai generici: “la informa sui diritti a lei spettanti e sugli interventi di carattere sociale cui può fare ricorso”. Detto tutto ciò, due sono i punti che annullano la cogenza di questi obblighi. Il primo: è impossibile sanzionare chi non ottempera a tali doveri, perché è impossibile venire a conoscenza della loro infrazione. Infatti alla donna che ha avuto il suo aborto non verrà mai in mente di trascinare in giudizio il medico perché non l’ha informata a dovere sulle alternative all’aborto.

Medico abortista e donna che vuole l’aborto stanno dalla stessa parte. Ciò è comprovato da un dato inoppugnabile: a fronte di 6 milioni di procedimenti abortivi, ad oggi si sono celebrati in Italia, a motivo della non ottemperanza degli obblighi di cui sopra, zero processi. Zero. Secondo: la donna chi incontrerà nel colloquio pre aborto? Solo personale abortista, perché l’obiettore di coscienza è estromesso da tutto l’iter abortivo, compreso il colloquio con la donna. E volete che un medico pro-choice faccia “tutto il possibile” – come ha detto Bassetti - per persuadere la donna a non abortire?

Bassetti ha dichiarato che secondo la legge “si doveva fare di tutto il possibile” per non far abortire la donna. Errato. La norma è costruita in modo tale che l’aborto è l’unica opzione da prospettare, che tutto si debba tentare per far abortire la donna. Quando il presidente della Cei afferma che nella 194 ci sono parti apprezzabili vengono in mente i regolamenti dei campi di concentramento nazisti che prevedevano obbligatoriamente di dare da mangiare, seppur con quantità irrisorie di cibo, ai deportati. Chi mai oggi avrebbe il coraggio di dire che almeno i nazisti non facevano morire di fame tutti?

Infine Bassetti afferma che la disciplina prevista dalla 194 nel 1978 perlomeno aveva dei punti fermi che oggi pare siano saltati tutti. Insomma una norma non poi tanto male. Ma quale era il giudizio sulla 194 espresso dalla medesima Cei all’indomani del varo della stessa? Ecco alcuni estratti del documento “Dichiarazioni a seguito dell' avvenuta legalizzazione dell' aborto in Italia”: “L'aborto volontario e procurato, ora consentito dalla legge italiana, è in aperto contrasto con la legge naturale scritta nel cuore dell'uomo ed espressa nel comandamento: ‘Non uccidere!’. Chiunque opera l'aborto, o vi coopera in modo diretto, anche con il solo consiglio, commette peccato gravissimo che grida vendetta al cospetto di Dio e offende i valori fondamentali della convivenza umana”. Pare che i predecessori di Bassetti fossero affetti da miopia perché non ravvisarono nemmeno l’ombra di punti fermi e aspetti da apprezzare nella legge che a qualche nostro contemporaneo invece pare di scorgere.

Oggi nel mondo i bambini muoiono a milioni nel ventre materno non tanto per l’attivismo del fronte abortista, non tanto per il silenzio colpevole di molti sedicenti cattolici votati non alla prudenza ma all’ignavia. I bambini oggi muoiono soprattutto per l’appoggio implicito ed esplicito che i cattolici offrono alle leggi abortiste. Tra una selva di distinguo e discernimenti, sotto la coltre di un linguaggio sfumato e allusivo, alla fine si plaude ad una legge mortifera, quando invece i pastori dovrebbero urlare il loro sdegno, dovrebbero chiamare alla lotta culturale, politica e spirituale tutti i fedeli, dovrebbero minacciare il giudizio di Dio su quei politicanti che si macchiano di questi crimini orribili e dovrebbero avere il coraggio di sfidarli così: “Prendetevi pure l’8 per mille, perché per noi la vita di un solo bambino vale infinitamente di più”.

Tommaso Scandroglio
http://www.lanuovabq.it/it/apprezzare-la-194-tutti-gli-scivoloni-del-presidente-cei

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