ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 20 maggio 2018

Il mercatino delle pulci

PINEROLO
Fede fai da te fuori controllo: “Credo in quello che mi pare"

Dopo il caso del sacerdote che si rifiutava di proclamare il Credo, a Pinerolo si dice una Professione di fede à la carte. Testi adattati alla bisogna e completa assenza di incarnazione, passione e morte, giudizio, perdono dei peccati. Possibile? Sì è la nuova frontiera della fede fai da te. Ma vescovo e parroco non sembrano particolarmente preoccupati. Tanto che al telefono con la Nuova BQ scaricano tutto sul prete responsabile della trovata. Che si rifiuta di spiegare, ma nel frattempo “gestisce” una chiesa trasformata in mercatino delle pulci. 



«Credo in quello che mi pare». Da Pinerolo arriva una nuova formula della professione di fede. Sicuramente meno impegnativa di quella in uso alla Chiesa Cattolica da appena 2 millenni, anno più anno meno. Dopo il sacerdote della Diocesi di Torino che nella notte santa di Natale annunciò che «al Credo non ci credo», rimaniamo sempre in Piemonte per dare conto di una nuova stravaganza portata avanti da un prete con nel totale disinteresse non solo della sua parrocchia, ma anche della Diocesi di Pinerolo. 


Qui, da meno di un anno è vescovo monsignor Derio Olivero, che salì agli onori della cronaca perché, nel lasciare la parrocchia del cuneese di cui era amministratore, pensò bene di farsi benedire dai fedeli. Un gesto insolito, se vogliamo, dato che la benedizione spetta ai ministri consacrati, ma sicuramente meno problematica di quella che il pastore si troverà a gestire ai piedi delle Alpi dove nella chiesa di San Domenico è stato proclamato un Credo totalmente fuori dai canoni della Tradizione.

I secoli hanno visto lotte fratricide per sistemare anche solo un rigo. Qui si fa prima e senza concili o “ereticomachie”. Non si tratta infatti di quello niceno, non del Credo degli apostoli, ma una versione autoctona. Un nuovo “Credo Pinerolese”, uscito non da un Concilio di provincia, ma dalla fantasia di un prete.

Nelle scorse settimane nelle due parrocchie dipendenti dal Duomo ci sono state le prime comunioni. E per l’occasione sono stati prodotti anche i libretti per accompagnare la celebrazione. Nella chiesa di San Domenico, dove è curato d’anime don Bruno Marabotto, dopo l’omelia è stato proclamato questo Credo:

“Crediamo nel Signore nostro Dio, uno e uno solo, vivente ieri, oggi e sempre: Egli è il creatore dell'universo. In lui abbiamo la vita e l‘esistenza. 

Crediamo in Gesù Cristo, suo figlio e nostro fratello: Egli è il nostro liberatore, il primo risorto tra i morti. In lui abbiamo la vita eterna. Crediamo nello Spirito Santo, Spirito di verità e amore: Egli è presente nella storia attraverso i profeti. In lui siamo trasformati in nuove creature. 

Crediamo la chiesa universale Comunione di santi e peccatori. In essa siamo generati alla fede che ci salva. Crediamo la venuta del Regno di Dio. Aspettando, secondo la promessa del Signore, cieli e terra nuova in cui abiterò nell'amore e nella comunione di Dio per sempre. Amen”.

Onestamente, non vediamo che cosa non andasse bene nel Credo canonico che in realtà sembra che dica più cose. Parla, fra l’altro di personaggi non secondari come Maria, madre di Dio e dello Spirito Santo, in termini più ampi di quelli usati nel Credo pinerolese. E come si può notare nella versione pinerolese mancano cosine certo non trascurabili: il Giudizio, ad esempio. Ma è meglio non spaventare la gente con quel concetto medievale, il peccato. Tante volte si facessero venire qualche scrupolo di coscienza. 

Ma mancano anche la Passione e morte di Gesù Cristo, gli attributi della Santa, Chiesa Cattolica Apostolica, qui sbrigativamente definita “Chiesa universale”, ma anche l’incarnazione, il battesimo, il perdono dei peccati, mentre la Risurrezione è affidata al vago annuncio che Gesù è il “primo risorto tra i morti”. 

Insomma, a fare difetto non sono solo le definizioni, come ad esempio Gesù liberatore (da cosa?) o la Chiesa universale al posto della chiesa cattolica, ma quello che manca. 

Dimmi cosa Credi e ti dirò chi sei. Dimmi come professi la tua fede e ti dirò che teologia c’è dietro questa professione di fede. Sarebbe interessante che qualche teologo la decrittasse. Quel che si può fare, intanto, è cercare di capire qual è la ratio di questa che ha tutta l’aria di essere l’ennesima boutade creativa di un sacerdote che però non sembra essere molto preoccupante nella cittadina ai piedi delle Alpi. 

Infatti, da quello che la Nuova BQ è riuscita a scoprire, il nuovo Credo non è un grande problema. Non per il parroco della parrocchia su cui gravita san Domenico non ha nessuna intenzione di affrontare la cosa. «Dovete sentire da don Bruno, io non ne so niente e non saprei cosa dire», taglia corto il parroco di San Donato don Luigi Moine, che poi, il giorno seguente ribadisce: «Ho parlato con don Bruno, adesso non è disponibile, ma potrete cercarlo domani sera». 

In San Domenico la nostra inchiesta finisce al telefono con un volontario della parrocchia: «Don Bruno non c’è, se volete lascio detto. Se lo riterrà vi richiamerà». A questo punto proviamo a cercarlo a scuola, in un istituto di cui è vicepreside a Pinerolo: «Oggi non c’è», taglia corto la centralinista. Infine, scriviamo alla Diocesi. E dopo un giorno il portavoce, trovato finalmente al telefono, si limita a dire che per questa cosa bisogna rivolgersi a don Bruno in persona. Che sciocchi, e noi che pensavamo di parlarne direttamente col vescovo. 

Però una cosa, prima di salutarci, il portavoce ce la dice: «La chiesa di San Domenico è una chiesa un po’ strana. E’ divisa in tre parti. La navata centrale è adibita al culto, quelle laterali sono, una vuota e inutilizzata e l’altra adibita a magazzino». Trasecoliamo. «Sì, lo gestisce una cooperativa sociale che si occupa di svuota cantine». Immaginiamo che i comò e le credenze vengano stoccate lì. «Sì, e poi c’è il mercatino». 

Forti di questa informazione, una chiesa trasformata in un mercatino dell’usato, raggiungiamo don Bruno che finalmente risponde. «Non posso parlare, sono impegnato». Insistiamo, spieghiamo che è importante, vorremmo capire alcune cose: «Adesso non posso, non disturbatemi, mi farò vivo io». 

E’ proprio il caso di dire che non ci... crediamo. 

Andrea Zambrano e Marco Tosatti
http://www.lanuovabq.it/it/fede-fai-da-te-fuori-controllo-credo-in-quello-che-mi-pare


I frutti del concilio: Prete spara acqua benedetta

Il giovane don Humberto Alvarez, messo alla berlina con le foto diffuse nel mondo intero, afferma candidamente: “Sono convinto di quello che sto facendo, io cerco solo il miracolo del perdono per coloro che sono già pieni di risentimento e non usano violenza”.

Ma cosa fa di male questo povero prete moderno?
Dice Messa con una pianeta che, dice lui, gli è stata regalata sei anni fa una donna quando era in una chiesa di Cuatrociénegas, nella parte centrale del deserto di Coahuila.

eccolo mentre fa le letture

Una pianeta davvero originale, dove al posto della Croce, ormai obsoleta, si trova una bella immagine di “superman”, così che non si capisce se si tratta di uno sfregio a Dio o un di riferimento autobiografico. In entrambi i casi, questo prete è pazzo, se non fosse che, innanzi tutto è un prete moderno della neo-Chiesa conciliare inventata dal Vatican II.
Le foto che sono circolate erano state scattate alla Messa della Domenica e il protagonista assicura di avere piena libertà di fare ciò che ritiene sia più conveniente, perché ha sempre la chiesa piena e i bambini amano andare a Messa e sono felici e contenti quando spara l'acqua benedetta con la pistola di plastica.

Già, perché questo moderno prete “creativo ed estroso”, usa innaffiare i suoi fedeli con l'acqua benedetta spruzzata con una pistola giocattolo di plastica.

con grande goduria degli astanti innaffiati

Forse qui è il caso di ricordare che nella neo-Chiesa conciliare inventata dal Vaticano II, non si “usa” più preparare l'acqua per l'aspersione, non si praticano più gli esorcismi dell'acqua e del sale, e si usa l'acqua naturale su cui il prete ha fatto un segno di croce. Così che, in fondo, questo prete non fa altro che giuocare come un qualsiasi bambino un po' discolo e un po' inopportuno.

e come tutti i bambini, nel fare biricchinate non si accorge di essere blasfemo

Ma da buon nuovo prete della nuova Chiesa conciliare, ricorda che : «Prima la Messa era noiosa, ora è diventata divertente e la chiesa è sempre piena». Come non dargli ragione?

Disgrazia vuole - per lui - che tutto questo non ha niente a che vedere con la religione cattolica, così che anche lui si rivela essere non un “prete”, ma un semplice istrione che si fa beffe di Dio e della Chiesa e, così facendo, conduce le anime alla dannazione eterna.

Chi si chiedesse cosa ne pensi il suo vescovo, ecco cosa fa notare il pretonzolo, parlando con un giornalista del giornale
El Universal
: «Ho appena riagganciato (il telefono), era il vescovo che era già informato, ma non mi ha detto nulla, mi ha solo chiesto di far sapere quanto sta accadendo nella miniera di Pasta de Conchos, nella regione carbonifera, dove questo martedì fa sette anni che c’è stata l'esplosione di gas dove sono morte 65 operai, e dove sono stati recuperati solo due corpi, mentre gli altri 63 sono stati sepolti nella miniera di carbone».
Quini, va tutto bene… signora la marchesa… e questo nostro intervento rischia di apparire eccessivo di fronte al buonismo del vescovo: è più che evidente che in questa nuova “religione dell'uomo” inaugurata dal concilio Vaticano II, non c'è posto per il culto di Dio, che può essere tranquillamente offeso spruzzando dell'acqua sporca addosso all'immagine sacra del Suo Figlio Crocifisso.

Perseveriamo nella preghiera chiedendo a Dio di preservare la sua Chiesa dalle conseguenze delle malefatte degli uomini Chiesa.

unavox.it

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