ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 giugno 2018

Di questi cristiani isolati, amareggiati, disprezzati

LA CHIESA ODIERNA


Quale fedele Sposa di Cristo: la chiesa odierna aiuta la fede o la distrugge? Il "senso di impotenza" e frustrazione di tanti cattolici e uomini di Dio di fronte a una chiesa che sta tralignando completamente dalla sua missione
 di Francesco Lamendola   

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I neopreti e tutti i neocattolici dovranno rendere conto anche di questo: di aver condotto alla solitudine e allo sconforto, e perfino di aver fatto sì che si allontanassero da Dio, moltissimi buoni cristiani, riempiendo la loro vita di tristezza, il che fa parte dell’ordine naturale, e mettendo in pericolo mortale le loro anime, il che attiene all’ordine soprannaturale e si configura come un vero e proprio peccato contro lo Spirito Santo.

Di questi cristiani isolati, amareggiati, disprezzati (sì, disprezzati: perché nessuno sa disprezzare più “cordialmente” dei cattolici progressisti, quegli stessi che hanno sempre in bocca l’apertura, il dialogo, il confronto e l’accoglienza verso tutti, purché appartengano ad altre confessioni e ad altre religioni) ce ne sono assai più che non si creda. Certo, probabilmente sono una minoranza, perché l’impressione è che la grande maggioranza dei cattolici non si sia resa affatto conto di quel che sta accadendo nella Chiesa: il movimento verso l’apostasia generale è stato così abilmente dissimulato, almeno fino a pochi anni fa, e così scrupolosamente sincronizzato, da risultare quasi impercettibile, beninteso per quei credenti che sono abituati a lasciarsi portare dalla corrente, che non vivono la fede in profondità e non coltivano neanche un minimo d’istruzione religiosa; perché, diversamente, ciò che è accaduto a partire dal Concilio Vaticano II, cioè lo smottamento progressivo, non solo della liturgia e della pastorale, ma della dottrina stessa, verso posizioni sempre più decisamente non cattoliche, sarebbe apparso evidente anche ai meno avveduti e ai meno colti e informati. Però, senza dubbio, sono tanti. Impossibile fare una stima: tuttavia, se i cattolici nel mondo sono oggi, in totale, 1 miliardo e 285 milioni (così dicono le cifre ufficiali), non crediamo di andare lontano dal vero affermando che si tratta non di migliaia, ma di milioni di persone. Peraltro, non ci sembra giusto rimanere dentro una logica di tipo quantitativo: se anche una sola anima fosse stata spinta alla disperazione e alla lontananza da Dio a causa di atti e comportamenti della Chiesa, sarebbe comunque uno scandalo enorme, e tutto il clero e il popolo dei fedeli dovrebbero interrogarsi, perché di quell’anima, del suo destino eterno, verrà chiesto conto a tutti quanti, nessuno escluso. Ciascuno dovrà rispondere della propria fede, della propria coerenza, della propria linearità; ciascuno dovrà giustificarsi. E nessuno potrà fare spallucce e rispondere a Dio: Sono forse il custode di mio fratello?, perché il cristianesimo è tutto qui, nella solidarietà degli uomini fra di loro e davanti a Dio; e chi non ha capito questo, o non ha saputo fare questo, e non si è neppure accorto di non averlo fatto, non è degno di chiamarsi cristiano, ma usurpa quel nome indegnamente, e aggiunge un ulteriore fardello a quello delle proprie colpe.
Conosciamo un santo sacerdote, non più giovane, che vive in un villaggio d’alta montagna, isolatissimo, a due passi dal cielo, in una casa piena di libri. Entrato in seminario per autentica vocazione, ci è rimasto nonostante vi abbia trovato insegnanti e programmi completamente diversi da quelli che si aspettava, e tali, per dirla tutta, da scoraggiare piuttosto che rafforzare la sua decisione. Essendo cresciuto in una famiglia molto religiosa, e avendo avuto l’esempio del suo sacerdote, aveva concepito l’idea di farsi ministro di Dio per servire il Vangelo, ma si era trovato in pieno clima di ”svolta conciliare”. I canti gregoriani, tanto cari alla sua infanzia, erano stati proibiti, come ogni altra forma di canto liturgico in latino; in compenso, in seminario si cantavano le canzoni di Bob Dylan. In tutto il suo corso di studi, non ha avuto la possibilità di fare un solo corso sulla filosofia di san Tommaso d’Aquino, come si era aspettato, ma la sua formazione comprendeva, in compenso, un corso sull’ateismo. Così pure, era rimasto sconcertato e amareggiato nel vedere che, per la festa di Carnevale, i seminaristi, incoraggiati dai loro superiori, avevano tirato fuori l’abito talare e se erano abbigliati, adoperandolo come un costume mascherato; lui, infatti, sapendo che quello era stato, fino a pochissimi anni prima  l’abito “normale” di tutti i sacerdoti, e che per alcuni, compreso quello del suo paese, lo era ancora, aveva trovato tale esibizione di pessimo gusto, come se si fosse voluto irridere e degradare ciò che, nella liturgia, era stato sacro fino a ieri, ma che adesso doveva essere totalmente abolito e rimosso. Queste cose lo avevano fatto riflettere, ma non erano state sufficienti a piegare la sua vocazione. Dopo aver fatto il cappellano in diversi paesi, era stato rimandato a casa, con la promessa di ricevere la nomina a parroco: la sta ancora aspettando, dopo 16 anni, ed è ormai chiaro che non arriverà più. La ragione? Non ha mai nascosto di voler restare fedele alla Chiesa della sua infanzia, la Chiesa di sempre, e di non essere disposto a piegarsi, per conformismo e interesse, agli stravolgimenti del post Concilio. Un giorno il suo vescovo ha visto che nella chiesetta del suo paese, dove egli dice la santa Messa per pochissime persone, non c’è l’altare rivolto verso l’assemblea, ma solo il “vecchio” altare pre-conciliare, quello appoggiato alla parete, con il tabernacolo del Santissimo (fra parentesi, un capolavoro di scultura lignea del XVII secolo), e glie ne ha chiesto ragione; lui ha risposto che il vero pastore guida le pecorelle in avanti, e quindi è logico che volti loro le spalle, perché la meta è davanti, e in alto, e non altrove. Da quel momento, la promessa promozione a parroco è rimasta congelata a tempo indeterminato. Pare che in curia non abbiano bisogno di lui, né di preti come lui, nonostante la crisi irreversibile delle vocazioni (numero degli studenti presenti in quel seminario, che erano circa 80 al tempo della sua formazione: zero virgola zero, seminario chiuso per totale assenza d’iscrizioni). E non solo questo santo prete vive da solo, senza quasi contatti con il mondo esterno (visto che non guida neppure l’automobile), ma deve anche fare i conti con la frustrazione, l’amarezza, il senso di impotenza di fronte a una Chiesa che sta tralignando completamente dalla sua missione. Il vescovo ha avuto anche la sfacciataggine di chiedergli di avanzare la richiesta di sospensione a divinis, come se il desiderio di lasciare l’abito sacerdotale partisse da lui. Ha rifiutato con sdegno: se c’è qualcuno che dovrebbe lasciare la Chiesa, ha pensato, e forse lo ha anche detto, è chi non vuole più servirla secondo la Tradizione.

000000 IO CATTOLICO
Il senso di impotenza e frustrazione di tanti cattolici e uomini di Dio di fronte a una chiesa che sta tralignando completamente dalla sua missione.

La situazione di questo sacerdote somiglia a quella di altri sacerdoti e anche di parecchi laici, compresi molti che sono ancora più giovani e che, quindi, non hanno mai conosciuto la Chiesa di prima del Concilio, e che nondimeno, da soli, semplicemente ragionando con la loro testa e confrontando quel che oggi accade nella Chiesa con quel che la Chiesa dovrebbe essere, se fosse la fedele Sposa di Cristo, sono arrivati alle stesse conclusioni. Conosciamo parecchie persone che si trovano in una tale situazione, con questo stato d’animo, e che stanno vivendo un vero e proprio dramma di coscienza. Alcune ci contattano per avere un consiglio. Un lettore, che non abbiamo mai conosciuto di persona, ci ha mandato questa mail, dalla quale togliamo solo poche parti riguardanti la nostra attività di scrittore (che qui non interessa) e, naturalmente, il nome dell’autore; per tutto il resto, la lettera è assolutamente autentica, e non ne abbiamo cambiato una sola virgola.

La chiesa odierna aiuta la fede o la distrugge?

di Francesco Lamendola
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