ROME PREPARES?
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
16 giugno 2018
Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson. Relativo alla preparazione da parte di Roma in vista del Capitolo generale della Fraternità.
Questi “Commenti” sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
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Come si può pretendere che non ci sia lotta per la Fede?
Cos'altro può essere la nostra attuale situazione critica?
Roma si prepara?
Nel contesto della crisi che ha sommerso la Chiesa cattolica nell’ultimo mezzo secolo, dal Vaticano II (1962-1965), due recenti mosse delle autorità ecclesiastiche a Roma possono sembrare sorprendenti, perché entrambe sembrano favorire quella Tradizione cattolica che Papa Francesco desidera sradicare una volta per tutte, come si evince da tante indicazioni. Il Lupo Cattivo vuole davvero essere gentile con Cappuccetto Rosso che è la Fraternità San Pio X? O si tratta di altre due astute mosse per intrappolarla nella sua tana conciliare? Anche Roma si sta preparando per il Capitolo Generale della Fraternità di metà luglio?
La prima delle due mosse è quella di metà febbraio di quest’anno, quando la Commissione Ecclesia Dei, varata a Roma nel 1988 per rallentare la Tradizione cattolica che minacciava di accelerare, ha concesso alla semi-tradizionale Fraternità San Pietro l’uso degli interamente tradizionali riti liturgici della Settimana Santa. Questi riti sono quelli che sono stati usati per secoli e secoli prima di quella riforma della liturgia attuata da Mons. Bugnini negli anni ‘50, che aprì la strada alla nuova Messa negli anni ‘60. Visto che i riti antichi della Settimana Santa stanno diventando sempre più popolari tra i cattolici che ripudiano la nuova Messa, perché non contengono tante caratteristiche di quella liturgia modernista che Paolo VI impose nel 1969 alla Chiesa universale con l’inganno amministrativo: Roma si sta finalmente allontanando dalla nuova Messa?
A mala pena. E viene in mente la famosa frase di Virgilio, “Qualunque cosa sia, non mi fido dei Greci, anche quando portano doni”. Questo dono alla Tradizione può facilmente essere stato preparato da Roma per persuadere tutti i tipi di Cappuccetto Rosso, in particolare i partecipanti al Capitolo Generale di luglio, che il Lupo Cattivo dopo tutto non è poi così malvagio. Il Capitolo è importante per Roma - quel bastione della Fede eretto da Monsignore deve essere smantellato, perché la vera lotta per la Fede di Mons. Lefebvre costituiva un vero e proprio blocco stradale per la marcia in avanti del Nuovo Ordine Mondiale, sproporzionato rispetto alle dimensioni della Fraternità. La lotta è stata gravemente indebolita dalla sua morte, ma Roma teme che il Capitolo la rianimi. Roma vuole un altro liberale come Superiore Generale, o un candidato di compromesso, ma non un combattente per la Fede!
L’altra sorprendente mossa di Roma è quella del 16 maggio, quando un noto vaticanista, Andrea Tornielli, ha pubblicato un estratto di un libro apparso di recente, scritto da un ufficiale romano su Papa Paolo VI (1963-1978). L’estratto è un resoconto dettagliato della conversazione del settembre 1976 tra il Papa e Mons. Lefebvre, a meno di due mesi dalla Messa celebrata da Monsignore a Lille, in Francia, di fronte ad un’enorme folla.
Quella Messa segnò l’inizio del movimento tradizionale, così il Papa volle tenere a freno Monsignore. La conversazione della durata di poco più di mezz’ora fu annotata sul momento dai Romani, in seguito fu descritta in modo un po’ diverso da Monsignore; mentre negli ultimi 42 anni i Romani ne hanno tenuto riservato il contenuto. Perché pubblicarlo ora?
La risposta deve trovarsi in quel “modo un po’ diverso”. L’ottimo sito Internet dell’America Latina, Non possumus, ha pubblicato uno accanto all’altro le parti pubblicate dai Romani e il racconto della conversazione fatto da Monsignore. I lettori di Non possumus possono verificare da soli come i Romani abbiano sbianchettato la cecità di Paolo VI e la loro stessa malvagità. Esempio eccezionale: Paolo VI accusò Monsignore di far prestare ai suoi seminaristi un giuramento contro il Papa, il che era assolutamente falso. Monsignore dichiarò di essere pronto a giurare su un crocifisso che il Papa lo aveva accusato di praticare un tale giuramento. Il portavoce romano ha invece negato ufficialmente che ci fosse stato un qualche riferimento a tale giuramento.
Del pari, la versione di Roma sorvola sul divario tra il modernismo di Paolo VI e la Fede diMonsignore, come se i Capitolari non si dovessero preoccupare dell’enorme divario che c’è tra la Roma conciliare e la Fraternità - che eleggano un altro liberale come loro Superiore o un candidato di compromesso!
Kyrie eleison.
http://www.unavox.it/Documenti/Doc1150_Williamson_16.06.2018.html
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