Sono falsari e vanno trattati come tali. Falsificare "la Parola di Dio" è il peccato più grave, con l’aggravante di essere persone consacrate, che hanno risposto a una chiamata divina e facendo voto di esserne sempre fedeli
di Francesco Lamendola
Nella decima e ultima bolgia dell’ottavo cerchio (canto XXIX dell’Inferno) Dante colloca le anime dei falsari,
straziate da orrendi malattie: quelle che hanno falsificato le cose,
dalla lebbra; quelle che hanno falsificato le persone, dalla rabbia;
quelle che hanno falsificato il denaro, dall’idropisia; e infine quelle
che hanno falsificato le parole, da una febbre maligna. Ebbene, i
neoteologi (che Cornelio Fabro chiamava anche i porno teologi), gli
eco-eretici e gli omo-eretici, così come i neocardinali, i neovescovi e i
neopreti, tutti costoro sono paragonabili a dei falsari: anch’essi hanno falsificato il Vangelo,
e continuano a farlo imperterriti, sempre più arroganti, ciechi e sordi
a qualunque richiamo, anzi, più che mai convinti, nella loro sconfinata
superbia, di avere in mano le chiavi della verità e di essere
assolutamente indispensabili per il bene della Chiesa. Bene che essi
identificano con il fatto di metterla al livello del mondo, della
cultura profana, della morale rilassata, relativista, permissiva della
società laica, per la quale il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, la
sodomia, le libere unioni, sono diritti, sono esplicazioni della
signoria dell’uomo sulla vita, sono affermazioni della personalità e si
configurano come il legittimo percorso verso la realizzazione di sé.
Che
cosa c’entri Dio in tutto questo, e soprattutto che cosa c’entri il Dio
in cui credono i cattolici, il Dio annunciato da Gesù Cristo, e che era
Dio Egli stesso, come Figlio del Padre, non si capisce, non si arriva a
vedere; e, in effetti, non c’entra nulla. Ma di che meravigliarsi, dal
momento che lo stesso Bergoglio ha affermato che Dio non è cattolico,
e che lui stesso non crede in un Dio cattolico? Evidentemente, tutti
costoro sono paragonabili a dei falsari; ma il loro crimine è assai più
grave di quello dei comuni falsari: perché costoro non si limitano a
falsificare parole, cose, persone e denari, essi ardiscono falsificare la Parola di Dio.
Meriterebbero le pene più aspre, perché non è possibile immaginare una
colpa più grande, un peccato che grida al cielo più atroce di questo,
con l’aggravante che non si tratta di persone comuni, ma di persone
consacrate, le quali hanno risposto a una chiamata divina e hanno fatto
voto di essere sempre fedeli a Dio e di voler piacere a Lui piuttosto
che a chiunque altro. Invece, ora li si vede prostituirsi, e, quel che è
peggio, prostituire la dottrina, svilire la morale, banalizzare il
Vangelo, per amore della popolarità, per il meschino desiderio di essere
popolari, di ricevere applausi e consensi, di andare in televisione, di
occupare le prime poltrone ai convegni blasonati e nelle conferenze
ufficiali. Li si vede perfino gonfiare il petto, nei loro sontuosi
paramenti, alle sfilate di alta moda, magari le stesse in cui delle
indossatrici seminude (e sataniste) si paludano compiaciute e sensuali
nelle vesti autentiche dei papi del XX secolo, appositamente cedute
dalla Curia romana, dietro congruo pagamento, alle case di moda, per
tali eventi “culturali”. Arrossiamo di vergogna al posto di quei porporati,
di quei monsignori; e arrossiamo ancora di più, pensando che quegli
stessi porporati e monsignori, o altri della loro medesima “scuola”, non
fiatano neppure su argomenti come il divorzio e l’aborto; e quando si
presenta una eutanasia mascherata, e un bambino viene fatto morire in
nome del non accanimento terapeutico, essi, che si sono ben guardati dal
recarsi a fare visita a quel bambino, o dal rincuorare i suoi genitori,
si profondono in elogi e ringraziamenti all’indirizzo di quei medici e
di quei giudici. E che tutto questo sia atrocemente, intollerabilmente
scandaloso, pare che sfugga alla stragrande maggioranza del popolo
cristiano, tutto preso e abbagliato dalla misericordia di Francesco,
dalla sua umanità, dalla sua simpatia, dal fatto che Francesco è
schierato senza se e senza ma dalla parte degli
ultimi, i più poveri (ma è proprio vero? un falso profugo, giovane e
pieno di salute, mantenuto gratis senza far nulla, per tre anni, in
albergo, con sigarette, telefonino e linea internet, è davvero più
povero di tanti pensionati italiani, che raccattano la frutta e la
verdura guaste ai mercati generali?). Ciò fa dimenticare che costui
parla da eretico, protegge gli eretici e perseguita i buoni cristiani,
come sta facendo coi Francescani e le Francescane dell’Immacolata, che
sta spingendo con ogni mezzo ad abbandonare l’abito e uscire per sempre
dalle loro case.
Le parole di Leone XIII, mentre citava papa Felice III (. . . e che Bergoglio non ha mai letto?):
Non
resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla.
Chiunque manca di opporsi a una prevaricazione manifesta, può essere
considerato un complice occulto.
Oggi infatti i buoni cristiani vengono allontanati, emarginati, ridotti al silenzio; un vero teologo cattolico, come monsignor Antonio Livi,
vede i suoi libri rifiutati dalle librerie cattoliche, e vede il
direttore del quotidiano sul quale ha scritto per trenta anni, che è il
quotidiano dei vescovi italiani, inveire contro di lui, coprirlo di
insulti, per la ragione che ha osato criticare i pasticci pseudo
teologici di un tale Enzo Bianchi, che molti credono
essere un consacrato, mentre non lo è, è solo un laico, anche se si
veste da prete e dirige una comunità monastica (multireligiosa e perciò,
per definizione, estranea alla prassi e alla dottrina cattolica); in
compenso, alcuni lo vorrebbero far cardinale tout-court. Nel
frattempo, egli è invitato nei salotti buoni, parla alla radio, alla
televisione, rilascia interviste, viene lodato e incensato dalla stampa
che si definisce cattolica, ma che non è più tale; da quella che era la
buona stampa di un tempo, e che ha conservato i titoli dei giornali e
delle riviste, per meglio ingannare i fedeli, ma che è diventata
modernista, vale a dire eretica. Perché, bisogna ricordarlo a causa
della confusione e – bisogna pur dirlo - della estrema ignoranza oggi
imperante, e intenzionalmente incoraggiata e coltivata: non ci sono i
cattolici modernisti da una parte, e i cattolici tradizionalisti
dall’altra; ci sono i modernisti e ci sono i cattolici. I primi sono
eretici, formalmente condannati come tali da Pio X fin dal 1907,
centodieci anni fa; gli altri sono cattolici e basta, perché, se davvero
sono cattolici, non ha senso definirli tradizionalisti, in quanto un vero cattolico è, per definizione, anche un tradizionalista.
Per i veri cattolici, non si fa questione di tradizioni, come, ad
esempio, si parla di tradizione per le famiglie, o per certe
associazioni di mestiere, o per certi circoli culturali; per i veri
cattolici, la Tradizione, con la “t” maiuscola, perché viene
direttamente da Dio, è una delle due colonne della Rivelazione, l’altra
essendo la sacra Scrittura. Dunque non serve dire che un cattolico è
tradizionalista; se no lo è, vuol dire che non è cattolico; così come,
se è modernista, non è, né potrebbe mai essere, cattolico. Le due cose
si escludono, nessuna mediazione è possibile. Così stanno le cose e chi
parla altrimenti, mente sapendo di mentire. Dicevamo di Antonio Livi:
le sue conferenze sono boicottate, gli si negano le sale in cui
tenerle. Eppure lui dice le cose che aveva sempre detto, le cose che
tutti i buoni teologi hanno sempre detto, da san Paolo fino alla vigilia
del Vaticano II, nell’arco di millenovecento anni, durante i quali
molto sangue di martiri è scorso, per testimoniare la verità della
dottrina cattolica divinamente ispirata. Non è lui che è cambiato,
dunque; è la neochiesa che pretende di cambiare tutto, così, senza avere
l’onestà di dirlo, bensì fingendo, con estrema malizia, di voler solo
cambiare certi modi della comunicazione, per rendere, essa dice, più attuale il messaggio del Vangelo. Come! Il messaggio del Vangelo ha bisogno di essere attualizzato?
Avremo dunque una attualizzazione ad ogni crocicchio della storia, ad
ogni mutare del clima culturale e spirituale? Il Vangelo dovrà correre
dietro alle mode, alle tendenze, agli indirizzi della società profana?
Non dovrebbe essere tutto il contrario, come del resto è sempre stato? E
cioè che il Vangelo si pone, saldo e incrollabile come una roccia, e
offre agli uomini, presi nel turbine della storia, smarriti nel vortice
della contingenza, un punto stabile e perenne, una Parola che non
cambia, che non può cambiare, perché la Parola di Dio è sempre quella, e
chi dice di averla compresa meglio, o più approfonditamente, è un
eretico che non ha il coraggio di professarsi tale, ma vuole
subdolamente ingannare le persone in buona fede, e approfittarsi della
loro semplicità. E così come cerca di mettere a tacere Antonio Livi o il
filosofo Stefano Fontana, sempre col metodo del boicottaggio, o il teologo domenicano Giovanni Cavalcoli,
addirittura punendolo e relegandolo in convento, per l’orribile “colpa”
di aver detto una cosa cattolicissima, e cioè che certe calamità
naturali sono una punizione e un richiamo per l’enormità di certi
peccati, così la neochiesa cerca di cancellare la memoria dei veri
teologi del passato, anche e soprattutto recente. Quanti giovani
cattolici hanno mai sentito parlare di Romano Amerio, o di Cornelio
Fabro, o dello stesso Romano Guardini? E quanti seminaristi, nel corso
dei loro studi, hanno avuto l’occasione di conoscere la teologia di Tommaso d’Aquino, che Leone XIII considerava la sola, vera teologia della Chiesa, al punto da stabilirlo con un’apposita enciclica, Aeterni Patris?
E quanti cattolici di media cultura conoscono il filosofo Michele
Federico Sciacca, o Marcel De Corte, o Emanuele Samek Lodovici, o
Étienne Gilson? No, non li conoscono; in compenso, sono stati propinati
loro corsi sull’ateismo, sull’esistenzialismo, sulla
fenomenologia, sulla psicologia del profondo, sullo storicismo, sulla
teologia liberale protestante, sulla teologia negativa, insomma tutto
l’armamentario del vecchio e nuovo modernismo. Più Teilhard de Chardin,
Henri De Lubac, Yves Congar, Hans Küng, Edvard Schillebeeckx, Kar Rahner
(soprattutto Karl Rahner!), Walter Kasper; e senza dimenticare certo
Rudolf Bultmann, Karl Barth, Paul Tillich, Dietrich Bonhoeffer (come
dimenticare Bonhoeffer? è morto in un lager nazista, dunque non può aver
detto se non cose giuste!). E poi, avanti coi Grillo, coi Bianchi, coi
Mancuso, coi teologi strada… Ma senza aver mai sentito nominare un
gigante come Tomaš Tyn, al quale costoro non sarebbero degni neppure di
allacciare i calzari; un teologo, morto ancor giovane, che avrebbe
onorato la Chiesa e sarebbe stato tenuto nel massimo onore, fino al
1965; ma che, essendo vissuto nella seconda metà del XX secolo, chissà
perché, ha dato fastidio da vivo e ora viene rimosso da morto. Anche
lui, con il solo fatto di esserci stato, di aver scritto i suoi libri,
rappresenta una seccatura, un motivo d’imbarazzo, un problema da
eliminare: i seminaristi di oggi, i cattolici di oggi, allevati come
polli in batteria, non devono neanche sapere che la cultura cattolica è
stata onorata da una simile presenza. Chissà, se capitassero loro in
mano i suoi libri, potrebbe anche accendersi una lampadina; potrebbero
anche avere un’illuminazione; potrebbero afferrare tutta la portata
dell’odioso inganno, dell’infame tradimento che si sta consumando, dopo
il 1965, ai danni della vera Chiesa cattolica, della vera Sposa di
Cristo, da parte di questo neoclero infame e modernista, falsario e
bugiardo, che non si fa scrupolo di manomettere perfino il Vangelo
del nostro Signore Gesù Cristo. Quando si ode un generale dei gesuiti,
come Sosa Abascal, dichiarare, nel corso di un’intervista concessa con
mondana disinvoltura, e quasi con frivolezza, ad un giornale laico, che
nessuno può sapere cosa abbia detto realmente Gesù Cristo, perché al suo
tempo non c’erano i registratori (e lo dice polemizzando
sgangheratamente con il cardinale Müller, allora prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, allo scopo di mettere in
dubbio che Gesù abbia asserito l’indissolubilità del matrimonio!), di
che altro dovremmo aver bisogno, per capire che ci troviamo davanti ad un clero eretico e apostatico,
che se ne infischia di custodire il Deposito della fede, anzi, che lo
vuole distruggere, né si cura minimamente del turbamento e del dolore
che provoca, quasi ogni giorno, nell’animo dei buoni cattolici?
I falsari della "teologia negativa", portatori di tutto l’armamentario del vecchio e nuovo modernismo.
Sono falsari e vanno trattati come tali
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