ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 24 agosto 2018

Crozza, pensaci tu.




E così la compagna Fedeli Valeria approderà al Consiglio di Amministrazione della Fondazione Agnelli, subentrando al compianto Sergio Marchionne.
Lo farà munita del suo diploma di terza media (se c’è) e forte della lunga carriera da sindacalista della CGIL nel comparto tessile che tante soddisfazioni le ha regalato dal giorno in cui, nel 2013, la politica l’ha chiamata a servire la Repubblica fondata sul “lavoro” delle piddine e dei piddini. Una vocazione adulta, la sua, carica di sincero afflato egualitario e riformista, che l’ha lanciata subito ad altezze siderali, anche grazie al traino coniugale.
Ecco il suo fulminante cursus honorum romano: capolista nelle fila del PD in Toscana; senatore; vicepresidente di Palazzo Madama; ministro dell’istruzione nel governo Gentiloni. Ora, il presidente John Elkann la vuole a tutti i costi con sé, come pare le avesse già promesso nel corso dell’idillio scoppiato e in parte consumato durante le gesta dell’ultimo esecutivo della banda radical-chicchina.
La rossa signora, dunque, farà il suo trionfale debutto nel gotha finanziario e industriale nonostante la legge sul conflitto di interessi preveda l’incompatibilità per un lasso di almeno dodici mesi dalla dismissione di una carica pubblica connessa per materia al nuovo incarico. Ma in certi casi l’Antitrust può fare miracoli, e così a tempo di record, dopo un’istruttoria lampo, la nostra fu-ministro con portafoglio ma senza istruzione ha avuto l’agognato via libera dall’autorità di vigilanza.
Da notare che la Fondazione creata nel 1966 da Susanna Agnelli – senatore e ministro pure lei, in quota repubblicana, che tanto si è spesa per portare il libero aborto in Italia appigliandosi all’incidente di Seveso – si occupa in particolare “di politiche scolastiche, evoluzione della didattica, formazione di docenti e dirigenti della scuola e della università e sistemi di valutazione dei singoli istituti”. “Ogni anno” – scrive ItaliaOggi – “compila le pagelle alle varie scuole pubbliche e private italiane, con una classifica in ogni comune o provincia italiana che fa sempre molto discutere”. Dunque, come si può vedere, non c’è proprio motivo alcuno di sollevare questioni di conflitto di interessi. Zero.
Quando la nuova consigliera si manifesterà agli altri membri e membre del CdA, proletari e proletarie quali Tiziana Nasi, Anna Agnelli, Gianluigi Gabetti, Francesco Profumo, Tancredi Campello della Spina, Giorgio Barba Navaretti, Salvatore Rossi – anche loro sicuramente in possesso del diploma di scuola media – e avviserà colleghe e colleghi che “ognuno ha la propria opinione e anch’io ho la propria”, alla famiglia Agnelli/e salirà una lacrima di commozione, perché sembrerà un po’ come quell’orologio indossato sopra il polsino della camicia, un tocco di classe e fantasia che da tempo, in casa, mancava. Un soffio di aria nuova in un ambiente asfittico da rinfrescare. La stessa nota, forse, che ha reso la Fedeli Valeria tanto popolare anche nella chiesa postcattolica, così charmant da essere prescelta come prefattrice dell’imperdibile libro di Jorge Mario Bergoglio, ”Imparare ad imparare”, edito dalla Marcianum Press (casa editrice creata dal fu patriarca lagunare ciellino Angelo Scola).
In effetti c’è sempre per tutti noi qualcosa da imparare stando alla finestra che si affaccia sui piani alti di questa Italia spaccata e ferita, ma sempre prodiga di spettacoli pirotecnici commissionati da signorini e signorine accomodati fissi nelle poltronissime.
Si può imparare, per esempio, che più del prestigio, più della convenienza, più dello spauracchio del ridicolo, più del decoro e più della faccia, contano i nessi invisibili e profondi su cui si reggono le sorti delle generazioni future, di cui bisogna accaparrarsi i cervelli e ipotecare le vite. Per una paladina del genderismo, dell’omosessualismo, del femminismo e dell’abortismo, della lotta alle discriminazioni e agli stereotipi, soprattutto fautrice instancabile dell’indottrinamento precoce a tutte le aberrazioni diaboliche del tempo presente, si spalancano magicamente le porte sia dei posti chiave dai quali spargere la propaganda, sia degli epicentri morali e finanziari in cui si annida il male assoluto. Conflitti di interesse e/o analfabetismi primari, non ostano.
Crozza, pensaci tu.
– di Elisabetta Frezza
https://www.riscossacristiana.it/nuovi-compagni-fondazione-agnelli-fedeli-al-capitale-di-elisabetta-frezza/
E' MATURO LASCIATELO CADERE


Boldrino II a Montecitorio? Fico è la rappresentazione del Nulla è uno che rappresenta non solo il movimentismo extraparlamentare ed extraterrestre dei 5 Stelle versione radical-pop ma la sinistra d’asporto di strada e di utopia 
di Marcello Veneziani  

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Oggi su la Repubblica qualcuno vede Fico come il segretario ombra del Pd. La marcia verso il nulla della sinistra italiana arriva al suo capolinea. Fico è infatti la rappresentazione del Nulla. È la sua stagione e si avvicina il tempo in cui Fico si staccherà dall’albero, e come il suo semi-omonimo e predecessore Fini, si metterà in proprio. Dirà a Salvini, che fai mi cogli? Il frutto di cui porta il nome è ormai maturo per staccarsi dalla pianta gialloverde. Sin da quando fu eletto a presiedere la Camera nutrimmo legittimi dubbi sulla scelta e sulla prospettiva di avere Boldrino II a Montecitorio.

Innanzitutto ricordavamo che ha come titolo di studio la laurea in canzone neomelodica napoletana, e non nel senso che almeno cantava e si guadagnava da vivere per strada o tra i tavoli del bar passando col piattino; ma, peggio, studiava i cantanti napoletani, studiava la fenomenologia di Mario Merola. Studioso non di Machiavelli o Beccaria ma di Gigi d’Alessio e Nino d’Angelo. Un genio dal sapere enciclopedico. Fico della Mirandola. Uno che fino a quarant’anni, cioè fino a che non vinse la ruota della fortuna coi 5 stelle non aveva arte né parte ma si arrangiava tra hotel, ufficistampa, tessuti marocchini e roba varia. Uno che rappresenta l’ala più grillina dei grillini, fanatico dell’Ideologia di Grillology ma in versione scialatiella. Però, uè, ha rinunciato all’indennità aggiuntiva e all’autoblu, dunque è un eroe e martire della Causa. Fa niente che andare e piedi e in bus costava avere guardie del corpo, vigilanti, agenti in borghese e che dovessero fargli il largo attorno tenendo lontana la gente.

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 Dopo le esperienze di Fini, Boldrini e Fico, e se ritirassimo la concessione a chi presiede il Parlamento?

Ma soprattutto Fico è stato celebrato dai media come uno che rappresenta l’ala sinistra del Movimento, il ponte col Pd, l’antifascismo e la sinistra diffusa, il Fico di Troia che come il cavallo è dentro la città ma è pronto ad aprire le porte a migranti e sinistra. E infatti rimastica il vecchio egualitarismo e l’antico pauperismo, è ovviamente nemico, anche per fatto personale, della meritocrazia; è totalmente appiattito sul politically correct anche in temi bioetici e ha subito sbandierato, insediandosi a Montecitorio, la sua continuità antifascista con la Boldrina. Insomma uno che rappresenta non solo il movimentismo extraparlamentare ed extraterrestre dei 5 Stelle in versione radical-pop, ma la sinistra d’asporto, di strada, di rete e di utopia, senza il realismo politico della sinistra più scafata, da Bersani e D’Alema a Minniti.
Se questa è la sinistra, a questo punto dateci Marco Rizzo, comunista senza peli e senza indugi. E poi i suoi atteggiamenti poco consoni al ruolo, la sua strafottente ineducazione istituzionale, il suo ostentato disprezzo per l’amor patrio, l’antifascismo come foglia di Fico per darsi un blasone storico, le numerose minchiate, come quella di invocare un piano Marshall contro le baby gang napoletane, confondendo un piano di aiuti economici americani dopo la guerra mondiale con un programma per fronteggiare la delinquenza locale, l’illegalità e la miseria napoletana. Evidentemente Fico pensava che Marshall fosse Maresciallo in napoletano, come quello di Tuppe tuppe Maresciall, un cult della canzone napoletana su cui s’è laureato. Ora Fico rappresenta l’opposizione di sua maestà alle scelte del governo in tema di migranti, Mattarella rappresenta l’ancien regime e lui la versione melodica-sessantottina-guagliona, girone folk. Dopo le esperienze di Fini, Boldrini e Fico, e se ritirassimo la concessione a chi presiede il Parlamento?
  

Fico è maturo, lasciatelo cadere

di Marcello Veneziani Il Tempo

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/il-paradiso-degli-asini/6666-fico-e-maturo-lasciatelo-cadere

PROVE DI PUTSCH?


RETROSCENA/ Caos migranti, pronto un governo tecnico con l’aiuto di Berlusconi

Gianni Letta è in costante contatto con il colle più alto. Forza Italia garantirebbe l’appoggi a Salvini per poi sfilarsi all’ultimo. D’accordo col Quirinale.
ANTONIO FANNA

Gianni Letta da giorni è in costante contatto con il colle più alto. Nessuno più del gran cerimoniere di Berlusconi capisce i vantaggi che possono derivare dalla strategia del presidente della Repubblica volta a mettere fuori gioco Matteo Salvini e la sua “No way” ai flussi migratori irregolari.
Fico nelle mani di Mattarella come Fini lo fu in quelle di Napolitano? È uno scenario possibile e questa volta Forza Italia è decisa a sfruttarlo piuttosto che subirlo. Soffia quindi sul fuoco della divisione tra Di Maio e Salvini, sapendo che dal Quirinale ci sarà fuoco di copertura specie ai primi di settembre, in coincidenza con gli attacchi speculativi sui mercati.
(leggere il resto su
Ed eccoci tornati a Gianni Letta, pronto a rassicurare Mattarella che in quel caso Forza Italia sosterrà un qualsivoglia governo, meglio tecnico, pronto ad allungare il brodo della legislatura. E la vita politica del vecchio Silvio.

Cottarelli alla Festa del PD di Cremona:”Se crisi di Governo e Mattarella chiama, io pronto”




















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