ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 settembre 2018

“Erano troppo sensibili”?

VIGANÒGATE. UNA LETTERA DI SANDRI CONFERMA LA DENUNCIA DELL’EX NUNZIO. IL PAPA TEME DI VEDERE DI NARDO?

Il Viganògate, anche se è quasi scomparso dai media mainstream italiani, timorosi di dare fastidio al Pontefice e al Vaticano,  fa registrare nuovi sviluppi. Una lettera dell’ottobre 2006, scannerizzata e fornita al Catholic News Service, conferma quanto denunciato dall’arcivescovo Viganò nella sua testimonianza di undici pagine sulle coperture – a Roma e negli Usa – e sulle complicità di cui ha goduto Theodore McCarrick, omosessuale predatore di seminaristi e giovani preti. E diventato ai tempi di Francesco il master mind delle nomine episcopali e cardinalizie negli Stati Uniti.

La lettera è stata scritta dall’allora Sostituto alla Segreteria di Stato Leonardo Sandri, ora cardinale e Prefetto delle Chiese Orientali. Fa riferimento a una lettera scritta nel novembre 2000 da padre Bonifacio Ramsey al Nunzio Gabriel Montalvo, in cui si gettava l’allarme per gli abusi sessuali commessi da Mc Carrick. Ramsey ha dichiarato al CNS: “Mi lamentavo per le relazioni di McCarrick con i seminaristi e per tutto l’affare di dormire con i seminaristi e così via; tutta la questione che ormai tutti sappiamo”. Ramsey ha insegnato dal 1986 al 1996 nel seminario dell’Immacolata Concezione. Sandri nel 2006 scriveva a Ramsey chiedendogli informazioni su un sacerdote che era stato proposto per un incarico in Vaticano. “Chiedo con particolare riferimento alle serie questioni che riguardavano alcuni studenti del Seminario dell’Immacolata Concezione, che Lei è stato così gentile da portare confidenzialmente all’attenzione dell’allora Nunzio Apostolico nella Stati Uniti, l’arcivescovo Gabriel Montalvo”.

Stranamente, nel messaggio di Sandri non si parla di McCarrick. Questo, secondo Ramsey, perché le accuse verso il cardinale “erano troppo sensibili. La mia lettera del 22 novembre 2000 era su McCarrick, e non accusava i seminaristi di nulla; accusava McCarrick”.

Scrive il Catholic News Service: “La lettera del 2006 (di Sandri, n.d.r.) non solo conferma affermazioni fatte in passato da padre Ramesy, ma anche elementi del documento scritto dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che è stato nunzio negli Stati Uniti dal 2011 al 2016”.

Quindi, almeno su questo punto, anche i detrattori dell’ex Nunzio sono costretti ad ammettere che non si è inventato nulla. E infatti la linea di condotta dei difensori arroccati nel silenzio straordinario del bunker papale è costretta a cambiare. Ne è testimone il gesuita omosessualista James Martin, che scrive: “La lettera fu ricevuta nel 2000, durante il pontificato  di San Giovanni Paolo II, che alcuni mesi dopo fece McCarrick cardinale. Ha servito come arcivescovo di Washington fino al 2006, sotto Benedetto XVI. Smettiamola di biasimare ingiustamente papa Francesco per l’ascesa al potere di McCarrick”.

Alcune considerazioni. Né di Giovanni Paolo II né di Benedetto abbiamo testimonianza di qualcuno – come invece accade per Francesco – che abbia informato DIRETTAMENTE il papa su chi era McCarrick e cosa faceva. Di Francesco, sì; e lui non vuole rispondere, su questo punto, cruciale e centrale.

Né Giovanni Paolo II né Benedetto (che l’ha sanzionato, a quanto pare senza molto successo) erano amici di McCarrick; avevano goduto (l’ha detto McCarrick stesso) della sua opera di lobbying per diventare pontefice; l’hanno mandato in giro per il mondo come loro rappresentante personale; l’hanno usato come consigliere eccellente per nominare vescovi e cardinali negli Stati Uniti. Tutte cose che Francesco ha fatto. Quindi dire che il ragionamento di James Martin (e di altri della stessa combriccola, gesuiti e non) è almeno carente, se non semplicemente falso appare più che ragionevole.

Ricordiamo, ancora una volta, il nodo di questa storia. E cioè la testimonianza in prima persona di mons. Viganò (trovate qui tutti i documenti) dell’udienza con il Pontefice nel giugno 2013:

“Subito dopo il papa mi chiese con tono accattivante: “Il card. McCarrick com’è?” Io gli risposi con tutta franchezza e se volete con tanta ingenuità: “Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza”. Il papa non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento. Ma allora, con quale finalità il papa mi aveva posto quella domanda: “Il card. McCarrick com’è?”. Evidentemente voleva accertarsi se ero alleato di McCarrick o no”.

Solo di passaggio accenniamo – ci torneremo sopra presto – che la Chiesa negli Stati Uniti, come quella in Honduras, Cile e Australia – sta per trovarsi nel pieno di una tempesta giudiziaria senza precedenti, perché numerosi Stati, a catena, hanno deciso di aprire inchieste sulla questione degli abusi. E anche alla luce di questo fatto appare sconcertante che il Pontefice non abbia ancora accolto la richiesta di un’udienza formulata dal presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, il card. Di Nardo. Certamente straordinario; tanto più perché ha trovato il tempo e il modo di ricevere nel frattempo due amici e protetti dell’ex cardinale McCarrick, Cupich e Wuerl, e di organizzare (se le notizie non ufficiali corrispondono a verità, come sembra) una riunione con il card. Coccopalmerio ed esperti di diritto per studiare quali sanzioni comminare eventualmente all’arcivescovo Viganò. Il che, lasciatecelo dire, corrisponderebbe a un errore di portata clamorosa. Far punire un testimone scomodo da cardinale che – sostiene – non si era accorto delle strane abitudini di un segretario che organizzava orge omosessuali spruzzate di droga in un palazzo della Santa Sede davanti a San Pietro. Se lo vedessimo in un film diremmo che il regista esagera con toni e colori per screditare la Chiesa.

Marco Tosatti




Dopo due anni di indagini, lo scorso 14 di agosto è stato reso pubblico il rapporto (di millequattrocento pagine) redatto dal Gran Giurì presso la procura della Pennsylvania che, guidata dal procuratore generale Josh Shapiro, è stata investita dell’inchiesta sugli abusi compiuti da esponenti della Chiesa Cattolica negli ultimi settant’anni in sei delle otto diocesi dello Stato.  Dagli anni ’40 ad oggi, centinaia di preti hanno abusato di migliaia di fedeli spesso minorenni (la stima è per difetto, perché alcuni documenti ecclesiali sono andati perduti e molte delle vittime hanno preferito non esporsi), mentre i prelati loro superiori li hanno sistematicamente coperti. Il rapporto è il più completo mai prodotto da una istituzione governativa negli Stati Uniti su casi di abusi. Dietro la valanga di testimonianze raccolte, con nomi, date, racconti, lettere e documenti, ciò che emerge è soprattutto il sofisticato sistema di copertura apparecchiato dalle autorità ecclesiastiche per minimizzare o insabbiare i comportamenti criminosi dei chierici predatori sessuali. Peraltro, se alcuni dei preti colpevoli di abusi sono stati di fatto rimossi dai loro incarichi pur con motivazioni diverse da quelle vere, e artatamente fuorvianti, gli alti prelati che li hanno protetti dalle accuse non solo hanno mantenuto i propri ruoli, ma addirittura hanno conseguito promozioni gerarchiche: tra questi, l’attuale arcivescovo di Washington, il cardinale Donald Wuerl, successore del pedofilo Theodore McCarrick.
 Offriamo ai lettori di Riscossa Cristiana la traduzione della parte introduttiva del Rapporto del Gran Giurì.
INTRODUZIONE
Noi, membri di questo gran giurì, riteniamo necessario che tutti ascoltino le nostre parole. Sappiamo che alcuni di voi hanno già sentito parlare prima di questo argomento. Ci sono stati altri rapporti sull’abuso di minori all’interno della Chiesa cattolica. Ma mai di questa magnitudine. Per molti di noi, quelle storie precedenti erano accadute altrove, da qualche parte. Ora noi sappiamo la verità: è successo ovunque.
Ci è stato affidato il compito di indagare sugli abusi sessuali su minori in sei diocesi – ogni diocesi dello stato tranne Philadelphia e Altoona-Johnstown, che sono già state oggetto di precedenti indagini. Queste sei diocesi rappresentano 54 delle 67 contee della Pennsylvania. Abbiamo ascoltato la testimonianza di decine di testimoni sugli abusi sessuali del clero. Abbiamo citato in giudizio e recensito mezzo milione di pagine di documenti interni diocesani. Contenevano accuse credibili contro oltre trecento preti predatori. Oltre mille bambini vittime di questi abusi erano identificabili in base agli archivi della chiesa. Abbiamo ragione di credere che il numero reale – dei bambini i cui documenti sono stati perduti, o che hanno avuto paura di farsi avanti – sia nell’ordine delle migliaia. La maggior parte delle vittime erano ragazzi; ma c’erano anche ragazze. Alcuni adolescenti; molti in età prepuberale. Alcuni sono stati manipolati attraverso alcol o pornografia. Alcuni sono stati costretti a masturbare i loro assalitori, o sono stati toccati da loro. Alcuni sono stati violentati per via orale, altri per via vaginale, altri ancora per via anale. Ma tutti costoro sono stati cancellati, in ogni parte dello stato, dai leader della chiesa che hanno preferito proteggere i violentatori e la loro istituzione, sopra ogni cosa.
Come conseguenza della copertura, quasi ogni caso di abuso che abbiamo scoperto è troppo datato per essere perseguito. Ma questo non vuol dire che non ci siano più predatori. Questo gran giurì ha indagato contro un prete della diocesi di Greensburg e uno della diocesi di Erie, che hanno aggredito sessualmente bambini nel corso dell’ultimo decennio. Abbiamo appreso di questi maniaci direttamente dalle loro diocesi – cosa che speriamo costituisca un segno che la chiesa stia finalmente cambiando le sue modalità. E potrebbero esserci ulteriori incriminazioni in futuro; l’indagine continua.
Ma siamo delusi per le poche accuse che possiamo portare, che rappresentano solo una minima percentuale di tutti i bambini abusati che abbiamo visto. Soffriamo per tutti i crimini che resteranno impuniti e non compensati. Questo rapporto è la nostra unica risorsa. Faremo i loro nomi e descriveremo quello che hanno fatto – sia gli aggressori sessuali sia coloro che li hanno protetti. Vogliamo fare luce sulla loro condotta, perché è quello che le vittime si meritano. E daremo anche i nostri consigli su come le leggi dovrebbero cambiare in modo che nessuno debba condurre un’altra inchiesta come questa. Con la presente, noi esercitiamo il diritto che ci è attribuito dalla storia e dalla legge come grandi giurati, di informare il pubblico delle nostre scoperte.
Questa introduzione descriverà brevemente le sezioni del rapporto che segue. Sappiamo che è molto lungo. Ma l’unico modo per risolvere questi problemi è di prendere atto della loro portata.
LE DIOCESI Questa sezione del rapporto affronta ciascuna diocesi individualmente, attraverso l’esame di due o più casi che forniscono esempi degli abusi verificatisi e del modo in cui i superiori diocesani li hanno “gestiti”. Mentre ogni distretto ecclesiale aveva le sue “idiosincrasie”, il modello era praticamente lo stesso. La principale preoccupazione non era quella di aiutare i bambini, ma quella di evitare lo “scandalo”. Non sono parole nostre, sono parole loro; risultano più e più volte nei documenti che abbiamo recuperato. Le denunce di abuso venivano tenute sottochiave in un “archivio segreto”. Non sono parole nostre, sono parole loro; il codice di diritto canonico della chiesa richiede specificamente alla diocesi di tenere questo archivio. Solo il vescovo può avere la chiave.
Le strategie erano così comuni da essere suscettibili di analisi comportamentale da parte del Federal Bureau of Investigation. Per nostra fortuna, l’FBI ha accettato di assegnare ai membri del suo Centro nazionale per l’analisi dei crimini violenti di esaminare una parte significativa delle prove ricevute dal gran giurì. Agenti specializzati hanno testimoniato prima di noi di aver identificato una serie di pratiche ricorrenti, sotto varie configurazioni, nei file diocesani che avevano analizzato. È come un manuale di istruzioni per nascondere la verità: Innanzitutto, assicurati di usare eufemismi anziché parole reali per descrivere le aggressioni sessuali nei documenti diocesani. Mai dire “stupro”; dì “contatto inappropriato” o “problemi di confine”.
In secondo luogo, non condurre indagini autentiche con personale adeguatamente formato. Fai invece ad altri membri del clero domande non adeguate e poi trai le conclusioni sulla credibilità dei colleghi con cui vivono e lavorano.
In terzo luogo, per dare un’apparenza di correttezza, invia sacerdoti per una “valutazione” nei centri di trattamento psichiatrico gestiti dalla chiesa. Dai a questi esperti il compito di “diagnosticare” se il prete fosse un pedofilo basandosi in gran parte sulle “auto-segnalazioni” del prete stesso, e indipendentemente dal fatto che questo avesse effettivamente avuto un contatto sessuale con un bambino.
In quarto luogo, quando un sacerdote deve essere rimosso, non dire mai il perché. Dì ai suoi parrocchiani che è in “congedo per malattia” o che soffre di “esaurimento nervoso”. Oppure non dire niente.
In quinto luogo, anche se un prete sta violentando bambini, continua a provvedere alle spese di vitto e alloggio, anche se lui potrebbe usare queste risorse per favorire ulteriori aggressioni sessuali.
In sesto luogo, se la condotta di un predatore diventa nota alla comunità, non rimuoverlo dal sacerdozio per assicurarsi che nessun altro bambino possa essere reso vittima della sua condotta. Invece, trasferiscilo in una nuova destinazione dove nessuno saprà che è un pedofilo.
Infine, e soprattutto, non dirlo alla polizia. Gli abusi sessuali su minori, anche a senza penetrazione effettiva, sono e sono sempre stati in ogni tempo considerati un crimine. Ma non trattarli in questo modo; gestiscili come una questione personale, “in casa”.
A conferma di ciò, ci siamo imbattuti in alcuni casi in cui membri delle forze dell’ordine, nonostante i migliori sforzi della diocesi, hanno appreso di accuse di abusi sessuali da parte del clero. Alcuni risalivano a molti decenni fa, e la polizia o i pubblici ministeri a quel tempo si limitavano a deferire il caso ai funzionari ecclesiali. Altre segnalazioni sono emerse più recentemente, ma riguardavano condotte risalenti, e così sono state rapidamente respinte per motivi di prescrizione senza considerare sia che erano parte di un sistema più ampio sia dei potenziali rischi continuati. Le vittime in queste circostanze erano comprensibilmente deluse che non ci fosse spazio per poter essere ascoltati. Ma noi li abbiamo ascoltati e racconteremo le loro storie, usando proprio i documenti ecclesiali, che riproduciamo, ove opportuno, nel corpo del rapporto. Nella diocesi di Allentown, ad esempio, i documenti mostrano che un prete si è trovato di fronte a una denuncia di abuso. Ha ammesso: “Per favore aiutatemi, ho molestato un ragazzo”. La diocesi ha concluso che “l’esperienza non era necessariamente un trauma orrendo” per la vittima, e che alla famiglia dovrebbe essere data semplicemente “l’opportunità di sfogarsi”. Il prete fu lasciato nel ministero senza restrizioni per molti altri anni, nonostante la sua stessa confessione.
Allo stesso modo nella diocesi di Erie, nonostante l’ammissione di un sacerdote di aver aggredito almeno una dozzina di giovani, il vescovo ha scritto per ringraziarlo di “tutto ciò che avete fatto per il popolo di Dio … Il Signore, che vede nel privato, premierà “. Un altro prete ha confessato lo stupro anale e orale di almeno 15 ragazzi di appena sette anni. Il vescovo in seguito si è incontrato con il molestatore per lodarlo come “persona candida e sincera”, e per complimentarsi con lui “per i progressi compiuti” nel controllare la sua “dipendenza”. Quando il violentatore fu finalmente rimosso dal sacerdozio anni dopo, il vescovo ordinò alla parrocchia di non dire il perché; “nient’altro deve essere segnato.”
Nella diocesi di Greensburg, un prete ha messo incinta un diciassettenne, ha falsificato la firma del superiore sul certificato di matrimonio, poi ha divorziato dalla ragazza mesi dopo. Nonostante abbia fatto sesso con una minorenne, nonostante abbia generato un figlio, nonostante si sia sposato e abbia divorziato, al sacerdote è stato permesso di rimanere nel suo ministero grazie agli sforzi della diocesi di trovare un “vescovo benevolo” in un altro stato disposto a prenderlo. Un altro prete, per adescare i suoi alunni delle scuole medie al sesso orale, insegnava loro come Maria aveva dovuto “mordere il cordone ombelicale” e poi “leccare” Gesù appena nato per pulirlo. Ci vollero altri quindici anni e numerose altre segnalazioni di abuso prima che la diocesi rimuovesse finalmente quel sacerdote dal ministero.
Un prete della diocesi di Harrisburg ha abusato di cinque sorelle in una sola famiglia, nonostante le precedenti relazioni a suo carico, che non sono mai state prese in considerazione. Oltre agli atti sessuali, il sacerdote ha raccolto campioni di urine, peli pubici e sangue mestruale delle ragazze. Alla fine, la sua casa fu perquisita e la sua collezione trovata. Senza quel tipo di prove incontrovertibili, a quanto pare, la diocesi è rimasta a lungo riluttante a prendere la parte dei bambini, anche di fronte a molteplici denunce di abusi. Come un alto funzionario ha detto di un sacerdote sospetto: “A questo punto siamo ad un impasse – accuse e nessuna ammissione”. Anni dopo, l’aggressore ha ammesso quello che aveva fatto, ma a quel punto era troppo tardi.
Anche altrove abbiamo riscontrato lo stesso disprezzo per le vittime. Nella diocesi di Pittsburgh, i funzionari ecclesiastici hanno archiviato un episodio di abuso per il fatto che il quindicenne aveva “inseguito” il prete e “letteralmente sedotto” in una relazione. Dopo che il sacerdote fu arrestato, la chiesa presentò una valutazione a proprio nome alla corte. La valutazione riconosceva che il prete aveva ammesso di aver intrattenuto attività “sado-masochiste” con diversi ragazzi – ma il suo sadomasochismo era “mite”, e comunque il prete non era “psicotico”.
Anche la diocesi di Scranton ha scelto di difendere i suoi ecclesiastici invece che i suoi bambini. Un sacerdote diocesano è stato arrestato e condannato dopo decenni di rapporti che riferivano di abusi, sistematicamente ignorati dalla chiesa. Il vescovo alla fine intervenne solo quando si profilò una condanna. Scrisse una lettera al giudice, mandandone copia a un senatore dello stato, in cui esortava la corte a affidare l’imputato a un centro di cura cattolico. Ha sottolineato l’alto costo della detenzione. In un altro caso, un prete ha violentato una ragazza, l’ha messa incinta e ha organizzato l’aborto. Il vescovo gli ha espresso i suoi sentimenti in una lettera: “Questo è un momento molto difficile nella tua vita e mi rendo conto di quanto sei sconvolto. Anch’io condivido il tuo dolore”. Ma la lettera non era per la ragazza. Era indirizzata allo stupratore.
LA CHIESA E GLI ABUSI SUI MINORI, PASSATI E PRESENTI Sappiamo che la maggior parte di questo rapporto riguarda eventi verificatisi prima degli inizi del 2000. Ciò semplicemente perché la maggior parte del materiale che abbiamo ricevuto dalle diocesi riguardava quegli eventi. Le informazioni contenute in questi documenti sono state precedentemente tenute nascoste a coloro che ne maggiormente ne erano interessati. Ora tutto questo emerge solo grazie all’esistenza di questo gran giurì.
La memoria storica è molto importante, per il presente e per il futuro. Le migliaia di vittime degli abusi sessuali da parte del clero in Pennsylvania meritano un rendiconto, per cercare il modo migliore per andare avanti con le loro vite. E anche i cittadini della Pennsylvania meritano un resoconto, per capire come migliorare la legge.
Allo stesso tempo, riconosciamo che molto è cambiato negli ultimi quindici anni. Ci siamo accordati per raccogliere informazioni da ciascuna delle sei diocesi che abbiamo indagato, in modo che potessero riferirci gli sviluppi recenti nelle loro giurisdizioni. In risposta, cinque vescovi ci hanno presentato delle dichiarazioni, e il sesto, il vescovo di Erie, è apparso davanti a noi di persona. La sua testimonianza ci ha impressionato per franchezza e sincerità. Sembra che la chiesa stia ora avvisando più prontamente le forze dell’ordine degli abusi. Sono stati disposti processi di revisione interna. Le vittime non sono più così invisibili. Ma il quadro completo non è ancora chiaro. Sappiamo che gli abusi sui minori nella chiesa non sono ancora scomparsi, perché stiamo indagando due sacerdoti, in due diverse diocesi, con crimini che ricadono nella prescrizione. Uno di questi sacerdoti eiaculava nella bocca di un bambino di sette anni. L’altro ha aggredito due ragazzi diversi, mese dopo mese, per un periodo di tempo che si è concluso solo nel 2010.
E sappiamo che potrebbero esserci molte altre vittime recenti, che non hanno ancora la forza di farsi avanti con la polizia o con la chiesa. Come abbiamo appreso dalle esperienze delle vittime che abbiamo ascoltato, ci vuole tempo. Speriamo che questo rapporto incoraggi altri a parlare.
Ciò che possiamo dire, tuttavia, è che, nonostante alcune riforme istituzionali, i singoli leader della chiesa sono in gran parte sfuggiti alla loro responsabilità pubblica. I preti violentavano ragazzini e ragazze, e gli uomini di Dio che erano responsabili di loro non solo non facevano nulla, ma nascondevano tutto. Per decenni. Monsignori, vescovi ausiliari, vescovi, arcivescovi, cardinali sono stati per lo più protetti; molti, compresi alcuni nominati in questo rapporto, sono stati promossi.
Fino a quando questo non cambierà, pensiamo che sia troppo presto per chiudere il libro sullo scandalo sessuale della Chiesa cattolica.
RACCOMANDAZIONI I grandi giurati sono persone normali che vengono selezionate a caso per il questo servizio. Non siamo pagati molto, l’orario è pessimo e il lavoro può essere straziante. Ciò che lo rende gratificante è il sapere che possiamo in qualche modo fare giustizia. Abbiamo trascorso 24 mesi a scandagliare i comportamenti più depravati, solo per scoprire che le leggi proteggono la maggior parte dei loro autori e lascia da sole le vittime. Diciamo che le leggi vanno cambiate.
In primo luogo, chiediamo al legislatore della Pennsylvania di smettere di proteggere i predatori sessuali dei bambini con le restrizioni della legge penale. Grazie a un recente emendamento, la legge attuale consente alle vittime di farsi avanti fino a 50 anni. È meglio di prima, ma non è ancora abbastanza; dovremmo semplicemente sbarazzarci di questi limiti. Abbiamo ascoltato moltissime vittime che ora hanno 50, 60, 70 e persino 83 anni. Vogliamo che le future vittime sappiano di avere per sempre con loro la forza del diritto penale, non importa per quanto tempo vivono. E vogliamo che i futuri predatori di bambini sappiano che devono sempre guardarsi alle spalle – indipendentemente da quanto tempo vivono.
In secondo luogo, chiediamo una legge della “finestra civile”, che consenta alle vittime più anziane di citare in giudizio la diocesi per il danno loro inflitto quando erano bambini. Abbiamo visto queste vittime; sono segnate per la vita. Molti di loro finiscono per diventare dipendenti, o squilibrati, o muoiono prima del tempo. La legge attualmente in vigore, alle vittime di abusi sessuali commessi su minori di età, dà dodici anni di tempo per agire in giudizio, una volta compiuti i 18 anni. Ma le vittime che hanno già superato i trent’anni sono soggette a una legge diversa; hanno solo due anni di tempo. Per le vittime in questa fascia di età, il breve periodo di due anni sarebbe scaduto negli anni ’90 o anche molto prima delle rivelazioni sugli abusi sessuali del clero. Pensiamo che ciò sia inaccettabile. Queste vittime hanno consumato il loro tempo per sporgere denuncia prima ancora di sapere che c’era un caso istruito; la chiesa stava ancora nascondendo con successo la propria complicità. La nostra proposta aprirebbe una limitata “finestra” offrendo loro la possibilità di essere ascoltati in tribunale. Tutto ciò che chiediamo è di restituire loro quei due anni.
Terzo, vogliamo un miglioramento della legge per la segnalazione obbligatoria degli abusi. Abbiamo visto dai registri diocesani che i funzionari ecclesiastici, decenni fa, insistevano sul fatto di non avere il dovere di riferire al governo una volta saputo degli abusi sui minori nelle loro parrocchie. Le nuove leggi rendono più difficile prendere simile posizione; ma noi vogliamo ancor di più. La legge penalizza la mancata segnalazione “continuata”, ma solo se l’abuso nei confronti del “bambino” è “attivo”. Non siamo sicuri di cosa significhi e non vogliamo alcun sotterfugio. Si metta in chiaro che il dovere di denunciare un aggressore di minori continua finché c’è motivo di credere che lo farà di nuovo, indipendentemente dal fatto che sia “attivo” in un determinato giorno e se possa scegliere un bambino diverso la prossima volta.
In quarto luogo, abbiamo bisogno di una legge sugli accordi di riservatezza. Sono diventati un argomento scottante negli ultimi mesi nei casi di molestie sessuali – ma risulta che la chiesa li abbia usati per lungo tempo. I registri citati contenevano un discreto numero di accordi di riservatezza, risalenti a decenni: pagamenti sigillati dal silenzio. Ci sono argomenti da entrambe le parti sull’opportunità o meno di usare questi accordi per garantire gli accordi legali. Ma non ci dovrebbe essere spazio per la discussione su un punto: nessun accordo di non divulgazione può o deve applicarsi alle indagini penali. Se l’oggetto di una causa civile riguarda anche attività criminali, allora un accordo di riservatezza non conferisce ad alcuna delle parti il diritto o l’obbligo di rifiutare la cooperazione con le forze dell’ordine. Tutti gli accordi futuri dovrebbero specificarlo a grandi lettere. E tutto ciò dovrebbe essere sancito da una legge. Riteniamo che queste proposte contribuiranno a far emergere e perseguire gli abusi sessuali su minori, e quindi è nel nostro dovere avanzarle. Ma ad essere onesti non è abbastanza. Non vogliamo solo che questo abusi siano puniti con sanzioni penali e civili. Vogliamo che non accadano più. Pensiamo che sia ragionevole aspettarsi che una delle grandi religioni del mondo, votata al benessere spirituale di oltre un miliardo di persone, trovi modi per organizzarsi in modo che i pastori smettano di predare il gregge. Se anche non avesse altra utilità, questo rapporto rimuove ogni dubbio sul fatto che l’incapacità di prevenire gli abusi sia stata un fallimento sistemico, un fallimento istituzionale. Ci sono cose che il governo può fare per aiutare in questo. Ma speriamo che ci sia anche una auto-riflessione all’interno della chiesa, e un profondo impegno a creare un ambiente più sicuro per i suoi figli.
PROFILI Questa sezione finale del rapporto è probabilmente la più importante. Contiene i profili di oltre 300 membri del clero, provenienti da tutte e sei le diocesi che abbiamo investigato. In confronto, le stime del numero di preti predatori identificati dal 2002 nell’arcidiocesi di Boston, Massachusetts, vanno da circa 150 a 250. Il rapporto della giuria dell’arcidiocesi di Philadelphia del 2005 ha identificato oltre 60 sacerdoti. Il rapporto di Altoona-Johnstown del 2016 menzionava circa 50 predatori sessuali. Crediamo che il nostro sia il più grande rapporto di una giuria nel suo genere fino ad oggi.
Ognuno dei profili è un resoconto di sintesi delle accuse di abuso nei confronti di singoli sacerdoti e della risposta fornita dalla chiesa a quelle accuse. I profili sono basati in gran parte sulla massa dei documenti interni consegnati dalle diocesi. In molti casi, abbiamo anche raccolto la testimonianza delle vittime. E, in più di dozzina di casi, i sacerdoti stessi sono comparsi davanti a noi. La maggior parte di loro ha ammesso ciò che aveva fatto.
Anche tra queste centinaia di storie odiose, alcune si sono distinte. Per esempio c’era il prete che ha violentato una bambina di sette anni – mentre stava andando a trovarla in ospedale dopo un intervento di tonsillectomia. O il prete che ha costretto un bambino di nove anni a fare sesso orale, poi gli ha sciacquato la bocca con l’acqua santa per purificarlo. O il ragazzo che era andato a bere del succo di frutta a casa del suo parroco, e si è svegliato la mattina dopo sanguinando dal retto, incapace di ricordare nulla dalla notte prima. O il prete, uno psicologo iscritto all’albo, che “trattava” un giovane parrocchiano con depressione ipnotizzandolo e facendolo spogliare. Un prete ammetteva di molestare i ragazzi, ma negava di aver avuto rapporti con due ragazze che erano state abusate; “Non hanno un pene”, ha spiegato. Un altro sacerdote, interrogato sugli abusi ai suoi parrocchiani, ha rifiutato di dare una risposta: “con la mia storia”, ha detto, “tutto è possibile”. Un altro prete alla fine ha deciso di dimettersi dopo anni di denunce di abusi sui minori, ma ha chiesto e ricevuto una lettera di referenze per il suo prossimo lavoro – a Walt Disney World.
Ci siamo imbattuti in un dossier in cui la diocesi ha ammesso candidamente che “questo è uno dei nostri peggiori” – ma naturalmente non ha detto a nessuno di lui. In realtà abbiamo trovato la stessa dichiarazione nei dossier di molti altri sacerdoti. Poi c’era quello con una semplice nota celebrativa: “cattivo abuso. [Vittima] ci ha citato in giudizio … abbiamo vinto”. E questa nota felice riguardava un caso in cui una bambina di sette anni era stata molestata da un sacerdote esterno alla diocesi.
Oltre a descrivere l’abuso e la sua gestione, ciascuno dei profili include anche un elenco, il più completo che potessimo fare, dei luoghi in cui il sacerdote ha esercitato il ministero nel corso della sua carriera. Ciò non significa che abbiamo ricevuto segnalazioni di abuso associate a ciascuno di questi incarichi. Ma la lista degli incarichi dovrebbe fornire ai parrocchiani il modo per capire se i sacerdoti che sono stati accusati di abusi in modo credibile abbiano mai prestato servizio nella loro zona.
Dobbiamo sottolineare che, pur essendo l’elenco dei sacerdoti molto lungo, non pensiamo di avere tutti i nomi. Siamo certi che molte vittime non si siano mai fatte avanti e che le diocesi non abbiano prodotto una documentazione scritta ogni volta che hanno sentito parlare di abusi. Inoltre, non è stato possibile tenere pienamente conto delle trasferte fuori dallo stato. Molti sacerdoti che prestarono servizio in Pennsylvania trascorsero parte della loro carriera in altre parti del paese. Se hanno abusato di bambini altrove, i rapporti potrebbero essere tornati ai dossier diocesani. Ma sospettiamo che molti non l’abbiano fatto. Sebbene questa parte della nostra relazione sia nei limiti del possibile esaustiva, non abbiamo nominato automaticamente ogni sacerdote menzionato nei documenti. Abbiamo ricevuto relazioni su oltre 400 sacerdoti delle diocesi. Alcuni di questi non sono menzionati qui perché le informazioni contenute nei documenti erano troppo scarse per fare una ragionevole descrizione dell’accaduto. In altre occasioni presentiamo un profilo in modo anonimo, perché il caso rivela molto sul comportamento della diocesi, ma nulla di significativo riguardo al sacerdote. E in numerosi altri casi, le prove contenute nel fascicolo erano chiare, ma la cattiva condotta fuoriusciva dallo scopo di questa indagine, che si concentra sui crimini di abuso sessuali su minori. Di conseguenza, non includiamo i file che coinvolgono rapporti sessuali tra sacerdoti e adulti, abuso di sostanze, o illeciti finanziari, a meno che questi non comprendano l’abuso di minori.
Molti dei sacerdoti qui citati sono morti. Abbiamo deciso che era cruciale includerli comunque, perché sospettiamo che molte delle loro vittime potrebbero essere ancora vive – incluse quelle non dichiarate che potrebbero aver pensato di essere le uniche. Queste vittime meritano di sapere che non erano sole. Che non era colpa loro.
Dobbiamo concludere con questa nota. Durante i nostri lavori, una delle vittime che già avevamo sentito ha cercato di uccidersi. Dal suo letto d’ospedale, ha chiesto una cosa: ci ha chiesto di finire il nostro lavoro e di dire al mondo cosa è successo veramente.
Sentiamo di avere un debito nei confronti di questa donna e delle molte altre vittime che si sono così esposte regalandoci le loro storie. Speriamo che con questo rapporto possiamo fare bene ciò che dobbiamo.
Nella sua prima messa a Santa Marta dopo la pausa estiva e in seguito ai recenti scandali emersi dalla testimonianza dell’ex nunzio Carlo Alberto Viganò, Bergoglio ha esortato al silenzio e alla preghiera. Dinanzi a chi provoca lo «scandalo» e la «divisione», dinanzi ai «cani selvaggi» che cercano la guerra e non la pace – afferma – non serve nient’altro. Solo silenzio e preghiera. «Davanti al Messia non c’erano persone – continua – ma una muta di cani selvaggi che lo cacciarono fuori dalla città. Non ragionavano, gridavano. Gesù taceva. Lo portarono sul ciglio del monte per buttarlo giù». Il Vangelo – dice Bergoglio – si conclude con queste parole: «Ma Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino». «Con il suo silenzio vince quella muta selvaggia e se ne va». Perché «La verità è mite, la verità è silenziosa, la verità non è rumorosa». E dunque «con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione», l’unica strada da percorrere è quella del «silenzio».
 – a cura di Elisabetta Frezza
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Gli scandali sessuali del clero conciliare e i cani selvaggi secondo Bergoglio

Papa Bergoglio, durante la celebrazione della messa conciliare nella cappella di Casa Santa Marta, si è così espresso: “Bisogna riflettere sul modo di agire nella vita quotidiana, quando ci sono dei malintesi e comprendere come il padre della menzogna, l’accusatore, il diavolo, agisce per distruggere l’unità di una famiglia, di un popolo”. Queste le parole di commento al Vangelo (Lc 4, 16-30) in cui Gesù, tornato a Nazareth, viene accolto con sospetto. “Non erano persone – ha continuato – erano una muta di cani selvaggi che lo cacciarono fuori dalla città. Non ragionavano, gridavano. Gesù taceva. Lo portarono sul ciglio del monte per buttarlo giù. Questo passo del Vangelo finisce così: “Ma Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. La dignità di Gesù: con il suo silenzio vince quella muta selvaggia e se ne va”.
Sebbene nel passo evangelico non vi sia Gesù che tace, tuttavia Bergoglio vuole passare il messaggio che lui voglia restare in silenzio “con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie”. Chi sono quelle persone che cercano soltanto lo scandalo, divisione e distruzione a cui fa riferimento il pontefice argentino? Si capisce, il papa è tornato indirettamente a riferirsi alle accuse dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò e a quanti hanno pubblicato e diffuso il suo scottante dossier in merito agli scandali sessuali del clero conciliare americano. Un dossier che ha smascherato e chiaramente messo in grande difficoltà le autorità vaticane inchiodate alle loro gravose responsabilità.
Ma il problema di Bergoglio non è il dossier, non sono gli scandali sessuali dei ripugnanti sacerdoti che hanno fatto strage di vittime innocenti, non è il peccato gravissimo che grida vendetta al cospetto di Dio. No. Per Bergoglio il problema è Viganò, e insieme a lui tutti quelli che hanno scoperchiato il vaso colmo di serpenti che si trova nella chiesa conciliare, portando allo scoperto le malefatte di un clero perverso; sono loro il problema del papa argentino e della lunga pletora di lecchini tirapiedi sempre pronti a sostenere ogni suo atto.
Del resto, nulla di nuovo. Coloro che intendono far emergere la verità, denunciando tutto quell'apparato di marciume che risiede nel codice genetico della nuova chiesa del Vaticano II, vengono sistematicamente additati come i cattivi, quelli che "cercano lo scandalo e la divisione". Per Bergoglio quelli che denunciano lo scandalo sono solo "cani selvaggi che non ragionano", mentre tace per chi invece lo scandalo l'ha commesso. Ecco servita la sua diabolica lezione: si deve denigrare e infangare chi denuncia e intende scuotere le anime dei fedeli, mentre dinnanzi al male si deve fare silenzio, occorre tacere, non creare scandalo, insabbiare.
Ciò che è tanto scandaloso – spiega il vescovo britannico Mons.R.N.Williamson - nell’attuale piaga dell’abuso da parte di ecclesiastici di adolescenti e ragazzi, è l’estensione dell’abuso, la copertura sistematica dell’abuso da parte di ecclesiastici di alto rango, e il rango di alcuni di loro che attiene fino al vertice della Chiesa. In effetti, lo scandalo è noto negli USA da decine di anni, ed è del tutto impossibile che non fosse di dominio pubblico anche a Roma. Da decine di anni, però, una rete di omosessuali ha un potere immenso all’interno della struttura e della gerarchia della Chiesa, al punto da esercitare un controllo di vasta portata a Roma sulla nomina dei vescovi, e nelle diocesi sulla scelta dei seminaristi. E’ sempre più difficile diventare vescovo o prete senza appartenere personalmente a tale rete”.
Sulle colonne di riscossacristiana.it Elisabetta Frezza e Andrea Maccabiani scrivono a proposito del dossier Viganò: “La lettura del memoriale di mons. Viganò lascia tutti annichiliti. Per quanto si immaginasse il degrado diffuso nelle strutture profonde della chiesa, la spaccatura del muro di omertà che lo ha sinora protetto dall’interno, d’improvviso mette a nudo volti, vicende e responsabilità, provoca un senso di nausea, di vertigine e insieme di sollievo. Questa banda di mostri ha preso tutto quello in cui abbiamo creduto, tutto quello che ci definisce nel profondo e lo ha lordato, e profanato in ogni modo possibile. Finalmente qualcuno lo grida senza remore, chiamando i chierici alla conversione e alla penitenza e mostrando al gregge smarrito che, anche tra i pastori, la fede forse da qualche parte sopravvive ancora”.
Ora è tutto alla luce del sole. Dal Concilio Vaticano II è nata una nuova chiesa per allearsi alle perversità di un mondo che ha rinnegato Dio: per cui il male è divenuto bene e il bene è divenuto male. Assistiamo, oggi chiaramente, ad una realtà davvero agghiacciante: la Chiesa infangata da un clero che asseconda ogni perversione e persegue il suo naturale obiettivo di aggredire chi rivendica verità, purezza e conversione.
Quali altri segreti, a questo punto, sono nascosti nella chiesa conciliare? Quali oscenità e sconcezze rimangono ancora oscurate e sotto silenzio?
Non facciamoci ingannare da chi fa del silenzio un'arma di corruzione, ma attingiamo agli insegnamenti dei santi, la cui fede è incorruttibile: come riporta il vaticanista Aldo Maria Valli (aldomariavalli.it) il grande papa San Gregorio Magno (540-604) ci ha lasciato proprio a proposito del tacere e del parlare un chiaro insegnamento: «Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire ciò ch’è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell’errore, così un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch’è giusto e, al dire di Cristo che è la verità, non attendono più alla custodia del gregge con amore di pastori, ma come mercenari»… «Cos’è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un voltar le spalle al nemico con il suo silenzio?». (Regola pastorale, Lib. 2, 4 PL 77, 30-31).


L'Alfiere

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