Francescani poco francescani: Medjugorje, la banca Hercegovačka e il ribellismo
di Marco Corvaglia
§ 1. Francescani e banchieri (grazie a Medjugorje)
Il ricercatore croato Vencel Čuljak, in una sua tesi di dottorato del 2014, intitolata Fenomen Međugorje kao svjetski brend i top destinacija vjerskog turizma («Il fenomeno di Medjugorje come brand di portata mondiale e destinazione di punta del turismo religioso»), ha calcolato che nel periodo 1981-2013 la chiesa parrocchiale di Medjugorje, retta dai francescani, abbia realizzato entrate totali per 290 milioni di euro [cfr. Vencel Čuljak: Međugorju se ne piše dobro, intervista a Vencel Čuljak pubblicata il 16 agosto 2014 dal sito 24sata.info].
Introiti di queste proporzioni spiegano il fatto che la Provincia francescana d'Erzegovina all'inizio degli anni Novanta fosse azionista e rappresentata nel consiglio di amministrazione di due banche (Hrvatska banka e Dubrovačka banka) [cfr. Tobias Greiff, Violent Places: Everyday Politics and Public Lives in Post-Dayton Bosnia and Herzegovina, Nomos Verlagsgesgellschaft, 2018, p. 123] e, nel 1997, sia stata addirittura tra i soci fondatori di un'altra: l'Hercegovačka banka.
Introiti di queste proporzioni spiegano il fatto che la Provincia francescana d'Erzegovina all'inizio degli anni Novanta fosse azionista e rappresentata nel consiglio di amministrazione di due banche (Hrvatska banka e Dubrovačka banka) [cfr. Tobias Greiff, Violent Places: Everyday Politics and Public Lives in Post-Dayton Bosnia and Herzegovina, Nomos Verlagsgesgellschaft, 2018, p. 123] e, nel 1997, sia stata addirittura tra i soci fondatori di un'altra: l'Hercegovačka banka.
Medjugorje è situata in Bosnia-Erzegovina, Paese (talvolta indicato semplicemente con il nome di Bosnia) in cui rientrano sia la Bosnia propriamente detta, a maggioranza musulmana, che l'Erzegovina, a maggioranza cattolica di origine croata (gli abitanti sono detti anche croato-bosniaci). Tra il 1991 e il 1995, nell'ex Jugoslavia, una sanguinosa guerra oppose tra di loro croati, bosniaci e serbi (questi ultimi tradizionalmente di religione ortodossa).
Come è noto, i francescani dell'Erzegovina, per motivazioni storico-religiose risalenti al secondo conflitto mondiale, sono vicini al nazionalismo croato. Anche certe scelte simboliche hanno la loro importanza: il sito internet ufficiale della parrocchia di Medjugorje (www.medjugorje.hr) ha il suffisso ".hr" della Croazia (Hrvatska) e non, come invece sarebbe naturale, quello ".ba", della Bosnia-Erzegovina (come se, in Italia, una parrocchia dell'Alto Adige decidesse di aprire un sito con il suffisso ".at" dell'Austria).
Ebbene, sul quotidiano britannico "The Guardian", il 6 aprile 2001, in un articolo intitolato Authorities seize 'corrupt' Bosnian bank [Le autorità pongono sotto sequestro una banca bosniaca "corrotta"], si legge:
Poliziotti col volto coperto, supportati da soldati della Stabilisation Force (S-For) della NATO, hanno posto oggi sotto sequestro una banca di Mostar, in Bosnia-Erzegovina [...].
Si ritiene che la banca sia la base finanziaria dell'ala bosniaca dell'Unione Democratica Croata (HDZ), che il mese scorso ha annunciato di avere il progetto di attuare una secessione dalla Federazione croato-musulmana e di fondare uno stato croato indipendente nel sud-ovest della Bosnia [...].
Soldati e poliziotti hanno anche preso possesso delle filiali della banca nelle città di Siroki Brijeg, Grude, Orasje, Tomislavgrad, Posusje e Medjugorje. [...]
I registri contabili attestano che l'Hercegovacka banka è stata fondata nel 1997 da diverse società private e dall'Ordine francescano, che controlla il santuario di Medjugorje, un'importante fonte di introiti economici, derivanti sia dai pellegrini che dalle donazioni dei croati che vivono all'estero.
[Authorities seize 'corrupt' Bosnian bank, "The Guardian", 6/4/2001]
Pochi giorni dopo, ci sono ulteriori sviluppi:
Durante il fine settimana, le forze di pacificazione della SFOR hanno sequestrato armi in diversi depositi militari con l'obiettivo di impedire che finiscano nelle mani dei soldati croato-bosniaci ammutinati. [...]
Il portavoce della SFOR, il maggiore Andrew Coxhead, ha detto che gli armamenti saranno portati in una località al centro della Bosnia per essere custoditi da truppe della SFOR e da soldati che rimangono fedeli alla Federazione croato-musulmana di Bosnia. [...] Si ha notizia di diversi disertori che passano all'HVO (la componente croata dell'esercito della Federazione di Bosnia). [...]
A Mostar, una banca che 11 giorni fa è stata posta sotto sequestro dalle truppe della SFOR rimane chiusa. La messa sotto sequestro della Hercegovacka banka è stata disposta dal comandante delle forze internazionali in Bosnia, Wolfgang Petritsch, in quanto essa stava finanziando illegalmente i leader separatisti croati.
[Ron Synovitz, Bosnia-Herzegovina: SFOR Seizes Croat Deserters' Weapons, RFE/RL, 17/4/2001]
Scrive in un suo saggio accademico il professor Hannes Grandits, docente di Storia del Sud-est europeo all'Università Humboldt di Berlino:
Fra Tomislav Pervan, già Provinciale dei Francescani d'Eregovina, e fra Ivan Ševan, un altro influente religioso, erano membri del consiglio di amministrazione della banca, insieme con i generali [dell'HVO] Ante Jelavić, Ljubo Ćesić-Rojs e Ivan Medić.
[Hannes Grandits, The Power of “Armchair” Politicians: Ethnic Loyalty and Political Factionalism among Herzegovinian Croats, in X. Bougarel, G. Duijzings, E. Helms (a cura di), The New Bosnian Mosaic. Identities, Memories and Moral Claims, Routledge, 2016, p. 113]
Il citato fra Tomislav Pervan è stato parroco di Medjugorje dal 1982 al 1988, Provinciale dei Francescani d'Erzegovina dal 1994 al 2001, e poi nuovamente a Medjugorje come viceparroco dal 2003 al 2013.
Nel maggio 2002 Wolfgang Petritsch, Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia-Erzegovina, dichiarava al settimanale croato "Globus":
Stiamo ricostruendo, passo dopo passo, migliaia di documenti per ottenere i dati riguardo a tutte le transazioni. Il lavoro procede molto lentamente perché i database sono stati distrutti. I dipendenti della Hercegovačka banka hanno cercato di cancellare tutti i dati, ma, come sapete, la moderna tecnologia degli hard disk dei computer è tale per cui questi dati non possono essere cancellati irreversibilmente.
La banca non ha più riaperto e nel 2012 è stata posta in liquidazione. Le procedure di liquidazione sono effettivamente iniziate nel 2014.
Marco Corvaglia
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