ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 17 settembre 2018

Ratione Vacante..



Ratione Vacante. Compendio critico



La questione Viganò e lo scandalo abusi stanno mettendo certamente in difficoltà l'attuale pontificato. Sarebbe però sbagliato focalizzarsi sui comportamenti, decisamente contrari alla morale cristiana, senza ricordare che il vero punto critico dell'era Bergoglio è quello dottrinale. Poiché ormai non si tratta più semplicemente di audaci interviste in aereo, ma di pronunciamenti magisteriali, l'amico Satiricus ha fatto un compendio dei punti problematici che emergono dai documenti. Chi volesse indicare altri punti critici, può farlo al link indicato. Sicuramente verrà aggiunta la questione della vita contemplativa. 



Ho voluto raccogliere in questa pagina un elenco delle posizioni del Magistero nell’era di Bergoglio, le più clamorose e sconvolgenti.

Ad esse il prossimo Sommo Pontefice dovrà porre rimedio ufficiale, ma da esse Satiricus si sente fin d’ora tenuto a discostarsi in quanto assurde e contrarie alla ragione umana.

Le ho messe in una pagina anziché in un articolo, in quanto è probabile che questo elenco chiederà continui aggiornamenti.

Esso non ha pretese di esaustività e completezza, mi limiterò a includervi gli esempi più alti ed eclatanti.

Sono ben accetti suggerimenti dai lettori, per la qual cosa potete usare il contact form sottostante.
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Amoris Laetitia

La lettera pastorale Amoris Laetitia al numero 298 sembra introdurre la possibilità della pratica sacramentale per le coppie irregolari. In ciò si appoggia ad una citazione tratta da Familiaris Consortio n°84, riletta alla luce di Gaudium et Spes n° 51.

Amoris laetitia n° 298

I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe. La Chiesa riconosce situazioni in cui «l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione».

Familiaris Consortio n° 84

La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio.

La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).

Gaudium et Spes n° 51

Il Concilio sa che spesso i coniugi, che vogliono condurre armoniosamente la loro vita coniugale, sono ostacolati da alcune condizioni della vita di oggi, e possono trovare circostanze nelle quali non si può aumentare, almeno per un certo tempo, il numero dei figli; non senza difficoltà allora si può conservare la pratica di un amore fedele e la piena comunità di vita. Là dove, infatti, è interrotta l’intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l’educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri.

Commento. La citazione di Familiaris Consortio è mutila di una parte essenziale alla comprensione della stessa e la rilettura fattane a partire da Gaudium et Spes è abusiva. Gaudium et Spes si riferisce a coppie regolari. Familiaris Consortio non indulge sulla continenza da ‘fratello e sorella’.

Conclusione. La posizione di Amoris Laetitia è infondata e scandalosa. Essa induce “in errore e confusione” (cfr. Familiaris Consortio, 84).

Mitis et Misericors Iesus

Nella Mitis et Misericors appare un elemento formale, sia pure secondario, gravissimo.

Mitis et Misericors Iesus art.14 §1

Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i cann. 1369-1373, si annoverano per esempio: quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici, ecc.

Commento. Il Diritto ha l’imperativo della precisione, l’uso di un “et cetera” non si può tollerare, tanto più che destinato al discernimento dei singoli Vescovi in un’epoca di degradante coesione tra i Pastori in materia di fede e costumi.

Conclusione. Torniamo a San Paolo: meglio non sposarsi. Per ora.

Mitis Iudex Dominus Iesus

Tale documento è stato accusato di introdurre il divorzio cattolico. In realtà, a fronte di molteplici accuse, l’ostacolo veramente insormontabile sembra dato dal n° 3 del Rescritto con cui il Papa espone alcuni criteri ermeneutici del documento stesso.

Rescritto del Santo Padre Francesco sul compimento e l’Osservanza della Nuova Legge del Processo Matrimoniale n° 3

Dinanzi alla Rota Romana non è ammesso il ricorso per la N.C. P. (Nova Causae Propositio), dopo che una delle parti ha contratto un nuovo matrimonio canonico, a meno che consti manifestamente dell’ingiustizia della decisione.

Commento (lo riprendo sic et simpliciter dalle parole di Guido Ferro Canale).

“[Secondo “Mitis Iudex”] la nuova unione è meritevole di tutela in sé stessa, senza neanche un riferimento all’eventuale buona fede dei suoi contraenti. Al punto di precludere l’accertamento della verità su quella precedente. E nonostante il potenziale carattere peccaminoso. Non è mai lecito compiere un’azione se si dubita che sia peccato, altrimenti l’accettazione del rischio equivale a commettere proprio il peccato che si teme sussista (perfino se di fatto non sussistesse: è il vero senso della regola per cui non bisogna mai agire contro la propria coscienza). Eppure, qui o si afferma il contrario, o si offre un modo nuovo di risolvere il dubbio.
Però, questa sorta di regola per cui “nel dubbio, si sta per le nuove nozze” equivale a negare o la dipendenza del secondo matrimonio dal primo, oppure, che è lo stesso, l’indissolubilità di questo. Di fatto, in effetti, si finisce per dire che la sentenza di nullità – se vi si aggiunge il nuovo matrimonio – non ha più efficacia dichiarativa, o di mero accertamento, ma costitutiva: rende nullo ciò che non lo era. Perché è passibile di revisione solo nei casi in cui lo sarebbe il giudicato, che “facit de albo nigrum, aequat quadrata rotundis et falsum mutat in verum”.
All’apparire del “Mitis iudex”, da più parti si è gridato al “divorzio cattolico”. Si tratta di un giudizio che non condivido, criticando, semmai, l’impostazione del giudizio di nullità come terapia per coppie in crisi e/o situazioni irregolari.
Ma ora, poco importa se in modo obliquo e per vie traverse, questa nuova logica è sfociata nell’esito da tanti auspicato e da tanti altri temuto: il nuovo matrimonio canonico, seppur indirettamente e non in tutti i casi, scioglie il precedente. Signore e signori, ecco a voi il divorzio cattolico.

Conclusione. Mitis Iudex colpisce il Sacramento, seppur in modo latente ed obliquo. Esso è una regressione al legalismo dei sepolcri imbiancati. Gesù non vuole.


Gaudete et Exultate

Gaudete et exultate si distingue per l’uso sistematico di citazioni contraffatte. Non le riportiamo tutte, ma vi indirizzo ad un articolo esaustivo.

Una esortazione, tante citazioni sbagliate (non a caso) di Luisella Scrosati per La Nuova Bussola Quotidiana (qui di seguito l’incipit).

Come era già accaduto con Amoris Laetitia per san Tommaso, anche nell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate (GE), presentata lunedì, si devono purtroppo riscontrare alcune citazioni “creative” per sostenere affermazioni e tesi altrimenti senza agganci con la tradizione. Cominciamo dal paragrafo 49, dove addirittura si deve segnalare una tripletta…

Commento. San Tommaso, San Bonaventura, Sant’Agostino e il Catechismo citati in modo parziale ed erroneo a sostegno di tesi spirituali traballanti.

Conclusione. Un testo perfido e subdolo, da studiare criticamente prima ancora di leggero o – peggio – viverlo.

Catechismo della Chiesa Cattolica

Modifica dell’articolo n°2267 sulla Pena di morte 

La modifica è per sé sconvolgente e tocca un insegnamento bimillenario che interseca tanto la Legge Naturale (legittima difesa) quanto la Legge Salvifica (principio di espiazione); il suo punto di forza argomentativo sembrerebbe la citazione di Evangelium Vitae, n° 9. Possiamo condividerlo?

Lettera ai Vescovi circa la nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte

[…] Questo sviluppo poggia principalmente sulla coscienza sempre più chiara nella Chiesa del rispetto dovuto ad ogni vita umana. In questa linea affermava Giovanni Paolo II: «Neppure l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante» […].

Evangelium Vitae, n°9

[…] Dio, tuttavia, sempre misericordioso anche quando punisce, «impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato» (Gn 4, 15): gli dà, dunque, un contrassegno, che ha lo scopo non di condannarlo all’esecrazione degli altri uomini, ma di proteggerlo e difenderlo da quanti vorranno ucciderlo fosse anche per vendicare la morte di Abele. Neppure l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante. Ed è proprio qui che si manifesta il paradossale mistero della misericordiosa giustizia di Dio, come scrive sant’Ambrogio: «Poiché era stato commesso un fratricidio, cioè il più grande dei crimini, nel momento in cui si introdusse il peccato, subito dovette essere estesa la legge della misericordia divina; perché, se il castigo avesse colpito immediatamente il colpevole, non accadesse che gli uomini, nel punire, non usassero alcuna tolleranza né mitezza, ma consegnassero immediatamente al castigo i colpevoli. (…) Dio respinse Caino dal suo cospetto e, rinnegato dai suoi genitori, lo relegò come nell’esilio di una abitazione separata, per il fatto che era passato dall’umana mitezza alla ferocia belluina. Tuttavia Dio non volle punire l’omicida con un omicidio, poiché vuole il pentimento del peccatore più che la sua morte» […].

Commento. Tale citazione si riferisce della dignità personale, mentre la legittimità della pensa di morte, che non mette in questione quella, tiene conto piuttosto della dignità morale. Inoltre EV9 tratta della Misericordia divina (piano della Teologia) e non dell’agire sociale (piano dell’Etica).

Conclusione. La modifica manca di evidenza propria; non è accompagnata da argomentazione valida; cita strumentalmente confondendo sia l’uso dei termini specifici sia il piano del ragionamento. Questa correzione fa pena: a morte!
http://campariedemaistre.blogspot.com/2018/09/ratione-vacante-compendio-critico.html

Dottori di serie B?




Ricorre oggi il dies natalis di Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179). Il Martirologio Romano la ricorda con queste parole:
Nel monastero di Rupertsberg vicino a Bingen nell’Assia, in Germania, santa Ildegarda, vergine, che, esperta di scienze naturali, medicina e di musica, espose e descrisse piamente in alcuni libri le mistiche contemplazioni, di cui aveva avuto esperienza.
Il Martirologio (l’ultima edizione è stata pubblicata nel 2004) dunque la considerava già come santa della Chiesa universale (i santi e i beati, il cui culto è circoscritto a una diocesi o a una famiglia religiosa, vengono indicati nel Martirologio con un asterisco). Nonostante ciò, siccome i processi di canonizzazione di Ildegarda non si erano mai ufficialmente conclusi, il 10 maggio 2012 Benedetto XVI, procedeva alla cosiddetta “canonizzazione equipollente”, con la quale estendeva in via definitiva a tutta la Chiesa il culto liturgico della santa (si veda in proposito la prolusione allo Studium del Card. Angelo Amato). Il 7 ottobre successivo il medesimo Pontefice proclamava Ildegarda dottore della Chiesa (lettera apostolica), insieme col sacerdote spagnolo Giovanni d’Avila (lettera apostolica).

Fino a quella data tutti e 33 i dottori della Chiesa — 30 uomini e 3 donne (Caterina da Siena, Teresa d’Avila e Teresa di Lisieux) — erano iscritti nel calendario romano generale, e se ne poteva (o doveva) perciò celebrare la memoria liturgica (18 memorie obbligatorie e 14 memorie facoltative). Degli ultimi 3 dottori della Chiesa (a Ildegarda di Bingen e a Giovanni d’Avila va aggiunto Gregorio di Narek dichiarato dottore da Papa Francesco il 12 aprile 2015: lettera apostolica) nessuno è stato ancora iscritto nel calendario liturgico. Perché? Incominciamo ad avere dottori di serie A e dottori di serie B? Eppure, non sarebbe molto difficile rimediare alla dimenticanza: è sufficiente un brevissimo decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, con cui si stabilisca che vengono introdotte nel calendario romano generale le seguenti memorie facoltative: 
  • 27 febbraio, San Gregorio di Narek, monaco e dottore della Chiesa
  • 10 maggio, San Giovanni d’Avila, sacerdote e dottore della Chiesa
  • 17 settembre, Sant’Ildegarda di Bingen, vergine e dottore della Chiesa.


E in allegato si aggiunga il testo delle rispettive orazioni.

E giacché ci siamo, visto che ormai sono quattro le donne a cui è stato riconosciuto il titolo di “dottore” (doctor) della Chiesa, non sarebbe il caso di attribuire loro il piú corretto “dottrice” (doctrix Ecclesiae)? In italiano il termine non esiste (il femminile di “dottore” è “dottoressa”); ma in latino, sí (si veda il Forcellini o il Lewis-Short), e non si vede perché non si debba usarlo. In italiano, ci farà un po’ sorridere all’inizio, ma, una volta abituati, diventerà la cosa piú ovvia parlare di una santa dottrice della Chiesa. Non è una questione di moda, ma di correttezza grammaticale. E di rispetto per le donne.
Q
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Descrivere il denunciante Viganò come un tradizionalista anti-gay non passerà


Il tentativo dei media bergogliani di sinistra "di scrivere che il denunciante arcivescovo Viganò è un tradizionalista anti-gay non passerà", ha commentato il Murdoch New York Post il 15 settembre.


Al contrario, la stampa oligarchica elogia il cardinale di New York Dolan che ha detto alla CNN: “Non penso dobbiamo prendere sul serio le accuse dell'arcivescovo Viganò" [anche se sono molto serie].

Dolan sapeva delle molestie di McCarrick da decenni ma è rimasto in silenzio perché è come la maggior parte dei vescovi di oggi: lottano per fare carriera ma non per la Verità.

#newsRfiuowyfvu

Che sacrilegio la Discarica di San Francesco

Vecchie glorie dell'ateismo si produrranno in un happening nichilista ad Assisi. Ma non c'entrano nulla con lo spirito francescano

Foto Wikipedia


San Francesco, oggi apre ad Assisi la Discarica di Francesco. Io sono contrario alla raccolta differenziata e dunque favorevole alle discariche ma questa era meglio farla altrove, in una città meno importante dal punto di vista artistico e spirituale. E poi perché intitolarla a te? A te bisogna intitolare chiese, non discariche. Comunque, oggi apre ad Assisi la Discarica di Francesco. A dire la verità il suo organizzatore, cardinal Ravasi, si ostina a chiamarla cortile, Cortile di Francesco, però i materiali raccolti non giustificano tale termine: solo un sacrilego getterebbe rifiuti nel cortile dell’Alter Christus.
Purtroppo i materiali raccolti fanno proprio pensare a una discarica. Ad esempio le opere di Michelangelo Pistoletto, lo straccivendolo dell’arte contemporanea. Tu forse sei rimasto a Giotto e allora sappi che questo artista è diventato famoso nel 1967 con un’installazione intitolata appunto “Venere degli stracci”: un mucchio di cenci che sembrava da discarica già allora, figuriamoci quante tarme dopo mezzo secolo, ormai ci vuole l’inceneritore. In un libro di Mauro Covacich leggo che l’arte di Pistoletto è fatta di ironia e irriverenza. Quanto di meno francescano: tu sei per la serietà e la riverenza. Ma Ravasi non ti imita, ti usa, e dunque ad Assisi invita Pistoletto che insieme a una vecchia gloria dell’ateismo, Oliviero Toscani, si produrrà in un happening nichilista, stavolta a base di pietre e non di stracci, sempre roba buttata per terra. San Francesco, tu ci sarai ancora quando questa spazzatura intellettuale anni Sessanta sarà definitivamente marcita: vorrei esserci anch’io, te ne prego.



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