ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 1 ottobre 2018

Chiesa Cattolica come la Pepsi Cola

DISPACCI DALLA CINA. I COMMENTATORI: CI HA GUADAGNATO PECHINO, PIÙ CHE LA CHIESA. E IL CONCILIO VATICANO II?


Naturalmente i dispacci del M° Aurelio Porfiri oggi si incentrano tutti sulla notizia dell’accordo segreto siglato dalla Santa Sede e dal governo di Pechino e relativo alla scelta e alla nomina dei vescovi nel grande Paese. Una serie di riflessioni certamente interessanti che forniscono ampia materia per esaminare questo argomento importantissimo. E vorremmo fare una piccola premessa. Riguarda il Decreto Conciliare Christus Dominus, un decreto del Concilio Vaticano II sull’ufficio pastorale dei vescovi. Venne approvato con 2319 voti favorevoli e 2 contrari dai vescovi riuniti in Concilio e fu promulgato dal papa Paolo VI il 28 ottobre 1965.Il numero 20 della Christus Dominus – sul ministero dei Vescovi afferma: Per difendere debitamente la libertà della Chiesa e per promuovere sempre più adeguatamente e speditamente il bene dei fedeli, questo santo Concilio fa voti che, per l’avvenire, alle autorità civili non siano più concessi diritti o privilegi di elezione, nomina, presentazione o designazione all’ufficio episcopale. A quelle autorità civili poi che ora, in virtù di una convenzione o di una consuetudine, godono dei suddetti diritti o privilegi, questo Sinodo, mentre esprime riconoscenza e sincero apprezzamento per l’ossequio da loro dimostrato verso la Chiesa, rivolge viva preghiera, affinché, previe intese con la santa Sede, ad essi vogliano spontaneamente rinunziare”. A occhio mi sembra che tutto questo contrasti con l’accordino appena siglato. 

Il Messaggio di Papa Francesco ai cattolici cinesi
La Sala Stampa Vaticana ha diffuso un “Messaggio di Papa Francesco ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale”. Ho commentato questo messaggio sulla “Nuova Bussola Quotidiana” ma ne faccio qualche accenno anche qui. Certo, bella l’ammirazione per la cultura cinese e per il popolo cinese. Giusto il ricordo delle sofferenze del popolo cinese, anche se la parola “comunista” non appare mai: “Vi assicuro che il Signore, proprio attraverso il crogiuolo delle prove, non manca mai di colmarci delle sue consolazioni e di prepararci a una gioia più grande. Con il Salmo 126 siamo più che certi che «chi semina nelle lacrime, mieterà nella gioia» (v. 5)!”.
Il tono ottimistico sull’interlocutore purtroppo vizia il documento: “Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per una terra sconosciuta che doveva ricevere in eredità, senza conoscere il cammino che gli si apriva dinnanzi. Se Abramo avesse preteso condizioni, sociali e politiche, ideali prima di uscire dalla sua terra, forse non sarebbe mai partito. Egli, invece, si è fidato di Dio, e sulla sua Parola ha lasciato la propria casa e le proprie sicurezze. Non furono dunque i cambiamenti storici a permettergli di confidare in Dio, ma fu la sua fede pura a provocare un cambiamento nella storia. La fede, infatti, è «fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio» (Eb 11,1-2)”.
Ma un conto è il pericolo ignoto, un conto il pericolo quello fin troppo noto e incombente… Non incolpiamo la Cina. Come vedrete io non uso mai termini forti contro il governo cinese, loro compiono bene il loro ruolo. Il problema sono le false illusioni dalla nostra parte. Un altro esempio: “Sul piano civile e politico, i Cattolici cinesi siano buoni cittadini, amino pienamente la loro Patria e servano il proprio Paese con impegno e onestà, secondo le proprie capacità. Sul piano etico, siano consapevoli che molti concittadini si attendono da loro una misura più alta nel servizio al bene comune e allo sviluppo armonioso dell’intera società. In particolare, i Cattolici sappiano offrire quel contributo profetico e costruttivo che essi traggono dalla propria fede nel regno di Dio. Ciò può richiedere a loro anche la fatica di dire una parola critica, non per sterile contrapposizione ma allo scopo di edificare una società più giusta, più umana e più rispettosa della dignità di ogni persona”. E la consapevolezza, aggiungo io, che quella “parola critica” potrebbe portarli diritti in galera.

La famosa firma
A seguito della firma per l’accordo fra Vaticano e Cina, ho avuto un’impressione, cioè che questo traguardo non abbia veramente soddisfatto le rispettive opinioni pubbliche (in entrambi i casi non così indipendenti nel poter dire la loro). A parte i toni enfatici di alcuni, si capisce che un accordo di cui non si conoscono i contorni, da una parte lascia campo libero al governo cinese ma dall’altra può dare l’impressione che ora il Vaticano possa avere un qualche potere, e ricreare il timore delle sempre temute “infiltrazioni straniere”. Per chi conosce la gerarchia politica della Cina di oggi, che non ha remore ad invadere ogni campo della cultura e della società per poter esercitare un controllo serrato, non c’è dubbio che non sarà la Cina a perderci. Come ho sempre detto, la Cina si comporta come ci si aspetta da lei, ne più ne meno. Conoscendo la loro capacità di negoziazione, si saranno certamente assicurati che l’influenza del Vaticano sarà innocua. Tutto il resto, sarà materiale per ammansire i media di regime, da una parte e dall’altra.

Chiesa Cattolica come la Pepsi Cola
Interessante commento di Alex Lo sul South China Morning Post del 23 settembre.
Il noto editorialista ha tra l’altro scritto: “Roma guarda al futuro. Il declino del cattolicesimo in Occidente sembra irreversibile. Sia il secolarismo che il declino dei tassi di natalità in Europa hanno funzionato contro la sua diffusione nel mondo occidentale. Gli abusi sessuali e istituzionalizzati diffusi dal clero e le loro coperture successive sono l’ultimo chiodo nella bara. L’unica crescita significativa nel cattolicesimo è stata in Africa e in Cina. Tra il 1980 e il 2012, le popolazioni cattoliche sono cresciute di un incredibile 238% in Africa, il 115% in Asia, ma solo il 6% in Europa, secondo uno studio della Georgetown University. Il numero di parrocchie è più che raddoppiato in Africa e in Asia, ma è diminuito del 12% in Europa. Ma la crescita del cattolicesimo in Cina si è arrestata a circa 12 milioni all’inizio di questo decennio e da allora è diminuita. Nel frattempo, le sette protestanti di gran lunga più decentralizzate stanno andando sempre più rafforzandosi con alcune stime che mettono il loro numero a 60 milioni. Il cattolicesimo è Microsoft Internet Explorer rispetto al protestantesimo come Google Chrome o Pepsi a Coca-Cola. Sono un grande fan di Papa Francesco come qualsiasi cattolico. Ma è difficile pensare che tali considerazioni non siano al primo posto nella sua mente” (mia traduzione). Certo, il declino della Chiesa Cattolica è inarrestabile e forse le ragioni esterne sono una causa, ma non la principale. Come avvisava Paolo VI, all’interno della Chiesa esiste da decenni un processo di demolizione di se stessa.

Se il Cristianesimo viene da fuori, da dove viene il marxismo?
In un articolo sul “Wall Street Journal” William McGurn, un tempo nell’amministrazione Bush, riflette sulla paura della Cina per le infiltrazioni straniere, come quella del Cristianesimo. Ma, si chiede l’autore, e non è un infiltrazione straniera anche il marxismo? Leggiamo un passaggio nella mia traduzione: “Dopo la firma di sabato dell’”accordo provvisorio”, molti si sono giustamente domandati se il papa Francesco avesse dato via il business, permettendo effettivamente al Partito Comunista di decidere chi può essere un vescovo cattolico in Cina. Come è stato scritto in un editoriale del “Journal”, immaginate se Donald Trump dovesse chiedere una cosa simile sulla nomina dei vescovi cattolici in America. Non conosciamo il danno totale dell’affare perché il testo non è stato pubblicato e probabilmente non lo sarà mai. Ma riflette una priorità più grande che il presidente cinese Xi Jinping ha spinto in questi ultimi anni. Questa è la sua campagna per “Sinicizzare” tutte le religioni in Cina, mantenendole non infettate da idee o valori occidentali. Invece, devono infondere esse stesse “caratteristiche cinesi”, la più importante delle quali è la lealtà al Partito comunista. Da qui la nuova esplosione di oppressione religiosa, rivolta non solo ai cattolici ma anche a altri cristiani, buddisti tibetani, musulmani uiguri e altri. Da qui, anche, la decisione di Pechino di mettere tutte le religioni sotto l’autorità del Dipartimento del Fronte Unito, un organo del partito. Ma ecco il problema: se ciò di cui la Cina ha veramente bisogno è una purga di cattive idee occidentali, il signor Xi potrebbe essere più vicino a casa. Perché nessuna importazione occidentale è stata peggiore per la Cina dell’idea su cui poggia l’autorità del signor Xi: il comunismo. Il comunismo era una creazione europea, nata da un’idea di Karl Marx e Friedrich Engels. La sua prima grande esportazione fu verso l’est, verso la Russia, con Lenin che arrivò nel 1917 con un vagone ferroviario sigillato a San Pietroburgo, consumato dalle rivolte per il cibo e dall’abdicazione dello zar. Come diceva Churchill, la Germania contrabbandò il comunismo in Russia come un “bacillo della peste”. Anche se la mitologia di Pechino sostiene che la sua versione del comunismo è più organicamente cinese, anche questo è arrivata in Cina come un’importazione. Sebbene Mao Zedong avesse le sue differenze con i sovietici sull’ortodossia marxista (specialmente per quanto riguarda i contadini) e alla fine si separò da loro, questa considerazione non cambia le origini del comunismo cinese come una nuova forma di colonialismo occidentale, questa riflettendo le priorità di Mosca”. E non fa una piega.

Un’osservazione del Cardinale Zen
Nel suo libro recente uscito, “Per amore del mio popolo non tacerò”  il Cardinale Joseph Zen fa una osservazione importante. Verso la fine del libro ecco cosa scrive: “I signori del Vaticano non dicono che lo scopo di aver un accordo è di favorire l’evangelizzazione della grande nazione? Si ricordino che il potere comunista non è eterno! Se oggi vanno dietro il regime, domani la nostra Chiesa non sarà benvenuta per la ricostruzione della nuova Cina. In questo momento tutto il mondo vede un terribile peggioramento per la libertà religiosa in Cina. C’è da sperare qualche guadagno nel venire a patti con questo governo? Quando dico che è quasi come sperare che San Giuseppe possa ottenere qualcosa da un dialogo con Erode, non è una battuta”. Questo sguardo al futuro è importante. Ricordiamoci che le forme di governo possono cambiare, evolvere. Cosa succederà se la Chiesa verrà vista come collaborazionista, arrendevole, con un potere autoritario decaduto? Certo la Chiesa deve dialogare con tutti, ma sempre distinguendosi da quelle mentalità o ideologie che sono in chiara contrapposizione con i suoi insegnamenti.

I sogni e la realtà
In un articolo di Pierre Haski riproposto da “Internazionale” viene lucidamente osservata la situazione causata dall’accordo del 22 settembre:  “Nella chiesa sotterranea, i fedeli più anziani che hanno patito enormi sofferenze saranno visceralmente contrari alla riconciliazione, come ammette un conoscitore della realtà dei cattolici clandestini. Il papa sa di deluderli e nella sua lettera se ne scusa, ma cerca di pensare al futuro a medio e lungo termine in un paese cruciale del mondo. Il rischio, per il papa, è dato dal fatto che l’accordo arriva in un momento in cui la politica religiosa del governo cinese è restrittiva come non lo era mai stata negli ultimi trent’anni. Pechino si prepara a vietare la pubblicazione di immagini religiose online e a forzare la sinicizzazione dei culti. Se il partito comunista utilizzerà questo accordo per rafforzare il suo controllo sui cattolici, i detrattori del papa avranno avuto ragione. Per questo siamo davanti a una vera scommessa, politica quanto religiosa, di papa Francesco”. Penso che l’autore dell’articolo veda chiaramente quello che c’è in gioco. E molti, che conoscono da dentro la Cina, pensano che sia una scommessa persa in partenza. Ovviamente, anche se a viste umane non possiamo far finta di non vedere la realtà, auguriamoci che abbia ragione il Papa.

Qualcosa è cambiato…
 Mi ha fatto piacere leggere che alcuni cattolici dalla Cina popolare avrebbero dichiarato di essere contrariati per gli attacchi al Papa per aver firmato l’accordo. Ora ci sono due commenti che vorrei fare. Il primo è che si è criticato l’accordo con alcune ragioni, questo non vuol dire attaccare il Papa. Il Codice di Diritto Canonico riconosce ai fedeli il diritto di fare osservazioni se fatte per il bene della Chiesa. Come si da ad alcuni il diritto di suonare tromba e tamburo in onore della decisione presa, si dia anche ad altri il diritto di dissentire in decisioni che non toccano la sostanza della fede. Poi, vista l’estrema censura verso la stampa, specialmente quella non favorevole al regime, mi sorprende ora che i Cattolici cinesi (Cina popolare) siano informati così approfonditamente sulle beghe intra ed extra vaticane. Significa che siti come “AsiaNews” e molti altri, un tempo bloccati, sono ora liberamente consultabili? Se fosse così, qualcosa sarebbe veramente cambiato. Se fosse così, naturalmente.
…ma forse no
Sul website della Chiesa patrottica cinese il 23 settembre è apparso un comunicato in risposta alla firma dell’accordo provvisorio. L’ho trovato in una versione inglese su anglican.ink  e mi auguro la traduzione non sia fedele. Lo metto sotto in una mia traduzione italiana e aggiungo alcune enfasi a commento: “La Chiesa cattolica cinese ama profondamente la sua madrepatria. Aderiamo alla magnifica tradizione del patriottismo e dell’amore per la religione. Aderiamo al principio della Chiesa indipendente e autonoma. Manterremo il corso della sinificazione. Aderiamo alla voce dell’adattamento alla società socialista e, sotto la guida del Partito Comunista Cinese, lavoreremo con persone di tutte le nazionalità del paese per realizzare la grandezza della nazione cinese e continueremo ad agire senza sosta nei nostri sforzi per rilanciare il sogno cinese.
La Chiesa cattolica cinese condivide le stesse credenze con le Chiese cattoliche del mondo. Siamo disposti a svolgere scambi amichevoli con altre chiese cattoliche sulla base dell’indipendenza, del rispetto reciproco, dell’uguaglianza e dell’amicizia e per migliorare la comprensione. Speriamo sinceramente che le relazioni Cina-Vaticano continueranno a migliorare”. Ripeto, spero la traduzione dal cinese all’inglese non sia buona.
Marco Tosatti
1 ottobre 2018 Pubblicato da  6 Commenti --

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