S'avanza il partito dei vescovi, ma sembra il Pd
Da settimane si fanno sempre più insistenti le voci di un tentativo di unire diverse associazioni cattoliche impegnate nel sociale per costituire una nuova formazione politica. Il cardinale Bassetti parla di partire con un forum di associazioni. Di sicuro c'è il programma: più Europa, più immigrati. Un film già visto e destinato al fallimento. Ma negli esempi proposti da Bassetti - Sturzo, De Gasperi, La Pira - si svelano le contraddizioni dei vescovi.
Il Consiglio permanente della CEI
Dopo il dissolvimento della Democrazia Cristiana, la voglia di un partito cattolico non si è mai spenta, ma ha sempre dovuto fare i conti con l’impossibilità di un progetto del genere. Eppure negli ultimi giorni, la voglia è diventata frenesia e si dà ormai per certo che i vescovi italiani e la Segreteria di Stato stiano lavorando sottotraccia per incoraggiare alcuni laici a prendere decisamente l’iniziativa. Ne hanno parlato i principali giornali; lo ha invocato il vescovo emerito di Prato, Gastone Simoni, che sostiene l’associazione “Insieme”; è la prospettiva del convegno tenutosi sabato 8 dicembre a Roma, cui hanno partecipato, oltre a “Insieme”, la Comunità di Sant’Egidio, l’Istituto don Luigi Sturzo e alcuni intellettuali, la maggior parte dei quali trova spazio sul quotidiano dei vescovi Avvenire; è ciò che lasciano intendere le parole del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ieri proprio ad Avvenire ha rilasciato un’intervista.
D’improvviso dunque, le gerarchie ecclesiastiche si buttano alle spalle la promessa di non fare i vescovi-pilota – cosa peraltro a cui nessuno ha mai creduto perché sempre smentita dai fatti -, ma anche le parole di papa Francesco che nel 2015 diceva che «i cattolici devono fare politica, ma un partito non serve».
Come mai questo repentino cambiamento? È chiaro che un progetto del genere è concepito come un tentativo di fermare l’ascesa della Lega, cui pure una parte del mondo cattolico guarda con simpatia e che ha eletto al Senato nelle sue fila Simone Pillon, tra gli organizzatori dei Family Day. Insomma, un’altra operazione di vertice che si candida a bissare la tragica esperienza del Convegno di Todi (ottobre 2011), quando fu sancita la presa di distanza dal governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi e si posero le basi per lo sciagurato sostegno a Mario Monti. Allora a far problema era la questione morale - soprattutto morale privata - di Berlusconi, oggi la chiusura verso gli immigrati e le critiche all’Europa di Matteo Salvini.
Infatti, da tutti i discorsi di queste settimane si capisce che il programma che i vescovi intendono è in sintesi “più Europa, più immigrati”; in generale ricalca il programma del Pd renziano, depurato dai suoi estremi libertari. Vale a dire che, semmai un partito prenda davvero forma, Matteo Renzi ne sarebbe il leader ideale, oppure in alternativa potrebbe essere una aggregazione d’appoggio al partito che Renzi deciderà di guidare, sia esso il Pd o una nuova formazione.
In effetti il cardinale Bassetti non parla apertamente di un partito, ma in prima battuta di un forum che metta assieme tutte le associazioni e iniziative di cattolici che già si muovono in tutta Italia sul fronte della solidarietà sociale. Lo ha spiegato nell’intervista ad Avvenire, ma l’aveva già detto in un’altra intervista al Quotidiano Nazionale lo scorso giugno.
Aldilà dei contenuti di questo impegno politico - contenuti critici su cui avremo modo di tornarci - è interessante soffermarsi su un aspetto delle affermazioni del cardinale Bassetti. Citando la necessità per i cattolici di gettarsi nella politica, Bassetti pone tre personaggi come modelli da seguire per i cattolici in politica: don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira.
Allora, le possibilità sono due: o il presidente dei vescovi italiani non conosce bene i personaggi in questione oppure ci dice che a qualificare la presenza dei cattolici in politica è la tensione alla santità (visto che tutti e tre sono avviati verso la causa di beatificazione) e non il programma politico. La Pira è infatti agli antipodi degli altri due nella concezione dell’impegno politico, nella visione internazionale, nel ruolo del partito, nell’approccio all’economia. Se i primi due sono fondatori di un partito, La Pira non ha mai voluto neanche prendere la tessera della Dc: è sempre stato eletto come indipendente perché «la mia unica tessera è il battesimo». La Pira era inoltre al fianco di Amintore Fanfani, quando questi chiuse l’era De Gasperi e voltò pagina conquistando la segreteria Dc nel 1954. Sempre nel 1954 fece storia lo scontro pubblico tra Sturzo e La Pira sull’intervento dello Stato nell’economia: assolutamente liberale il primo, sostenitore dell’intervento pubblico per rimettere in sesto le aziende il secondo. E si potrebbe continuare per molto ancora.
Questo vuol dire che la tensione alla santità e la fedeltà alla Chiesa si sposano in politica anche con posizioni diverse su argomenti che sono opinabili. O meglio, si possono sostenere proposte politiche anche contrapposte per raggiungere il fine del bene della persona e della società. Tornando allo scontro del 1954 sia Sturzo che La Pira avevano come obiettivo il bene della popolazione e dei lavoratori; solo che l’allora sindaco di Firenze, alle prese con una forte disoccupazione e la chiusura di alcune grosse industrie, chiedeva un intervento statale per salvare le fabbriche e il lavoro; il fondatore del Partito Popolare credeva invece che un intervento dello Stato alla lunga avrebbe penalizzato l’impresa privata, l’unica che poteva creare posti di lavoro veri, e la libertà di tutti.
Dunque, i modelli portati ad esempio dal cardinale Bassetti – e chissà se se ne rende conto - contraddicono l’attuale tendenza delle gerarchie ecclesiastiche che invece pretendono la totale uniformità su materie opinabili mentre non hanno molto da dire se si va in ordine sparso su temi una volta definiti princìpi non negoziabili. Non è un caso, ad esempio, che al centro delle manovre per un nuovo partito ci sia la Comunità di Sant’Egidio, che ha sempre fatto della battaglia contro la pena di morte una bandiera ma non si ricorda abbia mai alzato la voce contro l’aborto, la fecondazione artificiale, il divorzio, le unioni gay, e così via.
Così ad esempio si pretende che sull’immigrazione, anche in barba alla Dottrina sociale della Chiesa, si pratichi un’accoglienza senza controlli e senza fare distinzioni, e guai a chi pone una obiezione. Anzi, chi non è d’accordo non provi neanche a fare il presepio, come in questi giorni tanti preti e vescovi hanno imparato a ripetere. Puro isterismo ideologico.
Con queste premesse, pare chiaro che il progetto di un nuovo partito – che sarebbe dei vescovi più che dei cattolici – è destinato a un sicuro flop. Ma se proprio ci tengono tanto a fare i vescovi-pilota che almeno imparino a guidare.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/savanza-il-partito-dei-vescovi-ma-sembra-il-pd
VERSO UN NUOVO 'PARTITO DEI CATTOLICI' IN FUNZIONE ANTI-LEGHISTA?
Contro l’orticaria che affligge una parte del mondo cattolico per il successo della Lega (anche tra i cattolici) non bastano più le pomate tradizionali: occorre un farmaco nuovo, che bastonando la Lega, stronchi anche l’orticaria…
Che cos’è l’orticaria da stress? E’ un disturbo attinente alla pelle che si irrita e prude, coprendosi di vescichette o scaglie. Tra i rimedi una pomata da spalmare sottilmente sulla pelle detersa e pulita con cura. Si dice che di questi tempi i vertici della Cei - per non parlare del direttore di Avvenire, dei suoi accoliti e delle sue propaggini (come Famiglia cosiddetta cristiana) - facciano ricche le farmacie vista l’insistenza con cui le frequentano. Il fatto è che al momento per loro non vale pomata che attenui l’orticaria da cui sono afflitti: è un’orticaria da stress, provocata dall’allergia al successo della Lega. E al fatto che sono molti i cattolici, anche praticanti, che guardano a Salvini (orrore!) con simpatia e speranza. In queste ore il prurito è veramente insopportabile, dopo che ieri, festa dell’Immacolata, Piazza del Popolo si è riempita veramente di popolo e non di radical-chic e di pii compagni di strada, molto interessati del resto ai profitti da arraffare grazie alle cooperative del business dell’immigrazione. Tant’è vero che stamattina, domenica 9 dicembre 2018, il foglio di Tarquinio il Superbo non può nascondere il dispetto per il disdicevole evento, titolando in prima pagina (ça va sans dire non in grande evidenza e associando la manifestazione leghista a quella No-Tav a Torino): “Piazze quasi piene con ‘no’ a UE e Tav” (quel ‘quasi piene’ sa di comicità e quel ‘no’ all’UE è molto, ma molto riduttivo e semplicistico, roba da titolisti di lana grezza).
Perciò, oltre alla necessaria pomata, i colpiti dall’orticaria da stress stanno provando di questi tempi un nuovo farmaco, che sperano mirabolante (ovvero: che riesca a tarpare le ali alla Lega e specialmente a far rientrare in un ovile giudicato più consono le troppe pecorelle smarrite sulla destra). Il farmaco, già sperimentato in questi ultimi anni con esito lacrimevole, si chiama “nuovo partito cattolico”. Il megafono mediatico? Avvenire e i suoi fratelli (anche audiovisivi). Lo Stato maggiore? I vertici della Cei (magari con l’attiva benevolenza di colli e segrete stanze) insieme con i presidenti di certe associazioni da sempre collaterali ai vecchi poteri. Il presidio del territorio? Oltre a un certo numero di preti (alcuni più o meno invasati, ma la maggior parte strateghi da sacristia), diverse parrocchie e sedi locali delle citate associazioni di massa (però assai meno dei bei tempi). I tempi? Il sogno dice “Europee 2019”, la realtà è più complessa. Ma la direzione è segnata.
Qualche indizio dell’ultimo mese, con l’accelerazione di questi giorni.
12 novembre 2018- cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), relazione introduttiva all’Assemblea generale: Come Vescovi non intendiamo stare alla finestra. La Chiesa vuole contribuire alla crescita di una società più libera, plurale e solidale, che lo stesso Stato è chiamato a promuovere e sostenere. (…) Nella complessità di questa stagione, i limiti individuali possono trovare una compensazione soltanto nella dimensione comunitaria, educandoci a pensare e ad agire insieme. La politica migliore è quella che opera in unità di mente e di cuore, senza cadere in faziosità. Al riguardo, a cent’anni dalla morte, l’esempio del beato Giuseppe Toniolo ha ancora molte cose da dirci: in una situazione in cui i cattolici erano politicamente irrilevanti e comunque impediti, egli seppe riunirli attorno a un impegno per il lavoro, la giustizia e la pace sociale; con il suo servizio culturale divenne promotore di legislazioni e di opere sociali a favore delle classi più disagiate. Così, la sua visione di un’economia per l’uomo, permeata dall’etica e governata dai principi di sussidiarietà e di solidarietà, rimane anch’essa una lezione estremamente attuale.
30 novembre 2018, Avvenire – L’editoriale “La nostra Europa” con occhiello “Impegno e appello di realtà cattoliche” appare in contemporanea con un intervento nello stesso senso del cardinale Gualtiero Bassetti a un convegno promosso dalle realtà firmatarie dell’editoriale, rappresentate dai rispettivi presidenti: Roberto Rossini (Acli), Matteo Truffelli (Azione Cattolica), Marco Impagliazzo (comunità di Sant’Egidio), Maurizio Gardini (Confcooperative), Giuseppe Gallo (Fondazione Tarantelli-Cisl), Nicola Antonetti (Fondazione Luigi Sturzo), Gabriella Serra e Pietro Giorcelli (Federazione universitaria cattolica italiana, Fuci).
2 dicembre 2018, Repubblica – Titolo a pagina 10: “E’ tempo di un partito dei cattolici. Così nella Chiesa si prepara la svolta”. Nell’articolo, a firma di Paolo Rodari, si legge una dichiarazione di Gastone Simoni (vescovo emerito di Prato) relativa al gruppo di laici cattolici chiamato ‘Insieme’ cui da anni è molto vicino: “Il presente è una associazione di carattere politico. Ma nell’anno del centenario del famosissimo appello di Luigi Sturzo “Ai liberi e forti” (18 gennaio 1919) che fu l’atto di nascita del Partito Popolare italiano e della prima forma di partecipazione organica dei cattolici alla vita politica della nuova nazione italiana, vogliamo costituire un nuovo partito. L’impegno lo prendono i laici, certo, ma la novità risiede – oggi come non è mai avvenuto dopo la costituzione della Democrazia cristiana – nella spinta decisiva, da parte delle gerarchie, dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e insieme da esponenti del vaticano di primo piano, l’ex-sostituto Giovanni Angelo Becciu e il segretario di Stato PietroParolin”. Il vescovo Simoni dice questo- annota Rodari - “mentre insieme a diverse sigle del mondo cattolico lavora ad un nuovo partito “che pur benedetto dai vescovi non sia da essi etero diretto”, un partito che intanto è già un gruppo riunito con un suo nome: Insieme’ “.
7 dicembre 2018, Avvenire – a pagina 8 si legge, in un box in evidenza di taglio basso, il seguente titolo: “Laici per l’Europa – Un progetto ‘Insieme’ (Domani a Roma primo raduno nazionale)”. Ecco l’ incipit dell’articolo, a firma di Angelo Picariello, che da decenni spera nella resurrezione della ‘Balena Bianca’, inebriandosi di sogni a ogni fruscio proveniente dalla palude dei sopravvissuti: “L’appuntamente europeo si avvicina e cresce la voglia di esserci dei cattolici. C’è la percezione di inadeguatezza degli attuali contenitori politici da un lato, e dall’altra la voglia di non far mancare il contributo originale di una cultura che ha avuto un ruolo decisivo nella nascita del progetto dell’Unione, in un momento in cui il futuro stesso dell’Europa è a rischio e l’Italia da Paese promotore è diventato parte del problema. Questa ed altre riflessioni hanno portato a una nuova mobilitazione che fa capo al gruppo ‘Insieme’, una nuova associazione di impegno politico ancora in fase di strutturazione che conta già su circa 500 aderenti, espressione di tutte le aree del Paese”. (…) Un’iniziativa non ancora strutturata, per la quale si è già parlato di un nuovo ‘partito dei cattolici’. Ma, ben consapevoli – fra l’altro – delle difficoltà previste dal sistema elettorale delle Europee, i promotori preferiscono definirlo ‘movimento di laici cattolici’che, dopo un lungo processo di riflessione, ha predisposto un documento politico programmatico che avanza proposte sui principali temi sul tappeto”. Citati i giornalisti Nicola Graziani e Giancarlo Infante, “intellettuali cattolici” come Leonardo Becchetti, Stefano Zamagni. Conclude Picariello: “Un’iniziativa di carattere eminentemente laico, che però si avvale dell’incoraggiamento – dopo gli appelli del presidente della Cei Gualtiero Bassetti a un rinnovato protagonismo dei cattolici in politica – di alcuni pastori”. Come Vincenzo Apicella (Velletri-Segni), Gastone Simoni (emerito di Prato), don Gianni Fusco (segretario generale dell’Unione apostolica del clero).
8 dicembre 2018, Avvenire – nella pagina dell’Azione Cattolica (il cui presidente aveva aderito all’appello “per l’Europa” di alcune associazioni, pubblicato come editoriale dallo stesso ‘Avvenire’ il 30 novembre) appare un grande titolo di apertura: “Credenti laici corresponsabili, per la Chiesa e per il mondo d’oggi”
9 dicembre 2018, Avvenire – a pagina 12 la cronaca del ‘raduno nazionale’ di ‘Insieme’. Titolo: “Un laboratorio di cattolici prende corpo”. Annota subito il vigile Angelo Picariello che si è trattato di “un primo passo verso un movimento politico ‘autonomo’ rispetto alle attuali formazioni che porti il contributo originale dei cattolici in politica”. E’ stata “una prima risposta all’appello del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti che ha definito l’impegno dei cattolici in politica ‘fondamentale dell’essere cristiani’. Tra i presenti - oltre a Leonardo Becchetti e Stefano Zamagni - citati gli ex-parlamentari Lorenzo Dellai e Ivo Tarolli, il giurista Francesco d’Agostino, i giornalisti Nicola Graziani, Giancarlo Infante e Mimmo Delle Foglie, l’ambientalista Mauro Banchini e un ‘pezzo grosso’ come Salvatore Martinez (presidente nazionale del ‘Rinnovamento nello Spirito”). Per il 18 gennaio 2019 – osserva infine Picariello - ‘Insieme’ “intende darsi un nuovo step, anche in vista delle elezioni europee, sebbene non ci sia intenzione di scendere in campo con una propria lista. Ma potrebbero esserci dei primi ‘esperimenti’ a livello locale, in ambito amministrativo e regionale”.
9 dicembre 2018, Avvenire – prima pagina, titolo d’apertura: “Bassetti: è il tempo di un Forum civico” – sommario: “I laici cattolici per una rete aperta, solidale ed europeista. La Chiesa voce critica”. Occhiello: “Il presidente della Cei chiede anche di rimuovere gli ostacoli all’accoglienza dei migranti”. A pagina 9 ecco l’intervista al presidente della Cei (ovvero all’editore di Avvenire). Titolo: “Bassetti: una grande rete per l’Italia”. Sommario: “Serve che i laici cattolici promuovano un Forum civico aperto a chi ha a cuore un futuro solidale ed europeo” – “Sull’accoglienza dei migranti: non siano posti nuovi ostacoli, anche di natura legislativa, al primo aiuto”.
In un passo dell’intervista Bassetti loda Giuseppe Conte (già intervistato, oltre che da ‘Famiglia cosiddetta cristiana, anche dallo stesso quotidiano catto-fluido il 4 dicembre): “Ho letto alcune dichiarazioni apprezzabili del presidente del Consiglio”. E’ una lode molto interessata che nel profondo appare soprattutto in funzione anti-Salvini.
Dell’intervista di Giacomo Gambassi riproduciamo due altri passi.
Domanda: “E’ possibile rilanciare la presenza dei cattolici sulla scena politica?”
Risposta: “È auspicabile un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica. Ma è un impegno che spetta senza dubbio ai laici. Laici che, però, non solo devono essere adeguatamente formati nella fede, ma sono chiamati ad assumere come bussola dei loro comportamenti quella «visione martiriale» della politica evocata da papa Francesco. La politica per i cristiani non è il luogo per fare soldi o per avere il potere. È all’opposto il luogo del servizio, di chi non si lascia corrompere e del «martirio quotidiano». Come pastore ho il dovere di ricordare e suggerire ai laici di servirsi di quel tesoro prezioso che è la Dottrina sociale della Chiesa. Un tesoro a disposizione dell’umanità intera, ma che non è ancora stato compreso appieno. Se fosse stato veramente recepito, avremmo superato quella sterile divisione del passato tra i cosiddetti “cattolici del sociale” e i “cattolici della morale”. Dobbiamo tornare all’unità del messaggio evangelico e capire fino in fondo che la difesa della vita e della famiglia è collegata inscindibilmente con la cura dei poveri, degli ultimi e degli scarti della società.
Risposta: “È auspicabile un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica. Ma è un impegno che spetta senza dubbio ai laici. Laici che, però, non solo devono essere adeguatamente formati nella fede, ma sono chiamati ad assumere come bussola dei loro comportamenti quella «visione martiriale» della politica evocata da papa Francesco. La politica per i cristiani non è il luogo per fare soldi o per avere il potere. È all’opposto il luogo del servizio, di chi non si lascia corrompere e del «martirio quotidiano». Come pastore ho il dovere di ricordare e suggerire ai laici di servirsi di quel tesoro prezioso che è la Dottrina sociale della Chiesa. Un tesoro a disposizione dell’umanità intera, ma che non è ancora stato compreso appieno. Se fosse stato veramente recepito, avremmo superato quella sterile divisione del passato tra i cosiddetti “cattolici del sociale” e i “cattolici della morale”. Dobbiamo tornare all’unità del messaggio evangelico e capire fino in fondo che la difesa della vita e della famiglia è collegata inscindibilmente con la cura dei poveri, degli ultimi e degli scarti della società.
Domanda: “Allora come comportarsi?”
Risposta. “Ci sono già tantissime esperienze sul territorio a livello associativo o anche singole esperienze. Ricevo continuamente lettere di incontri, anche piccoli, di uomini e donne di buona volontà che hanno a cuore il bene comune della propria città, provincia o regione. Esperienze che forse andrebbero messe in rete in una sorta di Forum civico. Occorrono giovani laici cattolici, trentenni e quarantenni, che sappiano cucire reti di solidarietà e di cura. E che soprattutto sappiano essere il sale della terra. Sappiano cioè parlare e dialogare con tutti coloro – senza distinzione di fede e cultura – che hanno veramente a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa. Senza creare nuovi ghetti e nuovi muri”.
Risposta. “Ci sono già tantissime esperienze sul territorio a livello associativo o anche singole esperienze. Ricevo continuamente lettere di incontri, anche piccoli, di uomini e donne di buona volontà che hanno a cuore il bene comune della propria città, provincia o regione. Esperienze che forse andrebbero messe in rete in una sorta di Forum civico. Occorrono giovani laici cattolici, trentenni e quarantenni, che sappiano cucire reti di solidarietà e di cura. E che soprattutto sappiano essere il sale della terra. Sappiano cioè parlare e dialogare con tutti coloro – senza distinzione di fede e cultura – che hanno veramente a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa. Senza creare nuovi ghetti e nuovi muri”.
E’ proprio il caso di dire: chi vive sperando, muore cantando.
VERSO UN NUOVO ‘PARTITO DEI CATTOLICI’ IN FUNZIONE ANTI-LEGHISTA? – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 9 dicembre 2018
Il partito dei cattolici rischia di essere la succursale del Pd
Il nuovo partito dei cattolici sta per fare la sua comparsa. La prima iniziativa, che si terrà in Calabria, prevede il coinvolgimento di un parlamentare del Pd
Il nuovo partito dei cattolici sta per fare la sua comparsa. La prima iniziativa, che si terrà in Calabria, prevede il coinvolgimento di un parlamentare del Pd
Il nuovo partito dei cattolici è ormai sulla bocca di tutti gli analisti.
La nascita di questa formazione politica non è ancora stata confermata, ma il retroscena sul discorso che il cardinal Bassetti dovrebbe tenere a gennaio, durante un'assemblea della Conferenza episcopale, lascia supporre che sul tavolo ci sia qualcosa di più di un semplice progetto.
"Il partito di Mattarella", il "partito antiSalvini", la "nuova Democrazia Cristiana" e il "ritorno del Parito Popolare": mentre le definizioni si sprecano, appare difficile identificare gli esponenti che potrebbero prendere parte al processo fondativo. Sappiamo, per esempio, che il battesimo calabrese sarà officiato da Antonio Viscomi, che è un parlamentare del Partito Democratico. Conosciamo pure qualche nome di vescovo attivo più del consueto: quello emerito di Prato, Gastone Simoni, e quello titolare di Velletri, Vincenzo Apicella.
Qualcuno ha avuto l'ardire di supporre che dietro a tutto questo ci sia la mano della segreteria di Stato del Vaticano, che sarebbe sempre più convinta della necessità di dare vita a un grande partito di centro. Formiche ha citato il giornalista Giancarlo Infante e gli economisti Leonardo Becchetti e Stefano Zamagni. Poi ci sono i cosiddetti "preti di strada", cui dovrebbe spettare il compito di riattivare la rete associativa. Si fa spesso il nome di don Gianni Fusco.
Già, le associazioni, quella che dovrebbe costituire la base del partito si chiama 'Insieme' e pare disposta a cedere volentieri il nome. Qualche altra possibile adesione l'abbiamo individuata quando abbiamo citato Leonardo Becchetti, Alessandro Rosina e Mauro Magatti.
Chi di sicuro non ne farà parte è Massimo Gandolfini, che ha già rifiutato un impegno diretto all'interno della coalizione di centrodestra durante le scorse elezioni politiche. Assieme a lui, rimarrà fuori anche Simone Pillon: l'avvocato bresciano non ha alcuna intenzione di abbandonare la Lega per sposare una causa che potrebbe finire per fare da stampella al Partito Democratico o a un ulteriore rinnovato schieramento, quello che potrebbe nascere attorno a Matteo Renzi. L'universo pro life non è persuaso della bontà di questo disegno. Per accorgersene basta fare un giro sui social network. A non convincere, soprattutto, è la dichiarata opposizione a Matteo Salvini, che avrebbe invece il merito di aver abbracciato la battaglia antigender.
Tutto, in ogni caso, lascia pensare che il "partito dei vescovi" stia per fare la sua comparsa. Forse lo troveremo sulla scheda elettorale già dalle prossime elezioni europee. La contrapposizione tra unioneuropeisti e sovranisti e la polarizzazione del quadro politico suggeriscono come sia molto difficile immaginare un'assoluta indipendenza da qualsivoglia coalizione.
Il fatto che in Calabria la presentazione sia stata affidata a un parlamentare del Pd, infine, costituisce un indizio sufficiente per comprendere la parte politica con cui la società civile dei cattolici vuole dialogare.
Asse Sala-Colle per contrastare i sovranisti
Milano Visto da piazza della Scala, lo scontro è fra Milano e i «barbari». E nel dirimpettaio Palazzo Marino, sede del Comune, il sindaco Beppe Sala starebbe accarezzando l'idea di combattere in campo aperto, mettendosi alla testa di un fronte europeista e liberal-democratico tutto da costruire, ma in ogni caso alternativo ai populisti.
A metà mandato, non è ancora certo che Sala voglia fare il bis. Le grane sono infinite e le gratificazioni relative. La dimensione nazionale è una tentazione forte e la calcolata intemperanza con cui il sindaco un mese fa è sbottato contro Luigi Di Maio e le sue chiusure domenicali («non rompete le palle a Milano») è un test riuscitissimo in vista del possibile salto.
I tempi sono decisivi. Se i gialloverdi precipitassero in una crisi a breve, si andrebbe verso schemi più tradizionali. Ma se, contro i pronostici, l'accoppiata Matteo Salvini-Luigi Di Maio riuscisse a restare salda in sella anche dopo le Europee qualcuno dovrà pur muoversi, e rimettere insieme pezzi di un Pd in dissolvimento. In questa suggestione Matteo Renzi non sarebbe contemplato ma i renziani sì, e chiunque altro non punti solo a rifare il Pds.
Tutto dipenderà dai prossimi mesi, ma l'altra sera a Milano è successo qualcosa. La Scala ha tributato un'ovazione al presidente della Repubblica e si è capito che non era solo un saluto alla sua prima «Prima», c'era qualcosa di più e il sindaco ha cercato di cavalcarlo. «Sono tempi da barbari» ha detto, e a proposito del presidente «è importante avere alleati vicino a noi che condividono il nostro modo di essere». Il nostro «modo di essere», dunque.
È chiaro che la Scala non rappresenta tutta Milano. Non solo: Milano ora non rappresenta tutta l'Italia, anzi mai come adesso sembra un Paese a sé: qui i 5 Stelle qui sono un corpo estraneo e anche la Lega finora ha faticato, tanto che il Comune nel 2016 se lo sono giocato due manager liberali come Sala e Stefano Parisi. Oggi Milano pare un'enclave assediata dai «barbari» appunto. Ma è vero anche che una vecchia regola della politica italiana vuole che la «capitale morale» anticipi gli umori del Paese producendo le sue novità più dirompenti. Bisogna capire se la regola vale ancora e se la novità non sia Salvini. Il punto è questo: la città europeista che applaude Mattarella, quella che vede Sala, è l'ultima ridotta di un'Italia che non c'è più o un laboratorio della prossima?
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.