ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 15 gennaio 2019

Davanti al «tribunale di Nostro Signore»

LA LETTERA A MCCARRICK
Pentimento e purificazione, la sfida di Viganò

Il richiamo alla conversione, che è il cuore della lettera di monsignor Carlo Maria Viganò all'ex cardinale, abusatore seriale, Theodore McCarrick, costituisce una sfida a tutta la Chiesa in preparazione al vertice di febbraio in Vaticano sugli abusi sessuali. Una sfida che però in Vaticano al momento sembrano voler ignorare.

                                     Papa Francesco e l'ex cardinale McCarrick

Se dovessimo stare alle parole usate, allora la lettera resa nota ieri da monsignor Carlo Maria Viganò all’ex cardinale Theodore McCarrick avrebbe dovuto essere accolta con grande soddisfazione in Vaticano. L’ex nunzio negli Stati Uniti chiede all’abusatore seriale McCarrick di convertirsi, e la conversione come via di uscita dalla crisi degli abusi sessuali era anche al centro della lettera inviata da papa Francesco ai vescovi statunitensi lo scorso 1 gennaio.


Ma evidentemente la sintonia è solo apparente, la nuova lettera di Viganò ha decisamente infastidito Santa Marta e dintorni, tanto che Vatican News – il portale guidato dal neo direttore editoriale di tutti i media vaticani Andrea Tornielli – ha accuratamente evitato di darne notizia.

Manca poco più di un mese (si svolgerà dal 21 al 24 febbraio) al vertice sugli abusi sessuali che porterà a Roma, all’incontro con il Papa, i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo. Ed è chiaro da tutti gli interventi fin qui fatti e dalle decisioni prese, che la linea che papa Francesco e i suoi collaboratori vorranno dare all’incontro è quella di individuare il male nell’abuso di potere, nel clericalismo, non solo lasciando fuori il tema dell’omosessualità ma anche evitando di scavare troppo nel passato. È assai probabile che, dopo le ultime rivelazioni riguardo gli abusi commessi su minori, McCarrick possa essere ridotto allo stato laicale prima dell’inizio del vertice, ma è altrettanto probabile che si cercherà di evitare di andare a fondo delle circostanze e delle trame – negli Usa come a Roma – che hanno permesso a un prete molestatore di diventare vescovo e poi cardinale.

Non è solo una questione di strategie: in questo senso il linguaggio di monsignor Viganò rimanda continuamente a ciò che accadrà nell’altra vita, quando ci si presenterà davanti al Tribunale di Dio. Così egli spiegava il dossier che lo scorso agosto è stato una sorta di terremoto nella Chiesa: Viganò affermava che, giunto agli ultimi anni della sua vita, pensando al momento in cui sarebbe comparso davanti al Signore non poteva lasciare questo peso sul proprio cuore.

E nella lettera pubblicata ieri, anche a McCarrick ricorda che è ormai vicino il giorno della comparizione davanti al «tribunale di Nostro Signore», per questo lo invita al pentimento per i propri peccati (pubblico, come pubblico è lo scandalo) a prescindere da come andrà il processo canonico. Solo questa confessione pubblica del proprio peccato può purificare la Chiesa, dice ancora monsignor Viganò: «Un pentimento pubblico da parte sua procurerebbe una misura straordinaria di guarigione ad una Chiesa gravemente ferita e sofferente».

Nelle parole di monsignor Viganò c’è dunque ben presente che tutto è legato al giudizio di Dio, è dalla coscienza dell’Ultimo Giorno che discendono anche le azioni terrene: verità e trasparenza non sono semplicemente un modo di fare giustizia tra gli uomini, una strategia per recuperare la credibilità perduta della Chiesa, ma sono il riflesso dell’esigenza di essere purificati dal Signore.

In questo senso la sfida che pone monsignor Viganò a tutta la Chiesa è molto più impegnativa che non semplicemente fare luce sul caso McCarrick e su casi affini. Non riguarda semplicemente la gestione di una crisi morale e di una crisi di fede che attraversa tutta la Chiesa, ma il destino di ciascuno di noi e della Chiesa nel suo insieme. Sarebbe auspicabile che al vertice di febbraio venisse colto questo livello di sfida per evitare di perdere un’occasione di vera conversione riducendo tutto a una guerra per bande o alla strumentalizzazione dello scandalo degli abusi per promuovere un’agenda ecclesiale (vedi l’accettazione dell’omosessualità nel clero e la messa in discussione del celibato).

Riccardo Cascioli

- APPELLO A McCARRICK: SI PENTA, di Carlo Maria Viganò
- LETTER TO McCARRICK (English Version)
http://www.lanuovabq.it/it/pentimento-e-purificazione-la-sfida-di-vigano

Il card. Wuerl chiede “comprensione” ai suoi sacerdoti

di Sabino Paciolla

 Da Immagini manzoniane (A cura di Guido Mura e Michele Losacco)

Per tutto quello che è avvenuto, il card. Wuerl ha chiesto “comprensione” ai suoi sacerdoti.
Ma andiamo con ordine.
Nell’articolo di ieri ho riportato la notizia che la diocesi di Pittsburgh, dove il card. Wuerl ha esercitato il ministero di vescovo, ha emesso dei comunicati che hanno contraddetto la versione sempre avanzata dal card. Wuerl di non aver mai saputo nulla degli abusi sessuali perpetrati dall’ex. card. McCarrick.
Wuerl il 21 giugno scorso, il giorno dopo che divennero pubbliche le accuse ritenute credibili di abusi su un minorenne a carico di McCarrick, in qualità di arcivescovo di Washington emise un comunicato nel quale si dichiarava:
“Penso che siamo rimasti tutti scioccati e rattristati quando abbiamo appreso la settimana scorsa, quando il cardinale Theodore McCarrick ha rilasciato una dichiarazione pubblica in cui affermava pubblicamente che nell’arcidiocesi di New York, dove ha prestato servizio come sacerdote, era stata fatta una denuncia vecchia di decenni ma credibile e motivata di abuso di un minorenne contro di lui”.
Oltre a questo comunicato, qualche settimana dopo, il 31 luglio, il card. Wuerl rilasciò una intervista al Catholic Standardil giornale della sua stessa arcidiocesiEcco una domanda e la relativa risposta:
“Domanda: Ci sono state anche numerose storie o blog post che hanno ripetuto voci di vecchia data o insinuazioni che possono esserci per quanto riguarda l’Arcivescovo McCarrick. Come saranno affrontati questi problemi?
Wuerl: Nell’ultimo mese, ho visto alcune di quelle relazioni ora pubbliche. Ma nei miei anni qui a Washington e anche prima ancora non le avevo sentite. Con voci – specialmente vecchie voci che risalgono a 30, 40, anche 50 anni fa – non c’è molto che possiamo fare a meno che le persone non si facciano avanti per condividere ciò che sanno o ciò che hanno vissuto….”
Come detto, queste dichiarazioni fatte dal card. Wuerl sono state contraddette da comunicati della diocesi di Pittsburghl’ultimo dei quali fatto al LifeSiteNews. In esso si fa riferimento al sig. Ciolek, l’ex seminarista abusato da McCarrick, risarcito poi con 80.000 dollari. Infatti, Ciolek nel 2004 si presentò dinanzi al comitato di revisione della diocesi di Pittsburgh dove espose le accuse. Wuerl, allora vescovo di quella diocesi, riportò subito il dossier al nunzio apostolico negli USA, cioè il rappresentante del Vaticano negli States.
Si tenga presente che nel 2004 l’allora card. McCarrick era arcivescovo di Washington, e che Wuerl prenderà il suo posto solo 2 anni dopo, il 16 maggio del 2006.
Il fatto che Wuerl sia stato smentito nella sua affermazione di non aver mai saputo nulla di McCarrick ha comprensibilmente sconcertato i fedeli ed i sacerdoti della sua diocesi. Per questo motivo, il 12 gennaio scorso ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera ai suoi sacerdoti:
Caro Fratello Sacerdote,
Dal 20 giugno dello scorso anno, siamo stati tutti coinvolti nella dolorosa rivelazione dell’accusa di abuso sessuale di un minorenne a New York circa 40 anni fa avanzata contro l’allora cardinale Theodore McCarrick. So che questo è stato dirompente nel tuo ministero e difficile per te personalmente. Le mie osservazioni non sono intese come un’autodifesa, ma come un modo per condividere alcuni pensieri personali con voi”.
Continua poi facendo menzione delle accuse dell’ex seminarista Ciolek di cui più sopra, e poi dice:
Quattordici anni dopo, quando l’accusa di abuso sessuale di un minorenne è stata fatta valere contro l’arcivescovo McCarrick, ho dichiarato pubblicamente che non sono mai stato a conoscenza di tali accuse o voci. Tale affermazione si collocava nel contesto delle accuse di abusi sessuali su minori, che all’epoca erano al centro della discussione e dell’attenzione dei media.
Mentre si può interpretare la mia affermazione in un contesto diverso, la discussione e il giudizio del comportamento dell’Arcivescovo McCarrick riguardano il suo abuso sui minori.
Condivido queste informazioni di nuovo con voi confidando nella vostra comprensione.
Fedeltà vostra in Cristo,
Il cardinale Donald Wuerl”
Come si può vedere, il card. Wuerl ha chiesto “comprensione” ai suoi sacerdoti spiegando che lui non ha mai fatto cenno al comportamento deplorevole dell’ex card. McCarrick, anzi si è detto “scioccato e rattristato” alla notizia dell’abuso sessuale, perché “anche prima non le avevo sentite” , semplicemente perché si parlava di un abuso su un minore, non su un maggiorenne. Sembra dunque voler dire che se si fosse parlato di un maggiorenne, ad esempio di un seminarista, allora sì che avrebbe detto qualcosa, che avrebbe esplicitato che sapeva di McCarrick da 14 anni.
La spiegazione del “maggiorenne” del cardinale, inutile dirlo, appare poco convincente.
Appare poco convincente soprattutto se si riprende un passo della “testimonianza” del card. Carlo Maria Viganò nel quale si parla proprio dei seminaristi:
Il Card. Wuerl inoltre, ben sapendo dei continui abusi commessi dal Card. McCarrick e delle sanzioni impostegli da papa Benedetto, trasgredendo l’ordine del papa, gli permise di risiedere in un seminario in Washington D.C. Mise così a rischio altri seminaristi”.
E infine, già ad agosto scorso nella sua testimonianza, l’arcivescovo Viganò scriveva:
“Le sue recenti dichiarazioni in cui afferma di non aver nulla saputo, anche se all’inizio furbescamente riferite ai risarcimenti alle due vittime, sono assolutamente risibili. Il cardinale mente spudoratamente e per di più induce a mentire anche il suo Cancelliere, Mons. Antonicelli.”
Qualcuno ha fatto notare che anziché chiedere di essere “compreso” per le sue dichiarazioni, forse il cardinale Wuerl avrebbe fatto meglio a chiedere scusa

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