ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 18 gennaio 2019

Le (d)istruzioni



"Claustrofobia" di Aldo Maria Valli, sull'attacco alla Clausura


La vita di preghiera, nella contemplazione del mistero divino e per la riparazione dei peccati del mondo, è un tesoro grande, conservato in monasteri dalla vita millenaria, ma ora questo tesoro è in pericolo, e non per un attacco dall’esterno, ma per iniziativa della stessa gerarchia cattolica. L’attacco arriva dalla costituzione apostolica Vultum Dei quaerere e dall’istruzione applicativa Cor orans, un apparato normativo che minaccia l’autonomia dei monasteri, indebolisce la loro indipendenza e, con la scusa dell’aggiornamento e della formazione, mette in discussione l’idea stessa di isolamento e di vita di clausura. 
Ma perché questa “claustrofobia” da parte della Chiesa? Perché mortificare la scelta di chi consacra la propria vita alla preghiera nel nascondimento? Dietro s’intravvede un’idea di spiritualità tutta orizzontale, tutta giocata nel sociale, incapace di scorgere la bellezza e la grandezza di una relazione esclusiva con Dio. Una situazione grave che in Claustrofobia. La vita contemplativa e le sue (d)istruzioni Aldo Maria Valli descrive mettendone in luce i contenuti più letali per la fede e la Chiesa stessa.

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I nuovi ‘funerali’ con laico son contro Rito e Catechismo


Crea molti problemi la clamorosa decisione della Diocesi di Bolzano-Bressanone di far celebrare i funerali ai laici. Il primo, enorme, consiste nella progressiva “protestantizzazione” della Chiesa Cattolica, sostituendo ovunque sia possibile l’Eucarestia con le celebrazioni della Parola.
Si vorrebbe così rispondere alla carenza di sacerdoti, il cui numero viene presentato come «insufficiente» dal quotidiano della Cei, Avvenire, dello scorso 12 gennaio. Eppure, i dati del 2015 registrano in Diocesi 455 preti per 281 parrocchie, in pratica 2 ogni parrocchia. Rebus sic stantibus, non pare difficile trovarne uno disposto a celebrare le esequie dei cari estinti, volendolo… Lasciandosi, magari, sostituire dai laici in oratorio con i giovani, ma non al camposanto …
A far problema non è comunque tanto e neanche soprattutto questo. Avvenire specifica come ad ottobre, presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone, sia partito per 17 candidati un corso di formazione «intensiva» – in 16 appuntamenti da sei ore l’uno – su tematiche pastorali, bibliche, liturgiche, psicologiche e relazionali con tanto di «seminario aperto sullo specifico del rito in caso di cremazione». La conclusione è prevista a maggio, quando si dovrebbero tenere «i primi funerali – senza Eucarestia –». 5 degli iscritti sono diaconi permanenti, circa gli altri il quotidiano della Cei si affretta a rassicurare, che sono «in perfetta parità di genere, 6 uomini e 6 donne», caso mai qualcuno cominciasse a preoccuparsene, in ogni caso tutte «persone attive nella comunità parrocchiale». E subito il giornale precisa come tale iniziativa sia «già presente da tempo nel mondo austriaco e tedesco».
Avvenire stesso parla anzi di un precedente, svoltosi lo scorso ottobre addirittura nel Duomo di Bolzano, quando fu un laico, per la precisione «un animatore delle liturgie» in parrocchia, «a guidare la celebrazione della Parola su richiesta del decano don Bernhard Holzer».
Stanti così le cose, i problemi sono enormi, dato che il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1689, prevede espressamente: «Quando la celebrazione ha luogo in chiesa, l’Eucarestia è il cuore della realtà pasquale della morte cristiana. È allora che la Chiesa esprime la sua comunione efficace con il defunto: offrendo al Padre, nello Spirito Santo, il sacrificio della morte e della risurrezione di Cristo, gli chiede che il suo figlio sia purificato dai suoi peccati e dalle loro conseguenze e che sia ammesso alla pienezza pasquale della mensa del Regno». Ora, è evidente come tutto questo un laico non lo possa fare. E nemmeno un diacono permanente. Neppure dopo 96 ore di formazione. Perché il punto non è quanto siano bravi ed impegnati in parrocchia, né quanto abbiano studiato. Il fatto è che non sono sacerdoti. Ed, a questo, non c’è alternativa.
Prosegue il Catechismo, utilizzando peraltro espressioni facilmente rintracciabili anche nel Rito delle esequie: «È attraverso l’Eucarestia così celebrata che la comunità dei fedeli, specialmente la famiglia del defunto, impara a vivere in comunione con colui che “si è addormentato nel Signore”, comunicando al corpo di Cristo di cui egli è membro vivente e pregando poi per lui e con lui». Attraverso l’Eucarestia. Non in altro modo. Proprio quell’Eucarestia che, nel nuovo “funerale” guidato da un laico, è stata evidentemente tolta, cancellata, espulsa, privando il caro estinto, come si vede, dell’essenziale.
Allora, il fatto che vi sia già stato un precedente nel Duomo di Bolzano e che ve ne siano stati altri in Austria ed in Germania non conta alcunché. Tanti abusi vengono commessi in Austria ed in Germania, ma il fatto che siano avvenuti non basta a renderli leciti: restano abusi e non è il caso di seguirli. Né è questione di gusti o di sensibilità personali. Vi sono regole precise, criteri chiari e norme inequivocabili. È a quelle che tutti quanti devono attenersi. E non ad altro.

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