Migranti, il papa rilancia via selfie: "Apriamo i porti"
L'ultima iniziativa in ordine di tempo è quella, tutta simbolica, che ritrae il pontefice della Chiesa cattolica con indosso una spilla più che esplicita: "Apriamo i porti". E Bergoglio, stando a quello che si legge a distanza di qualche ora dalla comparsa della foto, che in realtà è un selfie, sul web, tiene molto al gadget, tanto da aver deciso di tenerlo sempre con sé.
L'occasione per ricevere la spilla in questione è arrivata con un'iniziativa a favore dell'accoglienza organizzata a Sacrofano. Del resto "accogliere" per il Santo Padre è un diritto umano, che va garantito quindi erga omnes. Un diritto assoluto, che non può essere messo in discussione, qualunque sia l'eccezione individuata. Il vescovo di Roma ha avuto modo di ribadirlo in più circostanze in questi cinque anni e mezzo di pontificato. Certo, la dicitura "apriamo i porti", considerata la narrativa di chi questi porti li vorrebbe chiusi, politicizza un dibattito già abbastanza animato: lo slogan è lo stesso utilizzato dalla sinistra, dai preti di strada e dai cosiddetti "migrazionisti" quando si è trattato di contestare il ministro Matteo Salvini sulla cosiddetta "linea dura" sulla gestione dei fenomeni migratori.
Bergoglio, stando a quanto riportato su Avvenire, avrebbe notato l'oggetto durante un incontro in Veneto. E don Nandino Capovilla è stato più che disposto a farsi ritrarre in una fotografia che ha già fatto il giro del Belpaese. Il papa vuole tenere i porti aperti: questo era già noto. Adesso sappiamo che è disposto a scattarsi pure un selfie affinché avvenga.
Di seguito l’articolo di Ed Condon, nella mia traduzione.
La Santa Sede ha annunciato sabato la condanna di Theodore McCarrick con l’accusa di abusi sessuali su minori e adulti – aggravati dall’abuso di potere – e di adescamento nel confessionale. Il processo penale amministrativo ha imposto una sanzione di laicizzazione.
Un congresso speciale della Congregazione per la Dottrina della Fede ha imposto la decisione l’11 gennaio. Si è fatto appello alla Feria IV, la riunione ordinaria dei membri episcopali della CDF, che ha respinto il ricorso il 13 febbraio. Non sono possibili ulteriori appelli.
La disposizione finale del caso di McCarrick segna la fine di una caduta luciferina dalla grazia da parte di un uomo un tempo visto come leader della Chiesa cattolica negli Stati Uniti, e uno dei cardinali più influenti a livello mondiale.
Passare dall’appartenenza al collegio cardinalizio in giugno all’espulsione totale dal clero a febbraio è senza precedenti.
Mentre i mesi intermedi sono sembrati interminabili per molti cattolici sui banchi, con l’aumento delle accuse e l’emergere di dettagli di abusi, il processo canonico che ha dichiarato McCarrick colpevole è andato avanti alla velocità della luce secondo gli standard vaticani.
Ora che è stato annunciato il verdetto di McCarrick, giusto in tempo per l’incombente summit del Papa sugli abusi sessuali (quello che inizia il 21 febbraio prossimo, ndr), molti degli ex colleghi dell’ex arcivescovo sperano che egli esca dai riflettori dei media insieme allo stato clericale.
Ma la laicizzazione di McCarrick risponde ad alcune delle questioni sollevate dal suo caso, la più pressante delle quali è come un uomo con un curriculum ovviamente scandaloso sia riuscito a salire così in alto nella responsabilità ecclesiastica.
Da quando la prima accusa contro McCarrick è stata resa pubblica a giugno, sono emersi diversi resoconti che dimostrano che Roma era a conoscenza del comportamento di McCarrick, o almeno delle sue inclinazioni, da anni.
L’ex nunzio apostolico a Washington, il cardinale Agostino Cacciavillan, ha detto di aver sentito per la prima volta i racconti del comportamento scorretto di McCarrick nel 1994.
Padre Boniface Ramsey ha sollevato la questione del comportamento scorretto di McCarrick con i seminaristi dell’ormai famigerata casa sulla spiaggia al successore di Cacciavillan nel 2001, ricevendo una tacita ricezione delle accuse – insieme ad una richiesta di informazioni su un sacerdote di Newark – dalla Segreteria di Stato vaticana nel 2006.
In gennaio, il Catholic News Agency (CNA) ha dato la notizia che l’eventuale successore di McCarrick a Washington, il cardinale Donald Wuerl, aveva consegnato al nunzio nel 2004 un’accusa simile su McCarrick, seminaristi, e sulla casa sulla spiaggia del New Jersey.
Durante questo decennio, McCarrick è avanzato nella carriera ecclesiastica in modo apparentemente incontrollato per diventare arcivescovo della capitale americana, cardinale e detentore di un’enorme influenza diplomatica, sia all’interno della Chiesa che nel mondo intero.
Nonostante i ripetuti appelli di tutta la Chiesa negli Stati Uniti, e una risposta piuttosto qualificata da parte di Roma, qualsiasi resoconto serio di come e da chi McCarrick sia stato protetto per così tanto tempo sembra improbabile – nella migliore delle ipotesi.
In agguato dietro i titoli degli abusi sessuali rimane la perenne domanda riguardante le oscure vicende vaticane: che dire dei soldi?
La reputazione di McCarrick come cardinale con facile accesso al denaro era indiscussa durante il suo mandato, e da molti si ritiene che abbia fatto pendere la bilancia a favore della sua laicizzazione invece che verso una vita di preghiera e di penitenza.
Normalmente le preoccupazioni circa laicizzazione di un chierico spesso si concentrano sulla sua capacità di provvedere a se stesso se è infermo o in età avanzata – McCarrick ha 88 anni.
Fonti vicine all’ex cardinale hanno già detto a CNA che mentre McCarrick ha rifiutato di percepire uno stipendio o una pensione da una qualsiasi delle tre diocesi da lui guidate, ha accesso a un reddito privato, non collegato alla Chiesa.
Una fonte vicina a McCarrick lo ha descritto come “non senza risorse”, e che McCarrick ha ricevuto un reddito da rendite acquisite nel corso di diversi anni.
Le dimensioni e le fonti dei mezzi privati di McCarrick rimangono poco chiare, soprattutto se, come sostengono le persone a lui vicine, McCarrick ha precedentemente rifiutato uno stipendio o una pensione come vescovo.
Altre domande senza risposta sulle finanze di McCarrick riguardano l’Archbishop’s Fund, un fondo di beneficenza sotto il suo personale controllo dal 2001 al giugno dello scorso anno. CNA ha confermato che McCarrick è riuscito a fare in modo che altre istituzioni a cui era affiliato potessero donare centinaia di migliaia di dollari in donazioni per le sue “opere di carità e altre spese varie”.
McCarrick ha ceduto il controllo del fondo all’Arcidiocesi di Washington nel giugno 2018.
Mentre l’arcidiocesi ha detto a CNA nell’agosto dello scorso anno che il fondo è stato controllato annualmente e che “nessuna irregolarità è mai stata notata”, non avrebbe confermato il saldo del fondo al momento in cui McCarrick ha ceduto il controllo, quanto denaro è passato attraverso il fondo nel corso degli anni, o dove sia finito.
McCarrick era noto sia per il suo sostegno caritatevole istituzionale che per atti di generosità più personali.
Nel settembre 2018, un ex funzionario curiale, un cardinale, ha ricordato l’abitudine di McCarrick di distribuire somme ingenti, in contanti, agli alti funzionari di Roma.
“Quando si recava a Roma, il cardinale McCarrick era noto per aver distribuito buste di denaro a diversi vescovi e cardinali della curia per ringraziarli del loro lavoro”, ha detto il cardinale al CNA.
“Da dove venissero questi ‘honoraria’ o per quali fini servissero, esattamente, non era mai stato chiaro – ma molti li hanno comunque accettati”.
Il monitoraggio del flusso e degli effetti del denaro a Roma ha eluso generazioni di sforzi di riforma. Papa Francesco iniziò il suo regno mostrando seri segni di intenzioni riformatrici, istituendo il Consiglio per l’economia e la Prefettura per l’economia. Ma nonostante i primi sforzi, i tentativi di trasparenza finanziaria hanno incontrato numerose battute d’arresto e significative resistenze interne.
Intanto, nella sua “testimonianza” sismica rilasciata nell’agosto dello scorso anno, l’ex nunzio papale arcivescovo Carlo Maria Viganò ha detto che l’ascesa di McCarrick era stata osteggiata da almeno alcune alte personalità curiali, tra cui il cardinale Giovanni Battista Re a capo della Congregazione per i vescovi. Ma non è emerso alcun resoconto chiaro di chi abbia difeso la causa di McCarrick, o se abbiano beneficiato della sua generosità.
Al di là del Vaticano, le domande rimangono senza risposta a Washington, DC, dove il Dipartimento di Stato ha rifiutato di rispondere alle domande sulla natura e la portata del lavoro svolto da McCarrick per conto degli Stati Uniti.
Oltre a servire come inviato vaticano volato in Cina, McCarrick è stato invitato a far parte del Comitato consultivo del Segretario di Stato americano per la libertà religiosa all’estero nel 1996. Dal 1999 al 2001 è stato anche membro della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale.
L’ex presidente Bill Clinton, lodando l’opera dell’ex cardinale, una volta ha sostenuto che la “litania dei paesi” visitata da McCarrick “suona più adatta a un diplomatico che a un arcivescovo”.
Anche se McCarrick ha fatto diversi viaggi all’estero per affari negli Stati Uniti, nel settembre 2018 il Dipartimento di Stato ha evitato di commentare direttamente se la sua denuncia per abuso sessuale avesse indotto una revisione del suo lavoro.
Anche gli ex ausiliari di McCarrick a Newark e Washington, molti dei quali ora molto avanzati nella loro stessa carriera, sono rimasti in gran parte silenziosi. Quasi nulla si sa, ad esempio, sulle circostanze relative ai risarcimenti (per gli abusi, ndr) di alcune delle ex diocesi di McCarrick nel New Jersey.
Mentre la diocesi di Metuchen ha detto che il fascicolo (dell’abuso, ndr) è stato inoltrato al nunzio di Washington, finora è stata rilasciata solo una lettera di presentazione, e non si sa esattamente quale livello di dettaglio sia arrivato a Roma – o se e da chi sia stata intrapresa qualche azione.
Nel frattempo, l’ex vescovo ausiliare di McCarrick a Washington, il cardinale Kevin Farrell, appena nominato camerlengo, ha insistito di non avere mai avuto alcun sospetto sull’uomo con il quale ha condiviso un appartamento e descritto come il suo mentore.
Qualunque cosa gli amici di McCarrick potrebbero aver acquisito per aiutarlo nella sua ascesa sembrano averlo abbandonato alla stessa velocità con cui egli è caduto. Quelle stesse persone, a Roma e negli Stati Uniti, hanno ora un interesse personale nel vedere McCarrick bandito dalla conversazione, così come McCarrick è bandito dallo stato clericale.
Alcuni media hanno cercato di costruire una narrazione incentrata su vescovi “conservatori” e “liberali” e hanno discusso su quale papa o papi potrebbero essere ritenuti i più responsabili dell’ascesa e della caduta di McCarrick.
Ma altri hanno osservato quello che sembra essere un significativo divario generazionale. I vescovi più anziani sembrano vivere questa crisi attraverso la lente del 2002 e le sue conseguenze, e sono quindi preoccupati di proteggere l’immagine e le risorse della Chiesa, mentre molti prelati più giovani sembrano concentrati a rivelare la piena verità sulla cattiva condotta sessuale nella Chiesa, a prescindere dalle conseguenze, come unico rimedio sicuro a uno scandalo generazionale.
La volontà dei vescovi americani di insistere sulla piena valutazione dell’ascesa e della caduta di McCarrick potrebbe rivelarsi una forte indicazione della misura in cui c’è stato un cambiamento di atteggiamento tra le gerarchie sulla trasparenza episcopale.
Molti sostengono che, con la massima sanzione già imposta a McCarrick, le uniche persone che ora possono essere danneggiate da ulteriori rivelazioni sulla loro carriera sono quelle che più vogliono che il suo nome, e i loro legami con il medesimo, siano dimenticati.
Senza risposte su come sia riuscito a salire così in alto e proseguire incontrollato per così tanto tempo, la sua punizione da parte di Roma appare a molti come una sentenza senza condanna, e McCarrick potrebbe essere sparito, ma non dimenticato.
Fonte: Cartholic News Agency
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.