ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 febbraio 2019

Da semplice agnello si convertì in lupo

Rivelazioni incredibili: così cominciò la rovina di Giuda – e alla fine cadde anche in eresia!

              

Del malvagio apostolo Giuda dirò qualcosa di quanto mi è stato manifestato, sia perché lo richiede questa Storia, sia perché se ne sa di meno e infine perché servirà d'insegnamento ai peccatori, di proficuo esempio agli ostinati e di avvertimento ai poco devoti di Maria santissima. Ma potrà mai esserci qualcuno che lo sia poco verso una creatura adorabile come lei? Ella venne amata infinitamente da Dio stesso, dagli angeli con tutte le loro forze spirituali, dagli apostoli e dai santi con intimo e cordiale affetto; tutte le creature devono dunque gareggiare ad amarla, anche se il tutto sarà sempre meno di quel che merita. L'infelice Apostolo incominciò a deviare da questa strada maestra che conduce all'amore divino e ai suoi doni. La conoscenza che mi è stata data al riguardo perché ne scriva è quella che segue.

Giuda venne alla scuola di Cristo nostro maestro mosso esteriormente dalla forza della sua dottrina e interiormente dal buono spirito che animava anche gli altri. Così attratto, domandò al Signore di accettarlo tra i suoi e il Signore lo accolse con i sentimenti di un padre amorevole, che non rifiuta nessuno che lo cerchi con verità. All'inizio l'Apostolo ricevette grandi favori dalla divina destra e con essi sorpassò alcuni degli altri discepoli, venendo prescelto per essere uno dei Dodici. Sua Maestà, infatti, lo amava secondo la giustizia presente, conforme allo stato della sua anima ed alle opere sante che compiva. La Madre della grazia e della misericordia lo guardò ancora benignamente per allora, anche se conobbe subito con la sua scienza infusa il tradimento che egli avrebbe perfidamente messo in atto alla fine del suo apostolato. Ma non per questo gli negò la sua intercessione e carità materna, e al contrario, con più zelo ed attenzione, si prese a cuore di giustificare - per quanto le era possibile - la causa del suo Figlio santissimo presso questo infelice apostolo, affinché la sua perfidia non trovasse pretesto alcuno quando l'avesse cercato. Sapendo che col rigore quel temperamento non si sarebbe vinto, ma anzi maggiormente inasprito, la prudentissima Vergine faceva sì che a Giuda non mancasse niente e con grandi dimostrazioni di tenerezza e dolcezza lo assisteva, gli parlava e lo trattava con più premura degli altri, ed egli a volte si mostrò grato di questi benefici. In tal modo, quando i discepoli ebbero delle discussioni su chi fosse più amato da Maria santissima - come accadde anche con il Figlio - Giuda non poté avere sospetti al riguardo.

Ma poiché egli veniva poco aiutato dal suo carattere e nei suoi compagni si scorgevano difetti di uomini non del tutto confermati nella perfezione e nella grazia, l'imprudente discepolo cominciò a compiacersi di se stesso più di quello che doveva e a criticare le mancanze dei suoi fratelli notandole più delle sue. Ammesso questo primo inganno senza correzione, la trave andò crescendo nei suoi occhi quanto più con indiscreta presunzione guardava le pagliuzze negli occhi altrui e ne mormorava, pretendendo di correggere negli altri con più orgoglio che zelo i difetti più leggeri, mentre egli ne aveva di assai peggiori. In particolare Giuda criticò san Giovanni e lo giudicò intrigante col Maestro e la sua Madre santissima, sebbene egli stesso fosse così favorito da entrambi. Fin qui non commise che peccati veniali, senza perdere la grazia giustificante. Tali peccati, tuttavia, erano di natura cattiva e senza dubbio volontari; Giuda infatti diede libero ingresso alla vana compiacenza, a cui seguì una certa invidia, che lo indusse poi a calunniare e giudicare con poca carità l'operato dei suoi fratelli. Queste colpe aprirono la porta ad altre maggiori: subito diminuì il fervore della sua devozione, si raffreddò il suo amore verso Dio e verso il prossimo e si andò progressivamente estinguendo la sua luce interiore; di conseguenza cominciò a guardare gli apostoli e la beatissima Vergine con fastidio, detestando i loro modi e le loro opere santissime.

La prudentissima Signora conosceva il difetto di Giuda e, cercando la sua salvezza e la sua guarigione prima che si abbandonasse alla morte del peccato, iniziò a parlargli e ad ammonirlo, come figlio carissimo, con estrema soavità e ragioni convincenti. E benché qualche volta la tempesta che cominciava a sollevarsi nel cuore inquieto dell'Apostolo si calmasse, egli non perseverava nella sua tranquillità, ma subito si esacerbava e si turbava. Dando più spazio al demonio, arrivò ad infuriarsi contro la mansuetissima colomba e con ipocrisia affettata tentava di celare le sue colpe o di negarle o di giustificarle con varie ragioni e pretesti, come se avesse potuto ingannare i suoi divini Maestri o nascondere loro il segreto del suo cuore. Perse così la venerazione interiore per la Madre della misericordia, disdegnando le ammonizioni e persino irritandosi alla dolcezza delle parole e degli avvertimenti che riceveva da lei. Con le sue eccessive irriverenze perse la grazia; il Signore si sdegnò gravemente e lo lasciò in balìa del suo proprio consiglio; Allontanandosi dalla grazia e dall'intercessione di Maria santissima, infatti, Giuda si chiuse le porte della misericordia e della salvezza. Dalla ripugnanza che egli fece entrare dentro di sé verso la Regina del cielo passò subito a sdegnarsi contro il Maestro divino e a odiarlo, disprezzando la sua dottrina e considerando molto dura la vita degli apostoli e la relazione con loro.

Nonostante tutto, la divina provvidenza non lo abbandonò subito e continuò ad inviargli aiuti interiori, che erano più comuni di quelli ricevuti in precedenza, ma sempre sufficienti, se egli avesse voluto servirsene. A questi si aggiungevano le dolcissime esortazioni della clementissima Signora affinché si umiliasse a chiedere perdono a Cristo. Inoltre la Madre di pietà gli promise la misericordia da parte del Signore e da parte sua gli propose di accompagnarlo, d'intercedere in suo favore e di fare ella stessa penitenza per i suoi peccati, volendo da lui solo che se ne pentisse e si correggesse. La Vergine immacolata offrì tutti questi favori a Giuda al fine di riparare per tempo la sua caduta, sapendo che il male maggiore non è cadere ma non rialzarsi e perseverare nel peccato. Il superbo discepolo non poteva negare alla propria coscienza la testimonianza che questa gli rendeva del suo infelice stato, ma, incominciando ad indurirsi, temette la vergogna che poteva acquistargli gloria e cadde in quella che aumentò il suo peccato. Per siffatta vergogna non accettò i consigli salutari di sua Altezza, ed anzi negò il proprio errore, protestando falsamente che amava il suo Maestro e gli altri e che non aveva al proposito niente di cui emendarsi.

Mirabile esempio di carità e di pazienza fu quello che ci lasciarono il nostro Salvatore e la sua Madre santissima con il loro comportamento nei riguardi di Giuda dopo la sua caduta nel peccato: lo tollerarono fra i discepoli a tal punto che non gli si mostrarono mai adirati, non mutarono atteggiamento verso di lui, né cessarono di trattarlo con la dolcezza che usavano con gli altri. Questa fu la ragione per cui agli apostoli restò celato il cuore malvagio di Giuda, nonostante che l'ordinaria convivenza e il tratto di lui fornissero numerosi indizi della sua cattiva coscienza. È infatti quasi impossibile fare sempre violenza alle proprie inclinazioni per dissimularle, e nelle cose che non sono deliberate operiamo sempre secondo il carattere e conformemente alle nostre abitudini, cosicché almeno in tali occasioni le facciamo conoscere a quelli che vivono assiduamente con noi. Ciò succedeva fra gli apostoli nei riguardi di Giuda; ma, poiché tutti vedevano l'affabilità e l'amore con cui Cristo nostro redentore e la gran Regina lo trattavano e non scorgevano in essi cambiamento alcuno, passavano sopra ai propri sospetti e ai segni che l'infelice Apostolo dava della sua caduta. Per la stessa ragione rimasero dubbiosi, quando nell'ultima cena sua Maestà disse che uno di loro lo avrebbe tradito e ciascuno domandò: «Sono forse io?». San Giovanni, per la maggiore familiarità col Signore, giunse ad avere una qualche conoscenza della malvagità di Giuda e nutrì al proposito più sospetti degli altri; perciò Gesù stesso gli indicò che era lui il traditore, come consta dal Vangelo. Fino ad allora, tuttavia, il Maestro non aveva fatto intendere ciò che stava succedendo a Giuda. In Maria santissima fu più ammirevole questa pazienza, in quanto ella era madre e semplice creatura e vedeva già da vicino che quel discepolo sleale avrebbe tradito il suo Figlio santissimo.

Oh, ignoranza! Oh, stoltezza nostra! Quanto procediamo diversamente noi figli degli uomini se riceviamo qualche piccola ingiuria, mentre ne meritiamo tante! Quanto poco sopportiamo le debolezze altrui, mentre vogliamo che tutti tollerino le nostre! Quanto ci è difficile perdonare un'offesa, mentre ogni giorno e in ogni ora preghiamo il Padre che perdoni le nostre! Quanto siamo crudeli e pronti a divulgare le colpe dei nostri fratelli, mentre ci mostriamo così risentiti e sdegnati se qualcuno parla delle nostre! Non misuriamo nessuno con la stessa misura con cui vogliamo essere misurati noi, né vogliamo essere giudicati col giudizio che diamo degli altri'. Tutto ciò è perversità, tenebre ed alito della bocca del dragone infernale, che vuole opporsi all'eccellentissima virtù della carità e scompigliare l'ordine della ragione umana e divina; Dio, infatti, è amore, e colui che ama perfettamente dimora in Dio e Dio in lui. Lucifero è ira e vendetta, chi si abbandona a tali passioni sta in lui ed egli lo domina in tutti i vizi che si oppongono al bene del prossimo.Confesso che la bellezza di questa nobilissima virtù ha sempre attratto i miei desideri e sempre ho bramato di possederla, ma vedo anche nel chiaro specchio di queste meraviglie di amore verso l'ingrato Apostolo che mai ne sono giunta al principio.

Affinché il Signore non mi rimproveri di aver taciuto, aggiungerò a quanto detto un'altra cosa, che condusse Giuda alla rovina. Aumentando il numero dei discepoli, sua Maestà decise subito che uno di loro si sarebbe occupato di ricevere le elemosine e di gestirle come economo e maestro di casa per le necessità comuni e per pagare i tributi imperiali. Cristo nostro bene, senza indicare nessuno, propose tale servizio a tutti. Nello stesso momento Giuda lo desiderò avidamente per sé, mentre tutti gli altri lo temettero e decisero in cuor loro di evitarlo. Per ottenerlo, l'ingordo discepolo si umiliò a chiedere a san Giovanni di parlarne con la Regina santissima, affinché ella ne discutesse con suo Figlio. San Giovanni glielo domandò, ma la prudentissima Madre non volle presentare al Salvatore tale richiesta, sapendo che non era giusta né conveniente e che era frutto di cupidigia. Giuda presentò la stessa istanza per mezzo di san Pietro e di altri apostoli, sperando di raggiungere il suo intento con la loro cooperazione, ma non vi riuscì perché la clemenza dell'Altissimo voleva impedirlo, o giustificare la causa quando poi lo avrebbe permesso. Con questi ostacoli il cuore dell'Apostolo, posseduto già dall'avarizia, anziché calmarsi si accese ancora di più nella fiamma che infelicemente lo bruciava, essendo istigato da satana con pensieri ambiziosi e riprovevoli per chiunque, anche per una persona di un diverso stato di vita. Se quei pensieri negli altri sarebbero stati ignominiosi e sarebbe stata una colpa assecondarli, in Giuda ciò fu un delitto assai più grave, perché era discepolo alla scuola della più alta perfezione e stava alla presenza di Cristo, il sole di giustizia, e di Maria, la luna. D'altra parte, egli non poté non conoscere la scelleratezza che commetteva accettando tali suggestioni, sia nel giorno dell'abbondanza e della grazia quando il sole del suo divino Maestro lo illuminava, sia nella notte della tentazione, giacché in essa la luna Maria con i suoi influssi gli dava ciò che gli serviva per liberarsi dal veleno del serpente. Egli correva incontro alla propria rovina, poiché fuggiva dalla luce e si gettava in braccio alle tenebre; così ardì chiedere egli stesso a sua Altezza il ministero che pretendeva, perdendo il timore e nascondendo la sua ingordigia sotto la parvenza della virtù. Si avvicinò a lei e disse che la richiesta che Pietro e Giovanni suoi fratelli le avevano presentato a nome suo era frutto del desiderio di servire lei e suo Figlio con sollecitudine, perché non tutti mettevano in quel servizio la cura necessaria, per cui la supplicava di ottenerglielo dal Signore.

Con grande mansuetudine, la Regina del mondo gli rispose: «Considera bene, o carissimo, ciò che domandi ed esamina se è retta la tua intenzione. Valuta se ti convenga bramare ciò che tutti gli altri discepoli tuoi fratelli temono e che non accetterebbero se non costretti da un comando del Maestro. Egli ti ama più di quanto tu ami te stesso e sa senza inganno ciò che è meglio per te: abbandonati alla sua santissima volontà, cambia il tuo intendimento e procura di accumulare tesori di umiltà e di povertà. Alzati da dove sei caduto: io ti porgerò la mano e mio Figlio userà con te la sua amorevole misericordia». Chi non si sarebbe arreso a queste dolcissime parole ed efficaci ragioni udite dalla bocca di una creatura così celeste ed amabile come la beatissima Vergine? Ma quel cuore fiero e diamantino non si addolcì né si commosse; anzi, si sdegnò interiormente e si sentì offeso dalla celeste Signora che gli offriva il rimedio per la sua mortale infermità. Infatti, un impeto sfrenato di ambizione e d'ingordigia nella concupiscenza subito irrita l'irascibilità contro chi lo arresta e gli fa reputare affronti i sani consigli. In quel momento, però, la mansuetissima colomba non disse altro a Giuda, a causa della sua ostinazione.

Congedatosi da Maria santissima, l'Apostolo non trovava pace e, spogliatosi del pudore, della vergogna naturale ed anche della fede, risolse di ricorrere egli stesso al Salvatore. Come astuto pretendente, vestita la sua furia con pelle di pecorella, si accostò a sua Maestà e gli disse: «Maestro, io desidero fare la vostra volontà e servirvi come dispensiere e depositario delle elemosine che riceviamo; con esse provvederò ai poveri praticando il vostro insegnamento di fare al prossimo ciò che desideriamo sia fatto a noi e procurerò di farne la ripartizione con ordine ed equità, secondo il vostro volere, meglio di quanto si sia fatto sinora». Il discepolo ipocrita presentò al Signore queste ed altre ragioni, commettendo in una sola volta gravissimi peccati. In primo luogo menti, avendo un'intenzione tutta diversa da quella dichiarata; poi finse di essere quello che non era, perché bramava l'onore che non meritava, non volendo apparire per ciò che era, né essere quello che voleva apparire; inoltre mormorò contro i suoi fratelli, screditando loro e lodando se stesso. Queste sono tutte strade molto battute dagli ambiziosi. Il fatto su cui si vuole maggiormente riflettere è che egli perse la fede infusa, pretendendo d'ingannare sua Maestà con l'ipocrisia e la falsità dimostrate esteriormente. Infatti, se allora avesse creduto con fermezza che Gesù era veramente Dio come era vero uomo, non avrebbe potuto convincersi di poterlo ingannare, sapendo che, come Dio, gli sarebbe stata manifesta la parte più intima del suo cuore; e senza dubbio avrebbe desistito dal suo colpevole intento se avesse riflettuto e creduto che il Verbo incarnato, non solo come Dio con la sua scienza infinita ma anche come uomo con quella infusa e beatifica, lo poteva conoscere, come difatti lo conosceva. Giuda cessò di credere tutto ciò e agli altri peccati aggiunse l'eresia.

In questo sleale discepolo si adempì quello che disse poi san Paolo: Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori`. Tutto ciò accadde all'avido e perfido Giuda, la cui cupidigia fu tanto più vile e riprovevole quanto più vivo ed ammirevole fu l'esempio di alta povertà che egli ebbe presente in Cristo nostro bene, nella gran Signora e in tutti gli altri apostoli, i quali avevano con sé solo alcune elemosine di poco conto. Il discepolo s'immaginò che con i grandi miracoli del suo Maestro e con la moltitudine di quelli che lo seguivano e gli si avvicinavano sarebbero aumentate le offerte su cui poter mettere le mani, e siccome ciò non gli veniva concesso secondo le sue brame si lamentava con i discepoli stessi, come successe quando la Maddalena consumò aromi preziosi per ungere il Redentore. In quella circostanza, l'avidità lo indusse a calcolare il prezzo di tali aromi e a dire che quei denari, più di trecento, venivano tolti ai poveri, ai quali avrebbero potuto essere distribuiti. Parlava così perché gli dispiaceva molto non averli accumulati per sé, dato che dei poveri non si dava alcun pensiero. Anzi, si sdegnava assai contro la Madre della misericordia perché faceva tante elemosine, contro Gesù stesso perché non accettava più denaro, contro gli apostoli e i discepoli perché non ne cercavano, e con tutti era irritato e si mostrava offeso. Alcuni mesi prima della morte del Salvatore cominciò ad allontanarsi per lungo tempo dagli altri apostoli e da Cristo - perché la loro compagnia lo tormentava -, e interveniva solo per raccogliere le offerte. Durante questa lontananza il demonio gli pose in cuore di troncare definitivamente ogni rapporto con sua Maestà e di consegnarlo ai giudei.

Ritorniamo intanto alla risposta data dal Maestro della vita quando Giuda gli domandò di tenere la cassa, perché da questo si manifesti sempre più l'imperscrutabilità dei giudizi dell'Altissimo. Il Redentore del mondo voleva allontanare il discepolo dal pericolo che conosceva nascondersi dietro la sua richiesta, poiché sapeva che in essa egli cercava la propria perdizione definitiva. E affinché costui non potesse dire di essersi ingannato, il Signore gli disse: «Sai, Giuda, ciò che desideri e domandi? Non essere tanto crudele con te stesso, giacché tu cerchi e chiedi il veleno e le armi con le quali ti puoi procurare la morte». Ma egli replicò: «Io, Maestro, desidero servirvi, impiegando le mie forze a beneficio della vostra comunità, e per questa via lo farò meglio che per qualsiasi altra, poiché mi offro di farlo senza alcuna mancanza». Con la pertinacia dell'Apostolo nel cercare ed amare il pericolo, Dio giustificò la sua causa. Giuda infatti oppose resistenza alla luce e s'indurì; ed essendogli stati mostrati l'acqua e il fuoco, la vita e la morte, stese la mano e scelse la propria rovina, restando così giustificata la giustizia ed esaltata la misericordia dell'Altissimo, che tante volte lo aveva invitato ed era entrata per le porte del suo cuore, da cui, però, egli la scacciò lasciandovi entrare il demonio.

Circa la malvagità di Giuda, ad istruzione dei mortali dirò altre cose in seguito, sia per non dilungarmi maggiormente in questo capitolo, sia perché riguardano un'altra parte di questa Storia e accaddero in un momento diverso. Chi tra gli uomini soggetti a peccare non temerà grandemente vedendo uno della sua stessa natura che, alla scuola di Cristo e della sua Madre santissima, allevato col latte della loro dottrina e dei loro miracoli, in così breve tempo passò dallo stato di apostolo santo - facendo gli stessi prodigi degli altri - all'opposto stato diabolico? E che da semplice agnello si convertì in lupo rapace e sanguinario? Giuda cominciò dai peccati veniali e da questi passò a quelli gravissimi. Egli si mise in potere del demonio, il quale già sospettava che il Signore Gesù fosse Dio e scaricò su questo infelice discepolo, separato dal resto del piccolo gregge, l'ira che nutriva contro sua Maestà. Ma se adesso il furore di Lucifero è lo stesso, anzi maggiore, dopo che suo malgrado ha conosciuto Cristo come vero Dio e redentore, che cosa può sperare un'anima che si abbandoni a così inumano e crudele nemico, tanto ansioso e veemente nel procurare la nostra dannazione?

Venerabile Maria d'Agreda

Tratto da:

La Mistica Città di Dio, libro 6, capitolo 5, paragrafi 1085-1096 (medjugorje.altervista.org/…/index.php)

Tempi di Maria

https://gloria.tv/article/YNGPxCs9Dnen1X2kDdK8F36xr

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