L'uscita contemporanea del libro "Sodoma" in 20 paesi e in 8 lingue, prevista per il 21 febbraio, si presenta come una grande operazione mediatica allo scopo di promuovere la legittimazione dell'omosessualità nella Chiesa. Ma potrebbe rivolgersi contro quel papa Francesco che l'autore vuole invece sostenere.
Nessuno è più convinto di noi che ci sia un problema omosessualità nel clero, ne parliamo da anni, da quando ancora nessuno dei grandi media se ne interessava. Ma proprio per questo l’operazione “Sodoma”, ovvero il libro che, tradotto in otto lingue, uscirà contemporaneamente in venti paesi il prossimo 21 febbraio, puzza di imbroglio lontano un miglio. Si presenta come un grande lavoro scientifico: l’autore, Frédéric Martel, è un sociologo francese che afferma di aver intervistato nell’arco di quattro anni 41 cardinali, 52 vescovi, 45 nunzi apostolici, decine di guardie svizzere e tanti altri per un totale di 1500 persone, tra quanti interpellati in Vaticano e in giro per il mondo. Il risultato è un volume di quasi 600 pagine, il cui dato più clamoroso è che in Vaticano quattro preti su 5 sarebbero omosessuali.
In realtà, l’uscita di questo libro sa di una grande operazione mediatica che ha uno scopo sì commerciale, ma soprattutto "politico". L’uscita programmata contemporaneamente in tanti paesi presuppone un investimento e una regia importante difficilmente giustificata dalla previsione di vendita del libro. Certamente non è casuale il fatto che l’uscita sia programmata il primo giorno del vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, ma questo non è il punto fondamentale. Francamente si fa fatica a immaginare che ci possano essere file in libreria per un mattone che contiene più fumo che arrosto, che insinua e ammicca piuttosto che documentare, deludendo ben presto chi pensi di trovarvi un solido lavoro sociologico o un vero libro-inchiesta.
Invece fin dal prologo troviamo le tesi che fanno da chiave di lettura dell’intero lavoro, al punto che ci si potrebbe tranquillamente fermare lì perché il messaggio che si vuole veicolare vi è già tutto contenuto, forse nella previsione che nessuno avrebbe avuto la forza di arrivare a leggere fino alla conclusione. E bastano poche pagine per capire dove si vuole andare a parare.
La conclusione infatti è questa: se l’80% dei consacrati che sono in Vaticano sono omosessuali è chiaro che il problema fondamentale è l’ipocrisia, quindi è doveroso venire allo scoperto e riconciliarsi con la realtà, accettare cioè l’omosessualità come normale orientamento. Interessante notare che Martel sposa in pieno la stessa tesi di padre James Martin, il gesuita che vuole legittimare l’omosessualità nella Chiesa e anche tra i preti, vale a dire: il problema sta nella segretezza in cui gli omosessuali sono costretti a vivere a causa dell’omofobia, questo anche per quel che riguarda gli abusi. Basta quindi far emergere tutto alla luce del sole, accettarlo come normale e tutto si sistema.
A proposito di omofobia, non sarà inutile ricordare che si tratta di un concetto inventato nel mondo gay, che non ha alcun riscontro nella realtà ed è finalizzato a normalizzare l’omosessualità. E qui si aggancia un secondo teorema di Martel, un altro luogo comune: gli omofobi sono tali perché attratti dall’omosessualità, sono omosessuali latenti. Questo spiega anche come si arriva all’80% di preti gay, e serve anche a spiegare come il vero obiettivo siano i prelati conservatori, tradizionalisti o “dottrinari” che dir si voglia. Più condannano l’omosessualità, dice Martel, più sono omofili, anzi spesso hanno una doppia vita. E qui vengono portate a sostegno le frequenti tirate di papa Francesco contro i preti che hanno una doppia vita.
Ovviamente è un teorema senza alcuna dimostrazione, ma serve a colpire i presunti “nemici” delle riforme di papa Francesco. Uno soprattutto: il cardinale americano Raymond Leo Burke, uno dei firmatari dei famosi Dubia, a cui Martel dedica un intero capitolo in cui viene dipinto come il capo della cordata anti-gay, e proprio per questo fortemente sospetto di avere tendenze omosessuali, magari represse visto che non c’è un solo testimone che lo accusi di questo o di complicità negli abusi. Tutto il capitolo è giocato sulle posizioni estremamente rigide dal punto di vista della dottrina, sulla sua ostilità nei confronti del Papa e sulla lussuosità del suo appartamento, descritto come fosse una residenza dei Casamonica. Un ritratto che, per chi conosce il cardinale Burke, è ben lontano dalla realtà, ma serve per dare forza al teorema, che viene ripetuto più volte: «Più un prelato è omofobo, più è probabile che sia omosessuale». Al contrario «più un prelato è pro-gay, meno è suscettibile di essere gay». Se queste sono le premesse possiamo capire quanto attendibile sia una ricerca di questo genere.
Ma il meglio deve ancora venire: usando l’omosessualità come chiave di interpretazione di tutto quanto succede nella Chiesa da alcuni decenni a questa parte – gli scandali dello Ior, la guerra alla “teologia della liberazione”, le dimissioni di Benedetto XVI, Vatileaks I e II, la proibizione dei preservativi nella lotta all’Aids e così via – Martel afferma anche un’altra tesi surreale. Secondo lui infatti anche «la fine delle vocazioni» è legata all’omosessualità. In che modo? Semplice: fino agli anni ’60, a causa del clima omofobo che c’era, «i giovani italiani che si scoprivano omosessuali, o avevano dubbi sulle loro inclinazioni» erano praticamente costretti «a rifugiarsi nel sacerdozio». Ma «con la liberazione omosessuale degli anni ’70 e la socializzazione gay degli anni ’80, le vocazioni cattoliche si sono naturalmente ridotte». Cioè, da qualche decennio gli adolescenti italiani gay hanno anche altre opzioni oltre al sacerdozio. Insomma «la rivoluzione omosessuale» se non l’unica è però certamente «una delle cause fondamentali della fine delle vocazioni».
Si può onestamente dare credito a un personaggio del genere? La risposta appare evidente. C’è però da notare che sebbene tutto sia costruito per sostenere la battaglia di papa Francesco contro conservatori e tradizionalisti («omosessuali in quanto omofobi»), questa operazione così rozza e becera potrebbe trasformarsi nel classico boomerang.
Il pontefice e i suoi collaboratori, infatti, stanno facendo di tutto per tenere lontano il tema omosessualità dal vertice sugli abusi, non se ne vuole parlare malgrado l’80% delle violenze sui minori riguardino proprio atti omosessuali. La linea ufficiale è: il problema è il clericalismo, e dal vertice usciranno soltanto istruzioni agli episcopati sul come gestire i casi di abuso laddove si presentino. Ma il clamore che sui media sta già suscitando questo libro renderà ancora più difficile evitare di affrontare un tema che sulla questione abusi è centrale. Ed è proprio quello che la lobby gay vuole: approfittare di questa occasione per forzare la mano e fare almeno un altro passo importante verso la piena legittimazione dell’omosessualità nella Chiesa e nel clero.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/operazione-sodoma-lassalto-gay-alla-chiesa
ROMANA VULNERATUS CURIA COMMENTA SODOMA. CON TRISTEZZA, E UNA DOMANDA…
Marco Tosatti
Cari amici di Stilum Curiae, Romana Vulneratus Curia, che la Curia la conosce bene, dopo aver letto il commento del prof. De Mattei sul libro che sta per uscire, Sodoma, che abbiamo rilanciato ieri, ci ha scritto. Un commento breve, ma denso e portatore di pensieri di riflessione. E soffuso, ci sembra di capire, di non poca e leggera tristezza.
Caro Tosatti, mi riferisco a questo libro Sodoma (di tal Frederic Martel) di cui lei ha appena dato notizia grazie ad un commento del prof. De Mattei. Volendo evitare la tortura mortale di leggerlo, avendo avuto a disposizione alcuni stralci, me ne contento per poter scrivere un mio “venimeux” (velenoso) commento. Per catturare l’attenzione dei lettori di Stilum Curiae comincio con la conclusione del Prologo di detto capolavoro : “Ecco, il Papa ormai risiede a Sodoma, minacciato, attaccato da tutte le parti, criticato. Francesco dice a se stesso di esser fra i lupi. Mica vero, è fra le Checche…”. Mi son domandato, sul serio, ma che profumo usano le Checche che stanno li? “Chanel bergerie (ovile, n.d.r.)”? come lui aveva esortato?
Perché ciò è stato coperto per tanto tempo? Le ragioni sono certo molteplici e vanno dalla cospirazione del silenzio per paura, al pudore e tormento interno nel fare una denuncia. Vanno anche dalla “prudenza” (che in realtà spesso è solo viltà), alla mancanza di prove e testimonianze evidenti. Vanno da giustificazioni pragmatiche (…il suo lavoro lo fa però bene…), al ricatto, all’opportunismo, nell’ottica di ottenere favori in cambio del silenzio. Ma c’è anche una ragione su cui si deve riflettere. Dietro le mura c’è una condivisa convinzione che il maggior peccato, originale, è quello di “Orgoglio”, tutti gli altri sono minori, scusabili e confessabili, comparati a quello. Pertanto…
Caro Tosatti, alla fine della mia riflessione mi son chiesto : “è preferibile stare (come dice l’autore del libro ) in mezzo a Checche (anche se profumate di stalla) o in mezzo ad apostati, eretici, “abiuratori”? Caspita, mi son chiesto, e se il rischio vero fosse quello di trovarsi in mezzo ad entrambi?…
suo RVC.
Oggi è il 166° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
SODOMA: UN ASSIST ALLA LOBBY GAY NELLA CHIESA. GLI AIUTINI IN VATICANO.
Marco Tosatti
La frase chiave del libro “Sodoma”, di cui ci riserviamo di parlare più avanti, dopo aver compulsato tutte le 600 pagine di quello che appare come una formidabile spallata della lobby gay ecclesiastica e non alla morale della Chiesa, a mio modestissimo parere è la seguente: “Mi sono installato a Roma, una settimana al mese, alloggiando anche regolarmente all’interno del Vaticano grazie all’ospitalità di alti prelati, che, talvolta, si rivelavano essere anche loro della parrocchia”.
Così Frederic Martel, attivista letterario per questioni e diritti LGBT, ha passato una settimana al mese all’interno dell’enclave più custodita, e inaccessibile ai comuni mortali. Senza che gli attenti guardiani delle Mura si accorgessero di nulla, e non facessero, in uno Stato che controlla e-mail e telefoni, debito rapporto ai responsabili? Senza che il Sostituto alla Segreteria di Stato, per non dirne che uno, non si stupisse, incuriosisse della frequente singolare presenza non di uno sconosciuto, ma di un autore specializzato nelle battaglie della homo liberation?
Bisogna ignorare quale sia il clima di controllo attualmente presente in Vaticano e dintorni per immaginare che la presenza mensile, consuetudinaria, all’interno delle Mura di un personaggio pubblico di quel genere sia potuto avvenire senza il beneplacito, o almeno la silenziosa tolleranza del gruppo di governo.
E d’altronde lo ammette anche Martel,quando scrive che mons. Battista Ricca, anfitrione di Santa Marta e nominato dal Pontefice prelato dello IOR, definito da Sandro Magister “il prelato della lobby gay”, che ha visto la sua carriera diplomatica bruscamente troncata per storie collegate all’omosessualità, gli insegna come entrare e muoversi, e gli dà la possibilità di alloggiare una settimana al mese in Vaticano. E incontra anche padre Spadaro, lo spin doctor comunicativo e non solo del Pontefice…C’è bisogno di aggiungere altro per capire che Sodoma fa parte di un’operazione permessa dai vertici?
Non a caso fra i bersagli troviamo – guarda guarda…- il cardinale Raymond Leo Burke. Su di lui ahimè per Martel non c’è nulla di concreto, se non le sue illazioni. Ma Spadaro glielo ha presentato come il grande oppositore del Papa, e i nemici dei miei amici sono miei nemici, no? Un’operazione che, a occhio e croce, si potrebbe definire un po’ disgustosa.
Come dicevo all’inizio, cercherò di leggere il libro, prima di giudicarne i contenuti. Fino ad oggi ho letto solo il prologo. E ho preso qualche appunto, che vi condivido; perché è lecito pensare che dal prologo si possa capire la rotta, e il tipo di nave che la percorre.
In larga parte il prologo è una riproposizione dell’armamentario ideologico e comunicativo della lobby omosessuale.
Per cui troviamo che ciascuno di noi o quasi è omosessuale senza saperlo; e allora, (anche in Vaticano) se lo siamo tutti non è mica un problema, esserlo, no? L’uso del termine “omofobia” – ma che cosa è esattamente, l’omofobia, se non uno strumento linguistico nebuloso e stigmatizzante per bollare chi sostiene tesi diverse dalle sue in campo morale e sessuale? – è diffusissimo nel prologo. E infatti, dice Martel, il suo obiettivo è rivelare il sistema di omofobia presente in Vaticano. Che, detto in termini diversi, è esattamente quello che James Martin sj cerca di fare nella Chiesa. Con l’aiuto e l’appoggio dei suoi amici e protettori, come il neo-Camerlengo Kevin Farrell.
Ma come è possibile che in un ambiente – secondo Martel – come la Chiesa, dove gli omo sono più fitti dell’uvetta nel panettone, ci sia omofobia? È colpa, ovviamente – indovinate di chi? – dei Tradizionalisti, Ipocriti, Farisei ecc. ecc.
Più un prelato è omofobo, secondo Martel, più alte sono le possibilità che sia omosessuale. Represso o no, a seconda dei casi. Insomma, è veramente un arsenale dialettico stantio, che abbiamo visto dispiegato fino alla noia nel corso degli anni. E che certamente si presta ad analisi psicologiche interessanti.
Martel sorvola, almeno in quello che abbiamo letto finora, sugli abusi. Perché se in Stati Uniti, Cile, Honduras, Germania, Belgio gli abusi sono in percentuale dal 76 al 90 per cento di maschi su maschi forse un problemino esiste, no? Alcune tesi sono francamente ridicole. La colpa del celibato: ma gli abusi avvengono soprattutto nelle famiglie…e le centinaia di casi nella Southern Batptist Church, appena emersi, e dove i pastori sono sposati come si spiegano? Martel attribuisce alla liberazione sessuale degli omosessuali la fine delle vocazioni: non avevano più bisogno di infilarsi nella Chiesa per esprimersi…e sostiene che senza tenere conto dell’omosessualità non si capisce la storia dei decenni passati, a cominciare dal no alla contraccezione di Paolo VI. Il che, permettetecelo, ci sembra voler ridurre la storia del mondo al foro di un ago.
Che senso ha quest’opera, di cui la lobby filo-gay in Vaticano non può che gioire? Una commentatrice del blog ricordava, molto appropriatamente, la finestra di Overton. Il libro esce poi alla vigilia del summit delle Conferenze episcopali sugli abusi. Sarà un caso, ma dallo scandalo in Cile in poi, dove come abbiamo visto gli abusi di maschi su maschi hanno giocato un ruolo preponderante, per passare ai seminaristi dell’Honduras, al caso McCarrick, al Report del Grand Jury della Pennsylvania, alla testimonianza di mons. Viganò, ai rapporti di Germania e Belgio; bene in tutti questi mesi né il Pontefice né qualcuno dei vertici ha mai osato un sia pur tenue collegamento fra abusi e omosessualità pervasiva del clero. Una parola che sembra si abbia paura di pronunciare. Chissà perché.
Il cardinale Farrell nominato camerlengo: uomo giusto al posto giusto!
Dunque il cardinale Kevin Farrell ha ricevuto dal papa la prestigiosa nomina a camerlengo di Santa Roma Chiesa.
Che dire? L’uomo giusto al posto giusto!
Kevin Farrell, infatti, ha finora dimostrato una notevole propensione a non accorgersi di ciò che gli succede attorno. E su questa propensione ha costruito la sua carriera.
Occorre infatti ricordare che l’irlandese Farrell, nato a Dublino nel 1947, a metà degli anni Sessanta entrò a far parte dei Legionari di Cristo e conobbe da vicino il fondatore Marcial Maciel Degollado, riconosciuto colpevole di abusi sessuali continuati, un mostro dalla doppia vita, morto senza aver mai chiesto perdono per i crimini commessi.
Tuttavia Farrell non si accorse di niente e quando, anni dopo, uscì dai Legionari disse di non aver mai avuto contatti con il fondatore.
Eppure nella Legione ebbe incarichi di un certo peso, che lo portarono a frequentare a lungo Maciel, il che rende inverosimile che non abbia mai avuto almeno un sospetto.
Ma andiamo avanti. Abbandonati i Legionari, Farrell se ne andò nella diocesi di Washington, dove nel 2001 divenne vescovo ausiliare. E chi ne era titolare all’epoca? Theodore McCarrick, lo “Zio Ted”, altro abusatore seriale.
La nomina di McCarrick ad arcivescovo della capitale degli Stati Uniti, culmine di una carriera prestigiosa, già all’epoca provocò mugugni e perplessità, perché qualcosa era trapelato circa i suoi appetiti sessuali. Tuttavia Roma confermò e un anno dopo McCarrick fu creato cardinale.
Ma anche la nomina di Farrell ad ausiliare, fortemente voluta da McCarrick, suscitò stupore. Ma come? Il prete irlandese non si era accorto delle malefatte di Maciel e ora diventava il principale collaboratore di un prelato a sua volta chiacchierato?
Le perplessità tuttavia non ostacolarono i piani di McCarrick. Il potente arcivescovo volle Farrell e lo ottenne. E poi lo ordinò vescovo personalmente. Non solo. Stabilì anche che a Washington l’ausiliare dovesse abitare nel suo stesso appartamento.
Per Farrell si venne così a creare una situazione simile a quella che lo aveva visto accanto a Maciel, ma di nuovo il prelato irlandese non si accorse di niente, e ancora oggi sostiene di non aver mai avuto sentore delle malefatte di McCarrick.
Nel 2006, raggiunta l’età della pensione, McCarrick, pur restando molto influente, lasciò l’arcidiocesi di Washington e l’anno dopo anche Farrell cambiò sede: grazie all’appoggio dello stesso McCarrick fu infatti promosso a vescovo dell’importante diocesi di Dallas, dove, in mezzo all’aspro confronto tra cattolici progressisti e conservatori, si distinse per la capacità di mimetizzarsi.
Finito il regno di Benedetto XVI e salito al soglio Francesco, Farrell uscì dall’anonimato e si allineò ai vari Cupich e Tobin, esponenti del fronte progressista, schierandosi dalla parte di Amoris laetitia e dicendosi favorevole alla comunione per i divorziati risposati.
Tanto entusiasmo fu ricompensato: divenne infatti prefetto del nuovo dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita e nello stesso anno, il 2016, fu creato cardinale.
Tra i “meriti” di Farrell c’è inoltre quello di aver firmato la prefazione del libro Building a Bridge. How the Catholic Church and the Lgbt Community Can Enter into a Relationship of Respect, Compassion, and Sensitivity, del gesuita pro Lgbt James Martin, e poi l’essere stato il regista dell’Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, dove Martin, nonostante le proteste di molti cattolici, fu invitato ufficialmente dal Vaticano a tenere una relazione davanti a coppie di omosessuali di tutto il mondo.
Insomma, il titolo di uomo giusto al posto giusto non glielo può togliere nessuno.
Resta tuttavia una piccola perplessità.
In quanto camerlengo, come stabiliscono le norme, Farrell avrà il compito, al momento opportuno, di “accertare ufficialmente la morte del Pontefice”. Una bella responsabilità. Ma essendo Farrell, come abbiamo visto, un uomo che finora non ha spiccato per la capacità di rendersi conto di quanto gli succede attorno, si accorgerà della morte del papa?
Infine un dubbio. Poiché il camerlengo, dovendo attestare la morte del papa e assumere l’amministrazione della Santa Sede ad interim, non può mai lasciare Roma, non è che per caso il cardinale Farrell, con questa nomina, è stato messo al riparo da eventuali, imbarazzanti convocazioni negli Stati Uniti per deporre a proposito degli abusi sessuali dello “Zio Ted” McCarrick?
Aldo Maria Valli
- OMOSESSUALITÀ NEL CLERO
- Belgio e abusi, il 76% delle vittime dei preti sono maschi
- La Chiesa cattolica belga ha pubblicato un rapporto sugli abusi sessuali da cui risulta che su oltre 1.000 casi presi in considerazione il 76% delle vittime sono di sesso maschile. Il risultato evidenzia ancora una volta il preponderante legame tra omosessualità e abusi da parte del clero, un aspetto che i vertici del Vaticano non vogliono riconoscere.
- La Chiesa cattolica in Belgio ha pubblicato martedì 12 febbraio un rapporto sugli abusi sessuali, simile a quello recentemente diffuso in Germania. Il rapporto ha rilevato che, su oltre 1.000 casi registrati e presi in considerazione, il 76% delle vittime di abusi erano di sesso maschile. Il documento, già divulgato da Life Site News e che potete consultare in francese a questo indirizzo, è stato redatto sotto la guida di un professore di psicologia in pensione, Manu Keirse (insegnava a Lovanio), ed è stato presentato dal cardinale Jozef De Kesel, arcivescovo di Malines-Bruxelles.
- De Kesel ha affermato che centinaia di vittime di abusi sessuali “hanno finalmente avuto negli ultimi anni il coraggio di parlarne [dell’abuso]”. Il cardinale ha suggerito che ora è importante riconoscere la sofferenza delle vittime, la loro impotenza verso i loro abusatori e il loro silenzio forzato. Il professor Keirse nell’introduzione del rapporto scrive che “l’abuso sessuale o la condotta abusiva non sono una malattia, ma un delitto, un abuso di potere”.
- Secondo il rapporto, dal 2010, 1.054 persone si sono recate nei centri predisposti dalla Chiesa per l’ascolto delle vittime di presunti abusi sessuali. Su 426 casi segnalati ad alcuni di questi centri, il 92% risale a 28 anni fa e anche oltre. Il 73% delle vittime aveva tra 10 e i 18 anni quando sono state aggredite. La maggior parte dei casi di abusi sessuali da parte del clero è avvenuta o nelle scuole cattoliche o nelle parrocchie, si legge nel documento.
- Il rapporto reso pubblico in Belgio conferma una linea di tendenza che è già emersa in altri Paesi, come gli Stati Uniti e la Germania, e non solo: e cioè che la maggioranza delle vittime sono di sesso maschile, adolescenti o preadolescenti. Come scrive Katholisch.de a proposito della relazione: “Tre vittime su quattro erano di sesso maschile (76%)”.
- Il legame prevalente abusi-omosessualità è fortemente negato da molte figure di spicco della Chiesa. Il gesuita Hans Zollner, uno dei quattro uomini chiamati da papa Francesco a preparare l’imminente summit sugli abusi sessuali, ha affermato che “il vero problema dell’abuso sessuale non è l’orientamento sessuale, ma l’abuso di potere”. Un legame che invece è stato sottolineato da diversi vescovi e cardinali, negli Stati Uniti e altrove; e fra questi, di recente, il cardinale Gerhard Müller e il cardinale Walter Brandmüller. Una petizione, promossa dall’organizzazione cattolica svizzera Pro Ecclesia e da Life Site News è stata lanciata per fermare le reti omosessuali nella Chiesa cattolica. La petizione, che sarà presentata ai partecipanti al prossimo summit, conta finora oltre undicimila firmatari.
- La Conferenza episcopale belga ha già creato una fondazione chiamata Dignity per pagare una qualche forma di risarcimento finanziario alle vittime degli abusi. Tra il 2012 e il 2017, questa fondazione ha erogato 4.48 milioni di euro, con somme variabili tra i 5.000 e i 25.000 euro.
- De Kesel ha detto di sperare che il prossimo vertice offra una “politica coerente per l’intera Chiesa cattolica” su questo problema. Uno degli scandali di abusi sessuali più importanti degli ultimi anni in Belgio riguarda l’ex presidente della Conferenza episcopale belga e membro del cosiddetto Gruppo di San Gallo, il cardinale Godfried Danneels, con posizioni moderniste. Delle registrazioni divenute pubbliche nel 2010 hanno rivelato che il cardinale Danneels aveva esortato una vittima a non rivelare abusi sessuali compiuti per tredici anni per mano di un vescovo, Roger Vangheluwe, amico del cardinale. La vittima di abusi era il nipote di Vangheluwe. Danneels suggerì nella conversazione con la vittima che il caso venisse tenuto segreto e che il vescovo abusatore potesse andare in pensione pacificamente.
- Marco Tosatti
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