ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 marzo 2019

La pelle del pastore




Se fosse vissuto ai tempi della Rivoluzione Francese, monsignore di certo avrebbe salvato la pelle. È una questione di vocazione alla legalità repubblicana. Il 27 novembre 1790 l’Assemblea Nazionale chiese ai religiosi di Francia il giuramento di fedeltà alla Costituzione Civile del clero promulgata qualche mese prima. Per coloro che rifiutarono di giurare, i cosiddetti refrattari, come è noto non finì bene. Ma veniamo a noi.

Con una nota dell’Ufficio diocesano ai «legali rappresentanti delle scuole dell’infanzia della diocesi» datata 9 marzo 2019, il responsabile dell’Ufficio Pastorale dell’Educazione e della Scuola di Padova si è premurato di ricordare ai parroci a cui fanno capo le scuole paritarie l’obbligo di rispettare la legge «così come ogni altro dirigente scolastico», e quindi di consegnare il provvedimento di esclusione dal servizio ai bambini i cui genitori non abbiano adempiuto l’”obbligo” vaccinale.
Esprime comprensione ai suoi parroci, don Lorenzo Celi, per l’evidente disagio che potrebbe loro derivare da tale compito, ma li solleva subito da ogni imbarazzo o da eventuali fastidiosi problemi di coscienza rassicurandoli del fatto che «si tratta di un atto obbligatorio e non discrezionale»: se non ne va proprio della vita, ci sono comunque di mezzo non precisate conseguenze personali («responsabilità piena su più fronti del legale rappresentante») e, in ogni caso, aspetto decisivo, la conservazione del contributo statale per le scuole paritarie.
A questo punto della nota, sulla funzione gerarchica e burocratica si eleva l’afflato paterno del pastore: il parroco non si deve dare pena per l’espulsione che sarà costretto a infliggere agli inadempienti – spiega don Celi – perché sono i genitori, che erano stati previamente informati, «ad auto-escludere i loro figli dal servizio» in spregio alla legge e magari soltanto per fatue ragioni personali.
Ecco che ora, dismessa la pelle del pastore, il Nostro sguaina la spada del difensore contro chi insistesse a proditoriamente attribuire ai parroci la volontà di espellere i bambini, «senza tener conto dei loro diritti». Su chi sia il titolare di questi diritti si pone qualche dubbio ermeneutico, che ci piace lasciare alla libera interpretazione del lettore.
Ma il timore che il provvedimento possa essere inteso come una poco cristiana espulsione continua ad affliggere il nostro Direttore, che finalmente trova la soluzione morale del problema: non di “espulsione” si tratta, ma di mera “sospensione” dal servizio. Infatti, se i genitori riusciranno a superare le loro fisime e le loro meschine obiezioni, il bambino potrà essere riammesso senza fallo al servizio desiderato. Previa, si intende, idonea certificazione.
Monsignore infine sigilla la sua missiva con parole elevate di commosso incoraggiamento rivolte «a tutti i parroci che con impegno e dedizione si prodigano a gestire le scuole dell’infanzia e danno esempio di educazione alla legalità e rispetto del principio di laicità». A questi esprime la propria «vicinanza e piena solidarietà».
Così si conclude la seconda nota con cui don Lorenzo Celi dà giustamente a Cesare quel che è di Cesare. Con la prima, come possiamo ricordare, in piena corrispondenza di amorosi sensi con la compianta (una delle tante) ministra Giannini, egli riconobbe la bontà della “buona scuola” laddove questa disponeva democraticamente il gender per tutti.
Ma la fiamma laica e repubblicana del nostro pastore non tarderà a risplendere ancora. Tanta è la carne al fuoco che può essere rischiarata dalla sua lungimiranza. Siamo certi che, ad esempio, non mancherà di manifestarsi a proposito della allegra somministrazione della triptorelina ai giovani aspiranti transgender. Su questo tema lo Stato ha recuperato il mito della libertà repubblicana (che nel caso dei vaccini era stato momentaneamente scordato) ed è plausibile che anche la chiesa di Padova renderà omaggio al traguardo del libero trasferimento da un sesso all’altro per i minori d’età. E risolverà così la possibile indecisione di un impubere di farsi monaca oppure prete.

 – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani


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