Ma che cos’è questo falso ecumenismo del Dialogo: una specie di 11° comandamento? La verità non è affatto un dialogo: è Rivelazione divina. Le chiese al plurale non sono la vera Chiesa di Cristo ma sette scismatiche ed eretiche di Francesco Lamendola
Ecumenismo: che bella parola! Tutti i cattolici nati dopo il Concilio Vaticano II l’hanno sentita così spesso nominare, e sempre con tono compiaciuto, anzi estasiato: come una specie di undicesimo comandamento; un imperativo che viene da Dio stesso circa la ricostituzione dell’unità dei cristiani. E una tale idea è bella davvero: più che bella, meravigliosa. Solo che…
Qui non stiamo parlando di una costellazione di correnti o partiti politici; non stiamo parlando di una verità mondana, filosofica o d’altro tipo; la posta in gioco non è quella fra unità e divisione, ma quella fra verità ed errore. E sulla Verità di Cristo non si possono fare compromessi, specialmente se sono al ribasso. Ai cattolici, invece, e specialmente ai giovani, vien fatto credere che a ritardare l’unità dei cristiani siano state le resistenze di quanti non accettano il dialogo, non sono animati da buona volontà e neppure, in fondo, da un autentico spirito cristiano; mentre tutti quelli che si adoperano per l’unità sono, eo ipso, dei veri cristiani, indipendentemente dalla confessione cui appartengono. E già questa è una grossa mistificazione, poiché si basa su un approccio tendenzioso e ingannevole alla questione dell’unità. L’obiettivo dell’unità sarebbe bellissimo, se si fondasse sul presupposto dell’unità nella verità; mentre una unità qualsiasi, raggiunta sacrificando la verità e compromettendo l’integrità della Rivelazione divina, non è un obiettivo desiderabile e, per la Chiesa cattolica, equivarrebbe a un suicidio. Di fatto, però, è proprio questo che sta accadendo. La stragrande maggioranza dei cattolici ignora che il movimento ecumenico è nato in ambito protestante e con il preciso scopo di ottenere delle “concessioni”, ovvero dei cedimenti dottrinali, da parte della Chiesa di Roma, più che per giungere a una riunificazione finale dei cristiani, per togliere al cattolicesimo il sigillo della verità; e che negli anni anteriori al Concilio la Chiesa ha guardato a tale movimento, giustamente, con vigile e operosa diffidenza, scorgendo benissimo l’insidia che esso costituiva, pur guardandosi bene dal dichiararla. Eppure, si direbbe che sia una evidenza, indicata dal semplice buon senso: quale sollecitudine può spingere alcune chiese protestanti, le quali, tutte insieme, non assommano a contare neanche la metà dei fedeli della Chiesa cattolica, a prodigarsi tanto alacremente per ritrovare una unità della quale, in passato, non hanno mai sentito il bisogno, segnalandosi, anzi, per una incessante, violenta animosità nei confronti di Roma?
Ma quale principio della libera interpretazione delle Sacre Scritture, tanto caro ai protestanti? Sulla Verità di Cristo non si possono fare compromessi!
E per quale mai ragione la Chiesa di Roma, che ha sempre sostenuto di custodire, intatta ed intera, la verità della Rivelazione di Cristo, dovrebbe scendere a compromessi con delle chiese scismatiche, le quali hanno imboccato, di propria iniziativa, la via della divisione, e che non hanno mai mostrato ombra di pentimento per la ferita inferta al Corpo mistico di Cristo, ed essendosi anzi sempre vantate di quello scisma, come di cosa giusta e buona, meritevole agli occhi del Signore? Del resto, non si tratta di orgoglio umano e di presunzione umana: se si trattasse solo di questo, è chiaro che i cattolici, pur nella convinzione di aver sempre custodito la verità, sarebbero autorizzati, anzi, sarebbero perfino moralmente obbligati, a rimangiarsi il loro orgoglio e a metter da parte la loro fierezza, pur di giungere a un obiettivo così desiderabile, come la riunificazione dei cristiani. Ma si tratta di ben altro: si tratta del Vangelo di Gesù. La Chiesa ha sempre sostenuto di possedere, lei sola, la giusta interpretazione di esso: come potrebbe, ora, venirci a dire che si è sbagliata, e che hanno ragione i protestanti allorché rivendicano la libera interpretazione del Vangelo? Perché di questo si tratta, e non d’altro: di accettare il principio della libera interpretazione delle Sacre Scritture. In altre parole, seguendo questo tipo di ecumenismo, la Chiesa cattolica si accinge a sacrificare qualcosa che non le appartiene affatto, qualcosa che non è di natura umana, bensì la verità soprannaturale della Rivelazione, sigillata dal Sacrificio e dal Sangue di Gesù Cristo, sparso sulla croce. Con quale diritto la Chiesa cattolica potrebbe venire a patti con coloro i quali l’hanno sempre accusata di aver male interpretato la Rivelazione? La verità non si trova a metà strada, fra ciò che dicono i cattolici e ciò che dicono le svariate chiese scismatiche: la Verità sta al di sopra delle cose umane e delle umane passioni. La Verità è una ed è perfetta, inalterabile immodificabile. Non muta per il fatto che mutano le situazioni storiche; non risente dei cambiamenti culturali, storici, politici, economici e sociali; non necessita di restauri, di riverniciature, di aggiornamenti e adattamenti di qualsiasi genere.
L’ecumenismo come dialogo? Tanto varrebbe dire che la verità è un dialogo! Ma la verità non è affatto un dialogo: è Rivelazione divina; e agli uomini non si chiede di dialogare su di essa, ma di accoglierla o di rifiutarla. Gesù non è venuto a dialogare, ma ad insegnare: c’è una differenza abissale fra le due cose.
Eppure, l’idea di ecumenismo che è “passata” dopo il Concilio Vaticano II è precisamente quella di un trovarsi a metà strada, di un contrattare e mercanteggiare, tu cedi un pezzetto della tua verità e io cedo un pezzetto della mia, e così alla fine siamo tutti contenti e ci troviamo d’accordo. Ecco, per esempio, come si definisce l’ecumenismo sul mensile dei padri dehoniani Papa Giovanni, laddove viene rievocata la figura della beata Maria Gabriella Sagheddu, che all’unità dei cristiani ha dedicato la propria vita (Andria, Barletta, n. 1, gen/feb 2019, pp. 22-24):
I discepoli di Gesù Cristo lungo i secoli si sono divisi tra di loro, infliggendo profonde ferite a quella vita di amore e di comunione fraterna che è il messaggio primo del cristianesimo, lacerando quell’unità per la quale Gesù aveva pregato durante l’ultima cena. I tentativi di rappacificarsi, di riunificarsi sono stati tanti lungo i secoli, senza raggiungere lo scopo.
Dai diversi tentativi sporadici si è passati ad una organizzazione vera e propria, chiamata “Movimento Ecumenico”, che raccoglie tutte le Chiese cristiane, dando nuova linfa ai credenti. Il desiderio dell’unità poco alla volta è entrato nel cuore tutti i cristiani. Sono nate diverse istituzioni: il Consiglio internazionale delle Missioni, Vita e Azione, Fede e Costituzione, Consiglio Ecumenico delle Chiese e altre ancora. L’orientamento ecumenico ha una sua storia, è cresciuto lentamente, non era ben visto dagli stessi cristiani, poiché ognuno tendeva a difendere il proprio punto di vista come l’unico vero nella vita di fede. All’inizio la chiesa cattolica vedeva il Movimento Ecumenico con sospetto e lo accettava soltanto come conversione degli altri credenti cristiani, invitati a tornare a far parte della Chiesa Romana.
Ufficialmente è stato con il Concilio Vaticano II che la Chiesa Cattolica ha cambiato mentalità, lasciando l’idea di ecumenismo come “ritorno” e passando all’ecumenismo come “dialogo”, considerando quindi l’aspirazione ecumenica una grazia dello Spirito Santo, per ripristinare l’unità di tutti i cristiani e ponendo come centro dell’ecumenismo non una chiesa, ma Gesù Cristo come centro e luce del mondo!
C’è poco da fare: o avevano ragione Pio XI e Pio XII, e allora la sola forma concepibile di ecumenismo consiste nel ritorno alla Chiesa cattolica di quanti ne erano usciti; oppure hanno ragione i papi del Concilio e del post-concilio, e particolarmente Bergoglio, quando pongono il cattolicesimo sullo stesso piano delle atre confessioni cristiane! Solo che… sulla Verità di Cristo non si possono fare compromessi!
Ora, ferma restando l’ammirazione per chi, come suor Maria Gabriella Sagheddu, si è votato interamente alla causa dell’unità dei cristiani, con una vita di preghiera e sacrificio, restano tutte le nostre perplessità sul fatto che il Concilio Vaticano II, archiviando il perseguimento dell’unità come un ritorno alla Chiesa cattolica e sostituendolo con l’idea del dialogo, abbia fatto una cosa buona e giusta.L’ecumenismo come dialogo? Tanto varrebbe dire che la verità è un dialogo! Ma la verità non è affatto un dialogo: è Rivelazione divina; e agli uomini non si chiede di dialogare su di essa, ma di accoglierla o di rifiutarla. Gesù non è venuto a dialogare, ma ad insegnare: c’è una differenza abissale fra le due cose. Nei Vangeli non si dice che Gesù dialogasse con i sacerdoti delle altre religioni; e nemmeno che dialogasse con gli scribi e i farisei: no, si dice che Gesù insegnava la sua dottrina, affermando esplicitamente che essa viene dal Padre celeste, e che chi l’accoglie è salvo, ma chi la respinge si danna da se stesso. Per favore, non facciamo di Gesù Cristo un chiacchierone venuto nel mondo a dialogare con questo e con quello; Gesù è il divino Maestro che rivela agli uomini la Verità perenne, luminosa e definitiva, la sola che possa dare agli uomini la pace e la gioia che essi cercano invano nelle cose del mondo o nelle false dottrine. E non è venuto nemmeno a “narrare” Dio agli uomini, come dice l’eretico Enzo Bianchi, tanto più che non era un profeta, come costui afferma, ma il Verbo incarnato, ossia la seconda Persona della Santissima Trinità. Gesù non narrava un bel niente: non era un narratore di storielle o di belle favole: era la Via, la Verità e la Vita che danno un senso all’esistenza umana.
Negare che gli ebrei si debbano convertire al cattolicesimo, avendo già con sé l’Antica Alleanza quale strumento sufficiente di verità e di salvezza è negare Cristo! La Verità è una ed è perfetta, inalterabile immodificabile. Non muta per il fatto che mutano le situazioni storiche; non risente dei cambiamenti culturali, storici, politici, economici e sociali; non necessita di restauri, di riverniciature, di aggiornamenti e adattamenti di qualsiasi genere.
Per sapere qual fosse la posizione della Chiesa in fatto di ecumenismo prima del Concilio Vaticano II, basta prendere un testo di teologia anteriore a quell’evento, per esempio il Dizionario di teologia morale a cura del cardinale Francesco Maria Roberti, e leggere la voce “ecumenismo”, redatta da monsignor Pietro Palazzini (Roma, Editrice Studium, 1955, 1961, pp. 499-500):
Sotto questo nome di ecumenismo o movimento ecumenico si suole indicare la teoria escogitata dai movimenti interconfessionali, specie protestanti, per raggiungere l’unione delle chiese cristiane, a base di una specie di confederazione. (…)
La Chiesa cattolica, cosciente di essere la vera Chiesa di Cristo, non può prendere parte ad un movimento che va in cerca di questa Chiesa, pur non cessando di pregare per l‘unità.
Di fonte però ai tentativi di alcuni cattolici, ansiosi di un accordo, e di fronte all’opinione pubblica mondiale, la Chiesa cattolica ha chiarito in vari documenti il suo atteggiamento sull’unione, dottrinalmente soprattutto nelle encicliche “Orientalium animos” di Pio XI (6 gennaio 1928) e “Orientales omnes Ecclesias” di Pio XII (23 dicembre 1945); disciplinarmente soprattutto nella risposta del 5 giugno 1948 e nell’Istruzione del S. Uffizio del 20 dicembre 1949.
Le norme da seguire per questa attività unionistica vengono così precisate: possono essere permesse dagli Ordinari conferenze tra cattolici e non cattolici nelle proprie diocesi. Per conferenze interdiocesane ed internazionali la competenza è riservata al S. Uffizio. La gerarchia ha il diritto e il dovere di vigilare, perché l’unica via regia per l’unione è l’adesione dei non cattolici alla vera Chiesa: le altre formule presentano gravi pericoli per i cattolici stessi, concettualmente si riducono spesso a formule ecumeniste, vuote di significato. La rivista che nella Chiesa cattolica promuove i problemi dell’unione è la rivista “Unitas”.
La neochiesa di oggi ha sacrificato qualcosa che non le appartiene affatto, qualcosa che non è di natura umana, bensì la verità soprannaturale della Rivelazione, sigillata dal Sacrificio e dal Sangue di Gesù Cristo, sparso sulla croce. Con quale diritto è venuta a patti con coloro i quali l’hanno sempre accusata di aver male interpretato la Rivelazione? Le chiese al plurale non sono la vera Chiesa di Cristo, ma sette scismatiche ed eretiche!
Ma che cos’è questo ecumenismo?
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