Uno strano fenomeno atmosferico provoca conseguenze pesanti nella sede del giornale ex-cattolico italiano. Trovata la ragione di quanto accaduto: basta sfogliare gli ultimi numeri dello stesso ‘Avvenire’, mirabolante sintesi di fanatismo politico (anti-Salvini), clericalismo bigotto e tartufesco (anti-cattolico), sfruttamento politico ignobile di minori (anti-dignità umana). Insomma: Misericordia allo stato puro.
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Questa è proprio curiosa. Qualche ora fa un amico meneghino (con cui ci ricordiamo di aver assaporato dei risotti favolosi allo zafferano) ci ha segnalato la presenza di una stranissima nube un po’ a nord della Stazione centrale di Milano. Stranissima per la consistenza, stranissima per il colore, quel rosso che avvampa prepotente sul viso di chi prova un forte imbarazzo. Difficile crederci… eppure l’amico insisteva. Da poco tutte le agenzie hanno battuto però la notizia: un’iradiddio di nube si è scaricata dal cielo su un edificio di piazza dei Carbonari 3, coprendolo di una fanghiglia di colore rosso intenso con venature arcobaleno e dall’odore non proprio di Chanel. Solo su quel palazzo… per il resto il cielo era sereno. Scaricatasi, la nube si è dissolta. Sono accorsi forze dell’ordine, pompieri, ambulanze, giornalisti, una gran massa di curiosi. Naturalmente, costernato, il noto sindaco Sala con tutta la giunta, accompagnato dal noto arcivescovo Delpini che ha subito evocato la mano di Salvini dietro il fattaccio. Il palazzo è immerso in una sorta di melassa rossa, dichiarato inagibile dalle autorità competenti. Chi lo popolava sta uscendo con l’aiuto di operatori ecologici (reclutati sul posto tra i ‘gretini’ che hanno scioperato per il clima venerdì 15 marzo). Non si registrano feriti, ma per le persone solo problemi di igiene non risolvibili a breve, dato che la fanghiglia è anche appiccicosa oltre che puzzolente.
In tv abbiamo visto apparire chi ha già con difficoltà lasciato il palazzo: in testa una vecchia conoscenza, il noto direttore dell’ex-giornale cattolico Avvenire, tutto di rosso verniciato (salvo per delle chiazze arcobaleno), olezzante e dispiaciuto soprattutto di dover rinunciare a un dibattito in serata nella provincia profonda sul ruolo trainante dello stesso Avvenire per una Chiesa in uscita (di senno).
Intanto la scienza meteorologica ha già avviato le riflessioni opportune sullo strano caso. Si sta analizzando la fanghiglia al microscopio. Le prime evidenze danno conto della presenza di una sostanza oggi pressoché introvabile, ma accumulatasi per anni nei cieli: viene identificata come la “vergogna”. E ciò spiegherebbe abbondantemente il nuovo colorito della sede centrale di Avvenire: è stata sepolta, appunto, da una colata di vergogna.
Tra i cattolici nessuno si meraviglia. I catto-fluidi e i loro compagni invece hanno subito incolpato il noto Demonio di aver tramato con Putin per la creazione della nube in laboratorio, poi sospinta in Italia grazie a venti siberiani e tramite l’intermediazione dei Paesi di Visegrad, con l’accordo di Trump e la benedizione di diversi cardinali tra i quali Burke. A reti unificate il Quirinale ha condannato il “grave attentato”, i vertici della Cei hanno scomunicato in un paio di secondi gli esecutori, i mandanti, i collaboratori; le organizzazioni anti-razziste, anti-omofobiche, transfemministe hanno chiamato alla massima mobilitazione democratica.
Da parte sua il Dicastero vaticano per la Comunicazione (consultati Santa Marta, il falcidiato Consiglio dei cardinali, la Segreteria di Stato, “La Civiltà cattolica”, ‘L’Osservatore Romano” e altri) ha emesso un comunicato riassuntivo in cui si esprime severa condanna per il fattaccio, attaccando sostanza e modalità dell’accaduto e fustigando i cattolici critici di Avvenire (detti “farisei”).
Immediatamente sono intervenuti Cirinnà, Boldrini, Bonino, Saviano, Di Gregorio, Lerner, Luca Casarini, Prodi, Manconi, Mimmo Lucano, Fabio Fazio, l’intellettuale di riferimento Barbara D’Urso, Furio Colombo, Cesare Battisti, Alvaro Lojacono Baragiola, perfino Renzi, i vescovi di Ferrara, Crema, Cremona, Modena, Palermo, Milano, Gorizia, qualcuno anche dal Vicariato di Roma, don Ciotti e (non poteva mancare in cotanta eletta schiera) il presidente della cosiddetta “Pontificia Accademia per la Vita” per chiedere la revoca seduta stante dell’autorizzazione per il Congresso mondiale delle famiglie a Verona. Si sono aggregati con la velocità di trasmissione tipica dei geni della politica i ministri Di Maio, Bonafede, Grillo e ancora una pletora di semisconosciuti sottosegretari.
Dall’estero George Soros ha messo a disposizione diversi trilioni di dollari – tramite la Bonino - per restituire alla sede di Avvenire il suo normale grigiore; e non ha fatto mancare il suo commosso conforto da Bruxelles il presidente uscente del Parlamento europeo Antonio Tajani.
“Tra i cattolici nessuno si meraviglia”, abbiamo annotato più sopra. Perché? Basta e avanza qualche esempio recente riferito a uno degli argomenti d’attualità ‘caldi’ e tratto dall’ex-giornale cattolico diretto da Tarquinio il Superbo, con la benedizione dei vertici della Cei: il Congresso mondiale delle famiglie di Verona. Avremmo naturalmente potuto, per comprendere ancora meglio i motivi della ‘colata della vergogna’, trattare di come Avvenire strumentalizza (in maniera tanto proterva quanto pacchiana) i minori. Lo si è constatato per lo sciopero dei ‘gretini’ contro il ‘riscaldamento globale’ (ecco un pilastro del nuovo catechismo della catto-fluidità). Oppure per la strage terroristica del bus - voluta e predisposta da un autista di origine senegalese - con la sfrontata, ignobile esaltazione politica -in funzione dell’ottenimento dello ius soli (ecco un altro pilastro della catto-fluidità)- di uno dei ragazzi rivelatisi fondamentali per ‘guidare’ la caccia delle forze dell’ordine (cui si deve una riconoscenza eterna, oltre ai complimenti per l’efficienza dimostrata). Ma restiamo su Verona.
AVVENIRE: UN’OSTILITA’ FEROCE, A TRATTI (MAL)CELATA CONTRO IL CONGRESSO DI VERONA
Come è noto il 29 e il 30 marzo si svolgerà a Verona il XVI Congresso mondiale delle famiglie. Vi parteciperanno relatori da tutto il mondo. Domenica 31, con partenza alle 12.00 in piazza Bra, si terrà la Marcia conclusiva, cui si prevede la presenza di alcune migliaia di persone. Se ne avete la possibilità, partecipate, rendendo così testimonianza pubblica alla bellezza del matrimonio tra uomo e donna, teso alla procreazione e dunque fondamentale anche per la sopravvivenza dello Stato!
Tra i politici italiani che hanno voluto dare (e si deve aggiungere l’avverbio: coraggiosamente) il loro sostegno al Congresso, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, i ministri Lorenzo Fontana e Renzo Bussetti, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Il Congresso - che sarà patrocinato oltre che dal Ministero per la Famiglia e le Disabilità, anche dalle Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia e dal Comune di Verona- è violentemente avversato dalla sinistra, Pd in testa in combutta con le organizzazioni femministe e lgbt, che hanno convocato una sorta di contro-manifestazione permanente negli stessi tre giorni del Congresso. Inutile evidenziare che Pd e altre organizzazioni di sinistra, femministe, lgbt – intenzionate a disturbare gravemente e in ultima analisi a impedire lo stesso svolgimento del Congresso di Verona porteranno per intero la responsabilità di eventuali incidenti. Ma molto grave sarebbe anche la corresponsabilità dei catto-fluidi ( Avvenire in testa) che da settimane non fanno altro che riversare fiele (visibile o celato) contro un evento che si pone pienamente dentro la Dottrina sociale della Chiesa ed è in perfetto accordo del resto con gli articoli 29, 30, 33 e 37 della vigente Costituzione italiana.
Come ha riferito (fin qui, prendiamo in esame le ultime due settimane) Avvenire del Congresso di Verona? Ignorandolo o minimizzandolo fin quando è stato possibile, fingendo nel contempo una tartufesca neutralità. Poi anche Avvenire è stato costretto a dar spazio all’avvenimento, su pressione di molti lettori: ed è in tale occasione che l’ostilità avveniristica si è palesata senza più alcun pudore.
Giovedì 14 marzo 2019/ Avvenire: a pagina 10, in scarsa evidenza a metà pagina una ventina di righe di agenzia in cui, già dal titolo, si evidenziano con compiacimento “attriti nel governo su evento a Verona” tra “Spadafora e Fontana”.
Venerdì 15 marzo 2019/Avvenire: a pagina 7, a firma r.r. le righe diventano una cinquantina. Il titolo è “Palazzo Chigi avvia istruttoria sul patrocinio” e gran parte dell’articolo riporta le reazioni anti-Verona dei grillini concludendo con la notizia che anche la Cgil (con la rediviva Susanna Camusso) parteciperà alla contromanifestazione nella città scaligera.
Sabato 16 marzo 2019/Avvenire: a pagina 13 entra in scena il Turiferario Guastalamessa, al secolo Luciano Moia, reduce dal triplo salto mortale in materia di farmaco blocca-pubertà (vedi Avvenire del 6 marzo: Moia negativo sulla decisione di includere la triptolerina tra i farmaci a carico del Servizio Sanitario nazionale; e vedi Avvenire del 13 marzo: Moia – dopo l’intervista di Laura Palazzani a Vatican News -improvvisamente possibilista secondo la nota teoria del discernimento caso per caso). Veniamo al pezzo del Turiferario Guastalamessa su Verona, un taglio basso in corsivo su 5 colonne. Occhiello: “Le rassicurazioni degli organizzatori ieri a Verona”. Titolo fatto per confondere: “Oltre ideologie e strumentalizzazioni, la sfida del Congresso delle Famiglie”. Nell’articolo, dopo aver evidenziato più volte la presenza “sovranista” e “leghista” e aver riferito ampiamente delle intenzioni dei promotori, Moia indossa gli abiti dell’inquisitore nato qual è e pone la domanda maligna: “E’ davvero così? “ chiosando: “Vedremo quando sarà completato il quadro dei relatori” e concedendo (ma i Tartufi non si fanno mai problemi) che “i tanti esperti che hanno già assicurato la loro presenza lasciano ben sperare”.
Domenica 17 marzo 2019/Avvenire: a pagina 10 ecco un articolo di Gianni Santamaria a metà pagina con un titolo bene in evidenza: “Verona, Salvini non convince la Lega locale”, un titolo del tutto arbitrario e strumentale, considerato quanto si legge nel pezzo: il capogruppo leghista di Verona, contrario alla partecipazione della Lega al Congresso, è in effetti già stato espulso nel 2018 e, annota Santamaria, “le sue sono opinioni personali”. “Salvini non convince la Lega locale”: tutto fa brodo per l’Avvenire tartufesco che monta sempre in cattedra contro le fake news e invece è il primo a produrne (vedi ad esempio i precedenti sui migranti).
Mercoledì 20 marzo 2019/Avvenire: a pagina 10 il Turiferario Guastalamessa torna, riferendo della valutazione espressa dal cardinale Parolin su Verona. Con la consueta disinvoltura ce la propone – virgolettata - nella versione seguente: “Siamo d’accordo sulla sostanza, non sulle modalità”. In realtà il Segretario di Stato aveva detto: “Siamo d’accordo sulla sostanza, c’è qualche differenza nelle modalità”. Si obietterà: più o meno però è la stessa cosa. Certo, più o meno, ma intanto Moia ha dimostrato un’altra volta la sua spregiudicatezza giornalistica. Quanto al Segretario di Stato dovrebbe spiegare quali siano queste misteriose “modalità” su cui c’è differenza di opinioni. Fin qui abbiamo registrato solo un crescendo di intolleranza squadrista da parte di chi vorrebbe impedire il Congresso, contando anche sul comportamento scandalosamente silente a tale riguardo dei catto-fluidi della Chiesa italiana. Nel medesimo articolo Moia mette in evidenza, con evidente compiacimento, l’attacco liberticida contro il Congresso di un centinaio di docenti ordinari e ricercatori dell’Università di Verona.
Mercoledì 20 marzo 2019/bis/Michela Nacca, avvocato rotale: non possiamo ignorare le dichiarazioni all’agenzia Dire di tale Michela Nacca, incredibilmente avvocato rotale. Il congresso di Verona, secondo la signora così ben informata e per niente ideologizzata, sarebbe “una vera Controriforma, che nella sua grammatica principale prevede anche l’omofobia ed il razzismo”. Andiamo avanti con quest’altra inquisitrice così spavalda: “L’appoggio di un tale movimento da parte di autorità ecclesiastiche cattoliche non solo sarebbe incoerente, ma potrebbe dividere i cattolici, anzichéunirli”. La Nacca vede proprio il mondo alla rovescia e lo conferma continuando nel suo delirio: (Il Congresso) “soprattutto vuole ripristinare un modello sociale chiuso, arretrato, in cui la donna è senza diritti, senza responsabilità professionali, sociali, accademiche o politiche, senza una vita e degli interessi al di fuori di quelli privati familiari ed alla quale verrebbe riconosciuto esclusivamente un ruolo secondario e funzionale, sussidiario a una tipologia di uomo dominante, sordo e cieco ai diritti essenziali altrui, misogino ed omofobo, dunque maltrattante. L’unico ruolo ammesso per la donna sarebbe quello procreativo”.
Giovedì 22 marzo 2019/card. Bassetti, presidente della Cei: non possiamo ignorare nemmeno le dichiarazioni del cardinale Bassetti, presidente della Cei, contenute in un’intervista al Giornale. Su Verona rileva l’editore di Avvenire: “Nel merito dell’iniziativa la Cei non è tra i suoi organizzatori: come ha sottolineato il cardinale Segretario di Stato, avremmo preferito uno stile diverso da parte di tutti, con meno polemiche. La famiglia non è una squadra di calcio, è una realtà fondamentale che, anche partendo da sensibilità diverse, deve vederci uniti”. Eccone un altro che vede il mondo alla rovescia, similmente alla già citata Nacca. I promotori di Verona si fondano o no sulla dottrina della Chiesa? E, per quanto riguarda l’Italia, si fondano sì o no sulla Costituzione della Repubblica? Se la risposta è sì (e lo è), l’anomalia è data dalle posizioni fintamente ‘ecumeniche’ del cardinal Bassetti. Che nell’intervista continua così: “Il vero problema, come mi sembra evidente anche nel caso dell’appuntamento di Verona, è che trasformiamo la famiglia in un’occasione di scontro e non di incontro. Da una parte chi la usa per legittimare le discriminazioni e le divisioni, dall’altra chi la considera ormai superata e retrograda”. Il porsi apparente del presidente della Cei al di sopra delle parti (con quell’appello di forte sapore tartufesco a evitare gli scontri) può apparire in effetti un vero tradimento della dottrina sociale della Chiesa: se così fosse, sarebbe lui ( e chi la pensa come lui) ad allontanarsi da tale dottrina in nome della ‘Chiesa in uscita’, cantiere aperto con lavori in corso… insomma (per venire agli interessi concreti, quelli che paiono contare di più dell’essere cattolici) quella Chiesa consona in Italia ai desideri del pd e in genere dell’arcipelago marxista e libertario.
Sabato 23 marzo 2019/Avvenire: a pagina 11, in basso di lato una colonna dal titolo: “Congresso Verona, gli organizzatori: useremo il logo della Repubblica”. L’occhiello, ça va sans dire, torna su “La polemica”. Nell’articolo, non firmato, spunta anche un passaggio palesemente di parte: “Ben 672 tra ricercatori e docenti di tutte le aree disciplinari, medici in formazione specialistica, assegnisti, dottorandi, docenti a contratto e personale tecnico amministrativo hanno sottoscritto ieri un documento critico dell’evento”. Bum bum bum, che paura per i 672, perlopiù divisi in tante categorie… Ma l’Avvenire è in battaglia e dunque ogni truppa è buona, anche quelle della riserva.
DOMENICA 24 MARZO: FATE LARGO AL DIRETTOR TARQUINIO!
Domenica 24 marzo 2019/Avvenire: e si arriva al clou, dove protagonista naturalmente è Lui, Tarquinio il Superbo, il Pensatore di comprovata autorevolezza, misericordia, oggettività. Per pubblicare alcune lettere su Verona e per potere rispondere a pagina 2 con ampiezza di spazio e profondità di concetti, il Pensator cortese ha sfrattato anche le riflessioni di Umberto Folena. Da evidenziare l’annuncio in neretto: “AI LETTORI – Per assoluta mancanza di spazio è rimandata la rubrica ‘parolacce e paroline’ di Umberto Folena”. Notiamo subito che il gioco si sta facendo veramente duro pure per Avvenire, inizialmente propenso a ‘liquidare’ Verona come un avvenimento (molto) minore, un fastidio da poco da possibilmente ignorare o almeno minimizzare. No, ora anche Avvenire è stato costretto a prendere atto che la questione non è un’inezia: merito anche di quei lettori (o ex-lettori) che scrivono mail infuocate e che spesseggiano con grande scandalo dei catto-fluidi sul Facebook avveniristico (quello del noto Rancidio).
Eloquente è già il titolone apposto alla rubrica delle lettere: “Domande, dubbi e amarezza per il congresso di Verona. Voluto ‘per’ la famiglia, rischia una polemica inutilità”. Qui si può notare un concentrato poderoso di termini dubitatitivi o negativi con cui si definisce l’evento: domande, dubbi, amarezze, rischia, polemica inutile. Oltre a quel ‘per’ la famiglia, chiaramente sarcastico. A dire il vero il Direttor furioso poteva ridurre la sua fintamente pensosa omelia al titolo, dove tutto era già chiaro: Avvenire vede il Congresso di Verona come il fumo negli occhi.
Nella sessantina di righe dell’omelia domenicale Tarquinio riconosce dapprima con studiata sofferenza che l’evento ha una “lunga e polemica vigilia”. Poi, ridivenuto Superbo, proclama (come se fosse un generale vittorioso e non invece un sergente che si ritrova con una truppa in parte fanatica e in parte confusa): “Un Congresso mondiale delle famiglie non può che avere al centro tutte le famiglie del mondo, che sono parte della stessa famiglia umana, e lo stesso amore per la vita umana, qualunque condizione essa sperimenti: nascente, morente, povera, migrante…” Tanta retorica, tanta banalità per poter scrivere “migrante”, una delle maggiori fissazioni del direttor furioso.
Poi lo stesso Superbo mette bene in chiaro che “a Verona a fine mese non ci sarà un raduno cattolico”. Gli è scappata: voleva scrivere ‘catto-fluido’ e su questo avrebbe avuto ragione. A ribadire il suo credo (con la c minuscola) Tarquinio evidenzia poi che “il Forum delle associazioni familiari (italiano ed europeo) (,,,) non c’entra nulla e non parteciperà in quanto tale”. Una perdita irreparabile…
Il direttore dell’ex-giornale cattolico nota ancora che “ci sono persone (…) che interpretano la parola di Cristo, che nelle coscienze guida a distinguere il bene e il male, come una mazza ferrata da sbattere in testa all’interlocutore”. Scrivendo ciò, si vede che il Superbo si è guardato nello specchio. Poteva poi mancare il Tarquinio di citare a suo favore anche “l’autorevolissima perplessità espressa nei giorni scorsi dal cardinale Pietro Parolin”? Da notare qui il Tartufo collaudato e straripante, che emerge in quell’ “autorevolissima”: un caso lampante di quel ‘clericalismo’ bigotto denunciato (a parole) da papa Francesco.
Poco dopo un’altra vetta di clericalismo turiferario. Il Tarquinio – sembra di vederlo nel suo finto, tartufesco arrovellarsi – scrive di “sperare” che il Congresso sia un avvenimento che si svolga ‘civilmente’, senza polemiche, ma “non è certo”. Perché? “Un po’ per le caratteristiche di alcuni relatori e ‘moderatori’, e parecchio per il fatto che nella città scaligera, salvo benvenute sorprese, arriveranno ospiti politicamente (quasi) ‘monocolori’ e pioveranno contestazioni e, forse, provocazioni. Colpa di chi si è sottratto pregiudizialmente all’incontro, ma anche di chi ha lasciato (o lavorato) perché lo spazio fosse impraticabile per alcuni e sbranabile da opposte propagande”. Sintetizziamo: per il direttore dell’ex-giornale cattolico le colpe di eventuali disordini saranno in grande misura da addebitare ai promotori del Congresso e alla sua platea orribilmente leghista. Ma non credano il Tarquinio, i suoi mandanti e i suoi catto-fluidi sostenitori, di scampare all’accusa di corresponsabilità morale con la sinistra libertaria e forcaiola se dovessero verificarsi fatti spiacevoli. Chi sta fomentando un clima di odio, chi insulta, chi disprezza con supponenza e inganna con disinvoltura ha perso ogni credibilità, dunque ogni autorevolezza. E coinvolge nella vergogna anche l’istituzione cui fa riferimento e che nel contempo sta tradendo, la Chiesa di Roma: un guaio ancora maggiore e non si vede come uscirne.
P.S. 1. Stanno giungendo i risultati delle elezioni regionali in Basilicata, un’altra regione che – come è ormai sicuro – passa dal centro-sinistra al centro-destra con la forza trainante della Lega di Salvini. Dopo le elezioni politiche del 4 marzo siamo ormai al 7-0 a favore del centro-destra. Come dire: il popolo ragiona con la sua testa e con tutta evidenza se ne infischia dei proclami degli odiatori di professione, tra cui spicca in bella vista l’ex-giornale cattolico Avvenire.
P.S. 2. Venerdì 22 marzo si è svolto a Trento un convegno sulla “bellezza della differenza tra donne e uomini”, promosso dagli assessori provinciali Mirko Bisesti e Stefania Segnana. Il convegno è stato gravemente disturbato da una folla di alcune centinaia di contestatori (femministe, Arcigay, Cgil): un gruppo è riuscito a penetrare anche all’interno della sala ed è stato poi sgomberato dalle forze dell’ordine. Qualche ferito lieve. I contestatori – tra l’altro molto stonati (vedi alcuni video del quotidiano ‘L’Adige”) - hanno cantato “O bella ciao”. Concluso il convegno, l’assessore Bisesti – scortato dalla polizia – è stato pesantemente insultato e minacciato. Di questo fatto molto grave avete trovato qualche eco su Avvenire? Immaginate cosa sarebbe successo se ad essere contestata in tal modo fosse stata ad esempio una delle ‘feste di Avvenire’ che si tengono sul suolo nazionale… l’avreste letto il Tarquinio furioso (insieme con la sinistra marxista e libertaria e tutto il resto della compagnia istituzionale)! Intanto i fatti di Trento dimostrano come l’attacco eversivo contro la Repubblica (che si sviluppa ed esprime in particolare sui temi della famiglia e dell’immigrazione) non si nutre più solo di parole ma sta evolvendo in azioni intimidatorie di stampo squadrista (come si è già verificato anche a Firenze contro Massimo Gandolfini). Verona sarà di ciò una cartina di tornasole. Difficile negare che in Italia la libertà d’espressione sia ormai in pericolo: gli autodefinitosi “democratici e tolleranti” ne sono i manganellatori. Con la complicità morale di Avvenire e dintorni.
CONGRESSO DI VERONA: AVVENIRE SEPOLTO DA UNA COLATA DI VERGOGNA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 25 marzo 2019
Il Congresso delle Famiglie a Verona e tutto il resto…
Il Congresso delle Famiglie che si svolgerà a Verona nella prossima settimana se non altro è servito a farci toccare con mano la situazione italiana (e non solo) dove, ormai, si è instaurata una tremenda e ibrida dittatura LGTB (Lesbiche – Gay – Trans – Bisex) in combutta con la Loggia gay vaticana formata, in gran parte, dai “pretoriani” di Bergoglio che, sembra, sia pur con difficoltà, voglia sdoganare l’omosessualità – da sempre, secondo la dottrina della Chiesa, un peccato mortale gravissimo che, insieme all’omicidio volontario, grida vendetta al cospetto di Dio – limitandosi a condannare la pedofilia, pur sapendo che oltre l’ottanta per cento degli atti dei pedofili sono praticati da omosessuali.
Assistiamo a una sorta di revival del Sessantotto (e se le tragedie della storia si ripetono spesso in farsa… figuriamoci il Sessantotto, che fu farsa – tragica, come si ripeterà) o meglio siamo ai rigurgiti di fogna di quella stagione in cui si iniziò a contestare l’acqua, il sapone e il deodorante, per arrivare alla contestazione “in toto” della società, contestazione riassunta in alcuni frusti slogan: «Vietato vietare!» ; «Vogliamo tutto e subito!»; «L’utero è mio e lo gestisco io»; «Padroni maiali, domani prosciutti» e altre amenità che danno una panoramica di quel periodo da cui nacquero gli «Anni di piombo» e le «Brigate Rosse» – che per TV erano «sedicenti», per il PCI erano «compagni che sbagliano»… e per un Presidente della Repubblica erano «nere» – il femminismo, il “giornalismo militante” per cui, quando gli assassini comunisti uccisero il povero Commissario Calabresi, «Lotta Continua» definì quel delitto: «Un gesto in cui si riconoscono tutti i proletari sfruttati…».
Cominciò nella stagione del Sessantotto la guerra alla famiglia (ricordate la formazione delle “Comuni”?) e il “pensiero unico”; l’ideologo della contestazione fu Marcuse: «Distruggete tutto ciò in cui avete creduto finora, buttate a mare tutto ciò che fino a ieri rappresentava il basamento della nostra vita: vi sembrava granito e non era che pietra pomice, vi sembrava eterno ed è invece friabile e inutile».
Un Marcuse oggi tornato di moda; intanto iniziò la contestazione contro “l’autoritarismo” rappresentato dalle Forze di Polizia (lo slogan rivolto alla polizia era: PS = SS e ai Carabinieri del Battaglione Mobile «Camerata basco nero, il tuo posto è al cimitero») e dai rigidi e severi programmi scolastici per cui si voleva “riformare” la scuola sul modello della “Comune” di Barbiana del “prete rosso” don Milani che lanciò un libello Lettera a una professoressa, che ha rappresentato la bandiera di tutte le maestrine in preda a frustrazioni, sentina di tutti i luoghi comuni che alimentavano l’odio di classe e che predicava una scuola in cui non vi fossero bocciature, insomma tutti promossi, “todos caballeros“… non a caso dagli allievi, dagli amici e dagli estimatori di don Lorenzo Milani nacque, poco dopo, «Il Forteto», una sorta di Comune, il lager dei pedofili rossi dove i bambini venivano “serialmente” violentati (per toglier loro la “materialità” secondo la teoria di Fiesoli, il guru del lager del donmilanmeuccismo del Mugello) e intanto, in odio alla famiglia tradizionale, venivano formate le «famiglie funzionali» create dallo stesso guru “rosso”… mentre il Tribunale Minorile di Firenze, con a capo Giampaolo Meucci, mandava ai pedofili ragazzini “da recuperare”, insomma “carne fresca” per i depravati.
Il Forteto, comune di Vicchio (Firenze), sorse nel 1977 come un’associazione fondata da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi e altri con l’obiettivo di essere una comunità produttiva e alternativa alla famiglia tradizionale, ispirata agli insegnamenti di don Milani e alle teorie di Gian Paolo Meucci
Ecco…. il tempo è passato ma in questi anni, dal Sessantotto a oggi, vinte le brigate rosse, terminati i “tragici anni di piombo”, si sono sentite tutte le ferite causate dalla Rivoluzione: fine della scuola meritocratica, lassismo delle leggi, via libera alla microcriminalità, diffusione esponenziale della droga (stupidamente catalogata in “pesante” e “leggera”, quando tutti sanno che non esiste una droga “leggera” e che ogni tipo di droga porta alla morte), crisi della famiglia – una delle cause è l’introduzione del divorzio che creerà, nei giovani, la “mentalità divorzista”: “mi sposo…poi sono sempre a tempo a rompere il matrimonio, a risposarmi – e poi l’aborto, un tragico “genocidio”, ovvero l’omicidio volontario, verso la persona più debole e indifesa: il nascituro… e poi la deriva eutanasica e sodomitica guidata da un partito comunista che, con la caduta del Muro di Berlino, non è certo morto, ma ha subito una metamorfosi trasformandosi – come ebbe a preconizzare il filosofo Augusto Del Noce – in un partito radicale di massa e, mentre una volta il PCI aveva, se non altro, una tensione morale, nel senso di pensare al salario e ai problemi degli operai e delle classi meno abbienti, ora è divenuto la caricatura del movimento (ex) pannelliano e, di fronte alle condizioni degli anziani, ai problemi dei giovani, che non trovano lavoro, delle famiglie e delle aziende, tartassate da tasse e balzelli, il partito che fu di Togliatti, di Ingrao, di Longo e di Pajetta, va dietro alle “baccanti” e alle Erinni, tipo la Cirinnà e alle donnaccole della corte berlusconiana (Carfagna, Bernini, Prestigiacomo etc.), capeggiate da suor Emma Bonino, dalle Pompe, – autrice di oltre diecimila aborti praticati, come da lei stessa ammesso, con una pompa da bicicletta – che Bergoglio ci indicò come un “grande personaggio” a cui ispirarsi e che fu invitata a predicare il suo verbo obituario nelle chiese…
E in questo periodo arrivano anche, alle estreme conseguenze, i “frutti avvelenati del Concilio Vaticano II” che fu – secondo la stessa dichiarazione del rosso cardinale Suanens – l’attuazione, nel campo ecclesiastico dei principi della Rivoluzione francese: liberté (la libertà religiosa), egualité (la collegialità), fraternité (l’ecumenismo), frutti avvelenati che, uniti, all’attuale andazzo vaticano, il cui potere sta oggi in mano a una potentissima (e pericolosissima) Lobby Gay, portano all’apostasia della Fede. Molti non vedono più nella Chiesa quel baluardo, quello Scoglio fatto di certezze a cui aggrapparsi, ma una sorta di “frateria” ideologicizzata che fa filantropismo come una qualsiasi ONLUS e che ha, definitivamente, seppellito, quelli che Benedetto XVI aveva definito «principi non negoziabili», come la «difesa della vita dal concepimento alla morte naturale».
Non più dunque guerra all’aborto, il più infame e ripugnante dei delitti, alla eutanasia, alla circolazione della droga e alle ultime aberrazioni come il “matrimonio” (si fa per dire!) sodomitico e la teoria del gender per cui, criminalmente, nelle scuole, fin dall’asilo, si insegna che non esistono solo due generi, il maschile e il femminile, ma un largo ventaglio ibrido LGTB… e conseguentemente – secondo l’ideologia portata da un antistorico e demenziale femminismo – non si potrà più dire papà e mamma, ma genitore A e genitore B… abolendo, in nome dell’uguaglianza, le festività religiose (che potrebbero offendere gli immigrati o i “diversamente ortaggi”), ma anche festività entrate nell’uso comune come quella della mamma o del papà; l’uccisione di una donna non è più un – non sia mai – omicidio, ma un “femminicidio” (ho sentito persino personaggi come La Russa, fare appello alla mobilitazione contro il femminicidio) e, conseguentemente – siccome, oltre tutto, secondo le statistiche, sono più i delitti a danno dell’uomo – dovremmo dire “ominicidio” e in caso di minori “bambinicidio”, in caso di vecchi “vecchicidio” o “anzianicidio”, in caso di omosessuali “finocchicidio” o “ricchionicidio” o “culattonicidio”… se questi vocaboli, che oltre tutto io non ho mai usato, fino a poco tempo fa nell’uso comune del linguaggio popolare, non fossero stati banditi, in nome del politically correct, per la qual cosa, usandoli, si rischia anche la censura da parte dell’Ordine dei Giornalisti, il blocco temporaneo o, addirittura, la cancellazione del profilo da facebook.
Siamo ormai nel mondo di Orwel (consiglio caldamente la lettura del libro dello stesso George Orwel: 1984) in cui si parla mediante uno psicolinguaggio… insomma, come detto, siamo nell’epoca del Politically correct, va rinnegato – e i primi a rinnegarlo sono stati gli uomini della Chiesa – il motto evangelico «Il vostro parlar sia SI’ SI’ – NO NO» … Oggi vige il “buonismo”, questa sifilide dei nostri giorni.
Ma veniamo al nostro discorso: a Verona, al Congresso delle famiglie, organizzato da buoni cattolici, si parlerà di «Diritto naturale», ovvero della famiglia naturale formata da un uomo e una donna, si parlerà di “valori”, di difesa della vita, dalla nascita alla morte naturale, si parlerà di come aiutare e difendere questa nostra famiglia, cellula naturale e fondamentale che forma il tessuto connettivo della società: quando le famiglie vanno bene va bene anche la società; si parlerà dei figli e dei loro problemi, della mancanza di lavoro, della scuola o, meglio, della “scuola del plagio” – riprendendo un titolo di un fortunato libro degli anni ‘70 dell’amico e collega, ora scomparso, Lucio Lami – dove si “indottrinano”, secondo la migliore tradizione delle dittature rosse, i ragazzi da parte di professori formatisi nelle Università del Sessantotto o sui libercoli di don Milani, figli o nipoti essi stessi di quella rivoluzione pilifera che ha precorso l’attuale “mutamento genetico” della società… è di questi giorni la messa in commercio della «Triptolerina» per bloccare l’età puberale dei ragazzi affinché essi stessi decidano se diventare uomini o donne, o mostriciattoli ibridi… secondo il volere di questa setta radicale che ha impresso alla nostra società la Dittatura LGTB.
Dittatura LGTB portata avanti da quasi tutta la stampa e i “poteri forti” (che esistono, eccome), per cui c’è un “capovolgimento” anche nell’azione politica: i partiti della sinistra che un tempo, come detto, prendevano le parti del lavoratore, oggi sono schierati con il Mondialismo, con il potere anonimo delle multinazionali, e, naturalmente, essi stessi sono favorevoli alla “sostituzione etnica” per cui si “deportano” dall’Africa, intere popolazioni, per cambiare l’identità delle nazioni e così si avrà sempre grande abbondanza di manodopera e non ci si vergognerà di pagare trenta centesimi l’ora la persona che raccoglie i pomodori.
I posti di lavoro creati dai precedenti governi – in particolare i governi Monti e Renzi – sono posti precari, non certo a tempo indeterminato, ma assunzioni “a tempo” per pochi euro mensili: “o questo o chiodi”, “prendere o lasciare”.
Non so se ricordate, ma il Ministro “pidiota” Padoan asserì – come del resto tutta la sua banda di eurocrati – che l’economia andava male in quanto, da noi, gli anziani campavano troppo: e non fu certo un caso che le baccanti, capeggiate da Emma delle Pompe e dalla Cirinnà, si battessero per il “suicidio assistito” che, altro non è se non la via aperta all’eutanasia… che così ci alleggerirebbe del fardello di dover far campare, a spese dello Stato, anche i vecchi.
Ecco, anche di questo si parlerà a Verona durante le “tornate” del Congresso delle famiglie; ma noi, poveri tapini, tutte le sere, da un mesetto a questa parte ci dobbiamo sorbire, ogni sera, le prediche di giornalisti e parlamentari nati e mantenuti in questo regime – e quando a uno gli tocchi i privilegi, come i vitalizi, strilla come i maiali al macello a cominciare da Palla di Lardo Giuliano Cazzola – che ci fanno la predica, i “fervorini” e la morale… per cui il pennarulo don Padellaro, che sempre ha militato nella sinisitra anticlericale e filocomunista, ci viene a dire che lui è «sempre stato cattolico» – del resto se si pensa che anche Nunzio Galantino si considera cattolico, passi anche per don Padellaro! – e che, come cattolico, si vergogna che a Verona si tenga questo Congresso oscurantista che ci riporta al Medioevo… lo stesso dicasi per Calenda, il Ministro legato ai rottami del Comunismo e ai “ruspanti” della Confindustria, che su facebook ci fa il “fervorino” sul Congresso delle famiglie di Verona: «Un programma che è tutto un programma. Discriminazione, sottomissione delle donne, limitazione dei diritti di libertà per tutti. Altro che patrocinio: ospitare questo congresso è una vergogna nazionale”.
Naturalmente Cicciobello Calenda – quello che, grazie alla sua parentela con Comencini, interpretò, negli anni 80, la parte dell’antipaticissimo Enrico Bottini, nello sceneggiato del libro (massonico) Cuore – non ha specificato dove vi sia un attacco alle donne, dove si predichi la loro “sottomissione”, chi voglia togliere i così detti diritti civili. Ma tant’è anche lui vuol far vedere che è un uomo importante, un degno figlio di questo regime e monta in cattedra, come la “maestrina dalla penna rossa” del libro Cuore… ma senza averne almeno l’autorità e, dunque, si limita a fare il trombone dei “poteri forti”, il leccapiedi e il lecca… o delle varie organizzazioni mondialiste – massoniche il cui patrono è quel Soros.
Insomma, ricordando, un’antica filastrocca: «le ochette del pantano / vanno piano, piano piano… una indietro ed una avanti / tutte in fila come fanti…». I giornali più accaniti contro la famiglia sono proprio quelli che dovrebbero difenderla, tipo «Avvenire» (il quotidiano dei vescovi della CEI, ai quali sempre meno viene devoluto l’otto per mille); Bassetti, Presidente della CEI – bello sereno e rubicondo e che sembra davvero la reclame del «Formaggino mio», ci fa venire a mente la favola di Fedro nella quale una volpe dopo aver visto e rigirato, più volte, una maschera tragica da teatro commenta: «O quanta species ‘inquit’ cerebrum non habet” ( «O quanta bellezza – esclamò – ma non ha cervello» ) – invece di difendere i cattolici pro life, fatti oggetto di attacchi vergognosi e sconsiderati e, per di più, falsi, si accoda alla stampa laica e laida, proprio nel giorno del tentativo di strage di 51 bambini da parte di un nigeriano, e lancia una sorta di scomunica ai “benpensanti”, a coloro che vorrebbero una “immigrazione controllata”: «Con fermezza vorrei ribadire un concetto – tuona Bassetti – che forse scomoda i benpensanti: per un cattolico è assolutamente immorale vedere nel migrante un nemico da combattere o da odiare…».
Non una parola sul crimine dell’aborto, sull’eutanasia, sul gender, sulla società sodomitica, sulla droga: non una parola su queste persone che – a loro spese – hanno organizzato un Congresso Internazionale, che perfino il Cardinal Parolin ha detto di «condividere nella sostanza», ma un anatema contro i “benpensanti”, in difesa dell’immigrazione selvaggia, e di coloro che su questa immigrazione hanno fatto le loro fortune («si guadagna più sugli immigrati che sulla droga», si è ascoltato sulle intercettazioni di «Mafia Capitale») o su quei preti della Caritas, tutti bergogliani e “bassettiani”, che “amavano” gli immigrati di un amore “diverso” e sui quali preferiamo stendere un velo pietoso…
No, Bassetti se la prende con i “benpensanti” e – commenta «Stilum Curiae» di Marco Tosatti – «l’anatema, la scomunica, l’invettiva piacciono moltissimo al Sommo, e ai suoi imitatori, soprattutto se rivolte contro i cattolici che non si aggiornano, verso il mondo, il peccato… Da giorni e giorni il Congresso Mondiale delle Famiglie, organizzato da cattolici, è fatto oggetto di un odio inverecondo e violento. Bassetti come Bergoglio tace. Forse per non urtare l’amatissimo Partito Democratico? Forse per non sconfessare quella Monica Cirinnà che tanto deve, per la sua legge sulle unioni civili (i matrimoni sodomitici n.p.c.), alla “galantineria” dell’ex segretario della CEI? Forse perché non sta bene contraddire – prosegue Stilum Curiae – la donna politica più elogiata, pubblicamente, dal “vescovo di Roma”, cioè la radicale Emma Bonino? O forse semplicemente perché aborto, utero in affitto, disgregazione familiare, non sono temi che scaldano il cuore di questi, apolidi, senza Dio, né patria né famiglia».
E infatti Monica Cirinnà, la “baccante”, non passa giorno che non elogi la Chiesa di papa Francesco, che “non a caso non partecipa al Congresso di Verona”. E, invece, in prima fila a contestarlo, la “Moniciella nostra” e con un grande un cartello, pubblicato sui “media”, ha riassunto le sue idee e il suo alto sentire, «Dio – patria – Famiglia – una vita de merda», con sigillo radicale!
Mi sembra che la situazione sia chiara: molti mi domandano: che cosa resta da fare a noi che, ormai, siamo un’esigua minoranza? Me lo diceva l’altro giorno Daniel, un giovane che, come me, ama la Tradizione e combatte la «buona battaglia».
In effetti – ho risposto – a noi non resta che la testimonianza…
Ma la testimonianza non vuol dire stare alla finestra a guardare senza mettersi in gioco: dare testimonianza significa continuare la «buona battaglia», giornalmente; spes contra spem, vuol dire rimanere saldi nella Fede nonostante i preti e i vescovi, vuol dire farsi un’opinione nostra nonostante gl’insegnanti e i “media” al servizio del Mondialismo, vuol dire continuare a difendere la famiglia e la vita – prepariamoci, fin da ora, alla grande Marcia per la Vita che si terrà a Roma prossimamente, sabato 18 maggio – dare testimonianza vuol dire, infine, mandare – secondo le nostre possibilità – all’aria i piani del Mondialismo di cui l’Europa è un viscido tentacolo, e stavolta, con il voto di maggio alle europee che daremo ai “sovranisti” o “populisti” – in Italia abbiamo la Lega – potremo davvero mandare in pensione quella masnada di “eurocrati” senz’anima e senza cuore (ma anche con poco cervello) che hanno affamato le nazioni europee.
Questo lo possiamo fare, e cominciamo subito nella prossima dichiarazione dei redditi a non dare una lira alla CEI, che è schierata con l’immigrazionismo, contro il diritto dei popoli. Ecco, così ho risposto anche al mio amico Daniel e a tutti coloro che mi domandano: «Ma cosa possiamo fare noi cattolici per dare testimonianza»?
di Sabino Paciolla
Come noto, alcune associazioni, espressione della vita sociale e culturale del nostro Paese, hanno voluto organizzare in Italia, a Verona, il XIII World Congress of Families. Un congresso che ogni anno si tiene in uno dei paesi del mondo. Il convegno incentrerà i suoi lavori sui seguenti temi: la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, la crescita e la crisi demografica, la salute e dignità della donna, la tutela giuridica della vita e della famiglia, le politiche aziendali per la famiglia e la natalità.
Quelli sopra elencati, vi sembrano temi blasfemi? No, assolutamente. Tanto è vero che l’edizione dell’anno scorso si è tenuta a Chisinau, in Moldavia, ed ha visto la partecipazione della Santa Sede, con il Segretario di Stato vaticano, card. Parolin. Se fosse stato un convegno di estremisti la Santa Sede non vi avrebbe preso parte. Eppure, qui in Italia, a quanto si vede, sta succedendo il finimondo. Sembra si voglia sommergere il congresso con una valanga di critiche prima ancora che esso apra i battenti, che dia inizio alle relazioni, che dia corso alle riflessioni, con un chiaro intento distruttivo ed intimidatorio.
In una democrazia normale, si dovrebbe poter criticare, discutere ordinatamente e con rispetto degli altri sugli argomenti all’ordine del giorno, non, invece, come si sta facendo in questi giorni, impedendo di fatto a qualcuno di parlare, togliendogli nel concreto il diritto di parola, o negando l’utilizzo di un’aula universitaria. Alcuni professori dell’università di Verona, circa 200, sono arrivati alla sottoscrizione di un appello in cui si accusa: “il forum riunirà leader che, lungi dall’essere semplicemente interessati alla protezione della famiglia in senso tradizionale, mirano alla revoca di alcuni diritti e conquiste del costituzionalismo democratico occidentale, quali: il diritto all’autodeterminazione delle donne, incluso il diritto all’aborto e l’istituto del divorzio, l’autonomia del ruolo della donna nella società, e in particolare il diritto della donna a svolgere una professione (male cui si attribuisce la recente crisi demografica), il diritto all’integrità fisica delle persone omosessuali”. Inoltre, quegli stessi professori dicono di essere “allarmati e sconcertati dall’orientamento profondamente reazionario di cui questo Congresso è espressione”.
Notate la parola “reazionario”. Ricorda altri tempi, finanche altri regimi.
Se uno che organizza un convegno internazionale sulla famiglia si ritrova poi ad affrontare un fuoco di sbarramento mediatico fatto di fake news, di pioggia di insulti, di una serie di inviti più o meno “forti” ad albergatori affinché non accolgano gli ospiti del convegno che vengono anche dall’estero, allora vuol dire che la tanto decantata democrazia italiana comincia ad assomigliare a quella Socialista. Quella che ti dice che puoi fare “democraticamente” tutto quello che vuoi purché tu ti muova nell’alveo delle rigide norme imposte con la forza dal partito, nel nostro caso dal Pensiero Unico Dominante.
E infatti, alcuni casi ci dicono che il sentiero sembra essere proprio questo. Siamo infatti alla violenza verbale della folla, mediatica e fisica, che insulta pesantemente chi non la pensa allo stesso modo. Guardate in fondo a questo articolo il video di quello che è successo a Trento (qui altri video) ai poveri assessori Bisesti e Segnana, “colpevoli” solo di aver partecipato ad un incontro pubblico nella sala Belli del palazzo della Provincia il cui tema era la bellezza della differenza maschile/femminile. È una cosa indecorosa. Ho assistito ad una cosa del genere, molto avvilente, mentre ero seduto da spettatore in una sala parrocchiale di Bari, ripeto, sala parrocchiale, ascoltando l’avv. Gianfranco Amato che parlava della famiglia naturale. Qui il video dove, mio malgrado, appaio tra coloro che chiedono con forza il rispetto del diritto di parola.
Oramai sono tanti gli episodi difficili capitati a chi manifesta o testimonia a favore della vita o della famiglia naturale. Per citare solo alcuni esempi, abbiamo assistito alla violenza verbale e fisica nei confronti delle Sentinelle in piedi, a quella nei confronti degli Universitari per la vita, alla messa in stato di accusa dello psicoterapeuta Giancarlo Ricci solo perchè ha osato parlare della «funzione essenziale e costitutiva di mamma e papà nel processo di crescita» del bambino, al processo legale alla scrittrice e medico Silvana De Mari, e così via, in una lunga serie di casi, anche a livello internazionale, fino agli attuali problemi dell’incontro di Trento e del Congresso di Verona.
Quando accadono simili cose, significa che una democrazia comincia a dare segni di marcescenza, che gli anticorpi a sua difesa cominciano ad indebolirsi, che una malattia autoimmune comincia a mostrare la sua subdola aggressività, aggredendo il suo stesso corpo, considerandolo un nemico da abbattere.
Si diceva prima che il denominatore comune è il Pensiero Unico Dominante, ovvero l’ideologia del Politicamente Corretto. In questo clima ideologico si fa a gara tra le amministrazioni pubbliche, Comuni, Provincie e Regioni, per dare il patrocinio ai vari Gay Pride che, per inciso, demonizzano la famiglia naturale, mentre si fa di tutto per chiedere che venga ritirato il patrocinio della Presidenza del Consiglio al Congresso di Verona che vuol parlare di matrimonio, famiglia naturale, diritti delle donne e diritto alla vita. E che cosa è questa se non intolleranza verso coloro che la pensano in modo diverso dal mainstream.
Ecco, quando si dice intolleranza.
Proprio ieri su questo blog è apparso un articolo di Rod Dreher, l’autore de L’Opzione Benedetto, intitolato Sconfiggere la rivoluzione culturale. Dreher ci mette in guardia dal totalitarismo emergente nella nostra cultura occidentale sempre più post-liberale. Un totalitarismo che, Dreher cita alcuni versi dal diario che Dostoevskij scrisse nel suo quaderno nel 1863-1864, vuole: “… rigenerare gli esseri umani, per liberarli, presentandoli senza Dio e senza la famiglia”.
Dreher aggiunge che il filosofo e teorico della politica Augusto Del Noce ha identificato un aspetto chiave quando ha scritto:“Il nuovo totalitarismo è molto diverso dalle forme più antiche perché è un totalitarismo della disintegrazione, prima ancora di essere un totalitarismo della dominazione. Domina disintegrando“. Dreher, inoltre, concorda con Del Noce quando questi sottolinea che è un errore pensare che il totalitarismo richieda uno Stato di polizia. Può esistere anche nelle democrazie, perché il totalitarismo è una condizione in cui la politica invade tutta la vita.
In queste “democrazie” immaginate da Del Noce, ci si trova di fronte all’intolleranza dei tolleranti, alla cattiveria dei buonisti, alla violenza dei non violenti, al rifiuto degli accoglienti.
Infine, agli amici organizzatori del convegno di Verona che stanno patendo questo pesante attacco mediatico, vorrei portare il mio modesto sostegno con le parole che il giornalista e scrittore irlandese John Waters ha scritto in un altro articolo rilanciato su questo blog. Waters, che per le stesse idee affermate dagli organizzatori del congresso di Verona ha patito pesantemente, anche professionalmente, scrive:
“La menzogna è un tentativo di sopprimere la verità; la menzogna si verifica, quindi, perché la verità esiste.Quindi, un senso di falsità dovrebbe sempre metterci in guardia contro la soppressione di qualcosa di reale. Vivere la verità di fronte a una potente menzogna non è rischioso come potrebbe sembrare, perché la verità trova armonia con se stessa, ed è inconfondibile per tutto tranne che per se stessa. La sfera nascosta della verità è pericolosa per il regime, ma è un alleato degli schiavi. Vivere nella verità significa creare una sovversione che non può che crescere sempre più.La verità non ha bisogno di eserciti propri, ma trova la sua forza nel desiderio represso di autenticità, della vita umana come dovrebbe essere vissuta. Questo è il potere dei senza potere (Vaclav Havel, ndr). “Questo potere non partecipa ad alcuna lotta diretta per il potere, ma fa sentire la sua presenza nell’oscura arena dell’essere stesso“. E il movimento nascosto che ne deriva può esplodere improvvisamente come un fenomeno politico o sociale. Per questo motivo il regime perseguirà sempre anche il più piccolo gesto che si verifica come tentativo di vivere nella verità. La crosta di menzogne deve essere spezzata una sola volta, in un unico luogo, perché tutto si disintegri.”
Video di quello che è successo a Trento:
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