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L’Abate
predicatore parlerà alla Curia Romana del sognatore Giorgio La Pira e
del poeta Mario Luzi, come se la spiritualità fosse un sogno e la
teologia poesia, come se il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II,
proclamato a gran voce santo non avesse mai scritta l’Enciclica Fides et Ratio,
alla base della quale c’è il pensiero di un grande Abate Benedettino,
poi Arcivescovo di Canterbury, Sant’Anselmo d’Aosta, che non viveva il
rapporto con la fede tra sogni e poesia, ma spiegando che fides quaerens intellectum [la fede richiede la ragione] e precisando: «credo ut intelligam, intelligo ut credam»
[credo per comprendere, comprendo per credere]. Purtroppo il famoso
cantante italiano Lucio Battisti è morto da anni, altrimenti, per i
prossimi esercizi spirituali, forse il Cardinale Gianfranco Ravasi
avrebbe proposto i testi meditati della sua celebre canzone Emozioni …
L’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore [cliccare sopra la foto per vedere l’immagine a dimensioni naturali]
Avanti il Concilio di Trento che
tentò di porre freno alle derive del clero, molte abbazie versavano in
condizioni morali disastrose. Di recente se n’è parlato in un saggio
dedicato alla vita religiosa [cf. QUI].
Lo stato delle abbazie maschili, sul finir del XV secolo non era
dissimile da quello desolante di molti monasteri femminili, specie in
quelle dotate di ricchi patrimoni.
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Un esempio tra i tanti: nell’architettura
di molte storiche abbazie possiamo osservare delle costruzioni
indipendenti, distaccate dal complesso monastico perlomeno di un
centinaio di metri. Se domandiamo ai monaci che seguitano a vivere in
quelle abbazie e monasteri — perché molte di queste strutture oggi non
sono più abbazie e monasteri, altre non sono più abitate da monaci —, le
risposte che ne riceveremo saranno disparate, ed in modo altrettanto
disparato non sarà risposto il vero, perché spesso la verità brucia,
soprattutto può risultare davvero poco edificante.
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l’antica garçonnière degli abati più o meno rinascimentali |
Giacché parleremo degli affreschi del chiostro dell’Abbazia
di Monte Oliveto Maggiore, eretta nel XIV secolo nelle campagne delle
crete senesi, come esempio prenderemo uno di questi stabili distaccati
dal monastero e oggi indicato come porta d’ingresso.
Nulla da dire che gli stili architettonici mutino nel corso dei secoli,
ma che funzione aveva una torre distaccata dall’abbazia e non visibile
dal complesso abbaziale, che si sviluppa su quattro livelli ed incorpora
una struttura che partendo dal piano terra è sovrastata da due livelli
superiori, il tutto su una superficie di oltre mille metri quadrati?
Dobbiamo proprio credere che questo architettonico ben di Dio sia stato
veramente creato solo come porta d’ingresso all’abbazia, oppure forse
come fortilizio? Ma un fortilizio sarebbe tale se vi fossero delle
solide ed alte mura di cinta, che in quella struttura non sono però mai
esistite, dunque?
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Dunque quella struttura era la residenza di certi gaudenti abati, divenuti
tali per i buoni uffici di potenti famiglie o per questioni legate a
precisi assetti politici, che essendo avvezzi condurre stili di vita
affatto monastici, in quei locali avevano le proprie piccole corti,
erano dediti alle battute di caccia, alle feste e via dicendo. Poi ogni
tanto scendevano nel monastero, per adempiere all’occorrenza i loro
uffici.
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l’antica garçonnière degli abati più o meno rinascimentali |
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Riguardo Il Sodoma,
le successive storiografie vergate da pii religiosi tenteranno di
precisare quanto fosse malizioso collegare il soprannome col quale il
celebre artista è passato alla storia dell’arte con quelli che sarebbero
stati i suoi gusti omosessuali. Si tentò persino di ricorrere ad un
sofisma patetico affermando che il soprannome de Il Sodoma non
aveva a che fare con la pratica della sodomia bensì fosse legato ad
un’espressione dell’artista che nel suo dialetto piemontese era solito
dire «su, ‘nduma»,
che significava «su andiamo». Diversamente da ciò che in seguito
tentarono di affermare i pii critici per salvare l’onore non del Bazzi,
ma quello delle strutture monastiche che questo sodomita se lo
contendevano tra di loro, il celebre pittore e architetto aretino
Giorgio Vasari [1511-1574], che fu suo coevo e conoscitore delle sue
gesta, afferma che l’origine di siffatto soprannome derivava proprio
dalla sua omosessualità. Il Vasari precisa che quella del Sodoma era anche una omosessualità per nulla celata, tutt’altro: era esibita in modo ostentato e sfacciato.
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Chiostro dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, Giovanni Antonio Bazzi detto Il Sodoma: Cristo legato alla colonna per la flagellazione [cliccare sopra la foto per ingrandire l’immagine] |
Giovanni Antonio Bazzi detto Il Sodoma si
sposò in gioventù, ma molto presto si separò dalla moglie. Chissà se
pur a tal proposito qualche pio critico d’arte — convinto che nessuno
conosca il diritto canonico e la disciplina dei Sacramenti —, possa
affermare che questa separazione era dovuta a pura incompatibilità
caratteriale. Come se sul finire del Quattrocento separarsi dalla moglie
e darsela a gambe fosse quanto di più ovvio potesse accadere?
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La gaia ricerca del bello che in questo artista trascende nell’omoerotico, è una caratteristica della pittura del Sodoma,
basti analizzare la figura davvero eclatante del Cristo legato alla
colonna ubicata in un angolo del chiostro centrale dell’Abbazia di Monte
Oliveto Maggiore prima della porta d’ingresso interna alla cattedrale
abbaziale. Immagine questa sufficiente per valutare se Cristo legato
alla colonna può avere quell’aria sensuale da maschietto ammiccante. Ma
per la carità divina, si guardi con attenzione l’aria e la posizione
sfacciata di quel Cristo alla colonna ritratto dal Sodoma: non vi ricorda forse certe immagini del celebre film Un uomo da marciapiede,
con l’allora giovane Jon Voight nei panni del provinciale texano che
giunto a New York pieno di sogni finisce poi appoggiato ad un palo della
strada a fare marchette?
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la storica locandina del celebre film Un uomo da marciapiede, con il giovane Jon Voight appoggiato al palo nel ruolo del marchettaro |
Riguardo la canonizzazione del Beato Bernardo Maria Tolomei sarebbe
interessante verificare in che modo l’illustre agiografo benedettino
belga Dom Réginald Grégoire [1935 — †2013], postulatore della causa,
abbia infine reperito i documenti per portare avanti questa causa
storica presso la Congregazione delle cause dei Santi, a ben considerare
che per diversi secoli è stata lamentata proprio la oggettiva
impossibilità di procedere con un processo di canonizzazione per la
mancanza della necessaria documentazione storica, alla quale pare però
che abbia infine supplito la agiografia (!?). Ovviamente, essendo questa
Congregazione dotata di un ricco patrimonio ed essendo annoverata tra
le grandi aziende toscane che posseggono i più grandi appezzamenti
terrieri, può essere che abbia avuto i mezzi per reperire infine le
storiografie che per secoli non sono esistite? Di Bernardo Maria Tolomei
ci sono stati forse tramandati memorabili sermoni e mirabili lezioni di
spiritualità tenute ai propri monaci o altrettanti suoi testi di alta
levatura teologica? A dire il vero, la raccolta delle sue lettere [cf. QUI]
più che dello spirituale hanno il sapore degli scritti di un
amministratore che organizza, dirige, impartisce direttive e che
richiede a legati pontifici e vescovi concessioni e privilegi per i
propri monasteri. Per quanto riguarda i testi sulla sua vita, a partire
da uno dei più antichi [cf. QUI],
essi sono una evidente accozzaglia di ordinarie leggende auree con le
quali erano infiorettate alla metà del Seicento le vite dei Santi o dei
candidati alla canonizzazione, il tutto attraverso stili precisi e
ripetitivi, grazie agli agiografi che spesso riunivano assieme episodi,
visioni e prove di virtù che emergevano tali e quali nelle vite di altre
decine di santi o di candidati alla canonizzazione. E lavorando neppure
di agiografia in agiografia ma di apografia in apografia, l’insigne
agiografo benedettino belga ha infine mutato apografie stratificate nei
secoli in una Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis. Dunque
oggi, narrare le sante gesta di Bernardo Maria Tolomei, è esattamente
come narrare la lotta di San Giorgio con il drago. Detto questo è bene
chiarire, a coloro ai quali non fosse eventualmente chiaro, che i
discorsi testé fatti, non si basano su opinioni più o meno severe o
addirittura ingenerose, ma su dati rigorosamente scientifici e non
facili da smentire.
.Chiostro dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore: autoritratto di Giovanni Antonio Bazzi detto Il Sodoma [cliccare sopra la foto per vedere l’immagine a dimensioni naturali] |
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Sempre parlando sul piano patrimoniale:
nessun Abate di Monte Oliveto Maggiore ha mai avuto problema ad
accogliere tra quelle mura ricche di uno spirituale estetico ma spesso
vuote di Anima Christi, un nutrito esercito di figli del Sodoma simili
all’incirca al povero Cristo sensuale e ammiccante legato alla colonna.
Quando però l’Abate Dom Maurizio Maria Contorni [1986-1992], in
precedenza già economo generale della Congregazione, fu coinvolto
nell’avallo di operazioni finanziarie che comportarono la perdita di
svariati miliardi delle vecchie lire, i figli del Sodoma non
esitarono a destituirlo, perché sulla morale dei monaci sfarfallanti
legati alla colonna si può soprassedere, ma sui soldi depositati presso
la Banca del Monte dei Paschi di Siena non si può invece transige. Il
tutto sebbene un Abate rimanga in carica fino a 75 anni d’età,
quantunque rieletto dal capitolo generale ogni sei anni. A documentare
il tutto è la cronotassi degli abati del Novecento, che fino al 1970
rimanevano in carica a vita, solo a partire dal successore di Dom
Romualdo Maria Zilianti [1928-1946], con il suo successore Dom Angelo
Maria Sabatini [1970-1986] subentra la prassi della rinuncia alla
cattedra abbaziale al compimento del 75° anno di età.
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Se oggi possiamo dirci cristiani lo
dobbiamo ai figli di San Benedetto da Norcia che attraverso il
monachesimo hanno prima salvato, poi diffuso la Cristianità
nell’Occidente. Lo stesso lemma Europa, di cui San Benedetto è patrono,
nasce come idea e concetto nel grande circuito delle abbazie
benedettine, perché sono stati i figli di San Benedetto a creare
l’Europa. E se oggi possiamo leggere e studiare la filosofia greca, la
letteratura classica latina o conoscere le opere dei grandi Padri della
Chiesa, se possediamo tante opere profane dai contenuti tutt’altro che
cristiani, ivi incluso Valerio Gaio Catullo, lo dobbiamo proprio ai
Monaci Benedettini, nati figli di San Benedetto, per poi essere ridotti
secoli dopo ai figli del Sodoma.
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A chi ha sempre nutrita grande venerazione
storica e teologica verso l’Ordine Benedettino, strazia il cuore vedere
oggi il monachesimo ridotto in simile decadenza. Purtroppo in questo
mondo nel quale anche le notizie più scandalose nascono oggi per morire
domani e lasciare spazio ad altri scandali, temo che in pochi si siano
resi conto che a Montecassino, madre di tutte le abbazie dell’Occidente,
un omosessuale incancrenito nei propri vizi sfrenati ha decretata la
morte del monachesimo; ed oggi, ciò che ne resta, è un guscio vuoto,
fatto di storiche abbazie — quelle che oggi sono sopravvissute — ricche
di opere d’arte e di bellezze paesaggistiche, ma vuote della sostanza
della fede e di quel glorioso monachesimo che a partire dal VI secolo la
fede l’ha salvata e poi diffusa. Insomma: attenzione a lasciarsi
sedurre dalle storiche cornici di quel bello e di quell’estetico che
cela però il vuoto dello spirito e delle cristiane virtù, perché il
Demonio, oltre ad avere straordinario senso estetico, canta
meravigliosamente in gregoriano e “celebra i pontificali abbaziali” con
grande eleganza esteriore, dopo essersi formato alla vita monastica
saltando da una “amicizia particolare all’altra”. E oggi, tutti gli
“amici particolari” di ieri, sono abati nelle varie abbazie, per non
parlare dei monaci che le “amicizie particolari” le hanno suggellate col
loro voto nei capitoli monastici e nel capitolo generale, vale a dire
quanto basterebbe a pregare la misericordia di Dio per tutta la loro
vita affinché possa preservarli dalle fiamme dell’Inferno.
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Chiostro dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore: autoritratto di Giovanni Antonio Bazzi detto Il Sodoma. |
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le figure omoerotiche per nulla celate nella pittura “sacra” di Giovanni Bazzi detto il Sodoma [cliccare sopra la foto per vedere l’immagine a dimensioni naturali] |
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particolare: efebo ammiccante |
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L’Abate dell’Abbazia di San Miniato in Firenze
è uno che sa parlare a questo mondo. Egli parla al mondo il linguaggio
che piace al mondo. Infatti, gli esercizi spirituali, saranno improntati
su sogno e poesia: il sogno del politico Giorgio La Pira e la poesia di
Mario Luzi, la cui poesia, cristianamente parlando, non è certo quella
dello scrittore e poeta francese Padre Michel Quoist [cf, QUI].
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le figure omoerotiche per nulla celate nella pittura “sacra” di Giovanni Bazzi detto il Sodoma [cliccare sopra la foto per vedere l’immagine a dimensioni naturali] |
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«E chiudere gli occhi per fermare
qualcosa che è dentro me
ma nella mente tua non c’è
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni » [Mogol-Battisti, 1970]
qualcosa che è dentro me
ma nella mente tua non c’è
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni » [Mogol-Battisti, 1970]
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Sappiamo che dopo la tragedia giunge sempre la farsa grottesca che spazia appunto tra Il Sodoma
e lo Spinello. Ragione in più per pregare e per purificarci durante
questa Santa Quaresima, nel corso della quale, la più grande delle
mortificazioni, resta la consapevolezza di non essere più credibili al
mondo, ma di essere invece derisi dal mondo, specie quando per
compiacere il mondo cerchiamo di parlare il linguaggio del mondo, dopo
esserci svuotati di Cristo e del mistero della Croce, per riempirci di
sogni e poesie … «tu chiamale se vuoi emozioni».
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Una cosa è certa: l’arte
non lascia il segno semplicemente sui muri, specie se certe immagini
pittoriche sono la più realistica rappresentazione di chi certe mura le
abita. Ovviamente, il quesito sul perché in settecento anni di vita i
Monaci della Congregazione Benedettina Olivetana non hanno dato alla
Chiesa beati, santi, mistici, teologi, dottori e padri della
spiritualità, è una domanda puramente retorica, la risposta è infatti
tutta contenuta nelle immagini omoerotiche che campeggiano negli
affreschi realizzati dal Sodoma nel chiostro; ed al chiostro si giunge dopo essere entrati nel territorio abbaziale passando dal palazzotto usato un tempo come garçonnière dagli
abati rinascimentali gaudenti. Nel Paradiso, invece, si giunge solo
dopo essersi convertiti, pentiti e mondati dai peccati, non ci si giunge
né coi sogni di Giorgio La Pira, né con le poesie di Mario Luzi. La
Quaresima inizia con l’imposizione delle ceneri seguita dal monito
«convertiti e credi al Vangelo», non comincia con l’invito a credere nei
sogni e vivere le poesie …
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dall’Isola di Patmos, 08 marzo 2019
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