Quelle allusioni alla salute di Benedetto XVI
Non si ferma la reazione contro il papa emerito Benedetto XVI dopo la pubblicazione dei suoi "appunti" a proposito di abusi sessuali. Ora, alcuni commentatori cercano di insinuare dubbi sulla salute mentale di Ratzinger per avallare l'idea di un complotto anti-Francesco. Una pena.
Massimo Franco sul Corriere della Sera del 12 aprile scrive a proposito degli appunti sugli abusi stilati da Benedetto XVI e pubblicati nei giorni scorsi: «In realtà, Benedetto ha inviato le diciotto pagine e mezzo sulla pedofilia "per cortese conoscenza" al segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, prima della riunione globale delle conferenze episcopali, per farlo conoscere anche a Francesco. E con una lettera successiva a quel vertice, ha fatto sapere a entrambi di volerla rendere di pubblico dominio, ricevendo un via libera».
Massimo Franco è uomo d’onore, e questa precisazione è centrale, in tutta la storia. Joseph Ratzinger aveva preparato quelle pagine in vista del summit; e l’invio alla Segreteria di Stato, e di conseguenza al Pontefice regnante poteva costituire un delicato, e non esplicitato proprio per delicatezza, suggerimento a usarle come uno degli strumenti preparatori del Summit. Così non è stato; perché, non lo sappiamo, e probabilmente non lo sapremo mai. Ma dunque solo in un secondo momento ne è stata decisa la pubblicazione – a un mese e mezzo dalla fine di quel vertice, che non pochi hanno definito inconcludente – su una piccola rivista tedesca, e sul Corriere della Sera. Quello che avrebbe potuto forse essere riservato solo alla crema delle Conferenze Episcopali mondiali è diventato di pubblico dominio.
Provocando reazioni scomposte. Di cui abbiamo parlato, e a cui accenneremo ancora. Perché? Nessuno che sia in pieno possesso delle sue facoltà mentali, neanche fra i supereccitati descamisados bergoglisti, può pensare che Benedetto XVI sia referente di gruppi (ma quali? Nomi, per favore) tesi alla distruzione di un Pontificato così felicemente regnante. Quello che ha dato, fra l’altro, molto fastidio, è la logica e la razionalità di un documento che indicava responsabilità e processi che hanno favorito gli abusi; e fra questi anche il clima di clique omosessuale nei seminari. Un documento razionale, tanto lucido (condivisibile o meno, questo è un altro discorso) che sottolineava il vuoto delle argomentazioni evocate in maniera sporadica e generica dal vertice: clericalismo, natura umana, potere, e via genericizzando. Fino alla totale cancellazione di quella parola: omosessualità che peraltro emerge con sconcertante, imbarazzante pervicacia dalle caratteristiche delle vittime, dalla tipologia degli abusi e dalle cifre.
Abbiamo riportato ieri alcune delle voci dei fan del pontificato attuale. Ci mancava Gianfranco Svidercoschi, che afferma: «Sgorga una prima domanda, obbligata, dopo aver letto le diciotto pagine e mezzo che il Papa emerito ha scritto per un mensile tedesco sulla ‘Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali’. E la domanda è ovviamente legata alle precarie condizioni di salute, salute non solo fisica, di Joseph Ratzinger: Ma è stato davvero Benedetto XVI l’autore materiale del lunghissimo testo?».
«E, se qualcuno potrà rispondere credibilmente di sì - prosegue Svidercoschi - una seconda domanda: Ma perché lo ha fatto? Perché non si è limitato a trasmettere questi ‘appunti’ a Papa Francesco? Il fatto che ne siano stati informati, così è stato detto, sia il segretario di Stato, Parolin, sia lo stesso Francesco, non attenua in nulla la gravità di un gesto che, venuto dopo il summit sulla pedofilia, sarà inevitabilmente interpretato come una critica alle conclusioni del vertice vaticano, se non come un attacco a Francesco».
Come abbiamo letto più sopra le domande di Svider hanno avuto una risposta. Interessante però l’accenno alle precarie condizioni di salute. Perché anche un bergogliano di ferro come Luis Badilla, titolare de “Il Sismografo” vi accenna. Badilla accenna a un “cerchio ferreo” che circonderebbe il Papa emerito (ma quale?). E poi attacca i possibili critici del Sovrano Pontefice: «Non si usano i crimini e i peccati per altri scopi come sembra che facciano alcuni analisti e commentatori del saggio di Benedetto XVI. Su questa questione alcune persone vicine al Papa emerito devono chiarire non pochi comportamenti messi in essere da diversi anni. Sarebbe anche vera lealtà nei confronti di Papa Francesco e della Chiesa tutta. Usare la tragedia degli abusi per lotte intestine di potere, di influenze e di carriera è un'ulteriore violenza che si scarica sulle vittime che a questo punto scompaiono perché diventano anonime merce di scambio nelle guerre tra bande e cordate.
Va bene quanto avrebbe scritto il Papa emerito. Da rispettare anche quando non si è d'accordo con ogni passaggio. Può essere un buon contributo alla lotta contro questa piaga. Si deve però aggiungere, usando il buon senso, che non va bene che alcuni abbiano voluto usare un fenomeno così drammatico come la pedofilia clericale per i loro piccoli giochi, nascondendosi dietro un uomo e un sacerdote come Joseph Ratzinger che merita un rispetto e un affetto sconfinati, soprattutto nelle ore della dura vecchiaia e della severa malattia».
Lasciamo perdere – ma solo per un momento - per amor di Chiesa il problema di chi ha usato, e usa, protagonisti di abusi o di coperture (McCarrick, Zanchetta, Maradiaga, tanto per citare solo i più recenti) per questioni di potere. Vediamo questo concentrarsi sulla severa malattia. Fisica, forse; ma il cervello di Benedetto XVI è lucido, come testimonia chiunque giunga in contatto con lui. Non è in cura, da anni, per problemi legati alla testa. Non presenta sintomi di instabilità, o di disequilibrio. O comportamenti che possano far sospettare la presenza di una sindrome bipolare. A che malattia vogliono accennare questi untuosi difensori – a parole - del papa emerito?
Marco Tosatti
http://www.lanuovabq.it/it/quelle-allusioni-alla-salute-di-benedetto-xvi
Le reazioni inviperite del partito bergoglioso, contro Benedetto XVI
Cari Amici, dopo avervi dato comunicato, vedi qui, del testo – ed audio – della grande Lectio di Benedetto XVI sulla crisi della Chiesa, volutamente non abbiamo commentato per lasciare anche a voi di ragionare, con la vostra onestà intellettuale, il suo contenuto prezioso. Ora è giunto il momento di fare dei commenti seri. Ma non sarà solo questo. Stiamo attenti, infatti, al metodo mediatico che – una volta dato notizia di qualcosa di grande e di serio – la si abbandona poi come “cosa vecchia e superata”…. Non facciamo questo errore, andiamo coraggiosamente controcorrente, non stanchiamoci di insistere sulla VERITA’….
Che cosa è accaduto, dunque, lo abbiamo saputo. Come INTERPRETARE questa grande Lectio di Benedetto XVI? Ma è contro o pro Papa Francesco? Come interpretare quel suo appello a non fondare una nuova chiesa? E tant’altro ancora, ognuno con le proprie domande, ed è bene che ce le poniamo! Prima di lasciarvi leggere la grande risposta di Marco Tosatti sulla deriva – davvero mentale – del partito bergoglioso che si è lanciato contro Benedetto XVI, e prima di lasciarvi ad ascoltare la bellissima riflessione in audio del professore Roberto de Mattei al gesto di Benedetto XVI, ci sembra doveroso esprimere anche la nostra umile considerazione.
E’ triste aver constatato come, tutta l’ala mediatica modernista interna ed esterna alla Chiesa, si sia lanciata a chiudere in cerchio esclusivamente la questione della pedofilia nella Chiesa, ma tutto sommato è proprio così che si scoprono poi quelle pentole senza coperchio, quel gioco perversamente diabolico atto a rifiutare come il testo di Benedetto XVI contenga ben altro. Non si dimentichi il “caso Viganò” – non il vescovo… vedi qui.
Egli infatti è certamente partito da fatti concreti ed eventi storici sulla questione etica e morale, ma non è a caso che Benedetto XVI – che avrebbe potuto citare tanti altri – per denunciare il primo scollamento dalla teologia morale Cattolica in favore della modernista, ti cita un gesuita modernista… (Bruno Schüller). Ratzinger ne descrive il fallimento e, tuttavia, la testardaggine di procedere su questa linea, con queste parole gravissime:
- “…si affermò ampiamente la tesi per cui la morale dovesse essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano. Il vecchio adagio «il fine giustifica i mezzi» non veniva ribadito in questa forma così rozza, e tuttavia la concezione che esso esprimeva era divenuta decisiva. Perciò non poteva esserci nemmeno qualcosa dì assolutamente buono né tantomeno qualcosa dì sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c’era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio.”
Questo “vecchio adagio che il fine giustifica i mezzi” è, per chi non lo sapesse, un caro vecchio cavallo di battaglia del gesuitismo modernista, vedi qui, molto applicato oggi in questa new-chiesa e non è “un caso” che Benedetto XVI abbia citato “loro” per denunciare uno dei passaggi tra i più fondamentali del testo. Perché è da qui che si è partiti con una concezione NUOVA SUL PECCATO e sulle responsabilità dell’uomo non più imputabili (filo-protestantesimo, liberalismo dottrinale), fino a giungere al “caso per caso” ed all’Amoris Laetitia di Bergoglio nella quale è scritto tutto e il contrario di tutto sulle responsabilità del patto coniugale tra l’uomo e la donna… fino ad arrivare a dare, a piacimento, la Comunione ai divorziati ai risposati-divorziati, con in piedi il primo ed unico vero matrimonio, come insegna il Catechismo al n. 1650.
E non solo: non è un caso che Benedetto XVI abbia riportato la Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II, uno dei punti saldi della famosa Lettera sui Dubia dei cardinali, fedeli alla sana dottrina…. Ratzinger non è il tipo da scrivere “a caso”, egli pesa molto bene ogni parola che dice… e più che interpretare ciò che ha scritto, va capito nella sua interezza e tra le righe. Sulla Veritatis, denuncia:
- “Fu pubblicata con il titolo Veritatis splendor il 6 agosto 1993 suscitando violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali. In precedenza già c’era stato il Catechismo della Chiesa cattolica che aveva sistematicamente esposto in maniera convincente la morale insegnata dalla Chiesa…”
Teologi IMMORALI, avrebbe dovuto scrivere, ma Ratzinger è un signore, ha stile… Arriviamo così al cuore dell’enciclica che delinea la vera causa della crisi nella Chiesa: L’ABBANDONO DI DIO…. la Chiesa non parla più di Dio, è una crisi di Fede, della Fede tanto da andare sottilmente a correggere l’uso che Bergoglio ha fatto più volte del famoso brano di Gesù su chi scandalizza i piccoli (Mc.9,42). Ratzinger pur affermando che identificare il brano del Vangelo con gli scandali della pedofilia è corretto, RIMARCA PERO’ LA VERA INTERPRETAZIONE, ecco il passaggio:
- “Nel suo significato originario questa parola non parla dell’adescamento di bambini a scopo sessuale. Il termine «i piccoli» nel linguaggio di Gesù designa i credenti semplici, che potrebbero essere scossi nella loro fede dalla superbia intellettuale di quelli che si credono intelligenti. Gesù qui allora protegge il bene della fede con una perentoria minaccia di pena per coloro che le recano offesa. Il moderno utilizzo di quelle parole in sé non è sbagliato, ma non deve occultare il loro senso originario. In esso, contro ogni garantismo, viene chiaramente in luce che è importante e abbisogna di garanzia non solo il diritto dell’accusato. Sono altrettanto importanti beni preziosi come la fede…”
E’ quel DIFENDERE LA VERA FEDE FINO A COSTO DEL MARTIRIO…. La Fede che difendiamo non è astrattismo o sentimentalismo o religiosità… ma è SOSTANZA E’ LA DOTTRINA. Gesù è la nostra Fede e la Fede non è una idea o concetti, ma è la Persona di Cristo con tutto ciò che questo comporta. Non dunque un dio qualunque, astratto, ma LA FEDE NEL DIO CHE SI E’ RIVELATO… e se rinunciamo a questo, ecco la crisi della FEDE, ecco la crisi nella Chiesa. Questo ha denunciato Ratzinger nel testo.
Infine vogliamo considerare la tremenda ultima parte attraverso la quale, Benedetto XVI, dipinge la situazione attuale della Chiesa. Si domanda:
- “Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo creare un’altra Chiesa affinché le cose possano aggiustarsi? Questo esperimento già è stato fatto ed è già fallito. Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono indicarci la via giusta.”
La domanda non può tardare: Chi ha fatto questo esperimento, chi ha fallito? Benedetto XVI non lo dice, ma ci offre tutta una serie di elementi su cui ragionare a cominciare dalla grave crisi LITURGICA attraverso la quale – questa chiesa – sta perdendo, o l’ha già perduta… LA FEDE NELLA PRESENZA REALE… Ratzinger non cita il suo Summorum Pontificum, ma è bene ricordare come egli spiegò di aver ridato libertà al rito di sempre per cercare di arginare e correggere i gravi errori ed abusi della Messa moderna! Dunque Ratzinger non risponde direttamente alle domande da lui esposte, ma offre criteri di giudizio sugli eventi e sui fatti e sulle responsabilità attuali.
E non sottovalutiamo di come, tra le righe, Benedetto XVI abbia col suo testo corretto le ultime derive pastorali di questo pontificato: ha risposto ai Dubia sul dramma del peccato; ha risposto all’eresia contenuta nel Documento firmato con gli Emirati arabi; ha ricordato da chi arriva questa crisi…. ha ricordato la deriva liturgica che da sei anni non è più sotto controllo… INFINE HA DATO VIGORE ALLA RESISTENZA CATTOLICA nel chiarire cosa significa davvero il termine MARTIRI nella Chiesa….
Non entriamo, per ora, in merito ad altre questioni suscitate, a Dio piacendo le potremo analizzare più avanti. Ora vi lasciamo con l’intervento di Tosatti, e a seguire l’audio del professor Roberto de Mattei il quale, non dimentichiamo, è stato l’unico ad affrontare la questione sinodale di febbraio us. con ben tre appelli ai Vescovi e con l’azione della manifestazione “silenziosa”, vedi qui, per chiedere ai vescovi di non tacere sulle cause omosessualiste non solo entrate nella Chiesa, ma giunte persino ai vertici della gerarchia… Ma Bergoglio non ne ha voluto sapere, tace e va avanti per la sua strada.
LE COMARI DI SANTA MARTA…. di Marco Tosatti
“Ma le comari d’un paesino
Non brillano certo in iniziativa
Le contromisure fino a quel punto
Si limitavano all’invettiva”…
Non brillano certo in iniziativa
Le contromisure fino a quel punto
Si limitavano all’invettiva”…
Vi ricordate la tenerissima Bocca di Rosa di Fabrizio De André? Se non la conoscete, andate a sentirla. E ditemi se questa quartina non è adatta a commentare, scherzosamente, le reazioni inviperite di un bel numero di attivisti dell’attuale regime ecclesiastico dopo che Benedetto XVI ha reso pubblici gli appunti scritti in vista del Summit delle Conferenze episcopali sugli abusi. Ha cominciato a redigerli dopo l’annuncio del vertice, cioè a settembre 2018, e li ha terminati prima che le riunioni avessero luogo, il 21 febbraio 2019.
Pensava che avrebbero potuto essere distribuiti ai partecipanti, come uno strumento di lavoro in vista dell’evento? Non lo sappiamo; l’ipotesi resta, fino a quando non si avranno informazioni più complete, e se così fosse sarebbe interessante anche sapere perché, nel caso, non hanno trovato la loro via per il Summit, e invece sono stati pubblicati su una piccola rivista clericale tedesca, sul Corriere della Sera (certo non sospettabile di congiure antibergogliane) e sul National Catholic Register, un grande sito cattolico conservatore americano.
Benedetto XVI non ha attaccato il Pontefice regnante, lo ha persino ringraziato – quanto sinceramente non è dato sapere – alla fine del documento. Ha pubblicato i suoi appunti con il nihil obstat della Segreteria di Stato e del Pontefice stesso. Ma non con il compiacimento della vasta turba di fans della rivoluzione ecclesiastica che si affollano e spingono alla corte di papa Bergoglio.
La prima ad aprire il fuoco è stata Stefania Falasca, amica – come tutti quelli del fu Trenta Giorni – del card. Bergoglio, e ora assurta alle glorie degli editoriali di Avvenire. Lo ha fatto con due tweet sottilmente velenosi:
“#ApostolorumSuccessores #Direttorio2004
Per l’unità pastorale il Vescovo emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo e in dipendenza dal Vescovo in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest’ultimo è capo e primo responsabile del governo della diocesi”.
Per l’unità pastorale il Vescovo emerito svolgerà la sua attività sempre in pieno accordo e in dipendenza dal Vescovo in modo che tutti comprendano chiaramente che solo quest’ultimo è capo e primo responsabile del governo della diocesi”.
Ed ecco il secondo:
“#ApostolorumSuccessores #Direttorio2004
Il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento e rapporto che potrebbe dare anche solo l’impressione di costituire quasi un’autorità parallela a quella del Vescovo reggente”.
Il Vescovo emerito avrà cura di non interferire in nulla nella guida della diocesi ed eviterà ogni atteggiamento e rapporto che potrebbe dare anche solo l’impressione di costituire quasi un’autorità parallela a quella del Vescovo reggente”.
L’impressione è quella di un vorrei ma non posso. In un fumetto ci sarebbe la scritta “Snarl”. Il Papa emerito non è regolamentato; ed è tutto da dimostrare che con i suoi appunti Benedetto abbia interferito. Quanto alla prima accusa: “…che tutti comprendano chiaramente che solo quest’ultimo è capo e primo responsabile”, che possiamo dire? Un lettore ci ha scritto che gli appunti di Benedetto “Sono la prima enciclica cattolica in sei anni”…E se c’è, ed è sempre più diffusa questa sensazione, la colpa non è di Joseph Ratzinger. Che forse, anzi è stato anche troppo zitto…
Come peraltro lo vorrebbero i suoi “ammiratori”, come il liturgista estremista Andrea Grillo, un vero Montonero delle casule, dei cingoli e delle stole. Che sintetizzava così il senso degli appunti: “Perfettamente in linea con ciò che deve essere superato: un piccolo riassunto di antimodernismo viscerale. Da leggere con cura, per non cadere più in questa trappola”. E pubblicava: “Tra i commenti di ieri… Se non la pensi come Ratzinger sei eretico”. Fuochino, fuochino…
Naturalmente la mamma dei complottisti è sempre gravida, e un certo americano, che a quanto pare fa anche lo storico di mestiere (complimenti!), Bellitto, scriveva: “Sul saggio del papa emerito B16, se come sembra probabile, è stato scritto da un ghost-writer (e male), usare il suo manto per esaltare le loro posizioni, stiamo assistendo a un inganno – persino a una frode?”. Purtroppo non conosco lo stile del dr. Bellitto, ma per giudicare scritto male quel saggio bisogna essere coraggiosi. Mons. Gaenswein ha peraltro ribadito che Benedetto ha scritto quegli appunti “ganz allein”, tutto da solo. E ci vuole proprio un Bellitto, – in senso e con assonanza ligure – per pensare il contrario.
Perfida Albione! Verrebbe da esclamare leggendo invece il commento di Austen Ivereigh, già portavoce del discusso cardinale Murphy O’Connor, e biografo di papa Francesco (è lui che ha adombrato accordi pre-conclave). “Una delle ragioni per cui il saggio di B16 ha provocato tanta polarizzazione ieri è stato il modo in cui è stato distribuito: senza informare la Sala Stampa vaticana, da parte dei cortigiani di B16, ai media anti-Francesco negli Usa. L’intenzione del saggio di B16 può non essere stata scismatica; la sua pubblicazione sì”.
Accipicchia! Di cortigiani Ivereigh se ne intende, oh se se ne intende; ma definire “scismatica” la pubblicazione sul Corriere della Sera e sulla rivistina bavarese…eddai!
Chi se l’è presa proprio a male è stato James Martin, il gesuita attivista della causa LGBT nella Chiesa (vedi qui), appoggiato e sostenuto dalla filiera McCarrick: Cupich, Tobin, Farrell ecc. Ed è normale che sia così. Martin sta cercando in maniera più o meno subdola di far passare nella Chiesa l’idea che la sodomia non sia diversa dagli atti sessuali etero. E il forte richiamo di Ratzinger al fatto che esistono azioni che non possono mai essere buone, indipendentemente dal loro fine, e gli atti omosessuali sono una di queste, infila una bella spranga nelle ruote dell’operazione.
“Ho il più grande rispetto per il papa emerito Benedetto XVI, specialmente come teologo. Comunque non sono d’accordo con la maggior parte della sua analisi sulla crisi degli abusi sessuali”. Non accetta l’idea che i costumi sessuali degli anni ’60 fossero da criticare, e afferma che “gli abusi accadevano nei ’40 e nei ’50, e anche prima”. Ma i social sono impietosi, e subito qualcuno gli ha risposto che “il numero degli abusi è cresciuto nei ’60, ha raggiunto il suo picco negli anni ’70, è declinato negli anni ’80 e negli anni ’90 è tornato ai liveli del 1950”. Conferma della giustezza dell’analisi di Benedetto…E toccando un nervo scoperto per Martin, – ma non solo per lui – un sacerdote gli ha risposto: “Non è pedofilia, la maggior parte degli abusi era omosessualità attiva”. Ma sappiamo quanto questa parola sia tabù ad ogni livello – Pontefice compreso – in Vaticano, quando si parla di abusi sessuali. Tanto che un altro lettore gli scrive: “Contrariamente a ciò che papa Benedetto fa nel suo grande documento, deliberatamente lei continua a ignorare l’elefante nella stanza. Ripeta con me: L’omosessualità praticata è un peccato”.
E non potevamo, dulcis in fundo, privarvi del contributo della punta di lancia del progressismo melloniano oltre Atlantico, Massimo Faggioli, che si iscrive al partito complottista così: “Questo saggio pubblicato ieri purtroppo danneggia l’immagine di Benedetto, che nel suo scritto dimostra una visione idiosincratica e limitata della genesi della crisi degli abusi sessuali e dello stato delle conoscenze scientifiche sul problema. Il pontificato di papa Francesco, alle prese con la crisi degli abusi, risentirà in modo marginale di questa manovra – architettata mediaticamente non da Benedetto XVI, ma da chi gli sta intorno. In un certo senso, questa manovra potrebbe fornire al Vaticano di Francesco degli alibi. Di sicuro dimostra quanto la chiesa abbia bisogno di una nuova generazione di leader e di un nuovo pensiero per affrontare la crisi più grave del cattolicesimo del nostro tempo”.
Una cosa vera Faggioli la scrive: che la Chiesa ha bisogno di una nuova generazione di leader. Sarebbe interessante capire quali sono le conoscenze scientifiche che Faggioli conosce e Benedetto no; e anche chi sta intorno a Benedetto, solo come una palma nel deserto, che riceve poco, anzi meno. Parlare di “manovra” qualifica il livello ideologico e professionale dello scrivente. Ma si sa: tutti i regimi, e soprattutto quelli monocratici, hanno bisogno di Tigri di Carta, e di tanti piccoli goebbels.
Ecco l’audio da RomaRadioLibera del professor Roberto de Mattei
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