Uomini giusti ai posti giusti / 24
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Buongiorno e ben ritrovati!
Come avrete notato, in occasione del ramadan fra molti uomini giusti al posto giusto è stato tutto un ramadaneggiare con grande entusiasmo. È il caso di Pinerolo, dove le Chiese cattolica e valdese, apprendiamo da apposito comunicato, hanno aperto “i loro spazi ai credenti di fede musulmana permettendo loro in tal modo di svolgere i riti in locali adeguati”. Infatti, ça va san dire, “la convivenza tra culture e religioni diverse è una ricchezza e il dialogo è la strada” eccetera eccetera.
Non è bellissimo? Tanto più che molte moschee hanno aperto le porte a cristiani e fedeli di altre confessioni per pregare.
Come dite? Che non vi risulta che ci siano moschee che abbiano mai fatto niente del genere? Vabbè, siete proprio musi lunghi vecchie comari sgranarosari untuosi idolatri. Come potete restare indifferenti al richiamo del dialogo e dell’inclusione? Meno male che tanti uomini giusti ai posti giusti, e tante donne giuste ai posti giusti, ci indicano la via.
E passiamo in quel di Arezzo, dove il 18 maggio scorso la Benedetto Cairoli ha celebrato i centocinquant’anni con un convegno al quale ha presenziato anche l’arcivescovo.
Come dite? Che cosa sarebbe la Benedetto Cairoli? Niente a che fare con san Benedetto o con il papa Benedetto. No, trattasi di loggia. Sì, proprio loggia massonica, la quale, avendo appunto festeggiato il secolo e mezzo di vita, ha pensato bene di organizzare, oltre a un incontro “a carattere interno” (segreto, insomma) anche un convegno con la partecipazione doverosa di sua eccellenza l’arcivescovo di persona personalmente (come direbbe Catarella).
Titolo dell’incontro: Loggia Benedetto Cairoli n. 119, 1869-2019, 150 anni di lavoro per il perfezionamento dell’uomo. Che meraviglia! E che bello vedere il Gran Maestro accanto all’arcivescovo, il quale ha opportunamente sottolineato che “ci sono valori condivisi tra Chiesa e Massoneria, come il rispetto, la solidarietà, il dialogo”.
Come dite? Che veramente la Chiesa cattolica ha più volte condannato la massoneria? Guardate, io con voi sto perdendo la pazienza. Siete proprio vanitosi farfalloni banderuole marci nel cuore deboli fino alla putredine. Come potete non apprezzare lo sforzo di dialogare con tutti all’insegna di ciò che unisce e non di ciò che divide?
Bene. Eccoci ora a Bergamo, dove c’è un ospedale, intitolato a un papa (Giovanni XXIII) nel quale c’è una “sala multiculto”, che sarebbe un locale adibito a luogo di preghiera per tutti i fedeli di tutte le religioni. Solo che, oltrepassata la soglia della sala multiculto (Interfaith Chapel è scritto sul cartello, a scanso di equivoci), il “multi” sparisce e resta un culto solo: quello islamico. Vedere per credere.
La sala multiculto è in effetti una piccola moschea, con i lavabi per le abluzioni rituali, i tappeti e tutto ciò che occorre ai musulmani per pregare.
Come dite? E gli altri come fanno a pregare? Suvvia, non siate le solite mummie da museo dal cuore nero restaurazionisti ideologici trionfalisti. La risposta, alla luce del dialogo, dell’inclusione, della multiculturalità eccetera, è molto semplice: gli altri si arrangino.
Bene, bene, bene. Ora ci sarebbero tante altre segnalazioni relative alla nostra bella Italia. Ma vorrei andare in Argentina, dove un medico è stato condannato per aver impedito un aborto e salvato un bambino, poi adottato.
Il medico è il dottor Leandro Rodríguez Lastra, specialista in ginecologia ed ostetricia, giudicato colpevole di aver impedito un aborto, dopo aver deciso di salvare la vita di un bambino non ancora nato la cui madre aveva preso una pillola per l’aborto.
Dopo tre giorni di discussioni presso la Corte di Rio Negro, il giudice Álvaro Meynet ha infatti dichiarato Rodríguez colpevole di non aver svolto il suo compito di funzionario pubblico. Al che propongo per il giudice Meynet l’immediata assegnazione del titolo di uomo giusto al posto giusto summa cum laude.
Ed ora torniamo in Italia, dove è uscito un libro per bambini che merita un cenno. Si intitola Fiabe straordinarie per famiglie non ordinarie, e nelle fiabe in questione troviamo, per esempio, Amira, con due fantastici papa, Papino e Papone; Levante, Ondino e le loro due mamme pirata; Xaho, un elfo adottato da un coppia di orchi (maschi); un mago (Mikail) che però si sente strega e diventa Amy. Insomma, “dieci fiabe per raccontare ai bambini che tutte le famiglie sono magiche!”.
Come dite? Poveri bambini?
Suvvia, non siate i soliti cristiani inflessibili superficiali ideologi facce da funerale scontrosi autoritari pessimisti queruli disillusi cristiani tristi con la faccia da sottaceto paurosi di tutto. Apritevi una buona volta. E siate un po’ magici anche voi!
Aldo Maria Valli
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