VATICANO: PATRIMONIO IMMOBILIARE, SOLDI E DEMAGOGIA. IL “BEAU GESTE” DEL CARDINALE. (PAGANO GLI ALTRI…).
Leggiamo dal Messaggero di un “beau geste” compiuto dall’elemosiniere del Pontefice, il cardinale Konrad Krajewski, che ha spezzato i sigilli apposti ai contatori di uno stabile occupato (il che, in Italia è ancora un reato, come peraltro ovunque altrove; forse in Vaticano no), sigilli apposti perché gli occupanti non avevano pagato da anni bollette della luce per circa trecentomila euro. Ecco il testo:
“Ha staccato i sigilli del contatore e ha riacceso la luce nel palazzo occupato da 450 persone in via di Santa Croce in Gerusalemme (Spin time Labs) nonostante le bollette non siano state pagate e gli occupanti rimangano morosi. A staccare i sigilli è stato l’elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski, che ieri è andato nel palazzo occupato a portare doni e cibo. «Sono intervenuto personalmente, ieri sera, per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi» ha detto il cardinale elemosiniere Krajewski, “braccio” caritativo di Papa Francesco per i casi di disagio. «Non l’ho fatto perché sono ubriaco», ha aggiunto Krajewski”.
Ubriaco di demagogia, forse. Come molti di quelli che in Vaticano soffrono di un singolare disturbo. Cioè, davvero, applicano il Vangelo alla lettera, e la mano sinistra non sa quello che fa la mano destra. La sinistra riattiva l’elettricità – che qualcun altro, non il Vaticano, dovrà pagare – e la destra…
La destra per esempio chiede alla Papal Foundation 25 milioni di dollari, una cifre incredibile. Per i migranti? Per i senzatetto italiani? No, per risistemare le finanze dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, dopo il crack della struttura, su cui indagò per tutta una serie di reati la magistratura…
Magari trecentomila euro di quei milioni (ridotti poi a otto, pare) avrebbero potuto essere usati per pagare la morosità, senza andare contro la legge, e dare esempi di illegalità. San Martino ha tagliato metà del suo mantello, mica ha preso quello di un passante.
Oppure la stessa somma poteva essere chiesta alla Sezione Economica della Segreteria di Stato, che raccoglie il denaro regalato al Papa, e il cui tesoretto, secondo chi ha avuto esperienza in quel campo, si avvicina quello dello IOR.
La sinistra (mano) preferisce però fare demagogia a buon mercato – Krajewski è cardinale, polacco, e vive in Vaticano, chi mai lo perseguirà? – mentre la destra…
Riportiamo sotto qualche interessante stralcio sulle proprietà immobiliari della Chiesa, particolarmente fitte a Roma e in Veneto.
Viaggio tra le proprietà immobiliari della Chiesa: un patrimonio da 4 miliardi l’anno
“Il Vaticano è uno dei più grandi proprietari immobiliari italiani, con un patrimonio di almeno 115mila unità che equivale al 20% dell’intero patrimonio immobiliare italiano. Propaganda Fide, Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, vanta da sola 957 beni tra terreni e fabbricati, in aree spesso di pregio come piazza di Spagna, via Margutta, via del Babuino o via del Governo Vecchio a Roma. Ed intorno a queste proprietà ruota un giro d’affari di oltre 4 miliardi di euro l’anno legato al turismo religioso, grazie all’impiego di questi immobili come bed & breakfast ad esempio.
Di seguito l’elenco delle entità che fanno capo alla Santa Sede e le relative proprietà.
Propaganda Fide possiede 957 beni tra terreni e immobili a Roma in via di San Teodoro, via di San Giovanni in Laterano, via Boncompagni, via delle Mura Aurelie, piazza Mignanelli, via Margutta, piazza di Spagna, via Bocca di Leone, via del Babuino, via della Conciliazione via dei Corridori, via dell’Orso, via dei Coronari, via della Vite, via del Governo Vecchio.
La Sacra Congregazione per l’evangelizzazione ha 80 terreni e immobili tra via Venti Settembre, piazza Trasimeno, via della Conciliazione, via Monte Acero, via del Governo Vecchio.
Il Vicariato di Roma è titolare di 191 beni tra terreni e immobili in via del Colosseo, via di Santa Croce in Gerusalemme, via di Fara Sabina, via Flaminia, piazza di S. Eurosia”.
La lista è tutt’altro che esaurita e vi rimandiamo all’articolo originale.
“Secondo il Gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze al Vaticano sul tema, il 20 per cento del patrimonio immobiliare italiano è tutt’oggi proprietà della chiesa: si tratta di 115 mila fabbricati. Un “tesoro” continuamente alimentato da investimenti e donazioni di privati cittadini. Solo nella Capitale si calcola che “ogni anno vengono registrati dagli 8 ai 10mila testamenti a favore del clero”.
AFFITTI A PREZZI AGEVOLATI – Ad occuparsi di questo “impero” in particolare due istituti operativi: Propaganda Fide e Apsa. Governerebbero appartamenti di lusso per circa 9 miliardi di euro di valore. Molte delle 957 case di proprietà (725 sono a Roma) verrebbero poi date in affitto, e a volte vendute, a prezzo agevolato, a nomi illustri. Per esempio l’ex ministro Pietro Lunardi comprò il palazzetto di tre piani in via dei Prefetti. Quanto agli affitti, il giornale fa l’esempio dell’”ex vicedirettore della Rai Antonio Marano, del capo delle missioni della Protezione Civile Mauro Della Giovampaola, del direttore Enac Vito Riggio, dell’ex sottosegretario di Forza Italia Nicola Cosentino, dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio”. E anche “l’attico di Bruno Vespa e l’appartamento di Cesara Buonamici sarebbero di Propaganda Fide”.
LE CASE-REGGIA DEI CARDINALI- Repubblica parla anche dei 5.050 appartamenti dell’Apsa – Amministrazione patrimonio sede cattolica –affittati a prezzo di mercato agli sconosciuti e a canone zero a chi ha servito la chiesa: giuristi, letterati, direttori sanitari. Sono 860 le locazioni gratuite. Innanzitutto, quelle per le case-reggia dei 41 cardinali di prima fila: tutti intorno a San Pietro. Nel tentativo di ricostruire e mettere a sistema i possedimenti Apsa, monsignor Lucio Vallejo Balda, a capo della commissione Cosea, ha scatenato l’ultima guerra in Vaticano, che poi è diventata il processo Vatileaks 2.
EX CONVENTI TRASFORMATI IN B&B – Da ultimo non bisogna dimenticare la presenza immobiliare della Santa Chiesa nel settore turistico. Vecchi monasteri, abbazie ed altri locali trasformati in hotel e bed and breakfast, con circa 200mila posti letto corrispondenti a 4,5 miliardi di valore di un crescente turismo religioso”.
Invece lettera 43 parlava dei conventi vuoti, e dell’appello del 2013 da parte del Papa:
“Sono decine i grandi e antichi conventi chiusi o semi abbandonati, difesi strenuamente da pochi frati e suore spesso 80enni, determinati a tenere viva la speranza di un nuovo utilizzo legato a una ripresa delle vocazioni. Ed è attorno a questo enorme patrimonio immobiliare che ruotano gli interessi di gruppi privati, spesso legati alla stessa Chiesa cattolica italiana, i quali vorrebbero trasformare le strutture in hotel, residence o case di cura e di riposo.
Di fronte a questa realtà che riguarda centinaia dei circa 100 mila immobili che la Chiesa possiede, papa Francesco ha preso una posizione chiara: i conventi non utilizzati diventino ostelli per i rifugiati, non alberghi perché l’obiettivo non è fare soldi, ma aiutare i più deboli”.
“Città del Vaticano – Dopo quattro anni dall’appassionato appello del Papa alle parrocchie romane, «aprite le porte ai nostri fratelli immigrati», questo è il risultato: solo 38 tra parrocchie e istituti religiosi presenti a Roma hanno ospitato 121 persone (57 in prima accoglienza e 64 in seconda accoglienza). I dati sono stati forniti stamattina dal Vicariato. Forse un risultato decisamente sotto le aspettative vista l’alta concentrazione nella capitale di istituti religiosi e conventi (spesso semivuoti per mancanza di vocazioni o trasformati tout cour in redditizi b&b per pellegrini).
E pensare che nella diocesi del Papa si contano ben 332 parrocchie e circa 700 istituti religiosi. Difficile dimenticare l’appello che Bergoglio fece pochi mesi dopo la sua elezione, visitando il Centro Astalli dove funziona da anni una mensa per profughi. Davanti a tanti rifugiati senza nulla, parlando «con il cuore in mano», invitava «gli Istituti religiosi a leggere seriamente e con responsabilità» come segno dei tempi il fenomeno migratorio che bussano alle porte. «Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti: Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio la accoglienza nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio».
Il coraggio richiesto forse è risultato carente in molti casi. In tanti si chiedono, cosa è restato di quell’appello? Perché non è stato ascoltato? Basterebbe solo andare sul sito www.ospitalitàreligiosa.it e dare una occhiata al grande ventaglio di possibilità alberghiera fornita da conventi e istituti di suore o frati. Centinaia di strutture con migliaia di posti letto disponibili”.
Alla luce di tutti questi elementi, che dire? Che la demagogia costa poco e frutta molto in termini di immagine e popolarità. E sempre alla luce delle cifre, le battaglie per l’accoglienza assumono un altro aspetto. Accoglienza sì, se pagata dai soldi dei cittadini.
Marco Tosatti
12 Maggio 2019 5 Commenti --
Blitz dell'elemosiniere del Papa: sblocca il contatore agli abusivi
Il palazzo occupato ha 300mila euro di debiti e rimane al buio. Ma il cardinale si cala nella centralina e stacca i sigilli al contatore per riportare la luce
Il palazzo occupato ha 300mila euro di debiti e rimane al buio. Ma il cardinale si cala nella centralina e stacca i sigilli al contatore per riportare la luce
In anni di occupazione hanno accumulato oltre 300mila euro di debiti con la società che gli fornisce la corrente elettrica. Così, dopo un interminabile braccio di ferro, lunedì 6 maggio sono arrivati i tecnici a mettere i sigilli al contatore e il palazzo occupato di via di Santa Croce in Gerusalemme 55, a Roma, di cui ilGiornale.it si era già occupato in passato, è rimasto completamente al buio.
Fino a ieri sera quando è intervenuto l'elemosiniere di papa Francesco, Konrad Krajewski, che, come hanno raccontato gli attivisti dello Spin Time a Repubblica, "si è calato nel pozzo, ha staccato i sigilli e ha riacceso la luce".
Nell'ex sede dell'Inpdap di via Santa Croce in Gerusalemme, occupata abusivamente nel 2013 da Action, uno dei movimenti per la casa più attivi della Capitale (guarda il video), vivono circa 450 persone (guarda la gallery). Tra questi ci sono anche un centinaio di ragazzini che non hanno ancora raggiunto la maggiore età. È solo uno degli innumerevoli stabili occupati nella Capitale per cui il Campidoglio sta cercando di trovare una soluzione. In via di Santa Croce in Gerusalemme 55 uno dei problemi maggiori è il debito che gli abusivi hanno accumulato nel corso degli anni. Ad oggi si aggira intorno ai 300mila euro. Una cifra mostruosa che nessuno vuole pagare alla società che eroga l'energia e che di tutta risposta, a inizio maggio, ha deciso di mettere i sigilli al contatore e staccare la corrente.
Ieri, nella trattativa tra gli abusivi e il Comune di Roma, si è infilata anche la Santa Sede. Alle 22 circa l'elemosiniere di papa Francesco, da poco tornato da Lesbo dove ha portato la solidarietà di Bergoglio ai profughi, ha ripristinato la corrente elettrica dopo aver personalmente staccato i sigilli messi al contatore. "Il cardinale è arrivato nel pomeriggio, ha portato regali a tutti i bambini e ha promesso che se entro le 20 non fosse stata ripristinata la corrente nello stabile l'avrebbe riallacciata lui stesso - hanno raccontano gli occupanti a Repubblica - e così è stato Padre Konrad si è calato nel pozzo, ha staccato i sigilli e ha riacceso la luce. E si è preso, a nome del Vaticano, la piena responsabilità dell'azione con Prefettura e Acea".
Subito dopo il blitz dell'elemosiniere di Bergoglio, Areti spa, che gestisce l'infrastruttura per il gruppo Acea, è arrivata in via di Santa Croce in Gerusalemme 55 scortata da alcune camionette della polizia per provare a rimettere i sigilli al contatore. Ma, urlando "Senza luce non si vive", gli abusivi hanno formato una barriera umana per impedir loro di accedere alla cabina elettrica dello stabile. Fino alle 3 di notte la tensione è stata altissima. Poi, come riporta ancora Repubblica, le forze dell'ordine hanno deciso di evritare qualsiasi scontro e hanno abbandonato la palazzina.
Fonti vaticane vicine all'Elemosineria Pontificia, sentite dall'agenzia Adnkronos, hanno fatto sapere che Krajewski "ha sentito il dovere di compiere un gesto umanitario, provvedendo personalmente a riattivare la corrente elettrica all'edificio", che non è di proprietà del Vaticano. Questo gesto, sottolineano ancora le stesse fonti, "è stato compiuto dal cardinale Krajewski nella piena consapevolezza delle possibili conseguenze d'ordine legale cui ora potrebbe andare incontro, nella convinzione che fosse necessario farlo per il bene di queste famiglie".
Spero che il comune di Roma riscuota il debito, esigendo il saldo dallo stato del vaticano:noi da parte nostra sappiamo a chi NON dare quest'anno l'otto per mille;MI RACCOMANDO!!!!
RispondiElimina