L'elemosiniere di Papa Francesco, il cardinale Konrad Krajewski
L’elemosiniere di Papa Francesco, il cardinale Konrad Krajewski
di Sabino Paciolla
L’elemosiniere di Papa Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, è sceso nel pozzetto dove c’erano i contatori della luce pur di rompere i sigilli imposti al palazzo che è occupato da quindici anni in via Santa Croce in Gerusalemme a Roma e riportare la corrente elettrica per 450 abusivi. Un gesto illegale, visto che quei sigilli erano stati messi dalle autorità italiane dopo che si erano accumulate bollette imparate per oltre 300mila euro.
Il card. Konrad, secondo la legge, rischia di rispondere davanti a un giudice di un gesto che sarà pure stato fatto con un fine umanitario, ma in realtà porta benefici anche agli occupanti del palazzo che, come si vedrà più oltre, sembra siano di “varia natura”. Però il cardinale è cittadino vaticano e dunque gode anche dell’immunità diplomatica.
Allora, il suo diventerà un caso diplomatico tra Italia e Santa Sede? Si vedrà.

Quello che interessa in questo momento è mettere in evidenza che l’aspetto umanitario è solo uno dei fattori della realtà. Ve ne sono infatti altri. Per chiarezza, riporto la risposta data dal giornalista del settimanale TEMPI, Emanuele Boffi, ad un lettore che aveva manifestato la sua contrarietà all’articolo che lui aveva fatto su questo episodio..
Se quello che Emanuele Boffi scrive risulta vero, e non c’è motivo di dubitare, allora il quadro è più variegato di quanto si voglia far credere. Perché accanto all’aspetto umanitario c’è dell’altro. Leggete voi stessi.
Ecco la risposta del giornalista Emanuele Boffi al lettore Filippo.
Gentile Filippo, sarò sincero: mi sembrano situazioni molto diverse. Come abbiamo scritto ieri in un commento – a differenza di molti altri che si sono letti sui quotidiani – né astioso né ironico nei confronti del cardinale, noi sappiamo bene che monsignore Krajewski è un gigante della carità. Il compito che gli è stato affidato da papa Francesco è un segno dell’intelligenza e premura della Chiesa verso gli ultimi, non solo quelli ai “confini del mondo”, ma anche quelli più vicini, quelli che dormono a Roma all’albergo della Luna. È un’opera grandiosa di carità cristiana che merita di essere conosciuta, sostenuta e amata. E di certo il cardinale Krajewski è uno dei “campioni” di questa carità, non lo mettiamo in dubbio nemmeno ora che – lo ribadiamo – ha commesso un errore.
L’aver agito d’istinto in quel modo per il “bene dei bambini” si può comprendere, ma non giustificare. Soprattutto se si comprende il “contesto” in cui questi poveri vivono. Credo che, come sempre, occorra fare i conti con i dati di fatto, raccontati in modo completo ed esauriente da alcuni articoli di cronaca, in particolare quelli apparsi ieri e oggi sul Messaggero.
Nelle sue cronache il quotidiano romano scrive che:
1) lo stabile fu occupato dagli antagonisti di Action nel 2013 poco prima della sua vendita. Fatto che comportò per il proprietario dell’immobile un mancato incasso di 50 milioni di euro.
2) Le persone che vivono nello stabile «versano ad Action una quota di affitto» (e già questo, secondo me, basterebbe a chiudere il discorso).
3) Gli assistenti sociali del Comune hanno contattato le famiglie che vivono nel complesso, proponendo a chi ha «bambini, anziani e vive in situazioni di fragilità» di trasferirsi nelle abitazioni gestite dal Campidoglio. Hanno rifiutato. Hanno preferito rimanere nello stabile occupato. «Evidentemente – scrive il Messaggero – i “rischi igienico-sanitari” strombazzati fino a poco prima, erano evaporati, giusto il tempo di rimandare indietro gli operatori comunali. Poi sono ricomparsi, nella propaganda della protesta. E hanno riecheggiato anche negli show allestiti negli ultimi giorni. Almeno quelli, gratuiti. Molti altri no».
4) All’interno del complesso occupato si trovano: una discoteca (capienza 1000 persone, senza uscite di emergenza e impianto antincendio); un ristorante (aperto dal martedì al sabato, dalle 19 alle 24), una scuola per birrai (a pagamento), sala cinematografica, sale in cui si tengono corsi di tango (iscrizione: 80 euro). C’è anche un’osteria «con una trentina di coperti, prezzi più bassi della media dei ristoratori per il cibo (fettuccine 6 euro, totani e patate a 8, braciole di maiale 6). La cantina è curata e i prezzi, qui, possono anche lievitare».
5) Nello stesso stabile in cui si dice di dare rifugio ai poveri, in cui si dice che non si hanno i soldi per pagare le bollette, si fanno attività commerciali illegali, in barba alla legge: non si battono scontrini (si paga solo cash), non si permette all’Asl di accedere nei locali e figuratevi alla polizia, alla Siae o a qualsiasi altro ente preposto al controllo del rispetto delle regole.
6) Secondo i calcoli del Messaggero, nel palazzo si sono svolti nel 2018 ben 125 eventi, nei primi mesi del 2019 altri 60, alcuni a pagamento, alcuni gratuiti (come i dibattiti col vicesindaco Luca Bergamo). A pagamento sono certamente le serate di musica in cui «l’alcol scorre a fiumi» ed è «venduto anche ai minorenni» e in cui «il “fumo” si trova facilmente».
7) Tra “affitti” e attività c’è un giro «di denaro superiore a 250 mila euro l’anno». Duecentocinquantamila euro l’anno: praticamente il costo delle bollette.
Gentile Filippo, credo che questi siano tutti dati di realtà dai quali non si può prescindere. So bene, come lei, che spesso le nostre istituzioni sono inadempienti, che la burocrazia è farraginosa, che non si fa mai tutto il possibile per aiutare i bisognosi. So però altrettanto bene che esistono centinaia di migliaia di piccole e grandi associazioni ed enti caritativi in Italia che svolgono questa grandiosa opera di assistenza ai più deboli nel rispetto delle regole (a volte oggettivamente assurde) che il nostro Stato impone loro. Se mi consente, su Tempi lo abbiamo scritto fino alla noia. Ma non è questo il caso. Qui siamo di fronte a un palese caso di abusivismo, di gente che fa rave party (il prossimo è in programma tra tre giorni) e usa i “poveri” come schermo per le proprie attività commerciali. L’errore del cardinale è stato quello di considerare solo un “lato” della questione. C’è anche l’altro.
Emanuele Boffi
Il grande abbaglio della Chiesa
“A causa dei problemi di distacco di acqua ed energia elettrica a Spin Time Labs ci eravamo visti costretti ad annullare l’evento, ma sicccome ce l’abbiamo fatta e le utenze sono state ripristinate, ti invitiamo a festeggiare insieme a noi questa importantissima vittoria”. Ecclesia mea lux! Il blitz della chiesa nel palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme a Roma si è trasformato in un grande abbaglio.
L’elemosiniere Konrad Krajewski ha invaso uno stato straniero con la missione di aiutare le sorti di famiglie e bambini ed è tornato in Vaticano dopo aver ridato la luce agli abusivi. E agli amanti del rave. Grazie al porporato infatti l’evento che sembrava essere saltato potrà andare in onda. Ironia della sorte, il titolo del rave è Amen. Venerdì 17 maggio, dalle 23 alle 5:30 del mattino, i nottambuli si ritroveranno a festeggiare con le “sonorità UK RAVE e Hardcore Continuum, con pillole Synth Punk”.
Il Vaticano ha riaperto le danze. E non solo. Ha tolto i sigilli e ridato corrente anche al ristorante, al bar e alle altre attività che si svolgono all’interno dell’intero complesso. Anche l’evasione fiscale può ripartire, dunque. I registratori di cassa, quelli no naturalmente. W il cardinale. Ma cosa volete che sia, prima la carità cristiana, poi la legalità. Ma davvero era questa la missione della Chiesa? Amen.

Quando le proprietà sono sue, la Chiesa sfratta senza scrupoli

Polemiche per il gesto del cardinale Konrad Krajewski, che ha aiutato gli abusivi che occupano uno stabile a Roma. In altri casi la Chiesa si è comportata molto diversamente


In via Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, dal 2013 c'è un palazzo occupato illegalmente da centinaia di abusivi: dopo aver accumulato centinaia di migliaia di euro di debiti con il fornitore dell'elettricità, la società ha staccato la corrente, mettendo i sigilli ai contatori.
È qui che, come sappiamo, è intervenuto il cardinale Konrad Krajewskil'elemosiniere di Papa Francesco, infatti, ha sbloccato la situazione togliendo quei sigilli e riportando la luce agli occupanti. Il caso dell’ex sede Inpdap (il fu Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica) sta facendo molto discutere per l'intervento a gamba tesa del porporato e della Chiesa. Chiesa però che, in passato, ha avuto un comportamento ben diverso quando c’erano in ballo le proprie proprietà.
Infatti, come ricordato da La Verità, in molti casi le parrocchie non si sono fatte troppi problemi a sgomberare i propri locali da chi non pagava (più) l'affitto o le utenze: un sacrestano indigente, per esempio, si impiccò per la disperazione, e in altre situazioni furono cacciati senza indugi e remore anche famiglie con bambini, stranieri, associazioni benefiche e anche una scuola media.
Era il 2011 quando a Grosseto una 23enne incinta e all'ottavo mese, venne sfrattata da un albergo di proprietà della curia, insieme ad altre famiglie in difficoltà economica. La giovane, tra l'altro, perse drammaticamente il figlio che portava in grembo Sempre in Toscana, ma a Prato, a fine 2015, la curia allontanò un pensionato 65enne che viveva da quattro anni nel complesso parrocchiale, svolgendo i compiti del sacrestano. Lui, senza soldi in tasca, si vide recapitare una lettera che lo invitava ad andarsene entro una settimana: disperato, si tolse la vita.
Nel 2013 a Napoli l'Arciconfraternita dei pellegrini decise per lo sfratto per morosità un nucleo familiare di sette persone, finito poi in mezzo alla strada. Ad Amalfi, nel 2015, la curia arcivescovile cacciò dai suoi muri un centro anti-diabete che assisteva 400 pazienti, per poi dare in affitto la proprietà a uno studio legale.
E la lista solo parziale fatta dalla Verità è lunga e comprende anche il caso in provincia di Bologna, dove una decina di anni fa le scuole medie del paesino di Lagaro vennero sfrattate dagli immobili della parrocchia che occupavano, quando l’istituto si rifiutò di pagare l'affittoannuo raddoppiato, passato da 11mila a 22euro.
Infine, clamorosa la vicenda della "Banca degli abiti" di Salerno, struttura che assiste poveri e senza tetto dando loro vestiti con i quali coprirsi e scaldarsi, sfrattata dalla sede che occupava della parrocchia Maria Santissima della Medaglia Miracolosa.
Insomma, viene da chiedersi dov'era il Vaticano e il cardinale Krajewski in tutti questi casi, che non sono stati fatti transitare nel megafono dell'informazione nazionale…

Ora Avvenire e la sinistra glorificano l'elemosiniere-elettricista del Papa

Il cardinale Krajewski è divenuto l'idolo della sinistra massimalista e del Pd. Ma pure il quotidiano dei vescovi "glorifica" la sua azione


L'azione messa in atto dal cardinale Krajewski ha suscitato delle perplessità, ma anche un vero e proprio coro d'approvazione.
Tra coloro che si sono distinti per un placet convinto, è possibile annoverare il quotidiano Avvenire il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti. Non è questa la prima volta, del resto, che due entità così distanti, almeno sul piano teorico - formale, appaiono in sintonia. Sono anni che quelli che vengono chiamati "tradizionalisti" segnalano un certo appiattimento del giornale dei vescovi sul centrosinistra italiano. Sembrano essere lontani i tempi in cui, specie rispetto alla bioetica, progressisti italiani e presuli del Belpaese battagliavano su fronti opposti. Del cardinale piacciono soprattutto lo spirito militante, il pragmatismo e il fatto di aver connotato di simbolicità un gesto apparentemente semplice.
Quello che pensa il direttore di Avvenire, come evidenziato pure da Maurizio Belpietro sul numero odierno de La Verità, è presto detto: lo scandalo, in questo articolo, viene definito "buon". La "Chiesa in uscita" o "ospedale da campo", del resto, è proprio questa: quella che privilegia il contatto diretto con le periferie economico - esistenziali. Papa Francesco, con la sua teologia del popolo, è il primo sostenitore della concretezza.
E poco importa, magari, se il fatto di riallacciare la corrente a un palazzo occupato abusivamente rientra qualche fattispecie. Il tratto metaforico di quanto fatto dal cardinale ha un valore superiore: "Chi parla e scrive della Chiesa che «riattacca la luce agli abusivi», - ha scritto il direttore Marco Tarquinio - si ricordi che uomini e donne di Chiesa ogni giorno e ogni notte in ogni realtà italiana, da nord a sud, fanno sì che tante persone sole e a tante famiglie della luce (elettrica e metaforica) non siano costrette a fare a meno". Quello del cardinale, insomma, è un gesto eclatante perché balzato agli onori dei media, ma gli ecclesiastici che operano nella nostra nazione già agiscono in favore degli ultimi, dunque nessuno dovrebbe stupirsi più di tanto.
Poi - come sottolineato sempre da Belpietro - c'è il Partito Democratico. La sinistra ha smesso di essere "mangia preti". Anzi, gesti come quello del cardinale Krajewski allontanano l'immago di un istituzione tutta centrata sui precetti dottrinali. Molti dei quali contrari alle istanze portate avanti dagli eredi dei Ds e della Margherita. Basti pensare al rilancio sull'eutanasia del neo segretario. Questi punti passano in secondo piano. La "Chiesa in uscita" può essere "glorificata". Del resto dalle parti del Vaticano, di questi tempi, usano riallacciare la luce alle occupazioni organizzate dai massimalisti.