Da decenni ci spacciano per buona della falsa teologia. Quando mai la grazia comporta una liberazione storica e che c’entra con i risvolti sociali con il privatismo, l’individualismo e l’intimismo? Questa è solo teoria marxista
di Francesco Lamendola
Ora che le cose si stanno chiarendo, certo nella maniera più traumatica e dolorosa, ma comunque si stanno chiarendo; adesso che anche molti cattolici addormentati cominciano a risvegliarsi e a capire quel che sta succedendo nella Chiesa, non da sei anni, ma da sessanta; adesso che si rendono conto di essere stati gabbati per tutto questo tempo, e di aver ricevuto per buona della moneta falsa, sorge la domanda: come è stato possibile? Come è stato possibile che non se ne fossero accorti prima? Perché, se qualcuno aveva voglia di capire, le cose si stavano chiarendo da molto, molto tempo. Oggi lo scandalo, l’eresia e l’apostasia sono evidenti; oggi è evidente che la massoneria controlla il vertice della Chiesa, ed è anche evidente che l’uomo che se ne va in giro vestito da papa, facendosi chiamare papa e ricevendo gli applausi della folla (sempre più piccola, a dire il vero) come se fosse il papa, è invece solo uno strumento della massoneria e dei poteri forti che vogliono imporre il mondialismo, il migrazionismo, l’omosessualismo e l’ambientalismo come espressioni della Nuova Religione dell’Umanità, affiancandosi all’altra religione, quella dei Sei Milioni, che però vede un popolo eletto ben distinto da tutti gli altri.
Quell’uomo non è papa più di quanto possa esserlo chiunque altro e in specie un ex buttafuori di locali notturni, un frequentatore di streghe e stregoni, un praticante del Reiki e della psicanalisi, un bugiardo matricolato e un ambizioso senza scrupoli, un tiranno che si finge democratico e un seminatore di scandali che non teme Dio, non s’inginocchia mai davanti a Lui, ma si prostra fino a terra e bacia gli anelli, i piedi e le scarpe di tutti quelli che vuole, per esibire la sua umiltà e la sua carità.
Per la neochiesa del furbo Bergoglio la proprietà è un "furto"? Dimenticandosi che il suo Vaticano è proprietario di un quarto del patrimonio immobiliare di Roma, pare che il peccato sia prerogativa solo dei ricchi, (salvo poi richierdergli l'8 per mille) mentre il popolo, gli immigrati, sono sempre buoni e puri, come vuole Rousseau, e quindi giustamente ansiosi di liberazione, come vuole Marx!
Dunque, la domanda che poniamo è precisa: come mai non ci siamo accorti che da anni, da decenni, ci veniva rifilata della moneta falsa, come se fosse autentica? Un buon cattolico dovrebbe conoscere almeno i rudimenti della sua dottrina, altrimenti che fede sarà mai la sua? Contrapporre la dottrina alla fede è stupidità o deliberato inganno: senza la dottrina, la fede diventa fideismo, credulità, bigottismo, superstizione. La dottrina cattolica è chiara, razionale, precisa, priva di ambiguità, proprio come la Parola di Gesù Cristo, il quale raccomandava: sia il vostro parlare sì, sì, no, no: il di più viene dal diavolo. Non una sola parola del Magistero, fino al 1958, era suscettibile di generare confusione nei fedeli. Il parlare dei papi, come quello dei vescovi, dei sacerdoti, e naturalmente dei teologi, era molto chiaro e preciso, si ispirava ai Vangeli, agli Atti degli Apostoli, alle Lettere del Nuovo Testamento, a san Tommaso d’Aquino. Era impossibile ascoltare una sola proposizione magisteriale e fraintenderla; e così pure il catechismo, specialmente quello di san Pio X. Le domande erano chiare, le risposte erano chiare: era tutto chiaro. Troppo chiaro, troppo semplice? Nossignori: la chiarezza non è un ornamento, non è un valore aggiunto: la chiarezza è la sostanza della dottrina; diciamo pure: di qualsiasi dottrina. La geometria, l’algebra, la fisica, la chimica, la filosofia, la musica, qualunque conoscenza umana basata sulla ragione, necessità della massima chiarezza; e a maggior ragione la teologia. Ma i falsi teologi e i servi della contro-chiesa massonica, della sinagoga di Satana, ci hanno lentamente, subdolamente, abituati a una fede dai contorni confusi, sentimentale, emozionale, tutta amore e misericordia, ma senza la verità. E senza la verità nulla è vero e nulla è buono, perché la verità è la base di tutto, la condizione per tutto, l’elemento che regge ogni altro discorso, ogni atto e ogni pensiero.
Oggi lo scandalo, l’eresia e l’apostasia sono evidenti; oggi è evidente che la massoneria controlla il vertice della Chiesa!
L’idea di sostituire gradualmente il sentimento, anzi il sentimentalismo, alla dottrina chiara e razionale, come base della fede cattolica, risale al modernismo, giustamente definito da Pio X il serbatoio di tutte le eresie. I modernisti, ai primi del XX secolo, sostenevano che il cristianesimo, in quanto religione storica, è stato condizionato, se non addirittura prodotto, dalle circostanze storiche di tempo e di luogo (una variante del positivismo, quindi), e che la sola maniera di giungere al cuore della Rivelazione è quella di affidarsi alla voce interiore, a una sorta di rivelazione intima, particolare, soggettiva, che fa leva sull’emozione e non sulla ragione. Appare perciò evidente che è ozioso, o peggio, chiedersi se il modernismo sia penetrato nella chiesa odierna: vi è penetrato a un punto tale da averla stravolta, conquistata e trasformata in una contro-chiesa dispensatrice di errori anziché di verità.
Bergoglio è solo uno strumento della massoneria e dei poteri forti che vogliono imporre il mondialismo, il migrazionismo, l’omosessualismo e l’ambientalismo come espressioni della Nuova Religione dell’Umanità, affiancandosi all’altra religione, quella dei Sei Milioni!
Modernismo, storicismo, naturalismo, positivismo, sentimentalismo: tutto questo fiume limaccioso di eresie non ha fatto che ingrossare, e a un certo punto avrebbe dovuto apparire evidente che le acque limpide della vera Chiesa di Cristo si erano trasformate nelle acque torbide, giallastre, marrone, della sinagoga infernale. Avrebbe dovuto essere evidente, se i cattolici avessero avuto ancora occhi per vedere: ma il fatto è che non li hanno avuti, tranne pochissimi, subito bollati come estremisti e cacciati come eretici (loro!), mentre il grosso si è stretto intorno ai falsi pastori, si è lasciato incantare dai falsi teologi, si è prostrato davanti ai falsi papi; e oggi tollera che dalla bocca sacrilega del signor Bergoglio escano parole come quelle di Abud Dhabi, sulla volontà di Dio circa l’esistenza delle diverse religioni, o, peggio ancora (durante la Messa per la Caritas Internationalis del 23 maggio 2019), sulla necessità che la “chiesa” odierna sia coraggiosa (!) e si liberi della sua tradizione, per andare verso il futuro (o verso l’inferno?), così da essere una chiesa viva e non una chiesa ferma e chiusa in se stessa. Stupefacente: il papa che insulta la dottrina, che denigra la tradizione, e che non si prende nemmeno la briga - sarà forse la sua colossale ignoranza, o sarà qualche cosa di peggio - di distinguere fra le tradizioni, come fatti umani, e la Tradizione, come parte essenziale della divina Rivelazione.
Pedro Arrupe controverso preposito Generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983
Prendiamo un esempio qualsiasi, fra i mille e mille che potremmo fare. Chi entra in una gioielleria pensa che gli venderanno dei gioielli veri, non falsi; a questa eventualità non pensa affatto, perché sulla porta del negozio c’è scritto “gioielleria”. Allo stesso modo, chi entra in una chiesa per ascoltare la santa Messa, pensa che il sacerdote, nell’omelia, spiegherà, con le sue parole, la Parola di Dio, per renderla più chiara, non certo per sovrapporre la propria parola a quella di Gesù Cristo; e chi entra in una libreria cattolica, gestita dalla diocesi o da qualche istituto religioso, pensa di poter scegliere un libro qualsiasi e di poterlo leggere con profitto spirituale, convinto che lo aiuterà ad avvicinarsi a Dio, non ad allontanarsi. E invece non è stato così: per sessant’anni non è stato così. All’inizio, però, i falsari sono stati abili e prudenti: mettevamo un gioiello falso in mezzo a tanti altri che erano veri; poi, un poco alla volta, con somma abilità, con astuzia infernale, hanno cominciato ad aumentare la proporzione di gioielli falsi e a diminuire quella dei gioielli veri. Alla fine, press’a poco ai nostri giorni, le cose sono arrivate al punto che nella chiesa che si dice cattolica, e nella cultura che si spaccia per cattolica, di cattolico è rimasto, nel migliore dei casi, qualche gioiello messo furbescamente in superficie, ma sotto di esso, la quasi totalità dei preziosi è falsa, falsa come possono esserlo dei pezzi di vetro colorati. Prendiamo a caso, dunque, un libro di teologia non di oggi, ma di una trentina d’anni fa (trenta anni: più di una generazione!), dunque durante il pontificato non di Bergoglio, e nemmeno di Benedetto XVI, ma di Giovanni Paolo II ; un libro rivolto al grande pubblico, L’uomo alla luce di Cristo, di Giacomo Panteghini, pubblicato a Padova dalle Edizioni del Messaggero, nel 1990; il sottotitolo recita: Lineamenti di antropologa teologica. Benissimo. Il credente entra in una libreria, cattolica, vede un libro esposto, pubblicato da una casa editrice cattolica, scritto da un cattolico, si fida, lo compra e se lo porta a casa, poi lo legge con quell’attenzione e con quella fiducia che si ripongono quando si sa di non temere agguati, o astuzie, o frodi, ma ci si può considerare protetti e garantiti. Così, in effetti, era sempre stato, per il passato; ma con una piccola differenza: che in passato c’era, ed era efficiente, la Congregazione per la Dottrina delle Fede; c’era l’imprimaturdel vescovo; e i vescovi erano vescovi cattolici, non massoni travestiti da vescovi e per niente cattolici. Benissimo. Ed ecco cosa si poteva leggere, ripetiamo trent’anni fa, in questo libro di teologia “cattolica”, a proposito della grazia e della teologia della liberazione, alle pagine 183-184 (ma come abbiamo scelto il libro letteralmente a caso, così abbiamo scelto a caso anche le pagine; avremmo potuto sceglierne altre, e il risultato sarebbe stato più o meno lo stesso):
Ma sarebbe un errore pensare i determinismi che dominano la natura umana, condizionando la libertà, in termini esclusivamente individuali e psicologici. Questi determinismi, proprio perché operanti nella persona che è essere relazionale e sociale, assumono anche un carattere sociale e politico. La società a sua volta non è il semplice contenitore neutro di una somma di individui precostituiti, ma, fin dall’origine, un sistema di relazioni o di interazioni umane che plasmano l‘individuo e fanno parte della condizione umana concreta. Ogni sistema sociale tende poi ad esprimersi in istituzioni che lo perpetuino, ponendo così di fronte all’individuo una nuova serie di determinismi che la libertà non può ignorare se non li vuole subire passivamente.
Fin qui, non ci sarebbe molto da dire, se non che pare si tratti di un testo di sociologia e non di teologia; e che questa sociologia è di tipo materialista e immanentista, perché tutta giocata sull’alternativa secca fra libertà e determimismi, dando per scontato che la libertà va intesa in senso meramente umano, terreno, e che l’unico ostacolo alla vita di grazia, se pure da qui ci si può arrivare, sta nei condizionamenti sociali, rimossi i quali scaturirà subito una condizione favorevole alla fede cristiana. Ecco, il nucleo dell’infedeltà al Vangelo è già qui. Gesù infatti non ha mai detto: Prima risolvete i problemi sociali, politici ed economici, poi tornate da me, che vi parlerò del Regno di Dio; e non ha detto neppure: Affrontando e risolvendo i problemi sociali, politici, ecc. con ciò stesso entrerete nel regno della grazia, e Dio sarà con voi, e vi benedico fin d’ora, voi e le vostre lotte contro tutto quello che limita la vostra libertà. Ma ascoltiamo quel che segue:
Queste considerazioni hanno stimolato il sorgere di una teologia della grazia attenta ai suoi risvolti sociali e fortemente critica nei confronti delle tradizionali antropologie accusate di individualismo, privatismo e intimismo, le teologie latino-americane della liberazione insistono soprattutto sul concetto di grazia come liberazione.
Quando mai la grazia comporta una liberazione storica e che c’entra con i risvolti sociali con il privatismo, l’individualismo e l’intimismo? questa è solo teoria marxista!
Da decenni ci spacciano per buona della falsa teologia
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