Il mondo globalizzato, di cui l’Europa liberista è un’emanazione esasperata, ha imposto un modello arido e privo di principi ispiratori, dove tutto è mercificabile – perfino il corpo e la mente dell’uomo – e niente ha valore o dignità fintantoché il mercato non gli assegna un prezzo. Ma le persone hanno bisogno di dare senso alla loro vita, di riflettere su se stesse, di osservare e comprendere il mondo in maniera filosofica. Quando queste legittime aspirazioni vengono loro negate si ottengono due reazioni opposte e complementari: il Nichilismo e il Nazionalismo.
Il nichilismo è la riduzione dell’essere umano al nulla, l’annichilimento dello spessore e dei valori. Il nazionalismo invece nasce come reazione al nichilismo: si trasforma in estremismo, in fondamentalismo, proprio per opposizione all’annientamento dell’identità spirituale e culturale imposto dall’alto, inasprito dal martellamento mediatico e dal modello economico che ci vuole omologati, che mette al centro sempre e solo l’individuo, la sua apparenza esteriore ed effimera, la cui immagine è ridotta a un avatar che deve risultare sempre forte e vincente. Oggi ad esempio chiamiamo “reality show” la celebrazione della finzione, una finzione spacciata – appunto – per “realtà”.
Queste due tendenze, questa polarizzazione delle coscienze che vediamo negli occhi delle persone che incontriamo per strada, sono solo il sintomo della malattia, non la causa. Sono le due facce della stessa medaglia, l’effetto prodotto dalla spersonalizzazione e dalla distruzione dei valori morali, sono quel Dr. Jekyll e quel Mr. Hyde da smascherare se decidiamo di resistere alla gabbia del capitalismo e impegnarci per costruire il mondo che desideriamo.
Partendo da questa analisi, il poeta e filosofo Marco Guzzi indica la strada da seguire per uscire dal torpore che ci instupidisce: una rivoluzione democratica, profondamente, radicalmente e definitivamente non violenta. Un processo rivoluzionario delle coscienze, delle menti e dei cuori, che recuperi la dimensione relazionale, educativa e spirituale delle persone. Dobbiamo essere concreti, capire cosa possiamo fare domani in Parlamento, come lotta politica, legge per legge, concetto per concetto, senza perdere di vista l’orizzonte, la grande visone fatta di ideali e di mete che possiamo, vogliamo e dobbiamo raggiungere.
Byoblu vi propone l’integrale dell’intervento di Guzzi al convegno “Europa a un bivio: fine o rinascita?” promosso da “Parole Guerriere Seminari Rivoluzionari”, lo scorso 11 maggio a Roma, nella Sala Capitolare del Senato.
Su Byoblu, con Marco Guzzi guarda anche “L’era della grande menzogna”, il primo webtalk condotto da Claudio Messora.
- Marco Guzzi
https://www.youtube.com/watch?v=HRkVLmaHUqU
Piccolo promemoria europeo
Prima di votare per l’elezioni europee non sarà male un piccolo ripasso di storia per rovesciare il raccontino ufficiale che ci viene somministrato ogni giorno dalle istituzioni, dai poteri vigenti, dai mass media e dalle cattedre storico-culturali dominanti.
Prima menzogna ripetuta ogni giorno: l’Europa è nata contro i nazionalismi, è sorta cioè da una guerra di liberazione dagli sciovinismi e gli egoismi nazionali. È falso. La storia ci dice, e le date lo confermano, che l’Europa è stata impedita a unirsi fino a che vigeva la spartizione del mondo in due blocchi, americano e sovietico. Fu la caduta dell’impero sovietico, fu la fine del comunismo e della cortina di ferro, la riunificazione della Germania dopo il crollo del Muro di Berlino, a liberare l’est europeo e a permettere nel 1992 la nascita dell’Unione Europea e l’avvio del processo di unificazione economica. Altro che nazionalismi.
Seconda menzogna. L’Europa, dicono, è nata da un arco politico democratico-progressista mentre erano ostili all’Europa le forze nazionaliste, di destra, conservatrici. È vero esattamente il contrario. Per lunghi anni invocarono l’Europa unita proprio le forze nazionali di destra, i patrioti e i gollisti in Francia, i movimenti d’ispirazione cattolico-nazionale, più una sparuta pattuglia di coerenti europeisti, mentre gli internazionalisti e i terzomondisti, il fronte filo-comunista e il fronte filo-atlantico, si riconoscevano in altre appartenenze extraeuropee.
Terza menzogna. L’Europa è un progetto moderno che volta le spalle al suo passato grazie alle forze liberal-democratiche e socialdemocratiche, radicali e progressiste che ci liberarono dall’oscurantismo e fondarono il percorso europeo nella laicità e nella modernità. Vi sembrerà strano ma se l’Europa parla lo stesso linguaggio, ha culture e visioni affini, valori condivisi e storie analoghe è perché ha le radici comuni nella civiltà greca, nella civiltà romana e nella civiltà cristiana. E ha avuto a lungo fino a un secolo fa gli Imperi centrali che furono sovranazionali ed europei nel segno della tradizione e della civiltà. La circolazione europea delle idee e delle élite nasce in quel contesto.
Quarta menzogna. Il grande merito dell’Europa è aver garantito 74 anni di pace al continente. Ma lo sanno anche i bambini quante guerre sanguinose hanno lacerato il mondo in questi anni, e molti paesi europei sono stati coinvolti, anche perché pesava il loro passato colonialismo. L’Europa non è stata teatro di guerre perché privata della sua piena sovranità politico-militare e soggetta all’equilibrio del terrore tra le superpotenze mondiali. Del resto, l’Unione Europea non c’era fino a pochi anni fa, e per mezzo secolo le nazioni europee, anche quelle guidate da nazionalisti e militari come de Gaulle, da dittatori nazionalisti come Franco, Salazar e i colonnelli greci, dai conservatori antieuropeisti britannici mai hanno pensato di aprire alcun tipo di conflitto inter-europeo. Non c’era bisogno dell’Unione Europea per risparmiarci le guerre in casa.
Quinta menzogna. I sovranisti sono l’un contro l’altro armati, ognuno persegue l’interesse nazionale a scapito degli altri, dunque è impossibile che si possano alleare. È doppiamente falso, perché il primato degli interessi egoistici è quel che caratterizza oggi paesi non certo a guida sovranista, come la Francia di Macron e la Germania della Merkel. Ed è falso perché l’antagonista reale e politico, economico e politico del sovranismo non è il sovranista della porta accanto ma il potere extraterritoriale ed extrapolitico degli internazionalisti. Se si stabilisce il comune principio della sovranità e il reciproco rispetto dei confini, le tensioni e i conflitti sono decisamente minori rispetto a uno scenario in cui gli stati sono delegittimati e gli sconfinamenti sono incoraggiati.
Sesta menzogna. Il testimonial più alto dell’Europa aperta e tollerante, in virtù della sua battaglia contro tutti i muri e dell’accoglienza verso tutti, è Papa Bergoglio. Falso. L’Europa ebbe in Papa Giovanni Paolo II e in Benedetto XVI i suoi riferimenti più alti e convinti. Woytila ebbe un ruolo decisivo nella fondazione dell’Europa e nella liberazione dell’Est dalla cappa del comunismo. Con il sudamericano Papa Bergoglio l’Europa ha perso ogni centralità, si è ridotta a corridoio umanitario e luogo di accoglienza planetaria, dismettendo ogni riferimento alla sua civiltà, per aprirsi interamente agli altri, agli stranieri, agli islamici e agli africani. La civiltà cristiana europea si dispone al tramonto col papato di Bergoglio.
Per concludere, i nemici storici dell’Europa unita sono stati l’imperialismo statunitense e l’imperialismo sovietico, i pericoli in corso sono il mondialismo e il risorto catto-comunismo, le minacce future sono l’islamizzazione e l’invasione cinese. Altro che i sovranisti.
MV, La Verità 24 maggio 2019
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