Il 30 aprile, un gruppo di 19 cattolici ha spedito una lettera aperta ai vescovi del mondo, nella quale si accusa il papa di eresia, chiedendo che il collegio dei vescovi agisca per farlo “abiurare”.
Chi volesse una valutazione sul tenore della lettera, per capire quanto sia fondata, vi consiglio di leggere il presente articolo di Ed Condon che vi propongo nella mia traduzione.
Penna per firmare documento
Il 30 aprile, un gruppo di 19 cattolici ha spedito una lettera aperta ai vescovi del mondo, nella quale si accusa il papa di eresia, chiedendo che il collegio dei vescovi agisca per farlo “abiurare”.

Secondo i firmatari della lettera, tra cui un esiguo numero di eminenti accademici, papa Francesco ha commesso il crimine canonico dell’eresia, che comporta il dubitare pubblicamente e ostinatamente o negare gli insegnamenti dei credenda – che i cattolici sono tenuti, secondo il diritto canonico, a “credere con fede divina e cattolica”.

Ma nonostante le vibrate rivendicazioni della lettera, gli argomenti avanzati dai suoi autori non sembrano fare una discussione sull’aspetto legale, o conforme ad esso, contro il Santo Padre riguardo all’accusa specifica di eresia canonica.
Nonostante l’insistenza che il Papa avrebbe commesso il “delitto canonico dell’eresia”, gli autori della lettera sembrano incapaci di distinguere tra il crimine di eresia e ciò che la loro lettera sembra effettivamente affermare – l’eresia materiale.

L’eresia materiale descrive una situazione in cui una persona ha, in parole o azioni, manifestato un’opinione in dubbio o in contraddizione con una verità da credere per fede divina e cattolica. Tale situazione dovrebbe, naturalmente, essere corretta dalla Chiesa. Ma la “prova” presentata nella lettera appare, a molti critici iniziali, come poco più che inferenze aperte all’interpretazione.

Commettere il crimine canonico dell’eresia richiede il dubbio ostinato o la negazione di un insegnamento dei credenda, e, come ogni crimine, deve essere chiaramente manifestato nel foro esterno e non solo interpretato come lo stato di una disposizione interiore di una persona.
Dal punto di vista giuridico, il criterio dell’ostinazione è dimostrato quando una correzione o un avvertimento legittimo è chiaramente respinto. Gli autori della lettera insistono sul fatto che l’ostinazione del papa – o la “pertinacia” come loro preferiscono dire – è dimostrata ipso facto dalle dichiarazioni del papa che egli dovrebbe, con la sua esperienza educativa e il suo ufficio, conoscere bene.

La critica teologica più sostanziale della lettera del Papa è incentrata sulle note polemiche su alcune delle espressioni del Sinodo sulla Famiglia del 2015 e sulla successiva esortazione apostolica Amoris laetitia. Ma gli autori della lettera non tengono conto del numero di vescovi e teologi, compreso lo stesso papa, che sostengono che Amoris può e deve essere letta in continuità con l’insegnamento cattolico sul matrimonio, la sessualità e la famiglia.

Mentre la lettera può essere un’onesta espressione dell’opinione dei 19 firmatari, pochi esperti hanno concluso che essa serva a dimostrare l’ostinata manifestazione delle credenze eretiche da parte del papa, di diritto o di fatto.

Allo stesso modo, nel trattare il sostegno del papa alla dichiarazione sulla cooperazione interreligiosa ad Abu Dhabi, che considerano anch’essa eretica, i firmatari notano che, mentre il papa ha offerto sia spiegazioni che il contesto in cui è nato il documento, “nessuna di queste spiegazioni offre un’interpretazione chiara e compatibile con la fede cattolica”.

I canonisti che commentano la lettera, a parte l’unico canonista a firmarla, hanno convenuto che ciò non risponda ai criteri di un ostinato, esplicito ed esteriore rifiuto dell’insegnamento dei credenda.

Non vi è alcun obbligo legale che il papa offra ai firmatari della lettera una spiegazione del suo comportamento sufficiente a soddisfare i loro standard, né il diritto canonico riconosce l’espressione delle proprie preoccupazioni come un avvertimento canonicamente significativo.

Data l’insistenza della lettera secondo cui il papa non solo è in eresia materiale, ma anche colpevole del delitto canonico, l’evidente divario nella comprensione giuridica riduce significativamente la gravità della lettera.

Le altre “azioni papali che indicano un rifiuto delle verità di fede” proposte dalla lettera consistono in una lunga lista di persone di cui Francesco è accusato di promuovere o associarsi. L’ulteriore prova presumibilmente “indicativa” appare ancora più tenue, riguardante la forma di un pastorale liturgico una volta usato da Francesco e definito “satanico” nella lettera.
Se il sostegno alla premessa giuridica della lettera è stato assente, la sua accoglienza tra i teologi è stata in gran parte deludente. 

Anche se molti hanno notato che alcune delle questioni sollevate in essa sono fonti di preoccupazione e confusione per i cattolici che certamente trarrebbero beneficio da un chiarimento inequivocabile da parte del Papa, fondando le loro lamentele sul “crimine canonico dell’eresia”, gli autori delle lettere sono stati percepiti da molti come persone che hanno lavorato a partire da una premessa profondamente errata.

Il tentativo di mettere insieme questioni serie, come il linguaggio di alcune parti di Amoris Laetitia, con lamentele banali, come la forma di un pastorale in una processione liturgica, è stato in gran parte accolto con scetticismo.

Molti hanno osservato che l’approccio sparso della lettera ad argomenti variegati come il linguaggio teologico e le nomine episcopali riduce l’impatto delle sue preoccupazioni, proprio nel momento in cui tenta di amplificarle.

Per coloro che hanno serie e legittime preoccupazioni sulla chiarezza dell’insegnamento in alcuni scritti papali, questa lettera e la sua invocazione dell’eresia canonica può rivelarsi una distrazione indesiderata.

Ciò che è fuori discussione è che non si può semplicemente ignorare un’accusa formale pubblica di eresia contro il papa fatta da un gruppo di cattolici, compresi chierici e accademici associati alle università e istituzioni cattoliche.

Qualunque siano le intenzioni del documento, esso sembra rappresentare un appello diretto e pubblico al collegio episcopale contro quello che viene esplicitamente definito un esercizio criminale dell’insegnamento papale.

Mentre gli esperti di diritto canonico spesso discutono le possibilità ipotetiche e le ripercussioni giuridiche di un papa eretico, la discussione di ciò che può o dovrebbe essere fatto sulla contestazione all’autorità papale da parte degli autori della lettera può rivelarsi tutt’altro che teorica.