ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 14 maggio 2019

Papa 55, come il civico.

Quando Papa Francesco benediva l'occupazione di Action

In una lettera del 2015 il Papa impartiva la benedizione apostolica sul palazzo occupato da Action in via di Santa Croce in Gerusalemme. E gli attivisti ora preparano una tessera ad honorem per Francesco


Il Vaticano sarebbe da sempre al fianco delle famiglie che si sono barricate nell’ex sede Inpdap di via di Santa Croce in Gerusalemme. Lo dicono gli attivisti di Action, sigla di estrema sinistra che nel 2013 occupò l’immobile, e a confermarlo, tra le righe, è stato anche l’elemosiniere del Papa, che nei giorni scorsi aveva spiegato come dai sacri palazzi partivano regolarmente “ambulanze, medici e viveri” diretti nell’edificio.

All’interno dell’occupazione la Chiesa è presente, non solo con l’associazione di suor Adriana, che nei giorni scorsi ha pregato personalmente il cardinale Konrad Krajewski di intercedere perché fosse restituita la luce agli inquilini morosi. Come avevamo documentato in questo servizio, infatti, dentro il palazzo anche il laboratorio di grafica e arte è gestito dal centro parrocchiale. Ma qualche anno fa ai nostri microfoni era stato proprio Andrea Alzetta, leader di Action e ras delle occupazioni romane, a vantarsi di aver ricevuto la benedizione dello stesso pontefice.

Era il 2015 quando in occasione del giubileo della Misericordia la “Comunità Action diritti in movimento” si era rivolta a Papa Francesco. “Chiediamo di essere ascoltati per testimoniare lo stato attuale di coloro che vengono considerati emergenza, scarto e rifiuto sociale”, scrivevano gli attivisti del movimento, che avevano fatto recapitare la lettera a Bergoglio da suor Damiana Esposto, della Congregazione delle Figlie della Sapienza. La risposta del Santo Padre non si era fatta attendere. E così la benedizione Apostolica del Papa era arrivata anche dentro il palazzo occupato dai militanti di estrema sinistra.
Un fatto non da poco, che era rimbalzato sulla stampa di tutto il mondo. Il quotidiano britannico The Guardian aveva titolato sul sostegno di Francesco “a Tarzan e agli occupatori delle case a Roma”, mettendo in imbarazzo la Santa Sede. Per questo da Oltretevere erano stati costretti a metterci una pezza, spiegando sulle pagine di questo giornale come non si trattasse “di una lettera a firma del Papa ma di una risposta dell'assessore per gli Affari generali della Segreteria di Stato, monsignor Peter Wells”. “Lo staff del Papa – avevano chiarito dal Vaticano - cerca di rispondere a tutte le lettere che riceve, è una cosa quasi automatica”.
Intanto oggi lo Spin Time Labs, è pronto ad offrire la membership onoraria a Papa Francesco e al suo elemosiniere. Lo ha annunciato all'Adnkronos il portavoce dell'organizzazione Paolo Perrini: "Al Santo Padre abbiamo dato il numero 55, come il civico del palazzo e all'elemosiniere il 59, civico del tombino dal quale si è calato per riattaccare la luce”.





Chiesa e Stato? Dare a Cesare è l’unica garanzia di legalità

DI CARLO NORDIO
ilmessaggero.it
Quando, alcuni mesi fa, scrivemmo su queste pagine che l’iniziativa di alcuni sindaci di violare le leggi in materia di immigrazione costituiva un pericoloso precedente per la certezza del diritto e per la stessa credibilità dello Stato, mai avremmo immaginato di ricevere una così stupefacente e dolorosa conferma in termini assai più gravi e con conseguenze ben più laceranti. Perché il gesto del Cardinale Krajewski è così nuovo e inatteso da lasciare quasi senza parole.
Tuttavia, superati i primi attimi di sgomento, possiamo provare a delinearne le caratteristiche e immaginarne gli effetti. Naturalmente spetterà alla magistratura ricostruire la vicenda, definendo l’eventuale reato e la connessa procedibilità. Ma, indipendentemente dall’aspetto penale, il comportamento del porporato costituisce una flagrante violazione di legge. E fin qui potremmo inserirlo in quel pericoloso indirizzo, di anteporre alle norme vigenti i propri convincimenti morali, che ha ispirato il sindaco di Riace e i suoi – per fortuna pochi – colleghi.
Ma Krajewski non è un sindaco, e nemmeno un parroco di campagna. In quanto cardinale residente a Roma, nonché elemosiniere del Papa, è a tutti gli effetti cittadino dello Stato Vaticano.
Uno Stato eretto con il Trattato tra la Santa Sede e Mussolini nel 1929, a seguito del quale è stato riconosciuta a questo nuovo soggetto non solo la sovranità, ma una serie di privilegi di cui non godono le altre Nazioni. E’ noto che, a fronte del plauso rivolto dalla Chiesa all’“uomo della Provvidenza” ( ma non si era detto che il Duce non aveva mai fatto niente di buono?) molti laici, a cominciare da Benedetto Croce, si opposero a questa sorta di compromesso confessionale che, tra polemiche anche più accese, fu confermato dagli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione. Ma quale che sia il giudizio su questa scelta adottata per garantire – come si disse – la pace religiosa, è certo che il Vaticano continua a godere di prerogative del tutto originali cui corrisponde, o dovrebbe corrispondere, una particolare sensibilità verso le nostre istituzioni. Sensibilità che ora è stata grossolanamente smentita.
Non vi è, ovviamente, alcuna scusante etica per questa deplorevole violazione. Pare infatti che l’agile elemosiniere si sia addirittura calato nella buca per togliere i sigilli. Ora, se avesse voluto soccorrere gli occupanti abusivi che avevano accumulato trecentomila euro di bollette, avrebbe avuto varie opzioni non solo più corrette, ma anche più durature e meno pericolose per la sua incolumità: da quella più ovvia di offrirsi personalmente di saldare il conto, a quella ancora più encomiabile di fornire evangelico riparo nei vari immobili di cui il Vaticano dispone. Questa banale osservazione non ha nulla di anticlericale. Al contrario, esprime l’amara preoccupazione che possa riemergere quel conflitto, che periodicamente spinge i laici più intransigenti ad “allargare il Tevere” sino a renderlo un invalicabile oceano.
Ed è questo il punto più grave della questione. Se il Vaticano smentirà senza riserve l’operato del suo funambolico cittadino, la questione potrà dirsi politicamente chiusa, anche se resterà il disastroso precedente, ben più serio di quello dei nostri soccorrevoli sindaci. Se invece dovesse solo sorgere sospetto che il gesto del presule non è stato un ispirato momento di esaltazione coribantica, ma un ‘iniziativa concordata o approvata altrove, il nostro Stato dovrà prenderne atto, perché una sua inerzia supina suonerebbe come un’ intollerabile ammissione di codarda subalternità. E allora quegli argini di legalità che erano stati già minati dal buonismo dei sindaci crollerebbero del tutto, facendo dilagare le più bizzarre e funeste iniziative giustificate, si fa per dire, dalle più singolari e opinabili invocazioni solidaristiche. E il principio evangelico del “Date a Cesare quel che è di Cesare ”, finora felicemente coniugato con quello altrettanto saggio della “Libera Chiesa in libero Stato” sarebbero travolti da un logorante conflitto di cui proprio non si sente il bisogno.

Carlo Nordio
Fonte: www.ilmessaggero.it
Link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriale_nordio-4487102.html
13.05.2019

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