Le radici teologiche del peccato contro natura. C'è un brano fonte d’imbarazzo e fastidio del Nuovo Testamento che si pone come un macigno attraverso la strada della Contro-chiesa massonica e gay-friendly del falso papa gesuita
di Francesco Lamendola
C’è un brano del Nuovo Testamento che si pone come un macigno attraverso la strada della contro-chiesa bergogliana, massonica e gay-friendly; un brano che da tempo è fonte d’imbarazzo, di fastidio e di aperta ostilità; e che prima o poi qualche James Martin o qualche Nunzio Galantino si deciderà a prender di petto, dichiarandolo superato e sconveniente, frutto d’una mentalità imbevuta di pregiudizi omofobi e non rispondente all’autentico spirito del Vangelo di Gesù, spirito di accoglienza, inclusione e piena accettazione: è quel famoso passo del primo capitolo della Lettera ai Romani in cui l’Apostolo delle genti descrive con parole di fuoco il peccato contro natura, allora molto diffuso fra i pagani, e soprattutto fornisce una precisa spiegazione teologica, morale e spirituale di esso.
Oggi la sodomia viene usata come un grimaldello per scardinare la morale sessuale cattolica!Il fatto che la lobby gay sia potentissima nella "Contro-chiesa" massonica del gesuita Bergoglio e che tanti prelati indulgano al vizio contro natura rende la cosa ancora più facile: essa, infatti, sta giocando la partita in casa!
La descrizione del peccato e l’anatema contro i peccatori è contenuto nei versetti 18-32, che sono molto vigorosi, anche dal punto di vista letterario (testo CEI 1974):
In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
L’arcivescovo di Genova Bagnasco, quello che proibisce le preghiere di riparazione per il Gay Pride!
Riportiamo la riflessione di Henri Maurier, teologo e sacerdote che è stato missionario in Africa e ha scritto alcuni libri sulle religioni primitive e sulla cultura africana, nel volume Teologia del paganesimo: il classico libro che si “spiega” con la data, perché, dopo il Concilio, libri del genere si fanno sempre più rari e infine scompaiono del tutto, mentre prima erano la regola; il che fornisce un’ulteriore prova indiretta del fatto che il Concilio è stato una rottura decisiva nella dottrina cattolica e nella visione cattolica del mondo (titolo originale: Essai d’une théologie du paganisme, Editions de l’Orante, Paris, 1965; traduzione dal francese a cura dell’Ufficio Studi della Casa di Carità Arti e Mestieri, Torino, Gribaudi, 1968, pp. 228-231):
Ora perversione dell’idolatria è parallela a quella morale e sessuale. In tutta la Rivelazione si nota fra Dio e la sua creazione o fra Dio e il suo popolo una relazione nuziale, e Paolo vi allude in Rm 9,25. L’infedeltà a Dio è chiamata adulterio o prostituzione. In 1 Cor 11,3.7-12 l’Apostolo mostra che se “la donna è stata tratta dall’uomo, l’uomo a sua volta nasce dalla donna” e tuttavia “l’uomo è l’ immagine e il riflesso di Dio, la donna il riflesso dell’uomo; infatti l’uomo non è stato tratto dalla donna ma la donna dall’uomo, e l’uomo non è stato creato per la donna ma la donna per l’uomo”. Invertendo il rapporto Dio-uomo, l’idolatria inverte anche il rapporto uomo-donna. L’omosessualità è la conseguenza logica dell’idolatria e ciò che la rivela. S. Paolo spiega ai vv. 26-27 ciò che aveva detto con poche parole al v. 24: “disonorano i propri corpi”. Questi costumi sono effettivamente esistiti. La perversione morale enunciata ai vv 28-32 concerne soprattutto i rapporti degli uomini fra di loro. Abbiamo visto che tale perversione era molto diffusa tra i pagani. In tutta la Scrittura, invece, la Rivelazione di Dio come Salvatore è accompagnata da una rivalorizzazione dei rapporti umani. Cristo dirà che l’amore di Dio e l’amore del prossimo formano un solo comandamento; invece, l’infedeltà a Dio è accompagnata dall’odio e dallo sfruttamento degli altri. Sin dal primo peccato, l’odio di Caino per il fratello Abele diventa fratricida. Qui la logica è la stessa: la perversione idolatrica dà luogo alla perversione dei rapporti fra gli uomini: anziché amarsi, gli uomini si sfruttano e dominano gli uni altri. Il v 32 insiste di nuovo sulla cattiva coscienza dei pagani. Ciò che essi fanno, non lo fanno per ignoranza ma con piena conoscenza di causa; sapendo che Dio punisce i crimini con la morte, essi li commettono ugualmente e sono contenti di commetterli. Esaminiamo ora la portata di questa requisitoria. San Paolo procede per affermazioni massicce che dipingono a grandi tratti il mondo pagano ch’egli ha sotto gli occhi, e non ciascuna persona concreta. Egli non dà una descrizione completa del paganesimo, innanzitutto perché ignora del tutto il paganesimo estraneo al mondo greco-romano e poi perché – come fa del resto qualunque scrittore sacro – non intende condurre un’indagine scientifica.
Perché monsignor Paglia ha fatto affrescare il duomo di Terni, quand’era vescovo di quella città, con un gran dipinto che è un inno alla sodomia e contemporaneamente una profanazione della Persona di Gesù Cristo?
Ma non bisogna minimizzare l’importanza delle sue parole. S. Paolo sa di essere portatore della Parola di Dio, e pronuncia un giudizio di Dio sul mondo pagano, giudizio che dev’essere applicabile ad ogni specie di paganesimo. Obbligato a prendere gli elementi della sua descrizione dal mondo pagano che ha sotto gli occhi, ‘l’accusa profetica’ che proferisce ha tuttavia una portata universale. S. Paolo mette a nudo il peccato del pagano quando quest’ultimo è realmente idolatra; egli non gli rimprovera di avere una conoscenza vaga, incerta, incompleta di Dio, ma di non rendere grazie al Dio che egli conosce, per quanto poco possa conoscerlo. Ora questo peccato è universalmente diffuso. All’inizio può essere solo un moto d’orgoglio o di egoismo, ma raggiunge talvolta proporzioni gigantesche; sistematicamente voluto, è accompagnato da una perversione morale che Dio stigmatizza. V’è dunque in S. Paolo, come in tutta la Rivelazione, la convinzione che il peccato sia ovunque; anche se non ogni peccato è formalmente idolatra, esso contiene in germe un’idolatria. “La Scrittura ha tutto racchiuso nel peccato” (Gal 3,22); “Il peccato si è moltiplicato” (Rm 5,20); “Dio ha racchiuso tutti gli uomini nella disobbedienza” (Rm 11,32); “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rm 3, 23). L’uomo è dunque abbandonato, venduto al peccato, racchiuso in esso: “il peccato ha regnato nella morte” (Rm 5,21); esso esercita una signoria, una dominazione (cfr. Rm 6,14), e ha i propri schiavi impotenti (cfr Rm 6,16). Un altro testo paolino (1 Cor 17,25) non è meno duro verso i pagani. Accontentiamoci di notarvi l’opposizione tra le ‘due saggezze’. Al v 21 Paolo parla di due regimi: un regime antico di saggezza ed un regime nuovo ch’egli chiama “follia”. Il primo corrisponde bene a Rm 1,19-20: Dio istaura un primo modo di salvare gli uomini, caratterizzato dalla ‘saggezza’, cioè appoggiato sugli atteggiamenti normali dello spirito umano; ma questo regime fallisce poiché “il mondo non ha affatto riconosciuto affatto Dio nella saggezza di Dio” (v. 21). Allora Dio ne stabilisce un altro: la follia del messaggio, cioè Cristo crocifisso; soluzione diametralmente opposta alla prima, benché i pagani non possano vedervi che insensatezza. Che il Cristo crocifisso sia una ‘follia’ è evidente per gli uomini peccatori; infatti il Cristo fa una scelta assolutamente opposta a quella degli uomini. Mentre Adamo vuol essere come Dio, egli “non conserva avidamente l’uguaglianza con Dio”, ma si spoglia della gloria, dell’esaltazione, del nome per prendere una condizione di umile obbedienza.
Chi oserebbe dire, oggi, che l’idolatria inverte il rapporto fra l’uomo e la donna, e che pertanto la diffusione dell’omosessualità è un indizio sicuro del paganesimo!
Lo ripetiamo: un testo così, pubblicato nel 1965 ma riflettente ancora la sana teologia morale anteriore al Concilio, sarebbe stato difficilmente pubblicabile, per non dire pensabile, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. Chi oserebbe dire, oggi, che l’idolatria inverte il rapporto fra l’uomo e la donna, e che pertanto la diffusione dell’omosessualità è un indizio sicuro del paganesimo, inteso come rifiuto intenzionale di quella Verità divina che pur la ragione mostra agli uomini, ma davanti alla quale essi si rifiutano di renderle il debito onore? Il peccato d’inversione sessuale è dunque, per San Paolo ma anche per i sani teologi cattolici una conseguenza dello stravolgimento della relazione d’amore fra Dio e uomo. Così come gli uomini, accecati dall’orgoglio e dalla superbia intellettuale, non vogliono render lode a Dio, pur vedendolo e conoscendolo, e perciò non peccano per ignoranza, ma per un eccesso d’intelligenza, allo stesso modo essi non vogliono vedere la relazione naturale dell’uomo con la donna e della donna con l’uomo, per cui si accendono di passione fra loro, maschi con maschi e femmine con femmine, cambiando il naturale uso reciproco con l’uso contro natura. Pertanto l’omosessualità è una conseguenza dell’accecamento ed è il segno sicuro di un’umanità che si è allontanata da Dio. Quale teologo, quale vescovo, quale sacerdote di oggi oserebbe dire queste cose, proferire concetti simili, che pure sono espressi con tanta chiarezza e con precisione quasi imbarazzante da san Paolo? E non si dica che la condanna senza appello dell’omosessualità è una “fissazione” di San Paolo, perché essa è presente in tutta la Bibbia, sia l’Antico che il Nuovo Testamento. Non c’è niente da fare: questo è il classico caso in cui appare evidente che bisogna scegliere se si vuol essere cristiani o se si vuol essere moderni e, magari, “cristiani” moderni.
Il controverso gesuita "Gay friendly" James Martin relatore al meeting della famiglia!
Le radici teologiche del peccato contro natura
di Francesco Lamendola
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Un vescovo americano ha pubblicato una cartolina con “preghiera” che celebra l'”Orgoglio” omosessuale e include l’immagine di un crocifisso con i colori dell’arcobaleno che da esso promanano. La cartolina, che sarà distribuita questo fine settimana in occasione di eventi pro-omosessuali, è stata rilasciata attraverso i social media venerdì, giorno di festa in cui i cattolici celebrano il Sacro Cuore di Gesù.
Un articolo di Doug Mainwaring pubblicato su LIfesitenews nella mia traduzione.
Un vescovo americano ha pubblicato una cartolina con “preghiera” che celebra l'”Orgoglio” omosessuale e include l’immagine di un crocifisso con i colori dell’arcobaleno che da esso promanano. La cartolina, che sarà distribuita questo fine settimana in occasione di eventi pro-omosessuali, è stata rilasciata attraverso i social media venerdì, giorno di festa in cui i cattolici celebrano il Sacro Cuore di Gesù.
Il vescovo pro-omosessuali John Stowe, vescovo di Lexington, Kentucky, ha pubblicato la cartolina per commemorare la “Celebrazione dell’Orgoglio”. La cartolina di preghiera presenta una croce di San Damiano sul davanti e sul retro una breve lettera a coloro che celebrano “l’Orgoglio”.
“Cari fratelli e sorelle, vi saluto calorosamente e vi offro le mie preghiere a nome vostro durante questa celebrazione dell’Orgoglio”, ha scritto Stowe sul retro del biglietto, che include una bandiera arcobaleno con le parole “Voi siete i beneamati di Dio” stampate sulla bandiera.
Il resto della cartolina suggerisce che Dio crea le persone perché siano omosessuali e transgendered, ecc, e che Dio guarda a tali “opere” come “meravigliose”.
Il Salmo 139, preghiera attribuita al re Davide, celebra l’intima conoscenza di Dio e il profondo amore per ogni figlio e figlia che ha fatto a sua immagine e somiglianza.In parte, il salmo recita: “Hai formato il mio essere più intimo; mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti lodo, così meravigliosamente mi hai fatto; meravigliose sono le tue opere”. (Salmo 139:13-14) Nuova Bibbia Americana)La mia preghiera è che ognuno di noi possa celebrare quella gloriosa scoperta di come siamo fatti e amati da Dio che ci conosce intimamente e che ci chiama ad un rapporto più profondo con Lui stesso.Quando lo riconosciamo in noi stessi, dobbiamo essere in grado di vedere questa bellezza l’uno nell’altro. Ci sono così tante cose che possono dividerci, uniamoci tutti nel riconoscere che siamo fatti meravigliosamente e siamo fatti per riflettere la gloria di Dio.Pace e tutto il bene,Vescovo John Stowe, OFMConv.Diocesi cattolica di Lexington
“Con il Lexington Pride in corso, sono grato per la presenza di persone di fede che si rivolgono a coloro che sono stati allontanati o che si sono sentiti rifiutati dalla Chiesa. Le nostre braccia sono aperte a tutti coloro che cercano il Signore con buona volontà”, ha commentato il vescovo su Twitter.
La Chiesa cattolica insegna che gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” perché “contrari alla legge naturale” e “chiudono l’atto sessuale al dono della vita”.
“In nessun caso possono essere approvati”, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (par. 2357).
La Chiesa insegna anche che l’attrazione per lo stesso sesso è “oggettivamente disordinata”, poiché Dio ha creato l’attrazione sessuale affinché fosse tra un maschio e una femmina per la procreazione. La Chiesa insegna che Dio non crea le persone omosessuali.
“Due persone dello stesso sesso peccano gravemente quando cercano il piacere venereo l’uno dall’altro (vedere Lev 18:22; Lev 20:13; Rom 1:24-28; 1 Cor 6:9-10; 1 Tim 1:10; Giuda 7)”, afferma la “Dichiarazione sulle Verità” recentemente rilasciata da alcuni cardinali e vescovi della Chiesa Cattolica.
“Quindi, è contrario alla legge naturale e alla Rivelazione Divina sostenere che Dio, il Creatore, così come ha dato ad alcuni umani una disposizione naturale per provare attrazione sessuale verso persone del sesso opposto, ad altri ha dato una disposizione naturale per provare desiderio sessuale verso persone dello stesso sesso e che in quest’ultimo caso Dio vuole che si metta in pratica tale condotta in alcune circostanze.”, aggiungono.
La Chiesa insegna che tutti, compresi quelli con una sessualità disordinata – spesso esprimendosi in lussuria, masturbazione, fornicazione, pornografia, omosessualità – sono chiamati alla castità, cioè alla virtù morale di una sessualità giustamente ordinata e integrata nella persona. La fede cristiana sostiene che gli atti omosessuali, insieme all’uccisione degli innocenti, alla privazione del salario di un operaio e all’oppressione dei poveri, sono uno dei quattro peccati che gridano al cielo per la giustizia.
Il sacerdote pro-omosessuale padre James Martin ha promosso la cartolina sui social media, osservando che il vescovo con la cartolina “segna #Il mese dell’Orgoglio nella sua diocesi”.
Il defunto Papa San Giovanni Paolo II nel 2000 si espresse con forza contro una parata dell”Orgoglio” filo-omosessuale che marciò per le strade di Roma, definendola una “offesa” ai valori cristiani.
“A nome della Chiesa di Roma non posso non esprimere amarezza per l’affronto recato al Grande Giubileo dell’Anno Duemila e per l’offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo”, ha detto ai pellegrini nel messaggio di domenica 9 luglio, il giorno dopo che migliaia di persone avevano marciato in quell’evento. Il Papa ha poi riaffermato l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità, affermando che “La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male”.
Stowe, notoriamente dissenziente dall’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità, ha una storia di collaborazione con un gruppo che rifiuta l’insegnamento morale cattolico, e ha indicato che le singole parrocchie della sua diocesi possono decidere se vogliono promuovere la causa omosessuale.
Stowe è uno dei cinque vescovi che hanno appoggiato il libro del gesuita padre James Martin, “Costruire un ponte“, ed è stato anche uno dei relatori non molto tempo fa ad una conferenza per il New Ways Ministry. L’incontro era intitolato “Giustizia e misericordia si baciano: i cattolici LGBT nell’era di papa Francesco”.
Il ministero New Ways è stato condannato nel 2010 dall’allora presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), il cardinale Francis George di Chicago, e nel 2011 dal cardinale di Washington Donald Wuerl, presidente USCCB del Comitato per la Dottrina. Inoltre, nel 1999 la Congregazione vaticana per la Dottrina della fede ha “definitivamente vietato” ai co-fondatori del gruppo, suor Jeannine Gramick e padre Robert Nugent, “da[ll’intraprendere] qualsiasi lavoro pastorale che coinvolga persone omosessuali”, dopo aver stabilito che il loro insegnamento era “erroneo e pericoloso” e “dottrinalmente inaccettabile”.
Nota dell’editore: Alla redazione di questo articolo ha partecipato Pete Baklinski.
https://www.sabinopaciolla.com/un-vescovo-degli-usa-promuove-la-celebrazione-dellorgoglio-omosessuale-con-un-biglietto-di-preghiera-e-un-crocifisso-arcobaleno/
Uomini giusti ai posti giusti / 28
Ma dai vescovi cattolici statunitensi, naturalmente. I quali, da autentici uomini giusti ai posti giusti, hanno deciso: la Campagna cattolica per lo sviluppo umano (CCD), programma nazionale contro la povertà della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, stanzierà la cospicua somma a favore della Rete di solidarietà ignaziana (ISN), la quale da tempo promuove omosessualismo e transgenderismo. Sul sito web dell’ISN ci sono numerosi articoli ed eventi che promuovono l’omosessualità, mentre la conferenza annuale dell’organismo ospita regolarmente sessioni di approfondimento sull’attivismo LGBT, l’inclusione transgender e il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.
E ora, per favore, non incominciate con le solite obiezioni su ciò che dice il Catechismo della Chiesa cattolica a proposito dell’omosessualità eccetera eccetera. Non ne posso più di voi sepolcri imbiancati vecchie comari fomentatori della coprofagia sgrana rosari assorbiti da voi stessi! Proprio non riuscite a entrare in sintonia con la Chiesa in uscita?
Ah! Ve l’ho già detto altre volte. Ora non aggiungete “di testa”. Perché noi vi sentiamo. Sappiamo chi siete e vi teniamo d’occhio. Con misericordia, ma vi teniamo d’occhio!
E adesso, restando in argomento, passiamo a uno dei nostri più celebri uomini giusti ai posti giusti, ovvero il padre James Martin, il quale ha annunciato che celebrerà a New York una Pre-Pride Mass.
Come dite? Che cosa sarebbe una Pre-Pride Mass? Ma che domande! È una Messa pre-pride, pre orgoglio, pre gay pride, insomma.
“All are welcome! LGBT + o LGBT + Ally (ovvero LGBT più eterosessuali alleati della causa gay, ndr), tutti sono invitati a partecipare alla nostra bellissima festa”, scrive il padre gesuita. “United in Love” è lo slogan. Sarà un fine settimana di “inclusione e preghiera” e la chiesa sarà addobbata con i colori dell’arcobaleno.
“Un colore, una promessa”, spiega il gesuita, il quale poi va a illustrare nel dettaglio il significato di ogni colore.
“Verde vuol dire sicurezza. Ti promettiamo un ambiente sicuro, autenticamente amorevole”.
“Giallo vuol dire accettazione. Ti promettiamo l’accettazione con un sorriso e il desiderio di sapere di più su di te”.
“Blu vuol dire inclusione. Ti promettiamo l’inclusione a braccia aperte e un caldo abbraccio”.
“Rosa vuol dire supporto. Ti promettiamo sostegno, perché il tuo cuore si apra nei momenti belli come in quelli difficili”.
Come dite? Che è proprio vero che nella Chiesa cattolica ormai se ne vedono di tutti i colori?
Basta! Non sono più disposto ad accettare questi commenti da restaurazionisti ideologici superficiali elitari pessimisti queruli disillusi piccoli mostri untuosi idolatri!
E passiamo a monsignor Ricardo Augusto Rodrìguez Alvarez, parroco a Santa Maria di Nazaret, Surco, in Perù, che sarà il prossimo vescovo ausiliare di Lima. Evviva!
Come dite? Che veramente, stando ad alcune testimonianze, il monsignore vive una relazione amorosa con una donna sposata il cui matrimonio è in difficoltà? E che, insomma, Alvarez ha una concubina?
Guardate, non siete altro che cristiani con la faccia da sottaceto infantili timorosi di danzare di gridare paurosi di tutto. Ma come? Ve la prendete sempre contro i chierici omosessuali e ora che ne abbiamo uno chiaramente eterosessuale ve la prendete lo stesso? Cercate di essere coerenti!
Prima di perdere definitivamente la pazienza, passo a un altro argomento. L’uomo giusto al posto giusto di cui vi voglio parlare è l’egregio signor Imer Omerovic, di etnia rom, il quale tempo fa fu accolto dal papa in Vaticano e abbracciato con tenerezza.
Come ricorderete, dopo che in quel di Casal Bruciato, periferia di Roma, al signor Omerovic (ufficialmente povero) e alla sua numerosa famiglia (moglie e dodici figli) fu assegnato dal Comune di Roma un alloggio popolare, nel quartiere si scatenò la rivolta. Molti cittadini dal cuore duro protestarono, sostenendo che la famiglia non avesse diritto alla casa, ma la sindaca di Roma difese gli Omerovic e il papa li ricevette in udienza dicendosi solidale.
Orbene, che cosa si scopre ora? Che il signor Omerovic non è proprio nullatenente. In realtà qualcosa tiene: 27 (ventisette) automobili, nonché una partita IVA per il commercio all’ingrosso di autovetture e vendita di pezzi di ricambio, con indirizzo in un luogo nel quale c’era un tempo un campo nomadi.
Insomma, il povero rom forse non è povero. Quanto meno, non è povero di macchine.
Come dite? Che sotto sotto voi ve lo aspettavate?
Ebbene, non siete che cristiani da pasticceria deboli fino alla putredine dal cuore nero cavillatori moralistici. Avendo dodici figli, è del tutto logico che il signor Omerovic abbia ventisette automobili! Voi avete idea di che cosa voglia dire accompagnare dodici figli all’asilo, a scuola, a calcio, in piscina, a inglese, a pallavolo, a danza, a judo e alle feste dei compagnucci in una città come Roma, dove i mezzi pubblici notoriamente non funzionano? Direi che ventisette automobili sono il minimo.
Come dite? Che il signor Omerovic potrebbe usare un pullman? Sì, bravi. E dove lo posteggiate un pullman a Roma? Non perdete proprio occasione per dimostrare di essere ideologi dell’astratto fondamentalisti untuosi idolatri.
E poi, scusate, si può sapere chi siete voi per giudicare?
Aldo Maria Valli
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