ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 18 luglio 2019

Panna montata e zucchero filato?

IMPERFETTI, CIALTRONI E A MESSA.


Vangelo in pillole per principianti e poco dotati.
Il Vangelo riporta le parole di Cristo. A Cristo o ci credete o non ci credete, ma non inventatevi che fosse panna montata e zucchero filato. In tutti i Vangeli si dichiara Figlio del Padre e il Padre è il Dio degli Eserciti e Colui che ha distrutto Sodoma. Anche se adesso il cristianesimo è diventata un religione tutta panna montata e zucchero filato, nei suoi discorsi Cristo parla di punizione e castighi.

Dal Vangelo di san Matteo.
Nel dare le istruzioni ai Dodici Apostoli mandati per la prima volta a predi­care e convertire i peccatori, Cristo dice a proposito di chi li rifiuta
“In verità vi dico: nel giorno del Giudizio il paese di Sodoma e Gomorra sarà trattato meno severamente di quella città” (Mt 10, 15).
Il concetto viene ribadito poco dopo.
“Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da gran tempo avrebbero fatto penitenza cinti di cilicio e ricoperti di cenere. Perciò vi dico: nel giorno del Giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno severamente di voi. E tu Cafarnao, sarai esaltata sino al cielo? Tu discenderai all’ inferno: perché se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli operati in te, oggi ancora sussisterebbe. E però vi dico, che nel giorno del giudizio il paese di Sodoma sarà trattato meno dura­mente di te” (Mt 11, 21-24).
Spiegazione in parole povere. Di panna montata e zucchero filato ce n’è onestamente poco. Qui c’è scritto che:  il giorno del giudizio
  • gli atei saranno trattati malissimo. Non sono andati verso Dio non hanno fatto il primo passetto ( che è sufficiente), non lo hanno amato e così hanno violato il primo comandamento.
  • gli abitanti di Sodoma saranno trattati un po’ meno peggio degli atei, ma andrà maluccio anche a loro.
  • agli ipocriti, maldicenti, infingardi che comunque si sono trascinati in Chiesa anche solo per mettersi le dita nel naso e commentare quanto è ingrassata la signora seduta in terza fila, andrà un po’ meglio. E questi potrebbero anche farcela a scansare il fuoco eterno.
Certo: perché Dio lo sa che valiamo poco, sa benissimo che a Messa pensiamo ai fatti nostri, che, anche se vorremmo, non riusciamo a smettere di sparlare, di essere avidi, mediocri, collerici, vili, pigri, inseguiti dalle dannate tentazioni che quasi sempre ci raggiungono perché davanti a loro corriamo poco. Dio lo sa che siamo imperfetti. Quello che vuole è che noi facciamo il primo passo verso di Lui, che molliamo il televisore, Face book, la serie televisiva e ci trasciniamo fino a una chiesa, dove, se siamo fortunati, troveremo un sacerdote che ci parla di Lui, se siamo sfortunati troveremo un sacerdote che ci dice fesserie sui migranti, ma anche in questo caso al momento della Consacrazione, Dio sarà in quella chiesa. E il fatto che noi ci siamo, insieme a Lui, ci renderà migliori o un po’ meno peggio di come saremmo se non ci andassimo. Dio vuole che andiamo a questo incontro.
Andare in chiesa forse non basta, ci dicono che è meglio essere compassionevoli: occorre anche fare 10.490 aborti come la grande italiana per essere “buoni”? Altrimenti siamo ipocriti? Occorre dissanguare una nazione allo sfascio non in grado di soccorrere i propri terremotati per spalancare le porte alla mafia nigeriana, come ci consiglia la grande italiana? Se siamo perplessi davanti a questa necessità siamo ipocriti? O siamo odiatori, gente che odia. Ebbene, siamo odiatori. Noi odiamo vedere spacciatori nigeriani vendere eroina ai quindicenni, odiamo anche vedere i terremotati passare il terzo inverno in campi dove, se avessimo messo i migranti, giustamente, sarebbe intervenuta l’ONU.  Se siamo allibiti davanti a gerarchie ecclesiastiche che dicono immani fesserie tradiscono, siamo ipocriti maldicenti? Questa compassione fatta di zucchero filato e panna montata avvolge gli atei, gli abitanti di Sodoma, sorvola con eleganza e diplomazia su terroristi islamici, assassini di cristiani e gentili regimi comunisti, ma si scatena ad azzannare in faccia noi poveri ipocriti e maldicenti. Perché a noi un po’ di tenerezza non ce la date mai? Aver affermato ascoltando Padre Martin, il gesuita arcobaleno, che Sant’ Ignazio da Loyola si sta rivoltando nella tomba, ci ha spianato le porte dell’inferno più che aver bruciato i cristiani vivi nelle loro chiese in Nigeria o aver messo una ragazzina in due trolley? La maldicenza nei peccati che gridano vendetta a Dio non c’è, a me risulta un peccato veniale, senza contare che il limite tra maldicenza e il sacrosanto diritto di critica è molto sottile, e il divieto alla maldicenza, inventarsi che è un peccato mortale, sembra proprio un banale imbavagliare, un ulteriore calcio alla libertà di parola già sotto attacco, soprattutto quando si parla di abitanti di Sodoma e migranti. .
Se non andassimo in Chiesa saremmo peggio. Dio ci ordina di andare in Chiesa perché ascoltare la Parola e assistere al Sacrificio ci rende migliori o se preferite meno peggio di come saremmo se non lo facessimo. Quando abbiamo smesso di andare in Chiesa, siamo diventati peggiori: in Unione Sovietica e nella  Germania nazista i morti si sono contati a metri cubi, così ora contiamo a milioni e interruzioni volontarie di gravidanza, un gesto di compassione: metri cubi di di piccoli corpi, milioni di piccoli migranti che non sono riusciti a traversare il mare salato perché non sono stati accolti e sono diventati scarti insieme alle garze sporche. . Andate in Chiesa perché Cristo ve lo ha ordinato per essere migliori. Chi contraddice Cristo non è con Cristo. Andateci più che potete . Alzatevi alle 5 per andarci. Ne vale la pena. Se poi vi addormentate con la testa sul banco non è grave. Il vostro angelo custode risponderà per voi e la messa varrà doppio. Se un attimo prima di morire qualunque sia la categoria di appartenenza , ci pentiremo, saremo salvi, ma senza quell’attimo finale di contrizione siamo fuori. Niente zucchero filato, ma vera misericordia.

SILVANA DE MARI


Uomini giusti ai posti giusti / 30

    “Molte cose della tradizione, molte cose della cultura passata, non servono più”. Parola del cardinale brasiliano, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, João Braz de Aviz, che così ha dichiarato in un’intervista a un sito paraguaiano.
È sempre consolante sapere di poter contare su questi pastori saggi e lungimiranti, non è vero?
Parlando della vita religiosa, il cardinale ha aggiunto: “Abbiamo forme di vita, legate ai nostri fondatori, che non sono essenziali: un certo modo di pregare, un certo modo di vestire… Quella visione più globalizzata di tutto, che non avevamo, ora ce l’abbiamo”.
Ma sì, cari religiosi: bando alle specificità, via le peculiarità, basta con la tradizione! Globalizziamo la preghiera e anche gli abiti. Una bella divisa stile guardie rosse non sarebbe male, che ne dite?
Dopo un doveroso ringraziamento per queste perle al cardinale Braz de Aviz, passiamo a un altro porporato noto per la sua perspicacia dottrinale. Trattasi di sua eminenza il cardinale tedesco Reinhard Marx, secondo il quale per fortuna oggi l’uomo non è più sottoposto alla minaccia di andare all’inferno se non crede in Dio. Affermazioni, quelle di Marx, fatte durante una conversazione con il rabbino capo di Mosca, e presidente della Conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldschmidt.
Come dite? Che Gesù (per esempio: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno”) non sembra dello stesso avviso del cardinale Marx?
Guardate, a parte il fatto che, com’è gesuiticamente noto, ai tempi di Gesù non c’era il registratore, quando fate queste obiezioni dimostrate proprio di essere vecchie comari fomentatori della coprofagia sgrana rosari restaurazionisti cristiani ideologici pessimisti queruli disillusi cristiani con la faccia da sottaceto… (scusate, devo prendere fiato) infantili paurosi di tutto chiusi tristi intrappolati piccoli mostri ideologi dell’astratto fondamentalisti contemplativi distanti!
Come non capire che la Chiesa in uscita ha bisogno di nuovi paradigmi?
Ma perché ancora mi affanno con voi? Tempo perso.
Meno male che i segni di speranza non mancano mai. Come quelli che arrivano dalle clarisse e dalle carmelitane di clausura che hanno scritto alle massime autorità dello Stato perché “preoccupate per il diffondersi di sentimenti di intolleranza”, o come quelli che giungono dai gesuiti della Civiltà cattolica, i quali hanno autorevolmente spiegato che la Bibbia è un insieme di “storie di migranti scritte da migranti”, che anche Adamo ed Eva erano migranti visto che dovettero lasciare il paradiso terrestre e che “Israele diventa popolo di Dio come popolo di rifugiati”.
Come non essere grati a chi si espone con tanto sprezzo del pericolo?
Come dite?…
No, guardate che ho detto “pericolo”, non “ridicolo”.
Ed eccoci ora in Francia, dove il cantautore Laurent Voulzy (genere pop rock) si è esibito in un concerto il 12 giugno. Direte: e che notizia è? Beh, la notizia è che Voulzy si è esibito in una cattedrale. Per la precisione quella di Laval. E sapete chi ha concesso la cattedrale per il concerto? Monsignor Thierry Scherrer, già noto alle cronache per aver messo sotto indagine le Piccole sorelle della Madre del Redentore perché troppo “tradizionaliste” (vicenda che si è conclusa con la richiesta, da parte di trentaquattro su trentanove suore, di essere esonerate dai voti, dopo che il Vaticano ha ingiunto loro di ammodernarsi).
Un bel titolo di uomo giusto al posto giusto per monsignor Scherrer sembra dunque doveroso, visti i suoi servigi alla “Chiesa in uscita”. Ma una menzione la merita anche il vescovo di Mende, Benoît Bertrand, perché pure lui, in una nobile gara di emulazione con Scherrer, ha concesso la cattedrale per far suonare e cantare Voulzy.
E terminiamo in bellezza con un fantastico terzetto di vescovi tedeschi che, in vista del sinodo amazzonico ormai incombente, ci ha fatto sapere quale direzione deve prendere la Chiesa. Mi riferisco a Franz-Josef Bode, vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, Franz-Josef Overbeck di Essen ed Erwin Kräutler, principale autore e ispiratore dell’Instrumentum laboris del sinodo.
Bode ha chiarito una volta per tutte che è favorevole a “ripensare il legame tra il celibato e il sacerdozio”, Overbeck ha proclamato che il sinodo amazzonico guiderà la Chiesa cattolica verso un “punto di non ritorno” e che “nulla sarà più come prima”, e Kräutler è un noto sostenitore di preti sposati e donne prete. Evviva!
Come dite? Che, date le circostanze, tutto sommato siete contenti di non essere abitanti dell’Amazzonia?
Beh, a parte il fatto che, ça va sans dire, in questo modo dimostrate di essere proprio vecchie comari fomentatori della coprofagia sgrana rosari eccetera eccetera, la mia domanda è molto semplice: non penserete mica di cavarvela così, vero?
Aldo Maria Valli
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Dopo trenta puntate, la rubrica Uomini giusti al posto giusto si ferma qui. Grazie a tutti voi che l’avete seguita con simpatia!

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