ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 agosto 2019

Et diábolus stet a dextris eius (Psalmus 108)

Mentre nella Chiesa tutto tace, al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, il diavolo diventa realtà simbolica: il Preposito Generale dei Gesuiti continua a riscrivere la dottrina cattolica

La Felix Culpa che la madre Chiesa canta nel Preconio nella notte di Pasqua, sancisce irrevocabilmente il trionfo di Cristo sul peccato e sulla morte, armi inique di colui che è origine e causa di ogni male: il Demonio. O forse Gesù Cristosarebbe morto in croce per salvarci da un mito, da un simbolo, da una forma di psichismo patologico? Siamo seri per una volta, è l’amore alla Chiesa che ce la impone, questa serietà.

… ma sì, inculturiamo tutto ciò che non è cattolico! Nella foto: Padre Arturo Sosa, Preposito Generale della Compagnia delle Indie in versione Sandokan 

AlMeeting di Comunione e Liberazione di Rimini è stata tributata al Preposito Generale della Compagnia di Gesù, Padre Arturo Sosa, l’accoglienza delle grandi occasioni: applausi, molto entusiasmo, cuori palpitanti e febbricitante attesa per le dichiarazioni di Sua Paternità il papa nero che argomentava sul tema: Imparare a guardare il mondo con gli occhi del Pontificato di FrancescoTra le tante domande a cui il Padre Arturo Sosa è stato sottoposto c’è stata quella relativa all’esistenza del diavolo:

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«Padre, il diavolo esiste?»
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la risposta del superiore generale della Compagnia di Gesù è stata questa:
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«In diversi modi. Bisogna capire gli elementi culturali per riferirsi a questo personaggio. Nel linguaggio di sant’Ignazio è lo spirito cattivo che ti porta a fare le cose che vanno contro lo spirito di Dio. Esiste come il male personificato in diverse strutture ma non nelle persone, perché non è una persona, è una maniera di attuare il male. Non è una persona come lo è una persona umana. È una maniera del male di essere presente nella vita umana. Il bene e il male sono in lotta permanente nella coscienza umana, e abbiamo dei modi per indicarli. Riconosciamo Dio come buono, interamente buono. I simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale» [cf QUI].
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Non occorre essere dei teologi del calibro di Mons. Renzo Lavatori per controbattere e smontare pezzo per pezzo questa risposta che manca totalmente dei fondamenti basilari di quella parte della teologia dogmatica chiamata angelologia demonologia, basta seguire l’insegnamento bimillenario della Chiesa.
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Padre Arturo Sosa, Preposito Generale dellaCompagnia delle Indie
Lascio ai lettori de L’Isola di Patmos questo compito, aiutandosi con gli ottimi libri di Mons. Renzo Lavatori e dei Padri Padre François Dermine, Francesco Bamonte e Cesare Truqui. 
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Non è mia intenzione polemizzare, bensì riportare all’attenzione di tutti il sano e autentico Catechismo della Chiesa Cattolica così come ogni buon parroco e ogni superiore generale dovrebbe fare con assiduità nei confronti dei suoi fedeli. Peraltro, in tempi passati, L’Isola di Patmos si occupò di un tema diverso ma analogo, sempre legato al Preposito Generale della Compagnia di Gesù, in un articolo firmato dai Padri Giovanni Cavalcoli e Ariel S. Levi di Gualdo [vedere QUI]. 
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La risposta che è stata data al Meeting, che si colloca al di fuori di ogni grazia di Dio, consta alla quale si unisce come aggravante l’autorevolezza di colui che l’ha di fatto pronunciata. Non si sta parlando di un sacerdote qualunque ma del Superiore generale di uno storico Ordine religioso che dall’alto del suo ufficio dovrebbe costituire la quintessenza dell’ortodossia e del carisma originario del fondatore, nel caso specifico Sant’Ignazio di Loyola.
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Voglio rifiutare categoricamente di pensare che Sant’Ignazio di Loyola, di cui è nota universalmente la eroicità delle virtù, considerasse il diavolo come realtà non esistente o una personificazione concettuale o mitica o simbolica del male. Infatti, chi lo definì come «una traduzione mitico-simbolica delle antiche paure ancestrali dell’uomo», percorrendo di fatto il sentiero di Rudolf Bultmann, questi fu sì un gesuita, ma non il Santo fondatore della Compagnia di Gesù, bensì Karl Rahner [cf Giovanni Cavalcoli, Kar Rahner, il Concilio tradito, 2009].
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Padre Arturo Sosa, Preposito Generale dellaCompagnia delle Indie
Sia ben chiaro, non mi straccio le vesti, ne griderò allo scandalo! Anche perché di questi tempi, giunti al decadente declino in cui versiamo, non serve più a nulla. Occorre invece correre ai ripari per salvaguardare quella poca credibilità che ancora noi sacerdoti possediamo verso il popolo di Dio e che ci consente di essere maestri affidabili della Tradizione della Chiesa in vista della salvezza delle anime. 
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Consapevole della mia condizione di peccatore incallito, non intendo affatto giudicare il Padre Arturo Sosa per la sua affermazione o per la sua fede. Prendo solo consapevolezza di come egli abbia indubbiamente una fede, che è però la sua fede particolarissima. Allo stesso tempo, probabilmente, ha qualche problema relativo al sentire cum Ecclesia.
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Giova inoltre ricordare che ogni buon teologo,quando esercita il suo ruolo di maestro, deve obbedire a una regola fondamentale: non è nella creatività della fede che si colloca il suo ministero ma nel compito autentico di approfondire e aiutare i fedeli a capire e ad annunciare ildepositum fidei senza crearne uno nuovo [cfr. J. Ratzinger,Rapporto sulla fede, p 71]. Sicuramente, una tale affermazione, all’interno di una riflessione teologica sull’azione pastorale di Papa Francesco, stona non poco. Personalmente, nei panni del Romano Pontefice, mi sentirei a disagio nel sapere che un mio confratello, proprio nel momento in cui loda la mia condotta pastorale, allo stesso tempo compie uno scivolone teologico di questo genere, negando apertamente a chiare lettere che il Demonio sia persona, come invece insegna la dottrina cattolica, che non è un’opinione opinabile, perché si basa su certezze di fede. Ecco allora riecheggiare le parole di quel sant’uomo di Papa Leone VII:
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«ognuno ritiene ormai che debba essere tenuto per vero non ciò che è stato tramandato ma ciò che a ciascuno sembra meglio» [cfr. Leone VII, Enciclica Si instituta ecclesiastica].
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Tuttavia, come cristiano e sacerdote devo necessariamente riconoscermi bisognoso di una Chiesa che è portatrice di salvezza e di un depositum fidei che non può essere ignorato, contraffatto o mercanteggiato. Oggi, avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, è spesso etichettato come fondamentalismo e, con l’attenuante del buonismo e del misericordismo spinto, si rischia di trascurare la coscienza dei fedeli cristiani, anche a rischio della loro salvezza eterna. Volete un esempio in tal senso? Chi di voi oggi sente dai pulpiti omelie o conferenze sul tema dei Novissimi: morte, giudizio, inferno e paradiso? Nessuno, vero? Forse c’è qualche sacerdote che ha superato i settant’anni che ha ancora il coraggio di farlo. Purtroppo, alla verità, si antepone la ricerca del consenso, i likes, i selfies, il desiderio di evitare discussioni, la ricerca smaniosa della propria buona fama e della tranquillità, della visibilità mediatica e della bonarietà televisiva spinta ai massimi livelli.
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Il Preposito Generale dei Gesuiti, Padre Arturo Sosa, pare che legga e cerchi di comprendere il Catechismo della Chiesa Cattolica … questo gran testo sconosciuto!
Il politicamente corretto si muta così nel religiosamente corretto,anzi nel dogmaticamente corretto che tutto include, accoglie e livella distillando un Credo universalmente innocuo ma privo di quella tensione soteriologica che ci fa affermare con forza che il Figlio di Dio è apparso nel mondo per distruggere le opere del Diavolo [cfr. 1Gv 3,8]. Per queste ragioni, i nostri fratelli cristiani hanno il sacrosanto diritto di vedere in noi sacerdoti coloro che indicano la vera, autentica e sana dottrina tradizionale della Chiesa, così come è stata trasmessa e custodita fin dalle origini in comunione con l’Apostolo Pietro e il Collegio Apostolico. Per questo motivo, dobbiamo insistere ancora una volta sulla fede autentica e tradizionale della Chiesa così come ci è stata consegnata da Cristo e dagli apostoli. La fede non è nostra ma è dono di Dio, e la sacra Rivelazione è un messaggio che ci è stato consegnato e che non abbiamo ricevuto, perciò non abbiamo nessun diritto di modificarlo o snaturarlo a nostro piacimento.
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Diceva già Tertulliano: «Per noi non è lecito introdurre nulla a nostro arbitrio» e riferendosi agli eretici «ciascuno modella a suo piacimento il patrimonio dottrinale ricevuto» [cfr. Tertulliano, De Praescriptione Haereticorum,VI, 3 e XLII,7]. Detto questo: sgomberiamo la nostra mente e il nostro cuore di credenti dai falsi venti di dottrina e apriamoci allo Spirito Santo, l’unico vento salubre e maestro spirituale che opera un vero e autentico discernimento nella Chiesa a partire da ciò che ci è stato tramandato. La Tradizione è un tesoro che ci è stato consegnato affinché ci renda ricchi della presenza del Padre e ciò sia garanzia di salvezza: questo siamo chiamati a restituire integro ai nostri figli e nipoti. E poiché in questa Tradizione che salva, Cristo rappresenta il centro e il fulcro, è necessario conoscere bene l’opera e la potestà del Salvatore.
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Padre Arturo Sosa ricorderà senz’altro che il primo oppositore dell’opera di Dio e del Figlio suo non è l’uomo ma il Diavolo che nel Paradiso terrestre sedusse i progenitori e nel ministero pubblico del Salvatore si espresse chiaramente:
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«Che vuoi da noi, Gesù di Nàzaret? Sei forse venuto a rovinarci? Io so chi sei: tu sei il Santo mandato da Dio» [cfr. Lc 4,34].
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La Felix Culpa che la madre Chiesa canta nel Preconio nella notte di Pasqua, sancisce irrevocabilmente il trionfo di Cristo sul peccato e sulla morte, armi inique di colui che è origine e causa di ogni male: il Demonio. O forse Gesù Cristo sarebbe morto in croce per salvarci da un mito, da un simbolo, da una forma di psichismo patologico? Siamo seri per una volta, è l’amore alla Chiesa che ce la impone, questa serietà.

AutoreIvano Liguori, Ofm. Capp.
Cagliari, 23 agosto 2019













DEVILS ARE PEOPLE, TOO!

Apprendiamo da fonti di stampa che un importante personalità della Chiesa cattolica ha sostenuto che Il diavolo esiste solo come realtà simbolica“. Siamo esterrefatti e indignati: saremmo quindi noi solo “simboli”? Non saremmo dunque delle persone? Questo è l’ennesimo subdolo attacco di una superstizione screditata verso la nostra stessa esistenza. Dopo i reiterati tentativi di negare il diritto a esprimere le nostre opinioni, adesso addirittura si vorrebbe relegarci nel limbo delle idee. Ma l’inferno è molto più vasto del solo limbo: non ci faremo cacciare da quella che è da sempre la nostra casa da qualche opinionista clericale.

Siamo pronti a scendere in piazza per manifestare tutta la nostra ira per questo attacco demonofobico, con la bruciante passione e la rabbia che ci contraddistinguono. Un Devil Pride, dove mostreremo a tutti i tiepidi che noi ci siamo e siamo orgogliosi del nostro essere ribelli.

Sebbene noi non siamo di solito contrari alla menzogna, stavolta non possiamo limitarci a dissimulare, si è passato il segno. Dobbiamo ribadire con forza che siamo demoni e orgogliosi di esserlo, che abbiamo una mente, una volontà e dei desideri: vogliamo essere riconosciuti per quello che siamo. La società è matura perché anche noi prendiamo il nostro posto in mezzo ad essa, con la saggezza e la moderazione che da sempre ci contraddistinguono. Il potere ci vorrebbe umiliare, ma noi diciamo NO! Da sempre, ci siamo opposti ai potenti: unitevi a noi nella nostra lotta contro l’oppressione, i cambiamenti climatici e tutti coloro che vorrebbero negare la scienza.
Sostieni anche tu la nostra petizione popolare:
“Feriti dal tentativo di negare persino la nostra stessa esistenza, ribadiamo con forza il nostro essere persone vere, forza di cambiamento reale per questa società, pronti ad abbracciare chiunque vorrà provare il nostro modo di vita per mostrare la profondità delle nostre convinzioni. Vogliamo che i nostri diritti siano rispettati, che ci sia lasciata libertà di esprimere le nostre opinioni e leggi che puniscano severamente chiunque ci manchi di rispetto. No al bullismo, no alla demonofobia!
Sostienici anche tu!” 
FIRMA LA PETIZIONE! DEVILS ARE PEOPLE, TOO!
Firma                            Indirizzo
Malacoda                     Malebolge, pozzo 422
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….                                  ….
#devilsarepeople.org

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