L’Italia? Un Paese da punire, epurare e rieducare. Come mai i "Progressisti" di sinistra si sentono i soli custodi dell’idea democratica, ma sono così privi di "Mentalità democratica" quando si devono confrontare con gli altri?
di Francesco Lamendola
Domenica mattina, a Padova, una donna di trentanove anni, laureata in giurisprudenza a Bologna ma da quattro anni emigrata a Oxford, dove fa la cameriera, si è avvicinata a un banchetto della Lega e, riprendendosi col telefonino, ha ricoperto d’insulti, per parecchi minuti, i presenti, ripetendo con tono aggressivo, più e più volte: Questi sono i fascisti di Padova, questi sono quelli che odiano gli ebrei (...), quelli che stanno rovinando questo paese. Fascisti, antisemiti. Io vivo all'estero, voi siete la vergogna e la barzelletta di questo Paese.
Poi ha sputato in faccia al consigliere leghista e Presidente della Commissione regionale della Santità, Fabrizio Boron, dopo di che se n’è andata. Il giorno dopo, resasi conto di rischiare una denuncia penale, si è detta pentita, ha chiesto scusa e ha qualificato il suo atto come una sciocchezza; ma i video che l’hanno ripresa e che sono visionabili in rete non mostrano per niente una persona incerta o insicura, bensì estremamente decisa e quanto mai convinta del suo buon diritto d’insultare a piena gola quegli orribili compatrioti reazionari, trogloditi, incivili, nei confronti dei quali non si può che provare imbarazzo e vergogna, specialmente se si vive all’estero.
Il sovranista e "fascista" Matteo Salvini mentre bacia il Rosario: come mai i progressisti, che si sentono i soli custodi dell’idea democratica, sono così privi di mentalità democratica quando si devono confrontare con gli altri, e trovano del tutto normale trattarli come se non avessero neanche il diritto di esistere?
Qualcuno, forse, cercherà di capire e di spiegare perché una quarantenne, che non è riuscita a trovar lavoro in Italia nonostante possieda una laurea “pesante”, e che ha dovuto andare all’estero e adattarsi a fare un mestiere assai modesto e che non c’entra nulla coi suoi studi, sia animata da sentimenti di rabbia così forti nei confronti della Lega e perché, per esempio, non ce l’abbia affatto col PD, che pure, in un modo o nell’altro, ha governato per anni e continua a governare, benché non abbia vinto alcuna elezione e non sia neanche il partito di maggioranza relativa, piazzando i suoi uomini chiave nello Stato profondo, nella pubblica amministrazione, nella magistratura, nei sindacati, nella scuola e nell’informazione. Certo è curioso che la rabbia sociale esista, eccome, però, non di rado, prenda la strada dell’odio viscerale contro le forze di centro-destra e non contro quelle di centro-sinistra che pure, nella distruzione del sistema sociale e dell’economia italiana, qualche responsabilità ce l’hanno di sicuro, eppure continuano a rivolgere gran parte dei loro sforzi e delle loro attenzioni ai migranti, da un lato, e alla conquista di sempre nuovo “diritti civili”, come l’adozione di bambini da parte delle coppie gay, dall’altro. Qualcuno, dicevamo, forse proverà a rispondere a questa domanda, che è d’importanza capitale per capire come mai il Paese reale e il Paese ufficiale continuino a viaggiare su due binari distinti, che non s’incontrano mai. Qui ci limitiamo a svolgere una breve riflessione sull’atteggiamento del “popolo di sinistra” che non si limita a dissentire dalle proposte politiche del sovranismo, ma che vede in esso, né più, né meno, una riedizione del fascismo, con l’aggravante di una componente razzista sconosciuta, per intensità e veemenza, perfino al fascismo stesso, e quindi una sorta di male Assoluto, che bisogna prendere d’assalto e distruggere a qualsiasi costo. Anche se, lo dicono le cifre delle ultime elezioni e lo confermano tutti i sondaggi, partiti e movimenti ispirati al sovranismo, cioè la Lega e Fratelli d’Italia, raccolgono amplissimi consensi e sarebbero in grado di governare il Paese, se il muro di gomma dello Stato profondo, la finanza, il Vaticano, i mass-media e la BCE non vi si opponessero strenuamente e, finora, con successo.
Il cancro "Fascio-progressista? Come mai il Paese reale e il Paese ufficiale continuino a viaggiare su due binari distinti, che non s’incontrano mai?
In altre parole, la domanda che vogliamo farci è la seguente: da dove viene, alla cultura politica della sinistra, l’idea che gli italiani che non votano per la sinistra, né simpatizzano per essa, e che sono, e sono sempre stati, nettamente in maggioranza nel Paese, non meritano che compassione, disprezzo e sputi in faccia, e che con essi non valga la pena discutere, né mostrare in che cosa sbagliano, ma sia giusto e lecito passare direttamente agli insulti, alle offese, allo sberleffo, alla calunnia e al dileggio? Come mai i progressisti, che si sentono i soli custodi dell’idea democratica, sono così privi di mentalità democratica quando si devono confrontare con gli altri, e trovano del tutto normale trattarli come se non avessero neanche il diritto di esistere?
Il complesso da primi della classe, i progressisti l’hanno sempre avuto, e non solo in Italia. La cosa si spiega abbastanza facilmente: poiché l’essenza del progressismo consiste nell’affermazione che il nuovo è sempre migliore del vecchio e che i cambiamenti sono sempre migliori della tradizione, anzi che sono assolutamente indispensabili, perché chi resta nella tradizione è perduto e solo nel cambiamento ci sono la vita e la speranza per il domani, è logico, anche se in realtà è assurdo, che i progressisti si sentano i soli legittimati moralmente e politicamente a governare, perché loro soltanto sanno e vogliono introdurre i necessari cambiamenti, mentre se si lasciasse fare ai loro antagonisti, legati in un modo o nell’altro alla tradizione, tutto andrebbe a rotoli e sarebbe la rovina generale. Ciò, sia detto fra parentesi, vale anche nel particolare ambito della religione cattolica, dove i cattolici progressisti sono animati da sentimenti di superiorità riguardo a se stessi, e di totale dispregio nei confronti dei loro correligionari (che a stento riconoscono come tali) legati alla tradizione: tant’è vero che i cattolici progressisti parlano più del Concilio che del Vangelo, e più di Bergoglio che di Gesù Cristo; e tuttavia sono certi, certissimi, di essere loro i “veri” cristiani e i soli interporti dell’”autentica” Lieta Novella. Il progressismo è il figlio prediletto della modernità: nasce con l’illuminismo, nel XVIII secolo (preparato, se vogliamo, dalla cosiddetta rivoluzione scientifica e dal libertinismo del secolo precedente, e prima ancora dal Rinascimento, sdegnosa reazione contro il medioevo cristiano) e da allora si è sempre posto come la guida sicura della società grazie ai “lumi” speciali dei quali dispone; mentre, senza di esso, l’umanità ripiomberebbe ipso facto nelle tenebre e nel caos della superstizione.
Il movimento fondato da Mussolini è un prodotto della sinistra, che dalla sinistra prende le distanze perché ha preferito andare a lezione dalla vita stessa piuttosto che dai boriosi professori della sinistra ufficiale, gonfi di retorica, di supponenza, della pretesa di saper spiegare tutto ma, ahimè, solo nel regno delle parole!
Il caso dell’Italia, tuttavia, è un caso a parte. L’Italia ha “inventato” il fascismo, e il fascismo, guarda caso, è uscito dalla cultura politica della sinistra, cosa che i signori della sinistra non possono perdonargli, e che cercano in tutti i modo di ignorare, facendo finta che non sia così, o che si tratti di una strana e inspiegabile coincidenza. Invece non c’è nulla di strano nel fatto che l’inventore del fascismo, Benito Mussolini, venisse dalle file dell’estrema sinistra, in cui aveva sempre militato con il massimo zelo e con tutto l’ardore di una giovinezza rivoluzionaria. Il fatto è proprio questo: che Mussolini, di fronte a un evento sconvolgente come la Prima guerra mondiale, vide e misurò tutta l’insufficienza, tutta la verbosità, tutta l’ipocrisia e la malafede di una cultura di sinistra che pur di dare ragione a se stessa preferiva dare torto alla gente comune e al semplice buon senso, e ne trasse le più rigorose conseguenze. Il movimento da lui fondato è quindi un prodotto della sinistra, che dalla sinistra prende le distanze perché ha preferito andare a lezione dalla vita stessa piuttosto che dai boriosi professori della sinistra ufficiale, gonfi di retorica, di supponenza, della pretesa di saper spiegare tutto ma, ahimè, solo nel regno delle parole. La prova? Nel 1919-20 la sinistra ha goduto di un consenso quale, in Italia, non aveva mai avuto prima e mai avrebbe avuto in seguito: e che sinistra! Una sinistra che parlava apertamente di rivoluzione, che occupava le fabbriche a mano armata, che imponeva la sua legge nelle campagne, che assumeva o licenziava i lavoratori secondo il suo talento, e che era sicura di marciare per il verso giusto della Storia, specie dopo gli avvenimenti di Russia del 1917. Ebbene, che cosa fece, la sinistra italiana, di tutto quel consenso, di quella forza, di quella carica rivoluzionaria? Nulla, assolutamente nulla. Si limitò a chiacchierare, a blaterare, a riempirsi la bocca di vuote formule, di sterili ritornelli; e intanto il Paese scendeva, un gradino dopo l’altro, verso l’abisso. C’era uno sciopero al giorno, la crisi economica falciava i posti di lavori, i risparmi andavano in fumo, il malcontento cresceva a vista d’occhio, i reduci non trovavano un posto, anzi, non trovavano neppure un’accoglienza civile, ma erano accolti con insulti e sputi (corsi e ricorsi storici, direbbe il buon Vico), insomma l’Italia era sull’orlo del baratro, e mancava pochissimo perché vi precipitasse irrimediabilmente.
I cattolici progressisti sono animati da sentimenti di superiorità riguardo a se stessi, e di totale dispregio nei confronti dei loro correligionari (che a stento riconoscono come tali) legati alla tradizione: tant’è vero che i cattolici progressisti parlano più del Concilio che del Vangelo, e più di Bergoglio che di Gesù Cristo!
L’Italia? Un Paese da punire, epurare e rieducare
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MOBILITIAMOCI PER SILVANA DE MARI. CONTRO LA CENSURA, CONTRO LA GAYSTAPO.
Silvana De Mari è un medico, chirurgo endoscopista, con una lunghissima pratica di cura del corpo umano. Silvana De Mari è il bersaglio principale delle lobby omosessualiste, perché ha detto, e diffuso pubblicamente quello che ogni medico sa – e che la letteratura scientifica conferma – cioè che i rapporti sodomitici praticati costantemente sono fonte di malattie e infezioni, dalle più leggere alle più gravi, danneggiano il fisico di chi li pratica e possono condurre a forme di squilibrio della personalità e situazioni croniche di infelicità.
Naturalmente queste affermazioni – per quanto possano essere ovvie per chi ha esperienza nel campo – contrastano in maniera drastica con la narrazione felice dei rapporti fatta dalle lobby omosessualiste. E hanno portato a due processi, intentati dal Gay Pride di Torino e al Circolo Mario Mieli, per diffamazione e a due condanne, anche per “istigazione all’odio razziale” secondo la legge Mancino, nonostante il pubblico ministero avesse chiesto l’archiviazione. Un’altra delle innumerevoli vergogne giudiziare del nostro Paese. Adesso, la lobby reclama la sua radiazione dall’Ordine dei Medici . È evidente che le lobby vogliono farne un esempio – colpisci uno per educarne cento, vi ricorda qualcosa – per impedire che le verità scomode vengano dette. Vuol farne un esempio per ridurre al silenzio ogni libertà di critica e di espressione anche provocando la rovina economica di chi non tace – un altro progresso del totalitarismo che ci sta chiudendo da ogni parte.
Per questo motivo Stilum Curiae chiede ai suoi lettori di inviare una mail all’Ordine dei Medici di Torino.
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Qui la lettera-tipo, da inviare alla
presidenza@omceo.to.it:
Alla cortese attenzione del Dr. Giustetto Presidente dell’Ass. Medici di Torino
Egr. Dr. Giustetto,
ho appreso che il prossimo 4 Ottobre si terrà all’ordine dei medici di Torino, da Lei presieduto, il procedimento contro la D.ssa De Mari per le sue affermazioni sui rischi sanitari derivanti dai rapporti omosessuali.
Ritengo che tale procedimento non solo vada contro la più elementare libertà di espressione, sancita dalla Costituzione, ma soprattutto vada contro i dati di fatto universalmente riscontrati e di dominio pubblico, cioè che i rapporti omosessuali comportano un rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili molto più elevato rispetto ai rapporti procreativi fra uomo e donna.
Credo che affermare il contrario comporti poi la necessità di provarlo in modo scientificamente inoppugnabile.
Confido che, anche grazie alla Sua competenza e senso di responsabilità, la verità e la libertà di espressione prevalgano sulle speculazioni ideologiche.
Cordiali saluti,
firmato…
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