ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 settembre 2019

Rivoluzione in cappa e tiara

Va’ e ripara la mia Chiesa / 2

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Qui dispersit Israel congregabit eum, et custodiet eum sicut pastor gregem suum (Ger 31, 10).

«Colui che ha disperso Israele lo radunerà e lo custodirà come un pastore il suo gregge». Lo Sposo della Chiesa continua a parlarci tramite la Sua parola scritta, fonte di inesauribile illuminazione e incoraggiamento. Qui il Verbo eterno afferma anzitutto che, per Sua permissione, è stato provocato un processo di dispersione del Popolo santo. Il senso letterale della profezia si riferisce alla storia dell’antico Israele, che a causa della sua infedeltà fu deportato in due riprese: dopo la caduta di Samaria (721 a.C.) e dopo la presa di Gerusalemme (586 a.C.). Quei fatti del passato dovevano ripetersi in sciagure analoghe che si sarebbero verificate in seguito al rigetto del Salvatore divino: la Città Santa sarà di nuovo espugnata e distrutta prima da Tito (70 d.C.), poi da Adriano (135 d.C.); quest’ultimo la ricostruirà come insediamento pagano sostituendone completamente la popolazione e ribattezzandola Aelia Capitolina.


«Tutte queste cose, però, accaddero a loro come esempio e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi» (1 Cor 10, 11). La parola profetica, ispirata dallo Spirito Santo, ha avuto ulteriore compimento in rapporto al nuovo Israele, la Chiesa di Cristo. Numerose divisioni, a causa di scismi ed eresie, si erano già prodotte lungo tutto il corso della sua storia bimillenaria; la rivoluzione luterana, in particolare, aveva staccato da essa, loro malgrado, interi popoli, finendo poi nella frantumazione senza fine di innumerevoli denominazioni. La Chiesa Cattolica, tuttavia, resisteva nella compattezza inattaccabile della sua dottrina e della sua disciplina, sempre preservatesi immuni da errori e mutazioni nonostante i peccati e le inadempienze dei suoi rappresentanti. Allora il diavolo, preso atto che ogni tentativo di colpirla e fiaccarla dall’esterno non otteneva altro risultato che il suo rafforzamento spirituale e una nuova fioritura, ha deciso di portare l’attacco all’interno, infiltrando i suoi agenti nella gerarchia.


Il piano di sovvertire la Chiesa mediante una rivoluzione in cappa e tiara si trova già chiaramente formulato, nel secondo decennio dell’Ottocento, nei testi programmatici dell’Alta Vendita, l’occulta direzione suprema della massoneria italiana o Carboneria. Quelle stesse idee sono oggi rappresentate da quei sostenitori di una “primavera” ecclesiastica che hanno influenzato il conclave del 2013. Al vertice della Chiesa han piazzato qualcuno che non è personalmente membro di una loggia, ma che, avendo gli stessi principi, li sta mettendo in pratica. Coloro che detengono il potere visibilmente, infatti, non sono generalmente reclutati fra gli illuminati (quelli che tirano i fili nell’ombra), bensì fra gli ispirati (quelli che operano per la causa pur senza essere iniziati ai segreti più arcani, che sono di natura diabolica). Se un defunto traditore di Cristo, poco prima di farsi “sedare” per sempre, ha dichiarato che nella Chiesa la brace è soffocata dalla cenere, la colpa di ciò ricade proprio su di lui e sui suoi affini, i quali, non professando la fede cattolica, ma una gnosi immanentistica, ne han profondamente snaturato la vita e la missione.


La proposta che i parroci romani si circondino di una dozzina di squilibrati ha origine, in effetti, da un’intuizione del moribondo Arcivescovo di Milano che, nelle Ultime conversazioni a Gerusalemme, aveva lasciato chiaramente intendere di non credere nel Dio della rivelazione cristiana, bensì in una non meglio precisata forza cosmica che spingerebbe l’umanità verso il progresso. Colui che, in cattedrale, aveva ripetutamente invitato gli atei a catechizzare il suo gregge puntava in realtà, col suo testamento spirituale, addirittura ai vescovi: era nelle curie diocesane che sognava una rivoluzione innescata da laici che ne prendessero il controllo. Il fatto è che nella costituzione divina della Chiesa, per volere del Fondatore, ogni potere (che sia di governo, di insegnamento o di santificazione) è inseparabilmente legato al sacramento dell’Ordine; negare questo dato od operare in senso ad esso contrario – come abbiamo di recente osservato – equivale ad un’apostasia, qualora il resto già non la denunci in modo inequivocabile.


Questo genere di “ispirazioni” trova una compagine ecclesiale già profondamente confusa, smarrita, disgregata: non c’è più un’identità cattolica univoca ed evidente, ma tutto un ventaglio di svariate appartenenze che al contempo la falsificano e la frantumano. Chi, fuggendo dalla Babele di gruppi, movimenti e associazioni, tutti più o meno modernisti, giudaizzanti o protestantizzanti, cerca rifugio nel tradizionalismo, si accorge ben presto di esser capitato in un piccolo mondo ancor più lacerato da dispute, invidie e rivalità meschine in cui ognuno porta acqua al suo mulino e si fa magistero a se stesso. Da una parte manca la retta fede, dall’altra la carità e la speranza; ovunque – al di là della buona fede delle singole persone – sembra prevalere una visione puramente orizzontale che guarda unicamente al vantaggio e alla propagazione dell’organizzazione di cui si è membri, come se essa coincidesse con la Chiesa o ne fosse l’espressione più perfetta… Altra pericolosa evasione, che ho più volte segnalato, è la fuga nel pullulare di presunte apparizioni, rivelazioni o dottrine spirituali di sapore decisamente millenaristico o gioachimita.


Per castigarci delle nostre infedeltà, il Signore ha disperso anche noi, ma promette di radunarci di nuovo sotto la guida di un Pastore che ci custodirà nellunità della verità e della carità, se torneremo a Lui con tutto il cuore. Quest’ultimo, prima di poter ricostruire, dovrà eseguire il compito un tempo assegnato al profeta Geremia: «Ecco, oggi ti costituisco […] per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare» (Ger 1, 10). In attesa che il Cielo ci invii l’artefice della restaurazione, il nostro impegno deve mirare a conservare e difendere, senza rompere la comunione ecclesiale, il tesoro di verità e di grazia che ci è stato consegnato. Bisogna smettere una volta per tutte di parlare di falsa Chiesa, qualificandola come la prostituta dell’Apocalisse (cf. Ap 17, 1ss): è proprio quello che fece Lutero per giustificare la sua ribellione. Occorre semmai osservare che, per effetto dell’infiltrazione massonica, c’è una gerarchia in parte apostata e corrotta che ha occupato molti dei posti più alti; ma, nel suo mistero soprannaturale di Corpo di Cristo, la Chiesa non può né venire meno né alterarsi nell’essenziale.


Quel che ci è chiesto da Dio è dunque di resistere al suo interno, senza porci fuori dell’ordinamento gerarchico. Anche se alcuni di coloro che guidano la Chiesa dimostrano chiaramente, in parole e opere, di non avere la fede cattolica, noi non abbiamo il potere di deporli; per questo dobbiamo loro obbedienza in ciò che è lecito, in quanto anche quelli che siano di fatto fuori del Corpo Mistico, finché non sia dichiarato il loro stato di eretici, mantengono una giurisdizione, la quale va rispettata in nome dell’ordine richiesto dall’assetto visibile della Chiesa. Come infatti l’essere umano è un composto d’anima e corpo, così essa consta di una realtà spirituale e di una compagine esterna che non si possono separare, sebbene la prima sia più nobile. Sant’Agostino (cf. De Baptismo contra Donatistas, V, 28, 39: PL 43, 196-197) insegna che si può esserne membri con il corpo (cioè in virtù della sola appartenenza sociale, senza conversione sincera), ma non con il cuore (cioè in virtù della fede e della comunione). In altre parole, si può far parte della struttura giuridica della Chiesa militante anche senza esser realmente inseriti nel Corpo di Cristo, ma non viceversa: per essere di esso membra vive, bisogna trovarsi nell’arca di salvezza. Se invece esco deliberatamente da questa, mi estrometto anche da quello e rimango privo di ogni grazia.


Capite allora la gravità di certe scelte? Ma come resistere in queste condizioni? «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno» (Lc 12, 32). Ci rendiamo conto di quale tesoro disponiamo? Ci crediamo davvero? Noi conosciamo la verità su Dio e sull’uomo; abbiamo la vita di grazia, che è l’inizio di quella eterna; possiamo vivere da figli dell’Altissimo, imitando i Santi e vincendo il demonio, per prepararci un futuro di gloria, se siamo fedeli sino alla fine. È vero che, proprio per questo, ci è sempre più penoso dimorare in questo mondo impazzito, in cui tutti i valori più sacri sono calpestati anche a livello legislativo e sempre più gente perde il senno perché non più in grado di cogliere l’evidenza del reale; ma questa sofferenza è prova del privilegio immenso che, per pura benevolenza, abbiamo ricevuto dal Signore: l’esser preservati dalla follia collettiva che sta travolgendo l’umanità per effetto della propaganda massonica, che diffonde la gnosi nella forma più devastante che abbia mai assunto.


La necessità di rispettare una gerarchia illegittima o inadempiente assomiglia a quella di chi, pur essendo certo in coscienza della nullità del suo matrimonio, ma non potendo dimostrarla in foro esterno, riconosce di dover comunque rispettare il vincolo giuridico: da una parte, non è libero di convolare a nuove nozze e, dall’altra, non può più godere lecitamente dell’unione apparente. È il martirio interiore a cui siamo chiamati, il quale non esclude affatto che continuiamo a manifestare il nostro dissenso nelle forme consentite. Se poi arriverà il momento in cui non ci rimarrà altra scelta che rifugiarci nel deserto, ci organizzeremo di conseguenza in piccole comunità guidate da sacerdoti fedeli, in attesa che sopraggiunga il castigo divino e l’agognata liberazione dai falsi Pastori. Nel frattempo, come già accennavo in giugno, possiamo sostenere le vocazioni genuine che il Signore sta suscitando in vista della rinascita. Chi lo desidera può scrivermi per avere indicazioni sul modo di aiutare un gruppo di giovani che sto seguendo di persona e che è stato accolto in una diocesi estera per dar vita ad una comunità religiosa tradizionale (non tradizionalista). Germogli sani come questo dimostrano che il Signore non ha abbandonato la Sua Sposa!

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