Sono poche le cose delle quali abbiamo bisogno. La verità è semplice e l’essenziale è qualcosa d’intuitivamente evidente: i cattolici, oggi abbandonati, devono tornare alla verità di Cristo, che essendo la Verità è l’essenziale
di Francesco Lamendola
Ci sono delle verità talmente semplici ed evidenti che ci si chiede, da un lato, come sia possibile non vederle, non capirle e non farne tesoro per tutta la vita; dall’altro, ci si chiede da dove venga quel senso di imbarazzo, quasi di vergogna, allorché, vedendole e iniziando a comprenderle, se ne parla agli altri, le si dichiara apertamente, le si diffonde, e subito ci si rende conto che gli altri, in risposta, ci guardano con sufficienza e quasi con compatimento, se non con autentico disprezzo. Si tratta, evidentemente, di due cose contrastanti: forse ci siamo ingannati, quando abbiamo scoperto l’evidenza di quelle verità, altrimenti non si capisce perché gli altri dovrebbero snobbarle e compatire quelli che ne sono attratti. Oppure essi hanno torto, e abbiamo ragione noi?
Ma in tal caso, come mai ci abbiamo messo tanto ad arrivarci, visto che erano lì, sotto il nostro caso, fin dal principio? Nessuno ce le aveva nascoste: siamo noi che non le avevamo notate. Dunque le verità sono degne di disprezzo, quanto più sono semplici ed evidenti? Se è così, ciò non può dipendere che dal fatto che la cultura e l’intelligenza si sono allontanate dall’evidenza, dalla concretezza e dal buon senso. È triste, ma è così. Il nostro imbarazzo nel dichiararle nasce dal ricatto culturale e intellettuale: noi sentiamo che le persone colte e intelligenti, o che sono ritenute tali, ci guardano dall’alto in basso, ci giudicano e ci trovano troppo leggeri, perciò meritevoli di essere trattati come degli sciocchi, come dei bambini.
Oggi la cosa triste è che moltissime persone scambiano il superfluo per il necessario, e intanto si scordano di ciò che è veramente necessario. Perdono di vista l’essenziale, o forse non lo hanno mai avuto chiaro!
Già: i bambini. Eppure è dai bambini che avremmo tante cose da imparare, allorché si tratta dell’essenziale. Quando si tratta di cose secondarie, no, non abbiamo nulla da imparare da loro; ma quando si tratta dell’essenziale, forse sì. E sarà quella una preziosa occasione per renderci conto di quali siano le cose essenziali, e quali invece non lo sono. Certo un bambino non saprà estrarre una radice quadrata, né applicare il teorema di Pitagora; e nemmeno saprà dirci perché si combatterono le guerre macedoniche, o tradurre un brano di Cicerone, o leggere con l’accento metrico un canto dell’Eneide. Evidentemente, nessuna di queste cose è essenziale. Un bambino non saprà neanche aprire un conto corrente in banca (e del resto, non lo potrebbe), o guidare l’automobile, o sostenere una causa in tribunale, o smontare e rimontare un motore di automobile: per lo stesso motivo, neppure queste cose devono ritenersi essenziali. D’altra parte, un bambino può trasformare un bastoncino di plastica in una bacchetta magica; può mutare un piccolo giardino domestico in una foresta inesplorata; può anche fare di una vecchia casa diroccata, che a un adulto non dice assolutamente nulla, un castello popolato di fate, o di streghe, o d’incantesimi, o di principesse prigioniere di maghi malvagi, in trepidante attesa del principe che le venga a liberare: evidentemente, la fantasia, la creatività e la poesia sono elementi essenziali della vita umana. Gli adulti, crescendo, se lo scordano; e se, qualche volta, per un caso imprevisto, accade che ci pensino, concludono con disinvoltura di poterne fare tranquillamente a meno, anzi, sono soddisfatti di avere imparato a farne a meno, e di saper guardare al mondo con “realismo”: e non sanno di essersi amputati di uno dei lati più belli dell’esistenza, né si rendono conto di quanto il loro orizzonte si sia impoverito e rimpicciolito a partire da quando hanno “imparato” che una vecchia casa in abbandono è solo un mucchio di mattoni e di travi che ingombrano il paesaggio e che andrebbe eliminato il più presto possibile.
Perchè è dai bambini che avremmo tante cose da imparare, allorché si tratta dell’essenziale!
Un bambino, inoltre, sa amare; sa sognare; sa perdonare; è capace d’imparare e di essere umile, perché intuisce che vi sono tantissime cose che non può capire, e altre che forse nessuno capisce, anche se gli adulti, barando al gioco, dicono di saperle, ma in realtà lui, il bambino, si accorge benissimo che non è vero, che sono solo parole e che gli adulti cercano di riempire i vuoti della loro ignoranza con delle formule che soddisfano loro soltanto, ma esclusivamente nel regno delle chiacchiere. Un bambino capisce cosa vuol dire essere malati; l’adulto deve dare un nome a ogni malattia, anche a quelle che non sa spiegare, che non sa curare, ma dando loro un nome gli sembra anche di averle capite e di poterle, forse, curare. Il bambino sa cos’è il dovere: anche se non sempre è capace di metterlo in pratica, ne ha un senso istintivo, e non fa come l’adulto, che per non doverlo rispettare, lo nega o la traveste da qualcos’altro, magari trasformando il dovere in una scelta facoltativa, oppure dichiarando che esso non è una virtù ma un vizio, quando proprio non gli va di rispettarlo, solo perché non ha il coraggio di ammettere che per lui è molto più comodo fare quel che gli piace e non quel che dovrebbe. Ne consegue che amare, sognare, perdonare, imparare, essere umili e avere il senso del dovere sono cose essenziali: anche se gli adulti escogitano mille astuzie e furberie per truccare le carte e auto-convincersi che si tratta di cose importati solo se e quando ciò corrisponde ai loro disegni, alle loro aspettative e ai loro desideri, altrimenti si tratta di cose del tutto superflue, magari anche un po’ ridicole o sconvenienti, e indegne di una persona veramente adulta e consapevole di come gira il mondo, e che pertanto si possono tranquillamente sacrificare, senza rimpianti né rimorsi.
Il bambino ha la nozione istintiva di ciò che è essenziale e di ciò che non lo è! Gesù infatti disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli".
In altre parole: il bambino ha la nozione istintiva di ciò che è essenziale e di ciò che non lo è. È disponibile, se rettamente instradato, a imparare anche le cose secondarie, ma bisogna che “senta” che non gli viene rubato l’essenziale. Le incomprensioni fra adulti e bambini, specialmente fra genitori e bambini o fra insegnanti e bambini, spesso nascono da qui: dal fatto che gli adulti non sanno motivare adeguatamente i bambini allo studio, all’impegno scolastico, al sacrificio che esso comporta, ma danno per scontato che il bambino trovi naturale dedicare tanto tempo e tante energie a qualcosa che a lui, invece, forse appare del tutto superfluo e inutile. Ciò accade, per esempio, quasi sempre, quando la figura del genitore o dell’educatore non appare credibile: un cattivo genitore e un cattivo maestro non riusciranno mai a coinvolgere il bambino nello studio, non riusciranno mai a convincerlo che quel tipo di impegno è importante, è essenziale per costruire la trama della sua esistenza; e non ci riusciranno perché essi sono la dimostrazione vivente del fatto che si possono sapere tante cose più di quante ne sappia un bambino, ma non aver compreso l’essenziale.
Oggi la Chiesa è ancora quella fondata da Gesù Cristo? No, ha cambiato ragione sociale: i teologi sproloquiano di svolte antropologiche, di Dio che si nasconde e non si fa trovare e di fedeli che devono arrangiarsi come se lui non ci fosse. I sacerdoti, poi, ci confondono e ci fanno arrabbiare parlandoci di tutto, tranne che della spiritualità, tranne che del nostro Signore Gesù Cristo!
Perché il bambino sa, sente, intuisce, che cosa è essenziale e che cosa non lo è. L’amore della famiglia è essenziale; il senso di responsabilità dei genitori è essenziale; la serietà professionale del maestro è essenziale. Se, poi, il genitore commette qualche piccolo errore, o se il maestro non sa rispondere a tutte le domande che gli vengono poste, ciò per il bambino non è un dramma: non è da tali episodi che giudicherà inadeguato quel genitore o quel maestro. Il bambino li giudica inadeguati e non li ascolta, non li segue, non li prende troppo sul serio, quando si accorge che essi stanno barando al gioco, e che vogliono fargli credere di sapere quali sono le cose importanti della vita, mentre il loro modo di essere indica chiaramente che non l’hanno compreso affatto. Intendiamoci: non è che il bambino giudichi gli adulti allo stesso modo in cui un adulto giudica un altro adulto. Più che di “giudizio” dovremmo parlare di intuizione o magari di sesto senso, proprio come avviene per gli animali, i quali si lasciano carezzare da una persona buona ma ringhiano contro una cattiva: il bambino intuisce chi ha di fronte, con chi ha a che fare, nel giro di pochi giorni, a volte di poche ore o di pochi minuti. Il bambino sa leggere lo sguardo delle persone; sa interpretare i loro gesti; sa capire quel che significano i loro silenzi, e così via. A un bambino, su ciò che è essenziale, non la si fa; lo si può ingannare, questo sì, sulle cose secondarie: gli si può far credere, ad esempio, che si è ricchi, mentre si è poveri; oppure che agli Antipodi le persone vivono e camminano a testa in giù; o magari che i pinguini si trovano al Polo Nord anziché al Polo Sud. Ma su ciò che è essenziale, il bambino non si lascia mettere nel sacco facilmente. Probabilmente fingerà di accettare per buone le spiegazioni dell’adulto, ma in cuor suo saprà istintivamente se dietro quelle parole c’è la verità, oppure se sono una cortina fumogena per nascondere il vuoto, il nulla. E questo accade perché il cuore del bambino è ancora puro: non nel senso che sia senza macchia (anche i bambini sono capaci di malizia!), ma perché non si è ancora indurito nelle finzioni e nelle menzogne, non si è ancora disincantato del mondo, anzi, vive in pieno l’incanto del mondo e quindi sa vedere anche ciò che gli adulti non vedono, sa scorgere l’aura delle persone e dei luoghi, sa percepire la bontà e la cattiveria, con la stessa forza ed evidenza che se tali cose gli venissero dette e spiegate in modo aperto ed esplicito da qualcuno che merita la sua fiducia.
Il bambino intuisce chi ha di fronte, con chi ha a che fare, nel giro di pochi giorni, a volte di poche ore o di pochi minuti. Il bambino sa leggere lo sguardo delle persone; sa interpretare i loro gesti; sa capire quel che significano i loro silenzi, e così via. A un bambino, su ciò che è essenziale, non la si fa; lo si può ingannare, questo sì, ma solo sulle cose secondarie!
Scriveva Gabriele Adani, sacerdote, scrittore e giornalista radiotelevisivo (Zocca di Modena, 3 ottobre 1917-Bologna, 13 luglio 1993) nel suo libro La più antica storia d’amore (Milano, Rusconi, 1978, p. 117):
Le cose di cui abbiamo veramente bisogno sono pochissime. Le cose di cui non abbiamo bisogno sono tutte le altre. Meno cose abbiamo, più siamo sereni. Un uomo è tanto più ricco – veramente ricco – quante più sono le cose di cui può fare a meno.
Quando si parte per una vacanza, per un viaggio, portiamo con noi sempre tanta roba, tante valigie. Poi, al ritorno, ci ritroviamo con tanta roba che non ci è servita a nulla, che non abbiamo usato affatto. Sono così poche le cose veramente utili! E così abbiamo faticato di più; ci siamo tirati dietro tutto quel bagaglio per niente.
La vita è un viaggio che ha inizio con la nascita, con l’infanzia, continua con la gioventù, giunge al culmine con l’età matura, e declina con la vecchiaia. La vita è un viaggio, e le cose di cui abbiamo bisogno sono veramente poche. Tutte le altre cose, quelle che abbiamo raccolto, che abbiamo messo insieme e delle quali siamo i proprietari, non servono; non ne abbiamo bisogno.
La creazione di Dio è perfetta: per vivere bene per vivere felici, per raggiungere i nostri meravigliosi destini, abbiamo già dentro di noi i mezzi necessari: l’intelligenza per conoscere, la volontà per avanzare nella conoscenza nell’amore, nella libertà. Le cose di questo mondo devono servire solo per il nostro viaggio terreno: per coprire e per sostenere il corpo, non per essere felici e per raggiungere il nostro destino.
L’essenziale è qualcosa d’intuitivamente evidente, che il bambino conosce istintivamente. Per i cattolici divenuti "adulti" molto meno o per nulla: che non sia il caso di fidarsi dei bambini e ripartire da loro?
Sono poche le cose delle quali abbiamo bisogno
di Francesco Lamendola
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Un video consigliato da ascoltare con attenzione: ormai è certo! L'Anticristo è qui! Marco Cosmo del "Decimo Toro" legge e consiglia di divulgare il nostro articolo del prof. Francesco Lamendola sintesi perfetta di quello che è il papato di Bergoglio
Ormai è certo! L' Anticristo è qui!
"Delle anime non t’importa un bel nulla; o meglio, t’importa che si perdano. Questa è la tremenda, indicibile verità. Il tuo brutto lavoro, è quello dell’ Anticristo: contraffare il Vangelo e ingannare le anime. Come era stato predetto, tu non ti opponi frontalmente alla Verità di Gesù Cristo. (F. Lamendola)
Fonte: Il Decimo Toro del 17 ott 2019
Sappiamo chi sei - SAPPIAMO CHI SEI
di
Francesco Lamendola
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