Monumento migrazioni 2 (foto Nicoletta Latteri)
Papa Francesco ha con orgoglio presentato la nuova opera d’arte che orna Piazza San Pietro realizzata dall’artista canadese Timothy Schmalz raffigurante un barcone carico di migranti di tutte le religioni e nazioni. Le intenzioni del Pontefice sono senza dubbio lodevoli, però a guardarla si resta perplessi, non solo perché è bruttina, ma perché si discosta dalla tradizionale iconografia cristiana.

Infatti, nessuno si aspettava una Nike di Samotracia sulla prua della nave, e le due alette che si notano al centro dell’opera sono un po’ poco per indicare la presenza dell’agire divino nel grande dramma dell’emergenza migratoria.  L’artista potrebbe aver voluto raffigurare un angelo talmente schiacciato dalla massa dei migranti da non essere più visibile, però come interpretazione non convince del tutto.
I migranti messi in prima fila sono stati caratterizzati come ebrei ed mussulmani, per cui sembra lecito chiedersi se si tratta di un angelo cristiano, ebraico o islamico o se, piuttosto, non sia stato scelto proprio un angelo nascosto perché attribuibile a tutte e tre le religioni, ricordando che Ebraismo ed Islam sono iconoclaste; avremmo quindi a che fare con il primo monumento cristiano politicamente corretto che nasconde il suo Dio per non urtare gli altri? La nuova religione unica?
Sull’intera opera vi è solo una croce posta a decorazione della borsa di un migrante, accanto a lui una bambina ha una borsetta con la testa di Topolino, un’altra riduzione dell’elemento sacro ai minimi termini?
Monumento migrazioni 3 (foto Nicoletta Latteri).JPG
Monumento migrazioni 3 (foto Nicoletta Latteri).JPG
Da un punto di vista cristiano l’opera lascia perplessi, si è spinti a chiedersi se nella concezione di quest’opera Dio abbia perso d’importanza, sia stato messo in secondo piano rispetto all’uomo, o quale sia il significato soteriologico della scultura.
Si ha l’impressione di avere di fronte un’opera dell’uomo diretta all’uomo senza finalità trascendentali,  improntata ad una salvezza del tutto terrena dove le genti non si salvano più in Dio, bensì passando materialmente da una nazione all’altra, poiché, se è vero che bisogna vedere Cristo in ogni uomo e che Cristo è in ognuno di noi, fare il passo successivo ed equiparare la presenza dell’uomo a quella di Dio o sostituire addirittura Dio con l’uomo, per cui se c’è l’uomo non c’è bisogno di Dio, significa osare un po’ troppo ed avvicinarsi pericolosamente alla bestemmia e all’eresia.

La nave è l’antico simbolo di Cristo che ci conduce tra acque tempestose alla salvezza dell’anima e quindi un aprirsi all’eternità della vita in Dio, all’infinita bellezza dell’incontro tra uomo e Dio.
Tertulliano fu il primo a fare esplicito uso del simbolismo della nave in acque tempestose (Mc. 4,35-41)  per significare la Chiesa di Dio tormentata e flagellata dalle persecuzioni, simbolismo poi ripreso da molti Padri della Chiesa, della cui predicazione resta un mirabile esempio proprio dalla cosiddetta Navicella di Giotto che ornava la facciata dell’antico portico di San Pietro in Vaticano e che adesso, quasi completamente rifatta, si trova nel portico della stessa basilica e ci narra una visione soteriologica e pastorale di tutt’altri orizzonti umani e teologici.
Come detto inizialmente, l’opera, pur lodevole, parla un linguaggio che a molti non è ben comprensibile, la gente passa accanto facendo spallucce, la maggior parte non si avvicina nemmeno. La scultura è troppo distante dal sentire comune.
Ciò che nei secoli ha contraddistinto le grandi opere d’arte, e le commissioni pontificie lo sono sempre state, è il forte impatto visivo ed emotivo che riescono ad esercitare sull’osservatore senza differenza di estrazione sociale o luogo di provenienza, il sapere parlare senza l’uso delle parole direttamente al cuore degli uomini, rapirlo verso Dio e quest’opera purtroppo non ci riesce, gravata da un uniforme grigiore, sembra muta.
Intanto sui social in relazione all’opera voluta da Papa Francesco parte il tam tam che ricorda che la vera emergenza umana e sociale oggi sono le persecuzioni contro Cristiani. Solo per ricordare alcuni dati: nel 2014 i Cristiani perseguitati erano 100 milioni, solo pochi anni dopo nel 2017 erano saliti a 215 milioni, oggi siamo intorno ai 245 milioni.
Monumento migrazioni 1 (foto Nicoletta Latteri)
Monumento migrazioni 1 (foto Nicoletta Latteri)

di Nicoletta Latteri