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venerdì 18 ottobre 2019

La Chiesa “disevangelizzata”

Amazzonia “disevangelizzata”. I numeri di una Chiesa cattolica ridotta a metà


In una delle conferenze stampa quotidiane che accompagnano il sinodo sull’Amazzonia, quella di lunedì 14 ottobre, è stato chiesto a Paolo Ruffini, prefetto del dicastero vaticano per la comunicazione, perché non siano stati diramati dei dati statistici aggiornati sulle appartenenze religiose degli abitanti dell’Amazzonia, vista la crescita impetuosa delle Chiese evangeliche e pentecostali, a scapito della Chiesa cattolica.
Ruffini ha risposto che tutte le informazioni in possesso degli uffici vaticani sono state messe a disposizione dei giornalisti accreditati, e che comunque il sinodo ha da affrontare questioni ben più importanti dei dati statistici sulle appartenenze religiose.

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Nella seconda parte della sua risposta, Ruffini è contraddetto dagli stessi padri sinodali, o almeno da alcuni. Per intuire, infatti, quanto l’erosione della presenza cattolica nella regione tocchi il cuore del sinodo sull’Amazzonia e sia una questione non di statistica ma di fede, basti citare quanto sostenuto da uno degli invitati da papa Francesco, padre Martín Lasarte, responsabile dell’animazione missionaria in Africa e in America latina della congregazione salesiana a cui appartiene e conoscitore diretto dell’Amazzonia. intervenuto due volte in aula il 12 e il 14 ottobre:
“Ho visitato una diocesi, dove all’inizio degli anni Ottanta erano cattolici il 95 per cento della popolazione; oggi sono il 20 per cento. Ricordo il commento di uno dei missionari europei che hanno sistematicamente ‘disevangelizzato’ la regione: ‘Non favoriamo la superstizione, ma la dignità umana’. Penso che sia stato detto tutto. La Chiesa in alcuni luoghi si è trasformata in un grande gestore di servizi sanitari, educativi, promozionali, di ‘advocacy’, ma poco in madre della fede”.
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Nella prima parte della sua risposta, invece, Ruffini aveva ragione. In effetti, il 3 ottobre la sala stampa vaticana ha inoltrato via mail ai giornalisti accreditati il link a un voluminoso dossier in spagnolo e in portoghese sulla “realidad ecclesial y socioambiental” della regione, preparato in vista del sinodo dalla REPAM, la Red Eclesial Panamazónica istituita nel 2014 e presieduta dal cardinale Cláudio Hummes:
E a Settimo Cielo era sfuggito che nel dossier, quasi interamente dedicato a questioni sociali e ambientali, a pagina 35 compare un grafico (vedi sopra) con le quote di presenza in Amazzonia di varie denominazioni non cattoliche.
Eccole in ordine decrescente di grandezza:
Col 5 per cento del totale della popolazione:
Testigos de Jehová
Col 4 per cento ciascuna:
Iglesia Adventista del Séptimo Día
Iglesia Cristiana Evangélica
Col 3 per cento:
Asamblea de Dios
Col 2 per cento ciascuna:
Iglesia de los Santos de los Últimos Días
Iglesia Cristiana Pentecostés del Movimiento Misionero Mundial
Iglesia Universal del Reino de Dios
Iglesia Cristiana de Restauración
Iglesia Cuadrangular
Otras Iglesias Evangélicas
Bautistas
Con l’1 per cento ciascuna:
Espírita
Iglesia Pentecostal Unida de Colombia
Iglesia de Dios Ministerial de Jesucristo Internacional
Nell’insieme, queste 14 denominazioni non cattoliche fanno un terzo della popolazione dell’Amazzonia, il 33 per cento.
In una nota a fianco del grafico, però, si specifica che ad esse vanno aggiunte “Otras Iglesias Cristianas” – tra le quali quasi la metà sono “iglesias únicas que no tienen relación aparente entre sí” –  che assieme totalizzano un altro 13 per cento.
In totale, quindi – stando all’”Atlas Panamazónico” della REPAM – ben il 46 per cento dei 34 milioni di abitanti della regione hanno abbandonato negli ultimi decenni la Chiesa cattolica per passare ad altre denominazioni religiose.
Il caso dell’intero Brasile è altrettanto impressionante. Nel censimento ufficiale che L’Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística, IBGE, compie ogni decennio in quel paese, nel 1970 i cattolici erano il 91,8 della popolazione, mentre nel censimento del 2010 sono appena il 64,6 e nel censimento del prossimo anno è previsto che risulteranno essere meno della metà.
Già oggi, infatti, posto che il 46 per cento dei brasiliani siano passati – come in Amazzonia – a denominazioni non cattoliche e che un altro 10-12 per cento sia fatto di animisti, agnostici, ecc., alla Chiesa cattolica resterebbe fedele poco più del 40 per cento della popolazione.
E per il prossimo futuro non si intravvede un’inversione di rotta. A meno che il sinodo dell’Amazzonia sappia individuare le ragioni di questo disastro e intraprendere “nuovi cammini” di evangelizzazione, quella vera.
Settimo Cielo
di Sandro Magister 18 ott
La contraddizione più evidente del Sinodo sull’Amazzonia

Se, come dicono, la Chiesa è in Amazzonia per dialogare con le culture indigene e difendere l’ecosistema, perché ci sarebbe bisogno di più sacerdoti, al punto da ordinare uomini sposati? Quello dei viri probati è solo uno stratagemma. E bisogna interrogarsi su cosa significhi, oggi, missione. Solo dalla fede e dall’annuncio di Cristo sorgono sacerdoti. Come dimostra la storia.



L’osservazione forse più pungente sulle anomalie del Sinodo sull’Amazzonia in corso a Roma dal 6 ottobre è di una semplicità disarmante: se la Chiesa è in Amazzonia per dialogare con le culture indigene e per difendere l’ecosistema, perché ci sarebbe bisogno di più sacerdoti, al punto da ordinare anche uomini sposati? Questa osservazione non mette solo in discussione lo stratagemma dei viri probati, dimostrandone il carattere strumentale da potersi poi applicare anche in riva al Reno, nella desolata e secolarizzata Europa centrale, ma obbliga a interrogarsi su cosa sia veramente importante nella missione.

Questa cosa importante è la fede, senza la quale non solo non vale la pena svolgere funzione protettiva delle culture autoctone o della natura, ma è anche impossibile generare sacerdoti che possano impartire i sacramenti. I sacerdoti sorgono dalla fede e dalla predicazione di Gesù Cristo. Per avere più sacerdoti e poter amministrare più diffusamente i sacramenti bisogna annunciare con fede Gesù Cristo. Queste semplici osservazioni capovolgono gli intenti del Sinodo sull’Amazzonia, stretto dentro una contraddizione senza sbocchi: da un lato non si vuole più parlare apertamente di Gesù Cristo, ma di diritti dei popoli indigeni e di eco-spiritualità, e dall’altro si auspicano più sacerdoti, anche con l’ordinazione di uomini sposati.

Ma i diritti dei popoli indigeni e l’ambiente non sono un altare e la decisione assoluta di farsi prete non nascerà mai dall’impegno per la salvaguardia della biodiversità, come nei decenni scorsi non è nata dalla lotta politica per la giustizia sociale. Piuttosto il contrario: la fede ridotta a lotta politica e a lotta per l’ambiente semmai si secolarizza e si secca il vivaio di nuove vocazioni sacerdotali. Benedetto XVI aveva indicato nella Teologia della Liberazione il principale fattore di secolarizzazione dell’America Latina. Lo stesso oggi si può dire per le teologie indigenista e ambientalista. È assurdo promuoverle, come fa l’Instrumentum laboris del sinodo e poi lamentare che non ci sono sacerdoti.

Il vescovo Athanasius Schneider - in un video trasmesso il 5 ottobre scorso durante il convegno romano intitolato “Amazzonia: la posta in gioco” - ha ricordato che i Padri del Deserto, i cattolici giapponesi, oppure molti fedeli che vivevano nell’Unione Sovietica, non ricevettero l’Eucarestia per anni. La salvezza è data dalla fede, dalla preghiera e da una vita secondo i comandamenti di Dio. Da questa vita di fede - coltivata, difesa e annunciata anche nel pericolo - sono scaturite poi nel tempo molte vocazioni, anche sacerdotali e, passati i periodi di difficoltà politica, si sono potute liberamente esprimere.

Se nella regione amazzonica - ma lo stesso si può dire per altre aree del pianeta e perfino per la già ricordata area renana in seno all’Europa - non ci sono vocazioni è perché è venuta a mancare la fede e l’annuncio ha perso la dimensione verticale, sia in altezza che in profondità. È perché alla fede è stata corrosa la sua veste dottrinale e il suo impianto teologico, rendendola simile a una prassi e, anzi, teorizzandola come tale. Il vescovo Helder Camara diceva che è meglio fondare un sindacato che andare a Messa.

Il missionario padre Martín Lasarte Topolanski ha ben spiegato queste contraddizioni del sinodo amazzonico in un articolo pubblicato prima ancora che papa Francesco lo invitasse al sinodo stesso. La Chiesa coreana - egli dice - è stata fondata dai laici con la presenza saltuaria di qualche sacerdote. Nella Chiesa giapponese i sacerdoti sono tornati dopo duecento anni di persecuzione alla quale hanno resistito i laici. In Angola egli stesso ha potuto incontrare comunità cristiane che da 30 anni non ricevevano l’Eucarestia né avevano visto un sacerdote. In altre parole: dalla fede scaturiscono i sacerdoti, le comunità religiose, le vocazioni indigene più che il contrario. Questo, però, non è avvenuto in Amazzonia, dove non si registrano vocazioni sacerdotali e dove si vuole ricorrere ai viri probati e non alla fede.

Chiedendosi il perché, il padre salesiano conferma la sagace ed elementare osservazione da cui siamo partiti: se la Chiesa è in Amazzonia per dialogare con le culture indigene e per difendere l’ecosistema, perché ci sarebbe bisogno di più sacerdoti? Se la Chiesa in Amazzonia sostiene che l’evangelizzazione è stata una pessima cosa per i popoli indigeni, se la pastorale ha sostituito l’annuncio con la fornitura di servizi sociali, se i cattolici tanto spesso sembrano chiedere perdono… non nasceranno vocazioni sacerdotali e anche i viri probati saranno inutili.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/la-contraddizione-piu-evidente-del-sinodo-sullamazzonia

Brandmüller: al Sinodo agenda segreta per sostituire Cattolicesimo con Paganesimo



Al Sinodo per l'Amazzonia è a rischio la Fede Cattolica, scrive il cardinale Walter Brandmüller su LifeSiteNews.com (17 ottobre).

Il cardinale spiega che la religione Cristiana (a differenza del paganesimo) si basa sulla rivelazione del Dio Creatore all'umanità.

Brandmüller sottolinea che il Magisterium, anche quello post-conciliare, viene ignorato al Sinodo e che si sta sviluppando una rottura "nascosta e segreta" con qualunque tradizione dogmatica.

Il cardinale sospetta che chi controlla il Sinodo stia tentando di sostituire il Cattolicesimo con "una religione naturale panteistica umana", che Brandmüller identifica come una variante del vecchio modernismo, che andava di moda 100 anni fa.

#newsNqwefrqtvf
it.news

Brandmüller: “una Chiesa Amazzonica è teologicamente impensabile. La Chiesa è Una, Santa, Cattolica, Apostolica (e quindi Romana)”

In una nuova dichiarazione sul Sinodo dei vescovi pan-amazzonico in corso a Roma, il cardinale Walter Brandmüller – rispettato storico della Chiesa e uno dei due restanti cardinali dei dubia – mette in guardia contro la sostituzione della fede cattolica con “una religione naturale panteista dell’uomo”.
Riprendo la dichiarazione come tradotta da Maike Hickson e pubblicata su LifeSiteNews.
Eccola nella mia traduzione.
Card. Walter Brandmüller
Card. Walter Brandmüller
 Sarebbe un errore fatale pensare che i promotori dell’attuale Sinodo dei Vescovi si preoccupino veramente solo del benessere delle tribù indigene delle foreste amazzoniche. Si tratta piuttosto, ovviamente, di essere strumentalizzati al fine di spingere un’agenda che interessa la Chiesa universale e che ha le sue radici in gran parte nel XIX secolo.
Ciò che è in gioco è nulla di più e nulla di meno che la Fede cattolica, la Fede giudaico-cristiana pura e semplice. In primo luogo, qui si deve porre la domanda decisiva e fondamentale: “Che cos’è allora la religione?”.
È quasi incontestato che la “religione” sia un elemento essenziale dell’esistenza umana. Tuttavia, non è affatto chiaro – o generalmente noto – che cosa significhi. Esistono risposte a questa stessa domanda che sono piuttosto contraddittorie. In sostanza, la questione è se la religione sia il risultato di tentativi umani di preservare e gestire la propria esistenza – per così dire, come un prodotto umano-culturale – o se debba essere intesa diversamente.
Nel primo caso, la religione nasce dalla riflessione sull’esperienza delle profondità esistenziali della persona, vale a dire la sua finalità. Ma questo significa che la religione non è altro che l’incontro dell’uomo con se stesso. Anche questo sarebbe conseguenza del culto della ragione promosso dall’Illuminismo. Qui appare ora – e ricordiamo Rousseau – l’ideale del “nobile selvaggio”, in contrasto con l’illuminato pensatore autonomo europeo.
La religione come incontro con se stessi è una comprensione della religione che ha conseguenze considerevoli, in quanto gli sviluppi della vita di una persona possono necessariamente produrre cambiamenti, se non contraddizioni, di tali esperienze “religiose”. Qui, quindi, entra in gioco anche la nozione di evoluzione, il che significa che, insieme alla progressione dello sviluppo umano, si verifica anche uno sviluppo dell’(auto)coscienza religiosa. Come risultato, il cambiamento di nuove conoscenze può quindi superare e sostituire le intuizioni acquisite in precedenza. In questo modo, può portare a un passo indietro – ma un passo che viene visto come progresso – un passo indietro rispetto alla cultura europea, come nel caso dell’Amazzonia.
La storia della religione giudeo-cristiana è qui in netto contrasto con questa nozione di religione come autorealizzazione dell’uomo. 
Quando ebrei e cristiani parlano di religione – con le sue forme di espressione nella dottrina, nella morale e nel culto – allora intendono il modo e la maniera in cui l’uomo risponde a una realtà extra-mondana o soprannaturale che gli arriva dall’esterno. In parole povere, si tratta della risposta dell’uomo all’auto-comunicazione-rivelazione del Creatore nei confronti della sua creatura, l’uomo. Questo è un vero e proprio evento dialogico tra Dio e l’uomo.
Dio parla – in qualsiasi forma – e l’uomo dà una risposta. È un dialogo. Il concetto religioso del Modernismo, invece, significa monologo: l’uomo rimane solo con se stesso.
Questo evento dialogico è iniziato con la chiamata di Dio nei confronti dell’uomo, come testimonia la storia del popolo di Israele.
Il discorso di Dio al Suo popolo eletto si è svolto nel corso di una storia movimentata che, ad ogni passo, ha portato ad un livello superiore. La Lettera agli Ebrei inizia con le parole: “Molto tempo fa Dio ha parlato ai nostri antenati in molti e vari modi per mezzo dei profeti, ma in questi ultimi giorni ci ha parlato per mezzo di un Figlio”. Il Vangelo di San Giovanni chiama questo Figlio il Verbo incarnato del Dio eterno. Egli è e Egli porta l’ultima Rivelazione, che si trova in forma scritta nei libri biblici e nell’autentica tradizione orale della comunità di discepoli scelti da Gesù Cristo, sulla base della quale la Chiesa è cresciuta. Tutto questo è avvenuto una volta per tutte ed è universalmente valido per quanto riguarda lo spazio e il tempo.
Ma questo significa, per quanto riguarda il nostro problema concreto del “Sinodo amazzonico”, che i fatti sopra descritti escludono un concetto di religione che abbia qualche tipo di limiti geografici o di tempo. Ma questo significa anche che una Chiesa Amazzonica è teologicamente impensabile. La Chiesa è Una, Santa, Cattolica, Apostolica (e quindi Romana) alla quale è stata affidata la trasmissione del Vangelo e la trasmissione della Grazia di Cristo a tutti i popoli di tutti i tempi e alla quale è promessa la luce e la forza dello Spirito di Dio per il compimento di questa missione. 
Ella [la Chiesa] è all’altezza di questa missione – con l’aiuto dello Spirito Santo – compiendo il suo magistero e il suo ministero pastorale lungo tutta la storia.
Poiché questo è stato chiarito fin dal principio, si deve ora sottolineare un’osservazione quasi allarmante. L'”Instrumentum Laboris” del Sinodo non contiene – a parte cinque citazioni piuttosto marginali – nessun riferimento ai Concili e al Magistero pontificio. Particolarmente spettacolare è la totale assenza del Vaticano II (a parte due riferimenti piuttosto marginali). Il fatto che documenti importanti e tematicamente rilevanti come il Decreto sull’attività missionaria della Chiesa, “Ad Gentes” – a parte le Costituzioni maggiori sulla Liturgia, la Rivelazione e la Chiesa – non siano mai citati, è semplicemente incomprensibile. Lo stesso vale per il Magistero post-conciliare e per le encicliche importanti.
Questo ignorare la tradizione dottrinale della Chiesa – e il fatto che, al suo posto, venga citato quasi esclusivamente il Sinodo latinoamericano di Aparecida dell’anno 2007 – non può che essere inteso come una rottura spettacolare con la storia precedente. Inoltre, questa quasi assolutizzazione di questo sinodo [di Aparecida] solleva anche la questione della comprensione latinoamericana della Communio ecclesiale a livello universale.
Infine, consideriamo, per inciso, una aperta contraddizione nell’Instrumentum Laboris riguardo al Decreto sull’attività missionaria della Chiesa, Ad Gentes. Questo Decreto afferma (n. 12) che la Chiesa non vuole in alcun modo (nullo modo!) intromettersi nella politica (cioè nella politica dei Paesi di missione) e quindi non rivendica alcuna autorità mondana. Questa è una chiara affermazione di un documento conciliare, che, tuttavia, è diametralmente opposta ad ampie parti dell’Instrumentum Laboris.
In breve: gli autori dell'”Instrumentum Laboris” ignorano il Concilio Vaticano II e – come detto – tutti i documenti del Magistero post-conciliare che interpretano il Concilio. Ma questo significa – come già accennato – una rottura con la tradizione dogmaticamente vincolante. In realtà anche con l’universalità della Chiesa. Il fatto che questa rottura sia, per così dire, messa in atto in modo “subdolo”, cioè in modo nascosto e segreto, è tanto più inquietante.
Il metodo qui praticato, tuttavia, segue il modello di “Amoris Laetitia“, dove il tentativo di cancellare la dottrina della Chiesa si trova nella ormai discussa nota 351.
Guardando ora indietro a quanto è stato detto, può essere diventato chiaro che le dispute sul Sinodo amazzonico riguardano solo in modo molto superficiale la popolazione indigena dell’Amazzonia, che è essa stessa in numeri piuttosto ridotti.
Piuttosto, sorge l’inquietante domanda se i protagonisti di questo Sinodo non siano più interessati al tentativo di sostituire segretamente la religione come risposta dell’uomo alla chiamata del suo Creatore con una religione naturale panteista dell’uomo – cioè con una nuova variante del Modernismo dell’inizio del XX secolo. È difficile non pensare ai testi escatologici del Nuovo Testamento!
Ora tocca ai vescovi riuniti del Sinodo amazzonico – e infine allo stesso Papa Francesco – se una tale rottura con la tradizione costitutiva della Chiesa possa avvenire nonostante le inevitabili, drammatiche conseguenze.
Le osservazioni di papa Francesco sul destino atteso dell'”Instrumentum Laboris” – possono risvegliare la speranza?
Di Sabino Paciolla

La Ford Foundation, che sostiene aborto e gender, è tra le principali finanziatrici delle associazioni sinodali chiave

Il National Catholic Register ha appreso che le organizzazioni appartenenti al REPAM, che ha avuto il ruolo primario nell’organizzazione dei lavori sinodali, hanno ricevuto milioni di dollari in sovvenzioni dalla americana Ford Foundation.
Di seguito l’articolo di Edward Pentin, pubblicato sul National Catholic Register, nella mia traduzione. 
Arcivescovo Roque Paloschi di Porto Velho, Brasile, (foto Edward Pentin)
Arcivescovo Roque Paloschi di Porto Velho, Brasile, (foto Edward Pentin)
 Un giornalista brasiliano ha rivelato che un consiglio missionario per le popolazioni indigene gestito dalla Conferenza episcopale brasiliana ha ricevuto dal 2006 quasi 2 milioni di dollari dalla Fondazione Ford che è a favore dell’aborto .
Bernardo Küster, che pubblica in gran parte su YouTube e sul sito web OsLeigos.com, ha detto che anche altre due organizzazioni che partecipano al Sinodo hanno ricevuto finanziamenti dalla fondazione, che ha attivamente esercitato pressioni per i diritti all’aborto e l’ideologia di genere.
Tutti sono membri del Pan-Amazon Ecclesial Network (REPAM), un’organizzazione creata dalla Conferenza Episcopale dell’America Latina (CELAM) e dalla Caritas, che ha svolto un ruolo di primo piano nell’organizzazione del Sinodo amazzonico che dura fino al 27 ottobre.     
L’arcivescovo Roque Paloschi di Porto Velho, Brasile, capo del consiglio missionario – chiamato Consiglio Missionario per i Popoli Indigeni (CIMI) – non ha negato che il consiglio ha ricevuto tali finanziamenti quando il National Catholic Register (da ora Register, ndr) glielo ha chiesto alla conferenza stampa di giovedì in Vaticano e gli ha presentato le prove.
La Ford Foundation è una fondazione privata negli Stati Uniti, creata nel 1936 dall’imprenditore automobilistico Henry Ford e da suo figlio Edsel, con la missione di promuovere il benessere umano. Si tratta di una delle organizzazioni caritative più ricche del mondo con un patrimonio di 12,5 miliardi di dollari (2014) e i suoi programmi si sono concentrati principalmente sull’istruzione, la scienza e la politica per le minoranze e per coloro che soffrono di povertà.
Ma è anche ben noto per il suo esplicito sostegno ai diritti all’aborto e all’ideologia del genere. Nel 2016, ad esempio, ha sostenuto una manifestazione al di fuori della Corte Suprema contro la legislazione texana che richiedeva che le strutture per l’aborto rispondessero a specifici standard medici, il che avrebbe portato alla chiusura delle strutture statali per l’aborto se la Corte Suprema non avesse successivamente abrogato la legge. La fondazione è anche un chiaro sostenitore dell’ideologia gender e dell’attivismo LGBT.
La Ford Foundation non ha risposto ad una richiesta di commenti da parte della stampa.Ford Foundation grants
I dettagli dei fondi ricevuti dal CIMI, scoperti per la prima volta dal giornalista brasiliano Küster, sono chiaramente visibili nel database delle sovvenzioni della Ford Foundation. Ciò dimostra che dal 2010 il CIMI ha ricevuto 739.269 dollari dalla Ford Foundation, ma non è chiaro dove siano stati spesi i fondi.
Nel 2016, la fondazione dice che i fondi sono stati spesi per “Risorse naturali e cambiamenti climatici”, ma per gli altri quattro anni nei quali ha ricevuto sovvenzioni, gli scopi non sono chiariti. Solo “Oltre l’attuale struttura del programma” e nell’ambito dei temi “Gestione del territorio urbano e rurale” e “Diritti civili e umani”.
Dal 2006 al 2018, il Consiglio Indigeno di Roraima, una filiale locale del CIMI, ha ricevuto 1.164.906 dollari dalla Fondazione Ford. Roraima è una delle regioni più grandi del Brasile e, sebbene non sia essa stessa ricca, è la regione amazzonica più ricca in termini di risorse. Non è inoltre chiaro dove siano stati spesi questi fondi.
 Fondatori di CIMI
 Il CIMI è stato fondato dal vescovo Erwin Kräutler, emerito di Xingu, Brasile, che è un sostenitore dell’ordinazione femminile e dell’ordinazione di uomini sposati in Amazzonia a causa della carenza di sacerdoti. È una figura chiave dietro il Sinodo e membro del REPAM.
Co-fondatore del REPAM, secondo il suo vice presidente, il cardinale Pedro Barreto Jimeno, è Cristiane Murray, il nuovo vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Murray sarebbe un vecchio amico del cardinale Claudio Hummes, relatore generale del Sinodo e presidente della REPAM.
Durante la conferenza stampa di oggi (ieri, ndr), il Registro ha mostrato le prove dei fondi ricevuti dalla Fondazione Ford e ha chiesto all’Arcivescovo Paloschi se poteva dire perché il CIMI sta accettando finanziamenti da una tale organizzazione. Il Register ha anche chiesto se qualcuno di questi fondi sia stato utilizzato per finanziare il REPAM e, di conseguenza, anche questo sinodo.
L’arcivescovo ha risposto: “Conosciamo già i numeri che appaiono su internet, sono lài”. Ha detto che i resoconti finanziari del CIMI “sono pubblici e sono sottoposti a revisione contabile interna ed esterna da parte del governo brasiliano”. Ha riconosciuto che il CIMI è “collegato ai vescovi brasiliani” e che essi “non hanno alcun disaccordo sul lavorare insieme ma non ci scambiamo risorse”.
Continua l’arcivescovo Paloschi: “Le risorse del REPAM appartengono al REPAM e le risorse del CIMI appartengono al CIMI”.
“È facile per lui buttare fuori numeri come questi”, ha detto l’arcivescovo Paloschi. “Il mio conto bancario personale è già stato sottoposto a una Commissione parlamentare d’inchiesta (PCI) [quando i parlamentari brasiliani indagano ufficialmente su uno specifico problema di pubblico interesse si deve passare attraverso il PCI], condotta dall’assemblea legislativa dello Stato del Mato Grosso do Sul.
“Questo è accaduto anche a tutti i conti bancari dei consigli regionali del CIMI”, ha aggiunto. “Fino ad oggi ci sono stati due PCI, uno in ambito regionale e uno nazionale. Il CIMI non è stato accusato di nulla. E come il REPAM, i dati sono pubblici. Ma non c’è alcuna accusa formale da parte della Procura e della Polizia federale; dovunque essa sia”.
Küster ha detto al Register di essere “stupito” dalla risposta dell’arcivescovo “ma in qualche modo non sono sorpreso”. Ha detto che si aspettava che evitasse di rispondere alla questione dell’aborto e alla Ford Foundation, a cui il Register fa riferimento nella sua domanda, “così ha detto solo che tutti i conti sono stati liquidati dal governo”.
“Ma questo non significa nulla perché il problema è che ciò sarebbe disapprovato dalla dottrina della Chiesa, dal Signore, dalla Vergine Maria, dalla Madonna di Fatima”, ha aggiunto.
Küster ha detto che questo dimostra che non solo ci sono “problemi teologici” con il Sinodo, ma “attraverso la Ford Foundation, c’è del denaro sporco di sangue all’interno del Vaticano” che a suo avviso ha “influenzato” i documenti cattolici, come il controverso documento di lavoro per il Sinodo.
 Altri finanziamenti della Fondazione Ford
 Anche altre due organizzazioni non legate alla Conferenza episcopale, ma che lavorano a stretto contatto con essa e con il REPAM, hanno ricevuto finanziamenti dalla Fondazione Ford. L’Organismo di Coordinamento delle Organizzazioni Popolari Indigene del Bacino Amazzonico (COICA) ha ricevuto 4.097.535 dollari dal 2007 al 2018.
Il suo coordinatore generale, José Gregorio Díaz Mirabal, è presente al Sinodo ed è apparso a una conferenza stampa la scorsa settimana. Il Register gli ha chiesto mercoledì via e-mail perché la sua organizzazione ha accettato i fondi della fondazione e per quali obiettivi i fondi sono stati spesi, ma lui non ha risposto.
Una seconda organizzazione che lavora a stretto contatto con i vescovi brasiliani e il REPAM, l’organo di coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana (COIAB), ha ricevuto 1.623.443 dollari dal 2010 al 2018. Non è chiaro come siano stati spesi i fondi della Fondazione Ford, ma Küster dice che i vescovi sono coinvolti attraverso il coordinamento pastorale e il Forum Sociale Mondiale. Fa parte anche del Forum sociale pan-amazzonico.
“Il finanziamento non è trasparente”, ha detto Küster. “I conti del CIMI non vengono pubblicati, non pubblica i suoi resoconti finanziari”. Crede che questo avvenga perché il CIMI non vuole che noi sappiamo “dove e con chi spende i loro soldi e cosa finanzia”.
Lo stesso vale per REPAM, che allo stesso modo non pubblica i suoi resoconti finanziari. “Perché? Cosa stanno facendo con i loro soldi?”. si è chiesto Küster. “La Chiesa deve essere più trasparente”. 
Il giornalista brasiliano ha detto che la Ford Foundation non è l’unico donatore dubbio di queste organizzazioni, e ha citato la Rainforest Foundation e il governo norvegese come altri grandi finanziatori. “Questo deve essere reso pubblico al mondo”, ha detto Küster.


At Presser; @EdwardPentin ask Abp Roque Paloschi, President of Cimi, the Brazilian Bishops' Conference Indigenous Missionary Council, about the funding Cimi has received from the Ford Foundation, a pro-abortion organisation. Response below [Thread]
At Presser; on Cimi, the Brazilian Bishops' Conference Indigenous Missionary Council, receiving millions of $ from the Ford Foundation, a pro-abortion organisation, Archbishop Roque Paloschi says Cimi's accounts are "transparent"

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Ford Foundation Open House New York - credit Wikimedia common
Ford Foundation Open House New York – credit Wikimedia common
Di Sabino Paciolla 

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