ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 19 ottobre 2019

Voi sarete spazzati via dalla terra buona

Priapo in Vaticano, come dovrebbe reagire un fedele

Il priapo amazzonico e le due statuette di donne, nei Giardini Vaticani, erano immagini pagane. Pure rozze. Le persone prostrate davanti agli idoli, alla presenza del Papa, stridono con il ricordo dei tre pastorelli di Fatima, prostrati ad adorare Dio. Un contrasto che richiama le profezie bibliche. Cosa può fare il fedele? Pregare per e con il Papa, anche in questa situazione di sofferenza. E chiedere a Dio, in unione con Maria e i santi, di placare la Sua ira e convertire i cuori.




Nello scritto pubblicato il 10 ottobre (clicca qui), per prima la fretta e per seconda l’autolimitazione della lunghezza del testo per non annoiare il lettore non mi hanno permesso di citare il priapo amazzonico tra gli oggetti sul tappeto che ha visto la “preghiera” nei Giardini Vaticani del 4 ottobre scorso.


“Priapo” è un termine tratto dalla mitologia greco-romana: era figlio di Afrodite e di un altro dio e tra i probabili padri figurava anche Giove. A questo punto la pluricornuta Giunone, moglie di Giove, per vendetta fece sì che Priapo fosse dotato di organi genitali di grandezza sproporzionata. La sua statua si diffuse nelle campagne e nei giardini ad auspicio di fecondità. Quello sul tappeto per la preghiera del 4 ottobre era un “priapo amazzonico” con il pene in evidente erezione. Da qui in avanti con il termine “priapo” designo appunto quell’oggetto.

Anche a seguito delle informazioni pervenute dalle imbarazzate fonti ufficiali e sintetizzate da Riccardo Cascioli (clicca qui), vorrei tornare sul priapo amazzonico e poi passare ad alcune considerazioni spirituali che permettano a un semplice credente, come il sottoscritto e come tanti altri, di vivere l’evento in una dimensione interiore tragica e insieme tranquilla e anche fiduciosa e profonda.


Il priapo è solo accostato alla donna nuda e incinta o c’è un rapporto più profondo? In ogni caso, la presenza del priapo è decisiva non per addentrarsi in considerazioni pruriginose, ma per definire meglio la realtà. La presenza del priapo fa anzitutto scartare l’ipotesi che la statuetta della donna incinta fosse la Madonna: il priapo infatti non potrebbe essere in relazione con lei non potendo figurare né lo Spirito Santo né san Giuseppe e, quand’anche fosse solo accostato alla Madonna, non si vede il perché di questo accostamento di cattivo gusto. Così, le due statuette raffiguravano semplicemente immagini di fecondità. È l’interpretazione più immediata e più ovvia e, trattandosi di fecondità umana, va subito precisato che questa è in se stessa buona e benedetta quale dono divino ai progenitori (cfr. Gen 1,28).

Tuttavia, l’esercizio di tale dono è parecchio compromesso dalla concupiscenza, cattivo frutto del successivo peccato originale. Secondo Gen 3,16, l’istinto della donna verso il marito la condannerà ad essere da lui dominata. E si potrebbe andare molto più avanti nel discorso sulle infinite vicende storiche e attuali di peccati, ingiustizie, prevaricazioni, sfruttamenti, perdite di dignità, eccetera, legate all’uso del sesso.

Questa semplice considerazione fa sì che dal punto di vista cattolico non sia conveniente rappresentare la fecondità con immagini genitali molto crude e immediate come quelle dei Giardini Vaticani, perché si tratta di una genitalità ferita e particolarmente esposta al fascino del peccato se non è orientata dalla preghiera e dalla buona vita cristiana e ricoperta dal pudore. In questo senso il priapo permette di ipotizzare - personalmente ne sono certo, ma per prudenza parlo di ipotesi - che quelle immagini e le realtà alle quali si riferivano non erano “cattoliche”.

Proprio per questo, nelle raffigurazioni per ornare le chiese e ispirare la preghiera, la tradizione della Chiesa ha insegnato e insegna a non mostrare le parti sessuali e la nudità, ad eccezione (in Occidente) per Gesù Bambino, con lo scopo però di garantire la veridicità dell’Incarnazione. Icona simbolo di questo stile è la raffigurazione bizantina della concezione della Madre di Dio, dove Gioacchino e Anna si abbracciano castamente e vestitissimi. Quanto è lontana questa icona dalla donna nuda e incinta e dal priapo dei Giardini Vaticani!

Minima digressione: devo ammettere la forza delle obiezioni che riguardano i putti nudi dei quadri barocchi e i nudi sessuali maschili della Sistina ad opera di Michelangelo. Ebbene, coerentemente con quanto sostenuto sopra, affermo che non sono il meglio dello stile cristiano dell’arte, nonostante gli sforzi di Giovanni Paolo II di dare un senso alle nudità della Sistina, la spiegazione (maschile) delle quali non ha bisogno della teologia... Tuttavia i putti dei quadri barocchi e la volta della Sistina non possono neppure essere messi a confronto con la rozzezza delle statuette sul tappeto nei Giardini Vaticani.

Non resta che concludere che il priapo e la donna nuda incinta e tanto altro, del resto, erano immagini profane di origine pagana all’interno di una preghiera alla quale ha presenziato il Romano Pontefice e durante la quale un certo numero di presenti si è inginocchiato o prostrato secondo la postura islamica in cerchio intorno al tappeto dove erano posti questi oggetti. Nel precedente intervento ho manifestato con una certa ampiezza l’ipotesi di un influsso demonico o per lo meno di una figura o impressione demoniaca, a prescindere dalla coscienza che ne avessero i presenti.

Qui voglio aggiungere due considerazioni. La prima: prostrarsi secondo la postura islamica e degli oranti in cerchio nei Giardini Vaticani fu la postura che l’angelo, nella primavera del 1916, richiese di praticare ai tre pastorelli un anno prima delle manifestazioni di Maria a Fatima, solo che indicò anche ciò che nella preghiera dovevano dire per dare il senso alla prostrazione: «Dio mio! Credo, adoro, spero e amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano». Qualcuno, vedendo la foto degli “oranti” dei Giardini Vaticani, è riuscito a immaginare una preghiera del genere nei loro cuori? Che abisso tra loro e i tre pastorelli, anche se nei Giardini Vaticani c’era il Romano Pontefice!

La seconda considerazione riguarda proprio la presenza del Romano Pontefice. Non è che la sua semplice presenza giustifichi, rettifichi dottrinalmente, santifichi tutto. La distorsione rimane e genera l’ipotesi di un discernimento sbagliato. Questa considerazione va però affiancata dalla fede che lo Spirito Santo inviato alla Chiesa veglia in modo particolare sulla Sede romana di Pietro e, pur permettendo momentanee “distrazioni umane” - chiamiamole così -, in tempi lunghi e in continuità opererà le dovute correzioni per cui la Sede di Pietro conserverà sempre il senso di Cristo. Per cui ogni cristiano, pur esprimendo rispettosamente le debite riserve, è tenuto a pregare con e per il Romano Pontefice Francesco e a restare in comunione con lui, magari con una dose di sofferenza, ma in comunione.

Tuttavia, quello che è capitato è capitato - non solo nei Giardini Vaticani ma anche il giorno dopo in Basilica Vaticana e poi a Santa Maria in Traspontina con quella ragazza scondottata sulla canoa portata a spalle, ecc. - e nasce il problema di come assimilarlo e viverlo in modo non negativo e spiritualmente.

Al riguardo mi vengono in mente due citazioni bibliche: «Se trasgredite l’alleanza che il Signore vostro Dio vi ha imposto, andando a servire altri dei e prostrandovi davanti a loro, l’ira del Signore si accenderà contro di voi e voi sarete spazzati via dalla terra buona che egli vi ha dato» (Gs 23,16); «Quando vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele...» (Mt 24,15). Naturalmente è doveroso, come spiegherebbero gli esegeti e i teologi, ridimensionare le citazioni collocandole nel loro contesto storico e basta, senza riferirle alla nostra attualità. Ma è proprio vero che non si riferiscono alla nostra attualità? Ipotizzo di no, perché sembrano quasi una fotografia di quanto successo...

E allora spiritualmente credo che bisognerebbe reagire facendo proprie e frequenti le preghiere di due grandi oranti quali Mosè ed Elia in occasioni critiche di deviazioni del popolo: «Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo» (Es 32,12); «Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!» (1Re 18,37). Per cui la preghiera di un buon cristiano di fronte a quanto visto potrebbe essere: “Signore, desisti dall’ardore della tua ira, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore”. Questo nel nome di Gesù e unendoci alla preghiera di Maria e di tutti i santi (il Signore infatti non verrà e non viene da solo, ma “con tutti i suoi santi”; cfr. 1Ts 3,13).

Credo che questa preghiera, più che le infinite analisi e proteste, darebbe tranquillità e permetterebbe di entrare nel “cuore” della Chiesa, da dove lo Spirito guida gli uomini di governo, che decidono e che votano.

Ma con la preghiera ho anche fatto un sogno: come sarebbe bello che queste cose le dicesse qualche vescovo, invece di lasciarle dire a un povero diavolo come il sottoscritto!

Riccardo Barile

https://lanuovabq.it/it/priapo-in-vaticano-come-dovrebbe-reagire-un-fedele

Sinodo senza censure. I nomi dei componenti dei circoli linguistici e l’intervento di un cardinale “fuori le mura”


Nelle stesse ore in cui sono stati pubblicati i “Report” dei dodici circoli linguistici del sinodo dell’Amazzonia, il cardinale Walter Brandmüller ha nuovamente levato alta la voce su quella che è la vera posta in gioco: non la foresta amazzonica, ma la fede cattolica stessa.
L’ha fatto con un intervento sull’agenzia austriaca Kath.net prontamente tradotto in inglese da Maike Hickson su LifeSite News:
Brandmüller fa notare che vi sono due significati della parola religione. Nel primo la religione è il prodotto del confronto dell’uomo con il mistero dell’esistenza in cui è immerso, quindi alla fine con se stesso. Nel secondo, invece, che è il significato cristiano, la religione è un dialogo dell’uomo con un Dio che gli si rivela, che gli rivela una verità ultraterrena.
Il modernismo – ricorda il cardinale – ha voluto mettere da parte il secondo concetto di religione per sostituirlo con il primo, con una religione che si gioca tutta nella dimensione del soggetto. Ma proprio questo è ciò che il sinodo sull’Amazzonia sembra voler fare: sostituire la religione nel significato cristiano con una di tipo naturalistico e panteistico.
Brandmüller nota che già nell’”Intrumentum laboris”, cioè nel documento base del sinodo, è evidente questa rottura con la tradizione e la ragion d’essere della Chiesa, una rottura che accantona persino i documenti del Concilio Vaticano II, mai citati se non in un paio di note marginali.
In particolare, ha del clamoroso il silenzio sul decreto conciliare “Ad gentes”, che tratta proprio dell’attività missionaria e che ammonisce la Chiesa a “non intromettersi ‘nullo modo’ nel governo della città terrena” mettendo in ombra l’annuncio del Vangelo.
Il cardinale conclude denunciando l’ambiguità con cui si maschera il capovolgimento in atto, come già avvenuto con “Amoris laetitia”, dove l’abbandono della dottrina della Chiesa sul matrimonio lo si è nascosto in una piccola nota a piè di pagina.
Il testo del cardinale Brandmüller è riprodotto integralmente più sotto, in inglese.
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Ma prima è utile dare qualche informazione in più sui “Report” dei dodici circoli linguistici del sinodo, resi pubblici oggi, 18 ottobre.
All’opposto dei sinodi passati, questa volta la sala stampa vaticana non ha resa nota la composizione dei dodici circoli, con tutti i nomi di chi vi ha preso parte. Ha solo comunicato i nomi dei “moderatori” e dei “relatori”. Col risultato che di ciascun “Report” non si sono voluti far conoscere gli autori.
Questa censura senza precedenti – hanno detto i massimi responsabili della comunicazione vaticana – è frutto di una decisione sovrana di papa Francesco.
E allora ecco qui di seguito qualcuno dei nomi che si sono voluti tacere, circolo per circolo, ricavati dall’elenco completo e seguiti dalle frasi chiave dei “Report” dei rispettivi gruppi.
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CIRCOLO ITALIANO “A”
Marc Ouellet, cardinale prefetto della congregazione per i vescovi,
Pietro Parolin, cardinale segretario di Stato,
Christoph Schönborn, cardinale arcivescovo di Vienna,
Beniamino Stella, cardinale prefetto della congregazione per il clero,
Fernando Filoni, cardinale prefetto di “Propaganda fide”,
Angelo Bagnasco, cardinale arcivescovo di Genova,
Giuseppe Bertello, cardinale presidente del governatorato della Città del Vaticano,
Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del “C9”,
Paul R. Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati,
Flavio Giovenale, vescovo di Cruzeiro do Sul (Brasile), moderatore,
Marco Mellino, segretario del collegio dei cardinali,
Dario Bossi, superiore dei missionari comboniani in Brasile, membro della REPAM, relatore,
Antonio Spadaro, S.I., direttore de “La Civiltà Cattolica”,
Giacomo Costa, S.I., segretario della commissione per l’informazione,
Guzmán Carriquiry, già segretario della pontificia commissione per l’America latina.
“Si possono valorizzare simboli e gesti delle culture locali nella liturgia della Chiesa in Amazzonia, conservando l’unità sostanziale del rito romano”.
“Alcuni padri sinodali chiedono che in comunità cristiane con un cammino di fede consolidato siano ordinate persone mature, rispettate e riconosciute, di preferenza indigene, celibi o con una famiglia costituita e stabile… Altri padri sinodali considerano che la proposta concerne tutti i continenti, potrebbe ridurre il valore del celibato, o far perdere lo slancio missionario a servizio delle comunità più distanti. Ritengono che, in virtù del principio teologico di sinodalità, il tema dovrebbe essere sottoposto all’opinione di tutta la Chiesa e suggeriscono, pertanto, un Sinodo universale a riguardo”.
CIRCOLO ITALIANO “B”
Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede, moderatore,
Robert Sarah, cardinale prefetto della congregazione per il culto divino,
Kurt Koch, cardinale presidente del pontificio consiglio per l’unità dei cristiani,
Mauro Piacenza, cardinale penitenziere maggiore,
Giuseppe Versaldi, cardinale prefetto della congregazione per l’educazione cattolica,
Vincenzo Paglia, presidente della pontificia accademia per la vita,
Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della pontificia accademia delle scienze,
Salvatore Fisichella, prefetto del pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione,
Adriano Ciocca Vasino, vescovo di São Felix (Brasile),
Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, relatore,
Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone,
Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food.
“Si avanza la proposta di intraprendere la via di un proprio ‘Rito amazzonico’ che permetta di sviluppare sotto l’aspetto spirituale, teologico, liturgico e disciplinare la ricchezza singolare della Chiesa cattolica in Amazzonia”.
“Alcuni esprimono perplessità circa la mancanza di riflessione sulle cause che hanno portato alla proposta di superare in qualche forma il celibato sacerdotale come espresso dal Concilio Vaticano II (PO 16) e dal magistero successivo”.

CIRCOLO PORTOGHESE “A”
Neri José Tondello, vescovo di Juina (Brasile), relatore,
Jesús María Cizaurre Berdonces, vescopvo di Bragança do Pará (Brasile), moderatore.
“Pedimos Santo Padre que admita para a região Pan Amazônica, homens ao ministério presbiteral, e mulheres ao diaconato, de preferência indígenas, respeitados/as e reconhecidos/as por sua comunidade, mesmo que já tenham uma família constituída e estável”.
“Pedimos um rito amazônico com patrimônio teológico, disciplinar e espiritual que expresse ao mesmo tempo a universalidade e catolicidade da Igreja, na Amazônia”.
CIRCOLO PORTOGHESE “B”
Erwin Kräutler, vescovo emerito di Xingu (Brasile),
Evaristo Pascoal Spengler, vescovo di Marajó (Brasile), relatore,
Pedro Brito Guimarães, arcivescovo di Palmas (Brasile), moderatore.
“Adequar os rituais cristãos, assumir rituais dos povos e empreenda processos de iniciação à vida cristã e elaboraçao de uma liturgia proprios”.
“Foi considerada como necessária para a Panamazonia a ordenação dos homens casados”.
“Dado que o Concílio Vaticano II restaurou o Diaconato Permanente para homens – porque é bom e útil para a Igreja – julgamos que esse mesmo argumento é válido para criar o Diaconato para as mulheres na Igreja na Amazônia”.
CIRCOLO PORTOGHESE “C”
Vilsom Basso, vescovo di Imperztgriz (Brasile), relatore,
José Belisário da Silva, arcivescovo di São Luís do Maranhão (Brasile), moderatore,
Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho (Brasile).
“Destacamos a necessidade de aprofundar o tema da ministerialidade e as várias possibilidades em relação ao diaconato, ‘viri probati’, mulheres, padres casados”.
CIRCOLO PORTOGHESE “D”
Wilmar Santin, vescovo di Itaituba (Btasile), relatore,
Bernardo Joannes Bahlmann, vescovo di Óbidos (Brasile), moderatore,
Giuliano Frigeni, vescovo di Parintins (Brasile),
Einrad Franz Josef Merkel, vescovo di Humaitá (Brasile),
Martín Lasarte Topolanski, responsabile dei missionari salesiani in Africa e America Latina,
Paulo Suess, docente di teologia inculturata in Amazzonia.
“A escuta realizada previamente ao Sínodo manifestou o desejo de conferir a ordenação presbiteral aos ‘viri probati’, assim como o ministério da diaconia para mulheres. Esses dois pontos pedem um posterior amadurecimento e aprofundamento
CIRCOLO SPAGNOLO “A”
Carlos Aguiar Retes, cardinale arcivescovo di México, moderatore,
José Luis Azuaje Ayala, arcivescovo di Maracaibo (Venezuela), relatore,
Jeffrey D. Sachs, docente di sviluppo sostenibile alla Columbia University, New York,
José Gregorio Díaz Mirabal, indigeno curripaco, presidente del Congresso delle Organizzazioni Indigene Amazzoniche, COICA (Venezuela).
“Se hace necesario un reconocimiento de la mujer en la Iglesia a través de la ministerialidad; por ello se propone que se realice un Sínodo dedicado a la identidad y servicio de la mujer en la Iglesia donde las mujeres tengan voz y voto”.
CIRCOLO SPAGNOLO “B”
Francisco Javier Múnera Correa, Vescovo di San Vicente del Caguán (Colombia), relatore,
Edmundo P. Valenzuela Mellid, arcivescovo di Asunción (Paraguay), moderatore,
Carlos María Galli, docente della “teologia del popolo” (Argentina),
Miguel Heinz, presidente di “Adveniat” (Germania).
“Sobre la posibilidad de plantear la cuestión del Diaconado para las mujeres en la Iglesia, este Círculo alienta para que se siga estudiando este asunto mirando más a sus posibilidades futuras que a su historia pasada”.
“Va encaminada a pedir al Santo Padre la posibilidad de conferir el Presbiterado a varones casados para la Amazonía, a modo excepcional, bajo circunstancias específicas y para algunos pueblos determinados, estableciendo claramente las razones que lo justifican… Otras voces, en cambio, piensan que este tema debería ser estudiado y definido en una Asamblea Sinodal específica”.

CIRCOLO SPAGNOLO “C”
Kevin J. Farrell, cardinale prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita,
Jonny Eduardo Reyes Sequera, vescovo di Puerto Ayacucho (Venezuela), moderatore,
Roberto Jaramillo, S.I., presidente della conferenza dei provinciali dell’America Latina (Perù), relatore.
“Dada la tradición de la Iglesia, es posible reconocer a las mujeres el acceso a los ministerios instituidos del lectorado y del acolitado, así como al diaconado permanente”.
“Será importante discernir, mediante la consulta al pueblo de Dios y el discernimiento del ordinario del lugar la conveniencia de que hombres casados de buena reputación prepararse adecuadamente y posteriormente elegidas para el servicio presbiteral”.

CIRCOLO SPAGNOLO “D”
Ómar de Jesús Mejía Giraldo, arcivescovo di Florencia (Colombia), moderatore,
Carlos Bürgler, già vescovo di Reyes (Bolivia),
Alfredo Ferro Medina, S.I., coordinatore del Progetto Pan-Amazzonico della CPAL (Colombia), relatore,
Sebastián Robledo, parroco di San Francesco Solano, Corrientes (Argentina).
“Nos urge conferir ministerios para hombres y mujeres de forma equitativa, como diáconos permanentes”.
“Afirmando, que el celibato es un don para la Iglesia, se pide que desde las comunidades se promueva la ordenación presbiteral de personas virtuosas, presentadas por sus mismas comunidades y respetadas por la misma”.
“Tenemos también el reto de promover y vivir una liturgia inculturada, como experiencia viva de la fe con signos y símbolos propios”.

CIRCOLO SPAGNOLO “E”
Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, cardinale arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), moderatore,
José Javier Travieso Martín, vescovo di San José del Amazonas (Perù), relatore,
Birgit Weiler, della congregazione delle suore missionarie mediche (Perù),
Hans J. Schellnhuber, direttore emerito del Potsdam Institute for Climate Impact Research (Germania).
“En cuanto a la misión de la mujer en la Iglesia se propone instaurar un ministerio oficial de la mujer en la Iglesia (cf. IL. 129 a3), incentivando y favoreciendo participación en el liderazgo eclesial que no requiere el sacramento del orden”.
“Inculturación de la liturgia: conformar comisiones encargadas de preparar un rito amazónico”.
CIRCOLO FRANCESE-INGLESE
Jean-Claude Hollerich, S.I., cardinale arcivescovo di Lussemburgo, presidente della “Commissio Episcopatum Unionis Europaeae”, moderatore,
Reinhard Marx, cardinale arcivescovo di Monaco,
Sean Patrick O’Malley, cardinale arcivescovo di Boston,
Peter Kodwo Turkson, cardinale prefetto del dicastero per lo sviluppo umano integrale,
Oswald Gracias, cardinale arcivescovo di Bombay,
Emmanuel Lafont, vescovo di Cayenne (Guyana Francese), relatore,
Robert W. McElroy, vescovo di San Diego.
“La palabra ‘sacerdote’ tiene muchos significados. El que ofrece sacrificio, no necesita ser el jefe de la comunidad. No necesita ser párroco. La historia y la teología han unido demasiadas cosas: enseñar, santificar, gobernar… Debemos aceptar que las diferentes situaciones requieren diferentes iniciativas”.
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What is at stake: It is not about the Amazon, but, rather, about everything
by Cardinal Walter Brandmüller
It would be a fatal error to think that the promoters of the current Synod of Bishops were truly concerned only about the well-being of the indigenous tribes of the Amazon forests. They are, rather, obviously being instrumentalized in order to push an agenda which concerns the Universal Church and which has its roots largely in the 19th century.
What is here at stake is not more and is not less than the Catholic Faith, the Judeo-Christian Faith plain and simple. First, one here has to ask the decisive, fundamental question: “What is religion anyway?”
It is nearly uncontested that “religion” is an essential element of human existence. However, it is not clear at all – or generally known – what it means. There exist answers to that very question that are quite contradictory. In its essence, the question is whether religion is either the result of human attempts to preserve and manage one's own existence – that it to say, as a human-cultural product – or whether it is to be understood otherwise.
In the first case, religion stems from the reflection on the experience of existential depths of the person, that is to say his finality. But that means that religion is nothing else but man's encounter with himself. This then also would be the consequence of the cult of reason as promoted by the Enlightenment. Here now – and we remember Rousseau – the ideal of the “noble savage” appears, in contrast to the enlightened European autonomous thinker.
Religion as an encounter with one's self is an understanding of religion which indeed has considerable consequences, inasmuch as the developments in a person's life necessarily can bring forth changes, if not contradictions, of such “religious” experiences. Here, then, also the notion of evolution comes in, which means that, along with the progression of human development, there takes place also a development of the religious (self-) awareness. As a result, changing new insights may then exceed and replace insights that were earlier gained. Thus, it can lead to a step backwards – but a step which is seen as progress – a falling behind the culture of Europe, as in the case of the Amazon.
The history of the Judeo-Christian religion stands here in sharp contrast to this notion of religion as self-realization of man.
When Jews and Christians speak of religion – with its forms of expressions in doctrine, morals, and cult – then they mean the way and manner with which man responds to a extra- or supra-worldly reality which comes to him from outside. In plain language, it is about man's response to the Creator's self-communication-revelation to His creature, man. This is an actual dialogical event between God and man.
God speaks – in whatever form – and man gives an answer. It is a dialogue. The religious concept of Modernism, on the other hand, means a monologue: man remains alone with himself.
This dialogical event started with God's calling upon man, as the history of the people of Israel testifies.
God's address to His chosen people took place in the course of an eventful history that, at each step, led to a higher level. The Letter to the Hebrews begins with the words: “Long ago God spoke to our ancestors in many and various ways by the prophets, but in these last days He has spoken to us by a Son.” The Gospel of St. John calls this Son the Incarnate Word of the Eternal God. He is and He brings the final Revelation, which can be found in written form in the biblical books and in the authentic oral tradition of the community of disciples chosen by Jesus Christ, out of which the Church grew. All this has happened once and for all and is universally valid with regard to space and time.
But this means, with regard to our concrete problem of the “Amazon Synod,” that the facts as described above exclude a concept of religion which has some kind of geographical or temporary limits. But that means that also an Amazonian Church is theologically unthinkable. It is the One, Holy, Catholic, and Apostolic (and therefore Roman) Church to whom the transmission of the Gospel and the transmission of Christ's Grace to all peoples of all times have been entrusted and to whom the light and strength of God's Spirit is promised for the fulfillment of this mission.
She [the Church] lives up to this mission – with the help of the Holy Spirit – by fulfilling her magisterial and her pastoral ministry throughout history.
This having been made clear from the outset, an almost alarming observation has now to be pointed out. The “Instrumentum Laboris” of the Synod contains – apart from just five rather marginal quotations – no reference whatsoever to Councils and the Papal Magisterium. Particularly spectacular is the total absence of Vatican II (apart from two rather marginal references). The fact that such important and thematically relevant documents as the Decree on the Mission Activity of the Church, “Ad Gentes” – quite apart from the Major Constitutions on the Liturgy, Revelation and the Church – are at no point quoted, is simply incomprehensible. The same applies to the post-conciliar Magisterium and the important encyclicals.
This ignoring of the doctrinal tradition of the Church – and the fact that, in its place, almost exclusively the Latin American Synod of Aparecida of the year 2007 is quoted – can only be understood as a spectacular break with previous history. Moreover, this quasi absolutizing of this assembly [of Aparecida] also raises the question of the Latin American understanding of ecclesial “Communio” on the universal level.
Finally, let us consider, in passing, an open contradiction in the “Instrumentum Laboris” concerning the Decree on the Mission Activity of the Church, Ad Gentes. This Decree states (No. 12) that the Church in no way (nullo modo!) wishes to intrude into the politics (namely, the politics of the mission countries) and therefore does not claim any worldly authority. This is a clear statement of a conciliar document, which, however, is diametrically opposed by large parts of the “Instrumentum Laboris”.
In short: the authors of the “Instrumentum Laboris” ignore the Second Vatican Council and – as mentioned – all of the documents of the post-conciliar Magisterium interpreting the Council. But this means – as also already mentioned – a break with the dogmatically binding tradition. Actually also with the universality of the Church. The fact that this break is, so to speak, being put into action in an “underhanded” fashion, i.e., in a hidden and secretive manner, is all the more disturbing.
The method practiced here, however, follows the model of “Amoris Laetitia,” where the attempt to cancel out the doctrine of the Church is to be found in the now much-discussed footnote 351.
Looking back now on what has been said, it may have become clear that the disputes over the Amazon Synod are only very superficially about the indigenous population of the Amazon which is itself quite small in numbers.
Rather, the frightening question arises whether the protagonists of this synod are not more concerned with the attempt secretly to replace religion as man's answer to the call of its Creator by a pantheistic natural religion of man – namely, by a new variant of Modernism from the beginning of the 20th century. It is difficult not to think of the eschatological texts of the New Testament!
Now it is up to the assembled bishops of the Amazon Synod – and finally to Pope Francis himself – whether such a break with the Church's constitutive tradition can come to happen despite the inevitable, dramatic consequences.
The remarks of Pope Francis about the expected fate of the “Instrumentum Laboris” – can they awaken hope?
Settimo Cielo
di Sandro Magister 18 ott
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/10/18/sinodo-senza-censure-i-nomi-dei-componenti-dei-circoli-linguistici-e-l%E2%80%99intervento-%E2%80%9Cfuori-le-mura%E2%80%9D-di-un-cardinale/

Cronache dal futuro / L’undicesimo sinodo amazzonico e quella strana figura femminile

Attenzione. Il presente articolo fa uso di IRONIA. Chiunque sia allergico all’IRONIA si astenga dalla lettura. O, se proprio vuole leggere, si astenga poi dagli insulti nei confronti dell’autore.
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Oggi, 18 ottobre 2119, durante il consueto briefing nella sala stampa della Santa Sede sul sinodo in corso, il  rappresentante del Vaticano ha negato che la statua apparsa in alcune celebrazioni sia quella della cosiddetta “Vergine Maria” ma non è stato in grado di spiegare se effettivamente si tratti, come da alcuni è stato ipotizzato, di una nuova versione della Pachamama.
Il funzionario dei media vaticani inizialmente ha detto di non sapere chi esattamente fosse la misteriosa figura femminile (abbigliata con una tunica azzurra e un velo bianco) che è stata vista durante eventi che hanno coinvolto il papa, sia nella basilica di San Pietro sia nei giardini vaticani. Poi, pressato dai giornalisti e sottolineando che il simbolo va comunque considerato come un’astrazione e non come oggetto devozionale, ha risposto che chiederà delucidazioni in proposito alle competenti autorità ecclesiastiche.
Durante il medesimo briefing alcuni leader indigeni hanno sostenuto però che le cerimonie, proprio a causa dell’impiego della statua raffigurante la donna misteriosa, potrebbero anche essere classificate come “cattoliche”, il che, se fosse vero, segnerebbe un  preoccupante passo indietro rispetto a quanto si afferma nell’Instrumentum laboris di questo undicesimo sinodo pan-amazzonico, e cioè che la Chiesa deve definitivamente assumere un volto amazzonico.
“A mio giudizio – ha dichiarato un gesuita interpellato dai mass media – la natura della statua è aperta all’interpretazione e ci sono forti possibilità che si tratti, per nostra fortuna, di una versione della Madre Terra, ma una cosa è certa: non può trattarsi della Vergine Maria. Se lo fosse, saremmo di fronte a qualcosa di gravissimo”.
Il funzionario vaticano presente in sala stampa ha invitato i giornalisti, in ogni caso, a evitare eccessivi sospetti: “Vedere ovunque simboli cattolici, anche dove non ve ne sono, significa vedere il male anche dove non ce n’è”.
Ma la stampa non demorde. Conoscere la vera natura della statua, ha sostenuto durante il briefing una giornalista americana, sarebbe molto importante per capire quale tipo di rito si è svolto nei giardini vaticani e se per caso si sia trattato di una concessione alla liturgia cattolica e quindi di una negazione dei progressi che hanno condotto ad abbracciare il paganesimo.
Il video dell’evento nei giardini vaticani, lo ricordiamo, mostra il papa che presiede una cerimonia durante la quale, oltre a piantare come di consueto alcuni alberi, questa volta Francesco VII sembra pregare davanti alla statua della donna con la tunica azzurra e il velo bianco, il che ha indotto numerosi osservatori a interrogarsi: siamo forse di fronte a una concessione, sia pure non esplicita, alla superata liturgia cattolica? Inutile dire che le preoccupazioni da parte dei fedeli di tutto il mondo sono notevoli.
Durante il briefing gli alberi piantati dal papa sono stati definiti “sacri” dal rappresentante vaticano, ma ciò è scontato. Tutti i giornalisti volevano sapere in realtà chi fosse la misteriosa signora con le mani giunte, gli occhi rivolti al cielo e un volto che è stato definito come “insolitamente bello”, ovvero molto diverso (e anche questo aspetto ha suscitato preoccupazione), rispetto a tutti gli altri simboli indigeni, doverosamente brutti, che la Chiesa ha fatto propri da tempo.
A.M.V.

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