ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 27 novembre 2019

Cosa faccio, la metto nel cassetto?

Perquisizioni in segreteria di Stato. Il papa: “Ho firmato io l’autorizzazione”


Martedì 26 novembre, sull’aereo che lo riportava da Tokyo a Roma, nella consueta conferenza stampa al ritorno da ogni suo viaggio, papa Francesco ha risposto a due domande riguardanti le turbolenze finanziarie vaticane di cui ha dato conto Settimo Cielo nel precedente post:
Questa che segue è la trascrizione non ufficiale delle due domande e risposte, pubblicata da Vatican News assieme alla registrazione audio integrale della conferenza stampa..

Con tre delucidazioni preliminari, per agevolare la lettura:
1. Il revisore dei conti che, con l’accordo del papa, ha messo in moto l’inchiesta per corruzione è per l’esattezza un revisore dei conti “aggiunto”, facente funzione. Il suo nome è Alessandro Cassinis Righini. La carica vera e propria è vacante dal settembre del 2017, da quando cioè fu burrascosamente cacciato il suo primo e finora ultimo titolare, Libero Milone. Cacciato, a suo dire, proprio per aver voluto fare chiarezza nei conti della segreteria di Stato e dell’APSA, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, chiarezza respinta dall’allora sostituto segretario di Stato Giovanni Anglo Becciu come “spionaggio nelle vite private”.
2. Stando a quanto dice ora Francesco, non solo le denunce e l’avvio dell’indagine da parte della magistratura vaticana sono state previamente autorizzate dal papa, ma anche le perquisizioni del 1 ottobre negli uffici della segreteria di Stato e dell’AIF, compiute dalla gendarmeria vaticana agli ordini del comandante Domenico Giani, poco dopo costretto dallo stesso papa a dimettersi.
3. Nonostante ripetutamente dica di attenersi alla presunzione di innocenza nei confronti dei funzionari vaticani sospesi dal servizio e sottoposti ad indagine, papa Francesco dichiara a più riprese d’essere convinto che “corruzione” vi è stata.
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Dalla conferenza stampa di papa Francesco sul volo Tokyo-Roma
Vatican News, 26 novembre 2019
CRISTIANA CARICATO, Italia, TV 2000 – La gente legge sui giornali che la Santa Sede ha acquistato immobili per centinaia di milioni nel cuore di Londra e rimane un po’ sconcertata da questo uso delle finanze vaticane, in particolare quando viene coinvolto anche l’Obolo di San Pietro. Lei sapeva di queste operazioni finanziarie e soprattutto, secondo lei, è corretto l’uso che viene fatto dell’Obolo? Lei spesso ha detto che non si devono fare i soldi con i soldi, ha denunciato quest’uso spregiudicato della finanza, poi però vediamo che queste operazioni coinvolgono anche la Santa Sede, e questo scandalizza. Come vede tutta questa vicenda?
PAPA FRANCESCO – Grazie. Prima di tutto, la buona amministrazione normale: ti arriva la somma dell’Obolo di San Pietro, e che cosa faccio, la metto nel cassetto? No, questa è una cattiva amministrazione! Cerco di fare un investimento e quando ho bisogno di dare, quando ci sono le necessità, in un anno, si prendono [i soldi] e quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po’. Questa è una buona amministrazione. L’amministrazione ‘del cassetto’ è cattiva. Ma si deve cercare una buona amministrazione, un buon investimento: chiaro questo? Anche un investimento come da noi si dice, ‘da vedove’, come fanno le vedove: due uova qui, tre qui, cinque lì. Se cade uno, c’è altro e non si rovina. E sempre sul sicuro e sempre sul morale: se tu fai un investimento dell’Obolo di San Pietro su una fabbrica di armamenti, l’Obolo non  è l’Obolo lì. Se tu fai un investimento e per anni senza toccare il capitale, non va. L’Obolo di San Pietro si deve spendere in un anno, un anno e mezzo, fino a che arrivi l’altra colletta che si fa mondialmente. E questa è buona amministrazione: sul sicuro. Anche, sì, si può comprare una proprietà, affittarla e poi venderla, ma sul sicuro, con tutte le sicurezze per il bene della gente dell’Obolo.
Poi è accaduto quello che è accaduto, uno scandalo: hanno fatto cose che non sembrano pulite. Ma la denuncia non è venuta da fuori. Quella riforma della metodologia economica che aveva già incominciato Benedetto XVI è andata avanti ed è stato il revisore dei conti interno a dire: qui c’è una cosa brutta, qui c’è qualcosa che non funziona. È venuto da me e gli ho detto: Lei è sicuro? Sì, mi ha risposto, mi ha fatto vedere e mi ha chiesto: Cosa devo fare? E io: C’è la giustizia vaticana, vada e faccia la denuncia al promotore di giustizia. E in questo io sono rimasto contento perché si vede che l’amministrazione vaticana adesso ha le risorse di chiarire le cose brutte che succedono dentro, come questo caso, che se non è il caso dell’immobile di Londra – perché ancora questo non è chiaro – ma lì c’erano casi di corruzione.
Il promotore di giustizia ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio. Poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni: c’è una presunzione di corruzione e mi ha detto che doveva farle in questo, in quest’altro e in quest’altro ufficio. Io ho firmato l’autorizzazione.
È stata fatta la perquisizione in cinque uffici e al giorno di oggi – sebbene c’è la presunzione di innocenza -– ci sono i capitali che non sono amministrati bene anche con corruzione. Credo che in meno di un mese incominceranno gli interrogatori delle cinque persone che sono state bloccate perché c’erano indizi di corruzione. Lei potrà dirmi: questi cinque sono corrotti? No, la presunzione di innocenza è una garanzia, un diritto umano. Ma c’è corruzione, si vede. Con le perquisizioni si vedrà se sono colpevoli o no. È una cosa brutta, non è bello che succeda questo in Vaticano. Ma è stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare e che papa Benedetto aveva cominciato a fare. Per questo io ringrazio Dio. Non ringrazio Dio perché c’è la corruzione, ma lo ringrazio perché il sistema di controllo vaticano funziona bene.
PHILIP PULLELLA, Stati Uniti, Reuters – C’è preoccupazione nelle ultime settimane per quello che sta succedendo nelle finanze del Vaticano e secondo alcuni c’è una guerra interna su chi deve controllare i soldi. La maggior parte dei membri del consiglio di amministrazione dell’AIF si è dimessa. Egmont, che è il gruppo di queste autorità finanziarie, ha sospeso il Vaticano dalle comunicazioni sicure dopo il raid (le perquisizioni - ndr) del 1 ottobre. Il direttore dell’AIF è ancora sospeso, come ha detto lei e ancora non c’è un revisore generale. Che cosa può fare o dire lei per garantire alla comunità finanziaria internazionale e ai fedeli chiamati a contribuire all’Obolo, che il Vaticano non tornerà a essere considerato un ‘paria’ da tenere escluso, di cui non fidarsi, e che le riforme continueranno e che non si tornerà alle abitudini del passato?
PAPA FRANCESCO – Il Vaticano ha fatto passi avanti nella sua amministrazione: per esempio lo IOR oggi è accettato da tutte le banche e può agire come le banche italiane, cosa che un anno fa ancora non c’era, ci sono stati dei progressi. Poi, sul gruppo Egmont: è una cosa non ufficiale internazionale, è un gruppo di appartenenti all’AIF, e il controllo internazionale non dipende dal gruppo Egmont, che è un gruppo privato anche se ha il suo peso. Monyeval farà l’ispezione programmata per i primi mesi dell’anno prossimo, la farà.
Il direttore AIF è sospeso perché c’erano sospetti di non buona amministrazione. Il presidente dell’AIF si è fatto forza con il gruppo Egmont per riprendere la documentazione [sequestrata] e questo la giustizia non può farlo. Davanti a questo io ho fatto una consultazione con un magistrato italiano, di livello: cosa devo fare? La giustizia davanti a un’accusa di corruzione è sovrana in un Paese, nessuno può immischiarsi lì dentro, nessuno può dare le carte al gruppo Egmont, Devono essere studiate le carte che fanno emergere quella che sembra una cattiva amministrazione nel senso di un cattivo controllo: è stato l’AIF a non controllare – sembra – i delitti degli altri. Il suo dovere era controllare. Io spero che si provi che non è così, ora c’è la presunzione di innocenza. Ma per il momento il magistrato è sovrano e deve studiare come sono andate le cose perché in caso contrario un Paese avrebbe una amministrazione superiore che lederebbe la sua sovranità.
Il presidente dell’AIF scadeva il 19 [novembre], io l’ho chiamato alcuni giorni prima e lui non se n’è accorto, mi ha detto in seguito. E ho annunciato che il 19 lasciava. Ho già trovato il successore, un magistrato di altissimo livello giuridico ed economico nazionale e internazionale, e al mio rientro assumerà l’incarico della presidenza dell’AIF. Sarebbe stato un controsenso che l’autorità di controllo fosse sovrana sopra lo Stato. È una cosa non facile da capire. Quello che ha un po’ disturbato è il gruppo Egmont, che è un gruppo privato: aiuta tanto ma non è l’autorità di controllo del Moneyval. Moneyval studierà i numeri, studierà le procedure, studierà come ha agito il promotore di giustizia e come il giudice e i giudici hanno determinato la cosa.
Io so che in questi giorni incomincerà l’interrogatorio di alcuni dei cinque che sono stati sospesi. Non è facile, ma non dobbiamo essere ingenui, non dobbiamo essere schiavi. Qualcuno mi ha detto, ma io non credo, che con questo fatto che abbiamo toccato il gruppo Egmont, la gente si spaventa e si sta facendo un po’ di terrorismo. Lasciamo da parte questo. Noi andiamo avanti con la legge, con il Moneyval, con il nuovo presidente dell’AIF. E il direttore è sospeso: magari fosse innocente, io vorrei perché è una cosa bella che una persona sia innocente e non colpevole, lo spero. Ma è stato fatto un po’ di rumore con questo gruppo che non volevano che si toccassero le carte che appartenevano al gruppo.
È la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori tante volte . Ci hanno detto tante volte e noi con tanta vergogna… Ma papa Benedetto è stato saggio, ha cominciato un processo che è maturato, maturato e adesso ci sono le istituzioni. Che il revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone, sta funzionando. Davvero, non voglio offendere il gruppo Egmont perché fa tanto bene, aiuta, ma in questo caso la sovranità dello Stato è la giustizia, che è più sovrana del potere esecutivo. Non è facile da capire ma vi chiedo di capirlo.
Settimo Cielo
di Sandro Magister 26 nov
Il Papa: «No al possesso di armi nucleari entri nel Catechismo»
Nel volo di ritorno dal viaggio apostolico in Thailandia e Giappone, Francesco ha proposto di cambiare il Catechismo per dire che «non solo l’uso» ma «anche il possesso» delle armi nucleari «è immorale». E sulla delicata vicenda delle finanze, il pontefice ha detto che «è la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro».
Papa Francesco ha fatto ritorno a Roma dal viaggio apostolico in Thailandia e Giappone. Prima di lasciare il Paese nipponico, ultima tappa della visita, il pontefice ha celebrato la Santa Messa con i membri della Compagnia di Gesù nella Cappella del Kulturzentrum della Sophia University. Nell’università, dopo aver salutato gli ammalati, il papa ha anche pronunciato il suo ultimo discorso rivolgendosi ai 700 studenti presenti e chiedendo loro di coltivare il “desiderio profondo di creare una società sempre più umana, compassionevole e misericordiosa” capace di andare oltre “l’efficienza e l’ordine” che notoriamente caratterizzano la società giapponese.
Ripartendo da Tokyo verso Roma, Francesco ha inviato un telegramma all'imperatore Naruhito esprimendo apprezzamento per l’ospitalità ricevuta. Dopo essere atterrato a Fiumicino alle 16:13 italiane, il Santo Padre si è diretto, come di consueto, a pregare nella Basilica di Santa Maria Maggiore di fronte all'icona di Maria Salus Populi Romani.
Durante la traversata oceanica non è mancato il tradizionale botta e risposta con i giornalisti accreditati sull'aereo papale. Non c'è stata alcuna domanda su monsignor Zanchetta, l'ex vescovo di Orán poi trasferito in Vaticano come assessore all'Apsa e nei confronti del quale la magistratura argentina ha spiccato un mandato di arresto per abusi sessuali. Ma molti sono stati gli spunti interessanti dalla conferenza.
IL PAPA: “LA LUCE VIENE DALL’ORIENTE”
Tirando le somme del viaggio appena concluso, Francesco ha elogiato i popoli visitati, sostenendo che “la luce viene dall’oriente, il lusso, il consumismo viene dall’Occidente”. "L’Oriente è capace di guardare le cose con occhi che vanno oltre, non vorrei usare la parola ‘trascendente’ perché alcune religioni orientali non fanno cenno alla trascendenza ma ad una visione oltre il limite dell’immanenza, senza però dire trascendenza; per questo uso espressioni come poesia, gratuità, la ricerca della propria perfezione nel digiuno, nelle penitenze, nella lettura della saggezza dei saggi orientali”.
NAGASAKI E LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI
Parlando di Hiroshima e Nagasaki, le città colpite dal bombardamento atomico e da lui visitate, il papa ha evidenziato una differenza storica: “Nagasaki non ha avuto solo la bomba ma anche i cristiani. Nagasaki ha radici cristiane, il cristianesimo è antico, la persecuzione dei cristiani c’era in tutto il Giappone ma in Nagasaki è stata molto forte”. E sulla persecuzione, ha raccontato di aver ricevuto in regalo un facsimile del legno con su scritto "Wanted" in riferimento ai cristiani.
“IMMORALE” L’USO E IL POSSESSO DELLE ARMI NUCLEARI
E a proposito di armi nucleari, Francesco ha detto: «L’uso delle armi nucleari è immorale, per questo deve andare nel Catechismo della Chiesa Cattolica, e non solo l’uso, anche il possesso, perché un incidente o la pazzia di qualche governante, la pazzia di uno può distruggere l’umanità».
IL “NO” DI FRANCESCO A PENA DI MORTE ED ERGASTOLO
Sollecitato su una domanda relativa alla situazione di un condannato a morte presente alla Messa al Tokyo Dome, Francesco ha detto che “la pena di morte non si può fare, non è morale”. Ma il pontefice è andato oltre, parlando in generale della pena: “La condanna deve essere sempre per il reinserimento, una condanna senza finestre di orizzonte non è umana. Anche per l’ergastolo si deve pensare come l’ergastolano si possa reinserire, dentro o fuori”.
“MI PIACEREBBE ANDARE A PECHINO”
Nei giorni del viaggio apostolico, non era mancato chi aveva sollevato delle perplessità sul contenuto del telegramma - giudicato troppo scarno alla luce delle manifestazioni in corso a Hong Kong - inviato dal papa al capo dell'esecutivo, Carrie Lam, per il sorvolo sull'ex colonia. Sulla situazione di Hong Kong e sulla Cina in generale, queste le parole integrali del papa: "I telegrammi si mandano a tutti i Capi di Stato, è una cosa automatica di saluto ed è anche un modo cortese di chiedere permesso di sorvolare il loro territorio. Questo non ha un significato né di condanna né di appoggio. È una cosa meccanica che tutti gli aerei fanno quando tecnicamente entrano, avvisano che stanno entrando, e noi lo facciamo con cortesia. Questo non ha alcun valore nel senso della sua domanda, ha soltanto un valore di cortesia. Per l’altra cosa che lei mi dice: se ci pensiamo, poi, non è soltanto Hong Kong. Pensi al Cile, pensi alla Francia, la democratica Francia: un anno di gilet gialli. Pensi al Nicaragua, pensi ad altri Paesi latinoamericani che hanno problemi del genere e anche a qualche Paese europeo. È una cosa generale. Che cosa fa la Santa Sede con questo? Chiama al dialogo, alla pace, ma non è solo Hong Kong, ci sono varie situazioni con problemi che io in questo momento non sono capace di valutare. Io rispetto la pace e chiedo la pace per tutti questi Paesi che hanno dei problemi, anche la Spagna. Conviene relativizzare le cose e chiamare al dialogo, alla pace, perché si risolvano i problemi. E infine; mi piacerebbe andare a Pechino, io amo la Cina”.
IN AMERICA LATINA GOVERNI “MOLTO DEBOLI”
Non solo Cina, però, nelle parole del papa. Anche l'America Latina da mesi vive tensioni che non si vedevano da tempo e rischia di diventare una polveriera. Riguardo al suo continente d'origine, il pontefice ha paragonato la situazione attuale a quella del 1974-1980 e ha affermato che ciò che accade in Cile lo spaventa, “perché il Cile sta uscendo da un problema di abusi che ha fatto soffrire tanto e adesso un problema del genere che non capiamo bene". Il problema, secondo Francesco, è che in America Latina “ci sono governi deboli, molto deboli, che non sono riusciti a mettere ordine e pace, e per questo si arriva a questa situazione”.
LA ‘FRECCIATINA’ A BOLSONARO
Entrando nello specifico, rispondendo a una domanda su Evo Morales, il pontefice argentino ha lodato la via della mediazione che molte volte vede la Santa Sede in prima linea ma non ha risparmiato una 'frecciatina' a Bolsonaro, dicendo che "il Cile non so se ha fatto qualche domanda di mediazione internazionale, il Brasile certamente no, ma anche lì ci sono dei problemi; è una cosa un po’ strana, ma non vorrei dire una parola di più perché sono incompetente e non ho studiato bene e sinceramente non capisco bene".
L’ENCICLICA… DEL PROSSIMO PAPA
Cambiando argomento, di forte impatto sono state le sue dichiarazioni sul futuro. Alla domanda di un giornalista sul progetto di scrivere un’enciclica sulla non violenza, Francesco ha replicato dicendo che “la farà il prossimo Papa” aggiungendo che "ci sono progetti che sono nel cassetto" e "uno sulla pace è lì, sta maturando".
CONTRO “L’IPOCRISIA ARMAMENTISTA” DEI PAESI CRISTIANI
Partendo poi dalla sua posizione contraria all'uso delle armi, il papa ha espresso le sue convinzioni anche sul sistema multilaterale: “Le Nazioni Unite dovrebbero fare un passo in avanti rinunciando nel Consiglio di Sicurezza al diritto al veto di alcune nazioni". "Nell’equilibrio mondiale ci sono argomenti che in questo momento non sono capace di giudicare". Lodando la via dei negoziati, ha citato il caso dell'Ucraina-Russia, con lo scambio dei prigionieri. Il Santo Padre ha puntato l'indice, inoltre, contro “l’ipocrisia armamentista. Paesi cristiani, paesi europei che parlano di pace e vivono delle armi".
FINANZE, “PER LA PRIMA VOLTA SCOPERCHIATA LA PENTOLA”
La scorsa settimana c'era stato l'addio di René Brülhart alla presidenza dell'Autorità di informazione finanziaria (Aif), istituzione del Vaticano per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. La Sala Stampa della Santa Sede aveva spiegato in quell'occasione che il nome del suo successore sarebbe stato comunicato dal papa stesso sul volo di ritorno da Tokyo. Così, Bergoglio, ha voluto anche fornire alcune precisazioni sulla fine del mandato dell’avvocato di Friburgo. Molto diretta la ricostruzione del papa sulla questione che merita di essere riportata integralmente:
"Il Vaticano ha fatto passi avanti nella sua amministrazione: per esempio lo Ior oggi è accettato da tutte le banche e può agire come le banche italiane, cosa che un anno fa ancora non c’era, ci sono stati dei progressi. Poi, sul gruppo Egmont: è una cosa non ufficiale internazionale, è un gruppo di appartenenti all’Aif, e il controllo internazionale non dipende dal gruppo Egmont, che è un gruppo privato anche se ha il suo peso. Moneyval farà l’ispezione programmata per i primi mesi dell’anno prossimo, la farà. Il direttore Aif è sospeso perché c’erano sospetti di non buona amministrazione. Il presidente dell’Aif si è fatto forza con il gruppo Egmont per riprendere la documentazione (sequestrata, ndr) e questo la giustizia non può farlo. Davanti a questo io ho fatto una consultazione con un magistrato italiano, di livello: cosa devo fare?”.
“La giustizia davanti a un’accusa di corruzione è sovrana in un Paese, nessuno può immischiarsi lì dentro, nessuno può dare le carte al gruppo Egmont, Devono essere studiate le carte che fanno emergere quella che sembra una cattiva amministrazione nel senso di un cattivo controllo: è stata l’Aif a non controllare - sembra - i delitti degli altri. Il suo dovere era controllare. Io spero che si provi che non è così, ora c’è la presunzione di innocenza. Ma per il momento il magistrato è sovrano e deve studiare come sono andate le cose perché in caso contrario un Paese avrebbe una amministrazione superiore che lederebbe la sua sovranità. Il presidente dell’Aif scadeva il 19 (novembre, ndr), io l’ho chiamato alcuni giorni prima e lui non se n’è accorto, mi ha detto in seguito. E ho annunciato che il 19 lasciava. Ho già trovato il successore, un magistrato di altissimo livello giuridico ed economico nazionale e internazionale, e al mio rientro assumerà l’incarico della presidenza dell’Aif. Sarebbe stato un controsenso che l’autorità di controllo fosse sovrana sopra lo Stato. È una cosa non facile da capire”.
“Quello che ha un po’ disturbato è il gruppo Egmont, che è un gruppo privato: aiuta tanto ma non è l’autorità di controllo del Moneyval. Moneyval studierà i numeri, studierà le procedure, studierà come ha agito il Promotore di Giustizia e come il giudice e i giudici hanno determinato la cosa. Io so che in questi giorni incomincerà l’interrogatorio di alcuni dei cinque che sono stati sospesi. Non è facile, ma non dobbiamo essere ingenui, non dobbiamo essere schiavi. Qualcuno mi ha detto, ma io non credo: con questo fatto che abbiamo toccato il gruppo Egmont, la gente si spaventa e si sta facendo un po’ di terrorismo (psicologico, ndr). Lasciamo da parte questo. Noi andiamo avanti con la legge, con il Moneyval, con il nuovo presidente dell’Aif. E il direttore è sospeso: magari fosse innocente, lo vorrei perché è una cosa bella che una persona sia innocente e non colpevole, lo spero”.
“Ma è stato fatto un po’ di rumore con questo gruppo che non volevano che si toccassero le carte che appartenevano al gruppo. È la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori tante volte (lo è stata, ndr). Ci hanno detto tante volte e noi con tanta vergogna… Ma Papa Benedetto è stato saggio, ha cominciato un processo che è maturato, maturato e adesso ci sono le istituzioni. Che il Revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone, sta funzionando… Davvero, non voglio offendere il gruppo Egmont perché fa tanto bene, aiuta, ma in questo caso la sovranità dello Stato è la giustizia, che è più sovrana del potere esecutivo. Non è facile da capire ma vi chiedo di capirlo”.
L’USO DELL’OBOLO E L’INVESTIMENTO DA 200 MILIONI
Non è mancata una domanda sull'investimento a Londra di 200 milioni, definito “opaco” dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, e che aveva provocato qualche imbarazzo all'ex Sostituto alla Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu. Secondo il papa "la buona amministrazione normale" implica che quando "arriva la somma dell’Obolo di San Pietro" non la si lascia nel cassetto ma si cerca di "fare un investimento" e quando c'è bisogno "si prendono (i soldi, ndr) e quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po’". Il pontefice ha chiesto inoltre che l'investimento sia morale e quindi, ad esempio, non essere riversato su fabbriche di armi.
Ma l'Obolo di San Pietro, secondo Bergoglio, “si deve spendere in un anno, un anno e mezzo, fino a che arrivi l’altra colletta che si fa mondialmente". Rientra nella buona amministrazione, dunque, acquistare un immobile. Però, ha continuato, "poi è accaduto quello che è accaduto, uno scandalo; hanno fatto cose che non sembrano pulite. Ma la denuncia non è venuta da fuori". Il papa ha raccontato che è stato il Revisore dei conti interno ad andare da lui e dire: "Qui c’è una cosa brutta, qui c’è qualcosa che non funziona". Su quanto avvenuto, Francesco ha detto di essere rimasto contento della procedura conseguente "perché si vede che l’amministrazione vaticana adesso ha le risorse di chiarire le cose brutte che succedono dentro, come questo caso, che se non è il caso dell’immobile di Londra - perché ancora questo non è chiaro - ma lì c’erano casi di corruzione".
PRESTO GLI INTERROGATORI DEI 5 DIPENDENTI VATICANI
Il Promotore di Giustizia ha chiesto al pontefice il permesso di fare le perquisizioni che sono state autorizzate. Francesco ha rivelato che "in meno di un mese incominceranno gli interrogatori delle cinque persone che sono state bloccate perché c’erano indizi di corruzione". Bergoglio ha ricordato che per loro vale la presunzione di innocenza, pur aggiungendo che "c’è corruzione, si vede" e che con le perquisizioni "si vedrà se sono colpevoli o no". Una brutta situazione in cui però, secondo il papa, hanno retto bene quei "meccanismi interni che cominciano a funzionare e che Papa Benedetto aveva cominciato a fare".
Nico Spuntoni

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