Dopo essere stata presa in giro sui social per mesi la definizione di “sovranismo psichico” ha l’onore di essere ospitata come voce dalla Treccani online.
Forse è il caso di smettere di ridere e di chiederci se ci siano ancora limiti che i poteri mediaticamente ed economicamente più influenti (l’establishment) considerano non sorpassabili, o se oramai siamo arrivati al punto in cui si ritiene che valga tutto, assolutamente tutto, pur di abbattere l’avversario.
Già, perché ospitare come voce accreditata una formula che è dimostrabilmente un’idiozia con finalità di lotta politica spicciola ricalca esattamente una delle dinamiche descritte da George Orwell, di confisca concettuale e assoggettamento culturale.
Da un lato le istanze del ‘politicamente corretto’ mettono fuori legge tutte le espressioni che suonano come critiche dell’opinionismo mainstream, e dall’altro vengono accreditate unità concettuali farlocche e strumentali come se fossero descrittori di natura scientifica.
Da un lato le istanze del ‘politicamente corretto’ mettono fuori legge tutte le espressioni che suonano come critiche dell’opinionismo mainstream, e dall’altro vengono accreditate unità concettuali farlocche e strumentali come se fossero descrittori di natura scientifica.
Non basta dunque aver distorto pervicacemente la nozione di ‘sovranismo’, applicata originariamente in contesto francofono per le istanze di rivendicazione autonomiste su base nazionale (Quebec, Irlanda, Palestina, ecc.), trasformandola in un sinonimo di ‘nazifascismo’.Ora si passa alla fase della patologizzazione del dissenso, che viene ridotto a categoria psichiatrica, a deviazione mentale.
Esaminiamo innanzitutto la definizione che ne viene data:
“Atteggiamento mentale caratterizzato dalla difesa identitaria del proprio presunto spazio vitale.”
“Atteggiamento mentale caratterizzato dalla difesa identitaria del proprio presunto spazio vitale.”
La prima cosa da osservare è che se togliamo l’aggettivo ‘presunto’, che insinua la natura illusoria, erronea del giudizio (per il loro ‘presunto’ punto di vista obiettivo), il resto della definizione rappresenta una descrizione che si attaglia a tutte le specie viventi, a tutte le unità culturali, istituzionali e statali di cui abbiamo contezza. Infatti la “difesa identitaria del proprio spazio vitale” è qualcosa che può valere per l’identità di un organismo rispetto a fattori esogeni che ne destabilizzano l’identità, così come per ogni unità politica nota. Anche la multiculturale e multinazionale Svizzera opera in forme che tendono a preservare la difesa identitaria del proprio spazio vitale: ha una Costituzione, dei confini, leggi comuni, regole che ne definiscono l’indipendenza da altre unità politiche entro uno spazio in cui vivono i suoi cittadini.
Salvo che per colonie, protettorati o entità politiche fittizie (come alcuni paradisi fiscali), nel mondo non esistono che unità politiche per cui è ovvio che la propria identità entro uno spazio vitale vada difeso.
Tutto il peso dello stigma nella definizione sta nel carattere di illusorietà (‘presunto’), che farebbe dell’ “atteggiamento mentale” una forma di delirio, di allucinazione malata.
Le citazioni che forniscono la campionatura d’uso dell’espressione sono in questo senso eloquenti.
La prima fa riferimento ad un atteggiamento ‘paranoico’, cioè appunto ad una categoria delirante; niente viene aggiunto al quadro, salvo il giudizio insindacabile del giudicante: si tratta di patologia mentale.
La seconda addirittura, secondo il canone retorico dello ‘strawman’, inventa di sana pianta una tesi che nessuno, neanche qualche ultras neonazi etilista, ha mai sostenuto (“vogliamo metterci alla guida dell’altro 99% affermando che devono fare quello che riteniamo giusto noi?”), per poter procedere alla liquidazione forfettaria di ogni richiesta di sovranità.
La prima fa riferimento ad un atteggiamento ‘paranoico’, cioè appunto ad una categoria delirante; niente viene aggiunto al quadro, salvo il giudizio insindacabile del giudicante: si tratta di patologia mentale.
La seconda addirittura, secondo il canone retorico dello ‘strawman’, inventa di sana pianta una tesi che nessuno, neanche qualche ultras neonazi etilista, ha mai sostenuto (“vogliamo metterci alla guida dell’altro 99% affermando che devono fare quello che riteniamo giusto noi?”), per poter procedere alla liquidazione forfettaria di ogni richiesta di sovranità.
Ora, ciò che è particolarmente preoccupante in questo episodio di malcostume culturale è vedere l’abisso di malafede, arroganza e ignoranza in cui sguazzano soddisfatti precisamente quelli che sparacchiano accuse ad alzo zero di malafede, arroganza e ignoranza sui dissenzienti.
Siamo di fronte ad operazioni spudorate, prive di scrupoli, in cui vengono avvelenati i pozzi del dibattito pubblico da coloro i quali sono stati posti a guardia degli stessi.
Siamo di fronte ad operazioni spudorate, prive di scrupoli, in cui vengono avvelenati i pozzi del dibattito pubblico da coloro i quali sono stati posti a guardia degli stessi.
E’ qualcosa che eravamo abituati a leggere nelle descrizioni sull’atmosfera di falsificazione culturale nella Controriforma tridentina o nella Restaurazione napoleonica, pensando che eravamo fortunati a vivere in un’epoca che li aveva superati. E ci ritroviamo oggi con i sedicenti portatori sani di ‘illuminismo’ a fare le stesse cose, ma con meno scuse.
Andrea Zhok
Fonte: /www.facebook.com
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Recalcati: "I sovranisti? Malati di mente"
Il dottor Massimo Recalcati: "Il sovranismo è un fatto psichico. Alcuni hanno un inconscio fascista"
Il dottor Massimo Recalcati: "Il sovranismo è un fatto psichico. Alcuni hanno un inconscio fascista"
"Il sovranismo non è solo un fatto politico, ma un fatto psichico". Lo ha detto ieri a Radio Capital Massimo Recalcati, lo psicoanalista italiano vicino a Matteo Renzi e conduttore televisivo di Rai 3.
Il sovranismo, quindi, sarebbe una malattia psichiatrica.
Nell'intervista, ripresa da Repubblica, il dottor Recalcati parla del suo libro, Le nuove melanconie, in cui spiega come oggi si stia "passando dal paradigma libertino a quello securitario", sottolineando la "spinta compulsiva alla chiusura, alla solidificazione dei confini, alla loro trasfigurazione psicopatologica in muri propria di una nuova clinica securitaria".
Secondo lo piscoanalista, esiste nella popolazione del nostro tempo un "inconscio fascista", cioè una spinta a "ri-territorializzare quello che la dinamica propulsiva del desiderio di vita tende a fluidificare e de-territorializzare". Significa, in parole povere, che la spinta a difendere i confini del proprio Paese e a contrastare le frontiere aperte sarebbe dettata da una sorta di "inconscio fascista".
Ne sono un esempio, "la brexit inglese, i sovranismi nell'Europa orientale, le tendenze populiste marcate in quella occidentale". Tutte situazioni che dimostrerebbero la spinta al paradigma securitario nel nostro panorama politico. Nel corso degli anni, sostiene Recalcati, saremmo passati dalla visione berlusconiana "euforica", a quella salviniana, che "esaspera il confine come nuovo oggetto pulsionale". Oggi, secondo l'esperto, assistiamo alla "affermazione di un nuovo paradigma paranoico sul quale si è cementato il volto sovranista della destra italiana". Emergerebbe così una nuova malattia mentale: la tendenza al sovranismo.
Un pensiero, quello di Recalcati che, oltre a non essere originale, sembrerebbe ricalcare quello delle autorità sovietiche. Come ricorda La Verità, infatti, nel 1972, Vladimir Bukovskij scrisse un testo dal titolo Una nuova malattia mentale in Urss: l'opposizione, perché ai tempi era comune il pensiero che solamente un pazzo potesse agire contro il comunismo.
Più di recente, poi, ci sono stati altri studiosi e politici che hanno espresse idee simili a quelle dello psicoanalista. Il quotidiano ricorda che Gilberto Corbellini del Cnr aveva suggerito di somministrare ossitocina ai sovranisti, per renderli più disponibili all'accoglienza e che David Sassoli sosteneva come "i partiti europeisti hanno deciso che i sovranisti e i nazionalisti devono essere tenuti a bada, perché il nazionalismo e il sovranismo sono un virus per un'Europa che dev'essere forte e unita". Così, votare a destra diventa una malattia, un virus.
E coloro che additano la destra e i sovranisti come seminatori di odio e xenofobia, sono gli stessi che vorrebbero combatterli con quelle stesse armi, definendoli malati o infettati da un virus.
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