ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 8 novembre 2019

Quando l’esempio viene dall’alto..

La sovversione sincretista della Conferenza Episcopale  italiana




Roma, 5 ottobre 2019, chiesa di Santa Maria in Traspontina: ai piedi dell'Altare maggiore il feticcio di Pachamama accanto all'immagine della Vergine di Guadalupe.


Il sincretismo indica la riunione o la fusione di dottrine tratte da diverse religioni, o anche l’accostamento di culti di origine diversa, come lo praticava per esempio il paganesimo romano, assimilando degli elementi religiosi tratti dai paesi conquistati.


Una parola sul sincretismo

Dal punto di vista cattolico, il sincretismo indica l’introduzione di elementi estranei nella dottrina o nel culto della Chiesa. Gli Apostoli e i missionari hanno spesso dovuto combattere questa tendenza perniciosa presso i popoli convertiti da recente, e questo fin dall’inizio della storia della Chiesa.
Un esempio classico è riportato nel Nuovo Testamento, quando i Giudei convertiti volevano continuare a praticare l’antica Legge. Fu necessaria l’energia di San Paolo per far cessare questa deviazione che minacciava di corrompere la vera religione, quella degli «adoratori in spirito e verità» (cfr. Gv. IV, 23), ormai liberati dalle prescrizioni mosaiche.
Nel corso dei secoli, il pericolo sincretista si è presentato regolarmente, sia nei paesi dell’Europa sia negli altri continenti. Dei missionari hanno pagato con la vita il loro zelo per la purezza della dottrina e del culto, presso popolazioni insufficientemente convertiti che non intendevano abbandonare certi costumi pagani.
Nell’America del Sud, come altrove, la Chiesa ha sempre lottato contro i diversi culti idolatri, proibendo ai fedeli ogni azione o ogni partecipazione a ciò che si opponeva alla fede o alla disciplina ecclesiastica. Ma questo prima che arrivasse la teologia della liberazione e i suoi surrogati, come la teologia indigenza.


I princípi implicati

La Chiesa si dimostra particolarmente severa e vigilante per preservare la purezza della fede. Nel corso della sua storia, essa ha lottato contro un considerevole numero di eresie, di deviazioni, di compromessi o di introduzione di elementi estranei nella sua dottrina.
La ragione è ovvia: la fede è una rivelazione soprannaturale, di origine divina, e non compete ad alcuno cambiarla o alterarla. Essa è stata data agli uomini da Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, e da tutti quelli a Lui associati, sia nell’Antico Testamento, specialmente tra i Profeti, sia nel Nuovo Testamento attraverso gli Apostoli.
Questa dottrina che viene dal Cielo, data da Dio, è assolutamente intoccabile. Nessuno può aggiungere o sottrarre alcunché a ciò che Dio stesso ha rivelato. D’altronde, vi è una ingiunzione esplicita di Dio a proposito, nel libro dell’Apocalisse: «Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro» (Apoc. XXII, 18-19).
Lo stesso vale per il culto, che è espressione della fede, secondo la formula ben nota di San Prospero di Aquitania: «Legem credendi lex statuat supplicandi», «La legge della fede fonda la legge della preghiera». E’ per questo che la Chiesa è estremamente gelosa della purezza del culto divino. Quando vengono celebrati i sacramenti è in giuoco la confessione della vera fede in Dio e in Gesù Cristo; ecco perché tutti gli elementi che li compongono devono essere attentamente scelti perché questa confessione sia retta, pura e integra.


«Missio» e la propaganda sincretista dei vescovi italiani

Della Conferenza Episcopale Italiana fa parte «Missio», un «organismo pastorale costituito … al fine di sostenere e promuovere, anche in collaborazione con altri enti e organismi, la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana». [https://www.missioitalia.it/presentazione/]
Questo organismo ha pubblicato nell’aprile 2019 un opuscolo per aiutare i fedeli a preparare il Sinodo sull’Amazzonia; esso contiene numerose informazioni sull’Amazzonia, la sua terra, i suoi popoli e ovviamente sulla Chiesa in terra amazzonica, con i «suoi testimoni e i suoi martiri».
[L’opuscolo è scaricabile in pdf
https://cloud.3dissue.com/77366/77720/110027/Sussidi-Amazzonia/offline/download.pdf]





A pagina 17 di questo opuscolo si trova la seguente preghiera: «Pachamama di questi luoghi, bevi e mangia a volontà questa offerta, affinché sia fruttuosa questa terra. / Pachamama, buona Madre Sii propizia! Sii propizia! / Fa’ che i buoi camminino bene, e che non si stanchino. / Fa’ che la semente spunti bene, e non le succeda nulla di male, che il gelo non la distrugga, che produca buoni alimenti. / A te lo chiediamo: donaci tutto, Sii propizia! Sii propizia!»
Si tratta della preghiera alla Madre Terra dei popoli Inca.

Questa preghiera spazza via le spiegazioni fornite dal Vaticano nel tentativo di contrastare l’accusa di incoraggiare culti idolatri durante il Sinodo sull'Amazzonia.
In effetti, non si chiede ad un’astrazione o ad un simbolo di essere propizio. Quanto alla Terra, a cui questa preghiera è rivolta, essa non è nostra madre; essa è una creatura, e un giorno sarà la nostra tomba.

Sorgono logicamente degli interrogativi.
Che ci sta a fare una preghiera idolatrica in un bollettino cattolico missionario? Per di più, la veste tipografica dell’opuscolo mette in evidenza questa preghiera al pari di altre preghiere, come quella a Dio Uno e Trino, inserita alla fine dell’enciclica “Laudato si’”. Così una preghiera ad un idolo pagano viene messa sullo stesso piano della preghiera cristiana.

La Conferenza Episcopale Italiana vorrebbe forse suggerire che i cattolici dell’Amazzonia usano questa preghiera? Che vivono in un sincretismo così rozzo che non hanno alcun problema a recitarla? Che si può mettere impunemente su un piano di parità, in una pubblicazione episcopale ufficiale, Dio e Pachamama?
E infine, i vescovi italiani intendono proporre ai loro fedeli di adottare questo sincretismo, offrendo delle preghiere alle dee sudamericane? E questi vescovi, al contrario dei loro predecessori che furono dei valenti predicatori della fede, vogliono ritornare ad una sorta di politeismo?
Il sito infoCatolica riporta in effetti che la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, a Verona, il 25 ottobre 2019, ha usato questa preghiera in occasione di una veglia missionaria, con tanto di annuncio parrocchiale. Il Corriere del Veneto del 29 ottobre ha fatto sapere delle proteste dei fedeli rivolte al vescovo del luogo.
[Si veda la notizia sul sito della parrocchia  del Sacro Cuore di Gesù http://www.sacrocuoreverona.it/]

Quando l’esempio viene dall’alto

Queste manifestazioni sincretiste in cui dei riti pagani sono mischiati o coesistono col culto cattolico, richiamano alla mente lo scandalo di Assisi del 1986. Organizzata da Papa Giovanni Paolo II, il 27 ottobre 1986, quella giornata di preghiera per la pace vide il “Vicario” di Cristo mettere a disposizione dei rappresentanti delle false religioni diversi luoghi di culto; con la manifestazione indubbiamente più scandalosa del collocamento  da parte di un gruppo di buddistici di una mostruosa statua di Budda sul tabernacolo della chiesa di San Pietro ad Assisi.


È in quella giornata di Assisi, che è stata una terribile umiliazione della Santa Chiesa, che dobbiamo cercare l’origine dell’attuale relativismo dottrinale e liturgico; è in essa che troviamo la fonte della paganizzazione degli spiriti, che oggi è diventata sempre più manifesta.


Un vescovo che ha perduto la fede



Mons. Erwin Kraütler, per tanto tempo vescovo di Xingu, in Brasile, figura di spicco del progressismo, a pagina 25 dello stesso opuscolo viene considerato «martire vivente» (sic!) della foresta e dei popoli autoctoni; egli rappresenta un modello irrinunciabile di questa paganizzazione degli spiriti.
In un’intervista al Tagespost, egli considera gli idoli della Pachamana come «una espressione dei popoli indigeni» che potrebbe essere «integrata nella nostra liturgia»; e continua dicendo che in occasione del Sinodo sull’Amazzonia a Roma, coloro che hanno portato quelle statue di Pachamama sarebbero «dei cristiani cattolici che sono lungi dal venerarle come delle divinità» «Si tratta di un simbolo di fertilità» al quale, ricordiamo noi, costoro hanno reso un culto. «E se per molti si tratta di una divinità, aver gettato le statue nel Tevere costituisce un attacco contro l’anima di un popolo».

Ecco come Mons. Kraütler insulta la memoria della innumerevole moltitudine dei Martiri che hanno offerto la loro vita perché si sono rifiutati di venerare gli idoli o non hanno esitato a distruggerli quando i popoli evangelizzati continuavano a rivolgersi ad essi.
Questo vescovo emerito ignora, disprezza ed attacca tutta la tradizione cattolica. Egli, che ha perduto la fede in qualche parte del fiume Xingu, in questo modo distrugge la stessa fede nell’anima dei fedeli. Cieco e conduttore di ciechi.


Articolo pubblicato il 4 novembre 2019 dal sito informazioni della Fraternità San Pio X
FSSPX NEWS


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