“San Bonifacio non ha danzato intorno alla Quercia di Thor ( oggetto di culto degli dei germanici) ma, piuttosto, l’ha abbattuta e con il suo legno ha fatto una croce”
Il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ieri ha pronunciato un’omelia nella quale critica l’uso delle Pachamama durante l’appena conclusosi Sinodo Amazzonico a Roma insieme alla proposta sinodale di permettere preti sposati per la regione amazzonica.
Un articolo di Maike Hickson pubblicato su LifeSiteNews, nella traduzione di Riccardo Zenobi.
Il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ieri ha pronunciato un’omelia nella quale critica l’uso delle Pachamama durante l’appena conclusosi Sinodo Amazzonico a Roma insieme alla proposta sinodale di permettere preti sposati per la regione amazzonica. Su questi temi, il vescovo Voderholzer ha chiesto, “il messaggio cristiano porta qualcosa di nuovo o solo conferma e santifica ciò che è già presente come tradizione?” Ha chiesto se è cosa giusta “portare nel reame della Chiesa statue pagane” senza che esse siano trasformate in simboli cristiani – come è avvenuto alla Quercia di Thor che Bonifacio abbatté e trasformò in croce. Concretamente, il vescovo Voderholzer si riferisce “nel nostro caso alla venerazione della fertilità naturale nella forma della Madre Terra personificata, la ‘Pachamama’.” L’omelia è stata pronunciata nella festa di san Leonardo, il santo patrono della diocesi di Ratisbona.
Voderholzer puntualizza che è Cristo stesso che ha portato “novità” perché ha portato Sé stesso (sant’Ireneo di Lione).
Nella sua “novità”, Gesù Cristo cammina attraverso la “religiosità naturale” di tutti gli uomini, ma poi “la purifica al tempo stesso e le dona la non sorpassabile, divina risposta”. “In Cristo”, ha continuato Voderholzer, “tutte le religioni sono ‘sollevate’, ‘sollevate’ in un triplice senso: abolite, sollevate e preservate”.
Come esempio, Voderholzer cita Origene che sottolinea come gli Ebrei presero dall’Egitto vasi e statue d’oro riservate al culto del Faraone ma poi le hanno fuse e trasformate in vasi d’oro per onorare il Dio d’Israele.
Inoltre, il vescovo tedesco fa anche riferimento a san Bonifacio, l’apostolo dei Germani, “che, per esempio, non ha completamente adottato il culto dei Germani”.
“Bonifacio non ha danzato intorno alla Quercia di Thor né l’abbracciava – oggetto di culto del mondo degli dei germanici – ma, piuttosto, l’ha abbattuta e con il suo legno ha fatto una croce e una cappella a san Pietro”, il vescovo ha continuato. “Una magnifica immagine dell’innesto della novità del Vangelo nella continuità e discontinuità di ciò che è stato prima!”
La paura degli dei è stata rimpiazzata con un Dio di amore che ha aperto il Paradiso agli uomini.
Voderholzer ha concluso che “senza una certa violazione del passato, la novità di Cristo non può essere ottenuta”.
Riferendosi a Martin Lutero – per il quale l’approccio cattolico ad oggetti pagani è già andato troppo oltre – insieme al desiderio di ecumenismo – il vescovo Voderholzer ha esplicitamente messo in guardia contro l’accoglimento di idoli pagani nella Chiesa Cattolica. Ha detto che la “sensibilità riguardo l’ecumenismo dovrebbe proteggerci dal portare statue di idoli pagani nel regno della Chiesa” senza prima trasformarle – sia fondendole e modificandole in nuovi oggetti, o utilizzandoli per creare croci cristiane (“Umschmelzung” and “Durchkreuzung”).
Per quanto riguarda le Pachamama – di fronte alle quali alcune persone si sono prostrate nella cerimonia del 4 ottobre nei Giardini vaticani alla quale papa Francesco era presente prima dell’apertura del Sinodo Amazzonico – Voderholzer afferma che “non è stato evidente che le figure di cui stiamo parlando abbiano subito la trasformazione e purificazione – da una naturale pietà verso la devozione Mariana alla luce della storia della salvezza – come i primi missionari cattolici hanno fatto”.
Altrimenti, ha aggiunto, simili pratiche “darebbero argomenti contro la Chiesa Cattolica” per i missionari evangelici e pentecostali che sono “molto attivi e vincenti in America latina”.
Voderholzer rifiuta anche l’idea di ammettere preti sposati per la regione amazzonica.
“E riguardo al celibato per il Regno dei Cieli di coloro che sono stati chiamati all’imitazione di Cristo,” ha spiegato, “questo stile di vita che fu quello di Gesù e degli apostoli, è stato in tutte le epoche e in tutti i luoghi una provocazione e una sfida! Prima di tutto già in Palestina all’epoca di Gesù stesso.”
Voderholzer ha affermato nella sua omelia che le richieste del Sinodo Amazzonico per un cambiamento di questa disciplina sacerdotale sono “chiare negli obiettivi” ed ha insistito che soluzioni regionali non sono possibili perché stiamo parlando della Chiesa Universale.
A quei “giovani uomini che sentono la chiamata di Gesù all’imitazione speciale [di Cristo] e che adesso sono comprensibilmente confusi” dai messaggi provenienti dal Sinodo Amazzonico, Voderholzer ha detto: “Non siate confusi!”
In ultimo, ha anche rifiutato la recente dichiarazione fatta dal vescovo Franz-Josef Overbeck che ha messo in discussione il divieto ecclesiastico sul sacerdozio femminile. Voderholzer ha insistito che sarebbe stato compito di Overbeck non sollevare questioni sull’insegnamento della Chiesa, affermando che “missione e compito” di un vescovo dovrebbe essere di “presentare l’insegnamento vincolante della Chiesa Cattolica”.
Di Riccardo Zenobi
Il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ieri ha pronunciato un’omelia nella quale critica l’uso delle Pachamama durante l’appena conclusosi Sinodo Amazzonico a Roma insieme alla proposta sinodale di permettere preti sposati per la regione amazzonica.
Un articolo di Maike Hickson pubblicato su LifeSiteNews, nella traduzione di Riccardo Zenobi.
Il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona ieri ha pronunciato un’omelia nella quale critica l’uso delle Pachamama durante l’appena conclusosi Sinodo Amazzonico a Roma insieme alla proposta sinodale di permettere preti sposati per la regione amazzonica. Su questi temi, il vescovo Voderholzer ha chiesto, “il messaggio cristiano porta qualcosa di nuovo o solo conferma e santifica ciò che è già presente come tradizione?” Ha chiesto se è cosa giusta “portare nel reame della Chiesa statue pagane” senza che esse siano trasformate in simboli cristiani – come è avvenuto alla Quercia di Thor che Bonifacio abbatté e trasformò in croce. Concretamente, il vescovo Voderholzer si riferisce “nel nostro caso alla venerazione della fertilità naturale nella forma della Madre Terra personificata, la ‘Pachamama’.” L’omelia è stata pronunciata nella festa di san Leonardo, il santo patrono della diocesi di Ratisbona.
Voderholzer puntualizza che è Cristo stesso che ha portato “novità” perché ha portato Sé stesso (sant’Ireneo di Lione).
Nella sua “novità”, Gesù Cristo cammina attraverso la “religiosità naturale” di tutti gli uomini, ma poi “la purifica al tempo stesso e le dona la non sorpassabile, divina risposta”. “In Cristo”, ha continuato Voderholzer, “tutte le religioni sono ‘sollevate’, ‘sollevate’ in un triplice senso: abolite, sollevate e preservate”.
Come esempio, Voderholzer cita Origene che sottolinea come gli Ebrei presero dall’Egitto vasi e statue d’oro riservate al culto del Faraone ma poi le hanno fuse e trasformate in vasi d’oro per onorare il Dio d’Israele.
Inoltre, il vescovo tedesco fa anche riferimento a san Bonifacio, l’apostolo dei Germani, “che, per esempio, non ha completamente adottato il culto dei Germani”.
“Bonifacio non ha danzato intorno alla Quercia di Thor né l’abbracciava – oggetto di culto del mondo degli dei germanici – ma, piuttosto, l’ha abbattuta e con il suo legno ha fatto una croce e una cappella a san Pietro”, il vescovo ha continuato. “Una magnifica immagine dell’innesto della novità del Vangelo nella continuità e discontinuità di ciò che è stato prima!”
La paura degli dei è stata rimpiazzata con un Dio di amore che ha aperto il Paradiso agli uomini.
Voderholzer ha concluso che “senza una certa violazione del passato, la novità di Cristo non può essere ottenuta”.
Riferendosi a Martin Lutero – per il quale l’approccio cattolico ad oggetti pagani è già andato troppo oltre – insieme al desiderio di ecumenismo – il vescovo Voderholzer ha esplicitamente messo in guardia contro l’accoglimento di idoli pagani nella Chiesa Cattolica. Ha detto che la “sensibilità riguardo l’ecumenismo dovrebbe proteggerci dal portare statue di idoli pagani nel regno della Chiesa” senza prima trasformarle – sia fondendole e modificandole in nuovi oggetti, o utilizzandoli per creare croci cristiane (“Umschmelzung” and “Durchkreuzung”).
Per quanto riguarda le Pachamama – di fronte alle quali alcune persone si sono prostrate nella cerimonia del 4 ottobre nei Giardini vaticani alla quale papa Francesco era presente prima dell’apertura del Sinodo Amazzonico – Voderholzer afferma che “non è stato evidente che le figure di cui stiamo parlando abbiano subito la trasformazione e purificazione – da una naturale pietà verso la devozione Mariana alla luce della storia della salvezza – come i primi missionari cattolici hanno fatto”.
Altrimenti, ha aggiunto, simili pratiche “darebbero argomenti contro la Chiesa Cattolica” per i missionari evangelici e pentecostali che sono “molto attivi e vincenti in America latina”.
Voderholzer rifiuta anche l’idea di ammettere preti sposati per la regione amazzonica.
“E riguardo al celibato per il Regno dei Cieli di coloro che sono stati chiamati all’imitazione di Cristo,” ha spiegato, “questo stile di vita che fu quello di Gesù e degli apostoli, è stato in tutte le epoche e in tutti i luoghi una provocazione e una sfida! Prima di tutto già in Palestina all’epoca di Gesù stesso.”
Voderholzer ha affermato nella sua omelia che le richieste del Sinodo Amazzonico per un cambiamento di questa disciplina sacerdotale sono “chiare negli obiettivi” ed ha insistito che soluzioni regionali non sono possibili perché stiamo parlando della Chiesa Universale.
A quei “giovani uomini che sentono la chiamata di Gesù all’imitazione speciale [di Cristo] e che adesso sono comprensibilmente confusi” dai messaggi provenienti dal Sinodo Amazzonico, Voderholzer ha detto: “Non siate confusi!”
In ultimo, ha anche rifiutato la recente dichiarazione fatta dal vescovo Franz-Josef Overbeck che ha messo in discussione il divieto ecclesiastico sul sacerdozio femminile. Voderholzer ha insistito che sarebbe stato compito di Overbeck non sollevare questioni sull’insegnamento della Chiesa, affermando che “missione e compito” di un vescovo dovrebbe essere di “presentare l’insegnamento vincolante della Chiesa Cattolica”.
Di Riccardo Zenobi
Video: intervista a mons. Nicola Bux su Sinodo dell’Amazzonia e altro
Di Sabino Paciolla
GLI “SPLASHAMAMISTI” FANNO OUTING! VIDEO E INTERVISTA.
Di Sabino Paciolla
GLI “SPLASHAMAMISTI” FANNO OUTING! VIDEO E INTERVISTA.
Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, gli autori dello Splashamama – il tuffo nelle statuette portate in processione a Santa Maria in Traspontina, presenti nei rituali pagani nei giardini di San Pietro, e dopo il recupero ad opera della Benemerita di alcune di esse omaggiate nel centro della chiesa, circondate di candeline, come fossero statue dei santi o della Madonna o di Gesù, hanno deciso di uscire allo scoperto. Con un video, che potete vedere qui sotto e con un’intervista a Kath.net di cui pubblichiamo la traduzione. Buona lettura!
#Splashamama – “Perché ho dovuto gettare queste statuette nel Tevere!”
“Si trattava di neutralizzare questa visibile violazione del primo comandamento” – Intervista di KATH.NET all’austriaco Alexander T., che ha lanciato le statuette # Pachamama nel Tevere
Wien (kath.net) A Roma, durante il Sinodo amazzonico, dei cattolici si sono opposti all’essere “benedetti” con le cosiddette figure della Pachamama nella chiesa cattolica di Santa Maria in Traspontina durante un evento che accompagnava il Sinodo sull’Amazzonia. Alcuni attivisti le hanno portate fuori dalla chiesa e le hanno gettati nel Tevere. Il principale promotore della campagna è stato Alexander T.
kath.net: Insieme ad altri hai rimosso queste controverse figure di “Pachamama” dalla chiesa romana di Santa Maria in Traspontina e le hai gettate nel Tevere. Come è nata l’idea e qual è stata la tua motivazione?
Alexander T.: Quando ho sentito parlare per la prima volta del Sinodo, ho iniziato a studiarlo a fondo. All’inizio del Sinodo, sono volato a Roma per partecipare a diverse conferenze che si sono svolte in questa occasione. Così ho anche avuto l’opportunità di guardare la chiesa di Santa Maria in Traspontina. C’erano molti volontari nella chiesa che ci hanno fornito informazioni dettagliate sulle intenzioni dell’organizzazione “REPAM”, in quanto rappresentavano alcuni indios della regione amazzonica. Molto di quello che ho sentito lì, l’ho trovato davvero terribile. Ad esempio, che non si vuole battezzare gli indigeni. Anche il vescovo Kräutler ha fatto commenti in questo senso. Poi si parlava delle statuette che stavano lì e mi è stato detto che questi sono simboli di fertilità e la rappresentazione di “Madre Terra”. Mi è stato chiaro in quel momento che questo è qualcosa che contraddice chiaramente la dottrina cattolica. Quando, nello stesso giorno, questi rituali si svolgevano nei giardini del Vaticano è maturata l’idea di rimuovere queste statue dalla chiesa. Due settimane dopo ho preso la decisione, sono volato a Roma e l’ho fatto.
kath.net: Era necessario gettare le statuette nel Tevere?
Alexander: Volevo assicurarmi che questi idoli non fossero più utilizzati in chiesa e per scopi religiosi. Quindi, simbolicamente, mi sembrava meglio gettarli nel Tevere.
kath.net: Ci sono stati molti elogi da parte dei cattolici, ma anche molte critiche, incluso lo stesso Papa Francesco. Cosa pensi delle critiche?
Alexander: Le critiche erano rivolte soprattutto alla mia presunta motivazione. Molti hanno visto in questo un atto contro gli indigeni o contro il Santo Padre. Non è così. La mia unica preoccupazione era rendere impossibile questa visibile violazione del primo comandamento. E ha avuto successo! Alla cerimonia di chiusura del Sinodo, le statue non sono state incluse.
kath.net: Il vescovo Kräutler vuole integrare anche le figure nude di “Pachamama” nella liturgia. Che ne dici?
Alexander: Questo non è possibile se vogliamo rimanere cattolici. O crediamo nel Dio Creatore Uno e Trino, che ha creato la terra e ci ha inviato suo Figlio come espiazione per i nostri peccati, Dio che ci ama sopra ogni cosa e quindi vuole salvarci; oppure crediamo che la “Madre Terra” sia una dea, con tutti i suoi difetti. Se la Terra fosse Dio, allora anche tutte le malattie, gli abusi e tutte le sofferenze fisiche sarebbero Dio. Dio ha creato tutto perfettamente. Ci ha dato la libertà di decidere contro di Lui, però non ha creato il male di questo mondo. Pertanto, non è possibile utilizzare le “Pachamamas” nella chiesa. Non è affatto possibile riconoscerle nella chiesa perciò che rappresentano, vale a dire, la “Madre Terra”.
kath.net: Perché ora questo “outing“? Sono previste altre azioni di protesta?
Alexander: Se i nomi e le facce fossero stati conosciute in precedenza, tutti si sarebbero gettati subito addosso alle persone coinvolte. Volevamo che la cosa in sé fosse al centro dell’attenzione. Il sinodo serve a consigliare il Santo Padre. Tuttavia, poiché i Padri sinodali hanno a malapena considerato il punto di vista tradizionale della Chiesa, attraverso questa azione abbiamo voluto mostrare al Santo Padre che molti credenti sono molto attaccati all’insegnamento tradizionale della Chiesa e sono convinti che non abbia perso la sua validità.
Intendiamo continuare a sostenere queste convinzioni in futuro, ma non consideriamo il nostro compito di operare da “attivisti”. Tuttavia, abbiamo voluto ora dare un volto all’azione, perché non vogliamo nasconderci. È importante che le persone comprendano di nuovo l’insegnamento di Cristo nostro Signore. Quindi possono affrontare i problemi del mondo in modo “sovrano”. Quando la chiesa cambia dottrina a favore dello zeitgeist (lo spirito del tempo. N.d.R.) , i credenti perdono la loro base di appoggio.
Marco Tosatti
4 Novembre 2019 30 Commenti --
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