ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 dicembre 2019

El “tontero”

Maria, solo una “discepola”?


    Nell’omelia tenuta durante la santa messa in occasione della festa liturgica della Beata Vergine Maria di Guadalupe (12 dicembre) papa Francesco, parlando a braccio in spagnolo, ha voluto sottolineare che Maria “è una donna”, “una signora” e “una discepola”. Nulla dunque può indurre ad applicare a  Maria “qualche altro dogma”. Piuttosto è importante sottolineare che Maria ha voluto essere una “meticcia”, si è “meticciata con l’umanità” (“se mestizó con la humanidad”) e così “meticciò” Dio stesso (“mestizó a Dios”).
Il riferimento fatto dal papa ad altri dogmi riguarda la richiesta, avanzata nel Concilio Vaticano I e poi periodicamente rilanciata, anche di recente, di proclamare Maria “corredentrice”, affiancando così questo dogma ai quattro riconosciuti, che proclamano la perpetua verginità di Maria, la sua dignità come Madre di Dio, la sua immacolata concezione e la sua gloriosa assunzione in cielo in anima e corpo.
A parte il riferimento al “meticciato”, colpisce  la definizione di Maria come “discepola”.
Io non sono certamente un mariologo, ma, in quanto semplice fedele, mi sembra che la Chiesa veda da sempre nella madre di Gesù non una semplice  “discepola”, bensì colei che ha reso possibile l’opera redentrice di Cristo.
D’altra parte, pur non avendo riconosciuto il dogma, alcuni pontefici, come Pio XI e Giovanni Paolo II, hanno fatto riferimento all’opera corredentrice di Maria.
Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità” (san Giovanni Paolo II, udienza generale, 8 settembre 1982).
“Contemplando sul Calvario il Figlio morente, Ella aveva infatti capito che il ‘vanto’ della sua maternità divina raggiungeva in quel momento il suo culmine partecipando direttamente all’opera della Redenzione” (san Giovanni Paolo II, Angelus, 15 settembre 1991).
Particolarmente significative le espressioni utilizzate da san Giovanni Paolo II nel 1985, durante la messa nel santuario di Nostra Signora de la Alborada, in Ecuador.
Parlando di Maria come della “luce che annunzia la prossimità del sole che sta per nascere, che è Cristo”, papa Wojtyła disse: “Maria è la prima creatura illuminata; illuminata anche prima dell’apparizione visibile del sole” , perché “alle prime luci della nostra speranza si intravede già la figura di Maria santissima: ‘Porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e quella di lei: essa ti schiaccerà il capo’ (Gen 3, 15). Già in queste parole si manifesta l’intenzione divina di eleggere la donna come alleata nella lotta contro il peccato e le sue conseguenze”.
Maria, fratelli nell’episcopato e fedeli tutti, è la creatura che riceve in maniera speciale i raggi della luce redentrice. Effettivamente, la preservazione di Maria dal peccato originale, fin dal primo istante della sua esistenza, rappresenta il primo e radicale effetto dell’opera redentrice di Cristo e unisce alla Vergine, con un vincolo intimo e indissolubile, l’incarnazione del Figlio, che, prima di nascere da essa, la redime nel modo più sublime”.
La sua Immacolata Concezione fa di Maria il segno precursore dell’umanità redenta da Cristo, nell’essere preservata dal peccato originale che colpisce tutti gli uomini fin dal loro primo istante di vita, e che lascia nel cuore la tendenza alla ribellione contro Dio. L’Immacolata Concezione di Maria significa quindi che ella è la prima redental’aurora della redenzione, e che per il resto degli uomini la redenzione sarà la liberazione dal peccato”.
Maria però, miei cari fratelli e sorelle, non è l’aurora della nostra redenzione alla maniera di uno strumento inerte e passivoAll’alba della nostra salvezza risuona la sua libera risposta, il frutto, il suo sì incondizionato alla collaborazione che Dio attendeva da lei, come attende anche da noi”.
“Il gioioso fiat di Maria testimonia la sua interiore libertà, la sua fiducia e la sua serenità. Non sapeva come si sarebbero realizzati concretamente i piani del Signore. Ma lungi dal temere e angustiarsi, appare sovranamente libera e disponibile. Il suo ‘sì’ all’Annunciazione significò sia l’accettazione della maternità che le era proposta sia il suo impegno nel mistero della redenzioneQuesta fu opera di suo Figlio. Ma la partecipazione di Maria fu reale ed effettiva. Nel dare il suo consenso al messaggio dell’angelo, Maria accettò di collaborare in tutta l’opera della riconciliazione dell’umanità con Dio”.
“Maria aurora della redenzione” è una bellissima espressione, che dice tutto. E poi: “Effettivamente, sul Calvario, ella si unì al sacrifico del Figlio che tendeva alla fondazione della Chiesa”. E ancora: “Effettivamente, il ruolo corredentore di Maria non cessò con la glorificazione del Figlio. La Pentecoste ci parla della presenza di Maria nella Chiesa nascente: presenza orante nella Chiesa apostolica e nella Chiesa di tutti i tempi. Poiché è la prima – l’aurora – tra i fedeli, poiché è la Madre, sostiene la preghiera comune”.
“La Chiesa crede che la Vergine santissima, assunta in cielo, sta vicino a Cristo, sempre vivo, per intercedere per noi, e che alla mediazione divina del Figlio si unisce l’incessante supplica della Madre a favore degli uomini, suoi figli”.
E ricordiamo che l’enciclica Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II sulla Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa in cammino (1987) si apre con queste parole: “La Madre del Redentore ha un preciso posto nel piano della salvezza”.
Dunque, se è vero che Maria “jamás se presentó como co-redentora”, riferirsi a lei come a una “discípula” appare, quanto meno, riduttivo.
Francesco ha voluto anche sottolineare che l’unico “título esencial” di Maria è quello di Madre e che “los otros títulos —pensemos en las letanías lauretanas— son títulos de hijos enamorados que le cantan a la Madre, pero no tocan la esencialidad del ser de María: mujer y madre”. Il che è vero, ma, detto così, sembra quasi che le litanie siano solo frutto di sentimentalismo, mentre esprimono in modo filiale ciò che la Chiesa da sempre proclama. Ricordiamole: Maria Santa Madre di Dio, Santa Vergine delle vergini, Madre di Cristo, Madre della Chiesa, Madre della divina grazia, Madre purissima, Madre castissima, Madre sempre vergine, Madre immacolata, Madre degna d’amore, Madre ammirabile, Madre del buon consiglio, Madre del Creatore, Madre del Salvatore, Madre di misericordia, Vergine prudentissima, Vergine degna di onore, Vergine degna di lode, Vergine potente, Vergine clemente, Vergine fedele, Specchio della santità divina, Sede della Sapienza, Causa della nostra letizia, Tempio dello Spirito Santo, Tabernacolo dell’eterna gloria, Dimora tutta consacrata a Dio, Rosa mistica, Torre di Davide, Torre d’avorio, Casa d’oro, Arca dell’alleanza, Porta del cielo, Stella del mattino, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei cristiani, Regina degli Angeli, Regina dei Patriarchi, Regina dei Profeti, Regina degli Apostoli, Regina dei Martiri, Regina dei veri cristiani, Regina delle Vergini, Regina di tutti i Santi, Regina concepita senza peccato originale, Regina assunta in cielo, Regina del santo Rosario, Regina della famiglia, Regina della pace.
Se il popolo di Dio (quel popolo al quale Francesco fa così spesso riferimento) da secoli parla di Madre, Vergine, Tabernacolo, Dimora, Torre, Stella e Regina, e non di Discepola, evidentemente un motivo c’è.
Circa la questione dei dogmi da riferire a Maria, Francesco, sempre nell’omelia del 12 dicembre, ha esortato a non perdersi “en tonteras”, ovvero in sciocchezze. Ma, mi chiedo, i dogmi della Chiesa possono essere definiti così? E può farlo un papa?
A.M.V.

Osservazioni sull’omelia tenuta da papa Francesco nella Solennità della Beata Vergine Maria di Guadalupe.

Mi è stato chiesto insistentemente di esprimere un parere sull’omelia tenuta da Papa Francesco in occasione della recente ricorrenza delle apparizioni della S. Vergine a Guadalupe. Accolgo di malavoglia la sfida di immettermi nelle contestazioni che stanno riempiendo il web, perché sono certissima che i soliti “intelligenti” equivocheranno le mie parole e mi toglieranno pure qualche like al profilo facebook di questo sito, continuando però farisaicamente a leggere quello che scrivo.
Sappiano però coloro che i profili dei siti hanno il contatore delle visualizzazioni per ogni singolo post e da noi si va da un minimo di 150 ad un massimo, finora raggiunto, di 15.000 lettori, così come sono visibili i contatti su questo portale con le specifiche dei Paesi da cui i visitatori si collegano e degli articoli letti. Quindi non mi deprimerò certo per i numeri alti o bassi visibili al pubblico e, non essendo una pavida perché ho a cuore gli interessi di Dio più che i miei, esprimerò quello che penso, in scienza e coscienza.
Veniamo perciò al dunque. Quello che papa Bergoglio ha detto è ascoltabile dal minuto 22:05 del video che ho linkato. Le frasi che stanno sconvolgendo tutti sono quelle che riguardano la “non corredenzione” di Maria e l’asserzione che Lei “ha meticciato Dio”.
Portar rispetto a questo pontefice, come vuole Nostro Signore, è proprio una fatica, se non un vero eroismo, e mi ci provo.
Cominciamo dal “meticciato”. E’ noto a tutti i mariani che la Madonna a Guadalupe ha voluto lasciare un’impronta di sé sul mantello di Juan Diego apparendo con le sembianze di una indios. In altre apparizioni riconosciute dalla Chiesa si è mostrata vestita di bianco, con un mantello azzurro, o verde trapuntato di stelle d’oro come a Guadalupe, oppure vestita come le donne dell’epoca che visitava; altre volte si è palesata recando sulla testa una corona di dodici stelle oppure sfoggiandone una da regina, molto più spesso aveva il capo ricoperto da un semplice velo.
Senza tenere conto che molte sono le immagini che rappresentano una Madonna nera e tutte sono egualmente venerate da secoli senza che alcuno abbia avuto mai nulla da contestare.
Lei infatti si mostra come sa di essere meglio compresa dai veggenti a cui appare giacché una sembianza non toglie nulla alla sua Persona che, essendo stata assunta in Cielo in anima e corpo, ne mantiene il DNA fisico in eterno. (Qui alcune indicazioni sulla sua ascendenza). Infatti in Paradiso nulla è umanamente modificabile perché vive già nell’eternità.
E veniamo alla questione della corredenzione. La diatriba resta aperta perché di fatto nessun pontefice, comunque si sia espresso su questo argomento, ne ha proclamato il dogma. E visto che siamo dei credenti dobbiamo porci qualche domanda, senza nulla togliere ai meriti della Madre di Dio e alla sua compartecipazione alla Passione di Cristo.
Ci viene in soccorso un teologo al disopra di ogni discussione, ovvero il cardinale Ratzinger nella sua veste di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, incarico ricoperto sotto il lungo pontificato di S. Giovanni Paolo II.
Nell’intervista rilasciata nel 2000 al giornalista tedesco Peter Seewald, suo biografo autorizzato,  pubblicata poi nel libro “Gott und die Welt” (Dio e il mondo,) a proposito del dogma della corredenzione Joseph Ratzinger rispose così:
“Non credo che si darà seguito a questa richiesta, che nel frattempo si è guadagnata il consenso di parecchi milioni di persone, in tempi prevedibili. Secondo la “Congregazione per la Dottrina della Fede”, quelle caratteristiche di Maria che la proposta vorrebbe mettere in primo piano possono essere meglio espresse da altri titoli di Maria, mentre la formula “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; e può perciò produrre degli equivoci.

Poiché Maria prefigura la Chiesa, e impersonifica – per così dire – la Chiesa, questa comunione è realizzata esemplarmente in lei. Ma non ci si può spingere oltre questa comunione, fino a dimenticare la priorità di Cristo: tutto procede da lui, come dicono in particolare le Lettere paoline agli Efesini e ai Colossesi. Anche Maria è tutto ciò che è, solo attraverso lui.

Il termine “Corredentrice” appannerebbe, dunque, quest’origine. Una retta intenzione si esprime con una terminologia sbagliata. Per i contenuti della fede è essenziale proprio la continuità con il linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; perché il linguaggio non è manipolabile a proprio piacimento”.
Trovo del tutto inutile e dispersivo voler anticipare noi un futuro e definitivo giudizio della Chiesa sulla corredenzione della Madre di Dio perché, ribadisco, finora nessun pontefice ne ha proclamato il dogma, e le ragioni di ciò  riguardano solo Dio e non noi. Nel mentre uno dei più devoti a Maria, papa Pio XII, che ne ha promulgato il dogma dell’Assunzione al Cielo in anima e corpo e ha emanato l’enciclica Ad caeli reginam, riguardante proprio la dignità regale della Santa Vergine istituendone la festività (qui il testo), invita tutti a rivolgersi a Lei con gli appellativi di “regina potentissima, mediatrice di pace.”

Restiamo perciò in pace tra noi, senza accettare le provocazioni che portano a discussioni e divisioni senza costrutto, perché se il Signore vuole che la sua Chiesa riconosca una verità del Cielo, a cui noi non possiamo aggiungere o togliere nulla, vi provvederà al tempo che riterrà opportuno.

Paola de Lillo

Dal minuto 22:05

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