I sette frutti di un nuovo dogma mariano
Cari amici di Duc in altum, oggi pubblico un nuovo, corposo saggio del professor Mark Miravalle – mariologo statunitense già intervenuto nel blog – che torna ad affrontare la possibilità di giungere a un dogma mariano che sancisca il ruolo di Maria nell’opera della Redenzione.
A.M.V.
***
I commenti spontanei e non scritti di Papa Francesco del 12 dicembre 2019 riguardanti il tradizionale titolo mariano di “Corredentrice” hanno dato vita a una vivace discussione mondiale sulla legittimità di questo titolo mariano e sulla dottrina che cerca di identificare l’esclusiva cooperazione umana della Madre di Gesù con e sotto Gesù Cristo, Unico Divino Redentore dell’umanità, nella storica opera della Redenzione.
Gran parte della discussione si è concentrata sulla questione dell’autenticità del titolo di Corredentrice, che esprime in un solo termine il ruolo umano unico che Maria ha avuto nella salvezza (storica) dell’umanità compiuta dal suo Figlio Divino. Ciò che non è stato discusso invece è la logica proposta per una possibile solenne definizione (o diversamente detto dogma), del ruolo di Maria nella Redenzione, insieme al suo conseguente ruolo materno di Madre Spirituale dell’umanità.
L’incomparabile ruolo della Madre di Gesù nell’opera salvifica di Gesù Cristo costituisce in effetti già l’insegnamento dottrinale autorevole del Magistero della Chiesa. Il Concilio Vaticano II insegna ripetutamente questo unico ruolo corredentivo di Maria con e sotto Gesù, e i suoi ruoli intercessori come Mediatrice e Avvocata per l’umanità: “…la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette, soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generate” (Lumen Gentium 58).
E ancora: “…concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, Ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo Ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia”. (Lumen Gentium, 61).
San Giovanni Paolo II si riferisce a Maria come “corredentrice umana” con Gesù l’unico divino Redentore, in almeno sette occasioni. Nella storia della Chiesa, sarà proprio il grande Giovanni Paolo II ad insegnare e predicare teologicamente in qualità e quantità sulla corredenzione mariana.
Il prefisso “co” deriva dalla parola latina, cum, che significa “con” e non “uguale”. Il titolo “corredentrice” applicato alla Madre di Gesù non pone mai Maria a un livello di uguaglianza con Gesù Cristo, l’unico divino Redentore del mondo. Mettere Maria a un livello divino di uguaglianza con Gesù è eresia e blasfemia!
San Paolo si riferisce a tutti noi cristiani come “collaboratori di Dio” (1 Cor. 3: 9), ma non insegna che siamo “lavoratori uguali” a Dio. La liturgia si riferisce ai cristiani come “co-eredi” con Gesù, ma certamente non significa che sono “eredi uguali” a Gesù. Papa San Giovanni Paolo II ha ripetutamente esortato i fedeli cattolici ad essere “co-redentori in Cristo” (ad esempio, 8 maggio 1988). Ancora una volta pertanto si può confermare che “co” significa “con” e non “uguale”, così come è usato in maniera appropriata nei testi biblici, nella liturgia e dai papi nel titolo mariano “Co-redentrice”.
Ancora, il termine di Corredentrice applicato alla madre umana di Gesù indica la singolare partecipazione umana di Maria con e sotto Gesù l’unico ed il solo divino Redentore, all’opera salvifica della Redenzione (redimere: “riacquistare”) per la famiglia umana. La sua partecipazione umana e subordinata dipende interamente dal divino e infinito atto salvifico di Gesù.
Nessuno ha partecipato alla Redenzione compiuta dal suo divino Figlio più della sua madre umana. Solo Maria era la Madre di Gesù, dando alla Parola la sua carne, lo strumento stesso della nostra Redenzione (cfr Ebr. 10:10). Inoltre, e soprattutto, solo Maria è l ‘Immacolata Concezione. La sua pienezza di grazia le ha permesso di essere la perfetta partner senza peccato con suo figlio nell’opera della Redenzione, e ha anche fornito a Maria l’opportunità di una scelta umana perfetta, libera dal peccato, e cooperante con il Redentore per salvare le anime attraverso una sofferenza d’amore, unita a suo Figlio.
Se è vero che il ruolo unico di Maria nella Redenzione è già una dottrina ufficiale della Chiesa, quale beneficio si avrebbe se il Santo Padre lo dichiarasse come un nuovo dogma?
Di seguito si vogliono elencare i sette frutti dai quali la Chiesa e il mondo intero trarrebbero grandi benefici, in caso di una solenne definizione di Maria come Madre Spirituale di Tutti i Popoli (compresi i suoi tre ruoli materni di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata).
Rilascio di grazie per la Chiesa e per il mondo
Attivare pienamente l’intercessione materna di Maria
Durante gli orrori della prima guerra mondiale, il rinomato cardinale belga Desìre Mercier ha avviato una petizione verso papa Benedetto XV per la definizione dogmatica della mediazione universale di Maria. Qual fu la logica che ispirò Mercier per questo nuovo dogma mariano? Egli sosteneva che una solenne dichiarazione del ruolo di intercessione di Maria avrebbe portato a “grandi grazie per il mondo”, in particolare la grazia della “pace nel mondo”. Dal 1925, oltre 450 cardinali e vescovi e centinaia di migliaia tra clero e fedeli inviarono petizioni a papa Benedetto XV e poi a Papa Pio XI a sostegno del proclama mariano.
Sempre negli anni ’20, san Massimiliano Kolbe sostenne fortemente la proclamazione del dogma con la sua Militia Immaculatae. Tre commissioni papali produssero oltre 2500 pagine di supporto teologico per il nuovo dogma mariano. La difesa teologica per le dottrine mariane della Corredentrice e della Mediatrice di tutte le grazie dominava la mariologia degli anni ’40 e ’50. Sebbene Papa San Giovanni XXIII abbia chiarito da dietro le quinte del Concilio Vaticano II che non sarebbe stato il Concilio stesso a definire nuovi dogmi (ma piuttosto un Concilio pastorale), le dottrine mariane della Corredenzione, della Mediazione e dell’Avvocata sono state comunque esplicitamente e ripetutamente proposte (di nuovo, cfr. Lumen Gentium, 56, 57, 58, 61, 62).
Dal 1993, oltre otto milioni di petizioni del Popolo di Dio da circa 180 Paesi di tutto il Mondo, sono state inviate alla Santa Sede a sostegno di un quinto dogma mariano. Negli ultimi ventisei anni, oltre 600 vescovi e 70 cardinali si sono uniti al Popolo di Dio nella loro richiesta alla Santa Sede. Questi milioni di fedeli e centinaia di prelati condividono generalmente la stessa convinzione (di oltre un secolo fa) del fondatore del movimento: l’annuncio papale della maternità spirituale universale di Maria che porterà a una storica liberazione della grazia per la Chiesa e per il mondo. Una lettera aperta dell’agosto 2019 rivolta a Papa Francesco per la proclamazione del Quinto Dogma Mariano, da parte di cardinali e vescovi che rappresentano i sei continenti, esprime esattamente la medesima convinzione spirituale (www.openletterformary.com).
Qual è la giustificazione teologica del ricevimento delle grazie attraverso un annuncio dogmatico del ruolo di Maria come Corredentrice e di conseguenza del riconoscimento della sua maternità spirituale ed universale?
Dio Padre rispetta così tanto la libertà umana che la grazia non può essere forzata sull’umanità. È necessario il libero consenso dell’umanità affinché la Madonna interceda pienamente e completamente per nostro conto. Il Santo Padre, quindi, come Vicario di Cristo sulla terra e come suprema autorità della Chiesa, deve riconoscere liberamente e solennemente il ruolo umano unico di Maria nella Redenzione e le sue conseguenti funzioni materne per l’umanità come Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata, affinché la Madonna eserciti pienamente e con potenza questi tre ruoli materni di intercessione per il Mondo d’oggi.
Non vediamo forse esattamente lo stesso principio teologico manifestato nell’istituzione biblica del papato? In Mt 16:15-20, Gesù pone agli apostoli la domanda: “Chi dite che io sia?” Gesù, ovviamente, sapeva chi fosse, eppure Gesù voleva sentire la verità proclamata liberamente da Pietro. Allora e solo allora, a condizione del libero consenso umano, Gesù istituisce il papato, che di conseguenza porta le grazie che affluiscono alla Chiesa e al Mondo attraverso il papato.
I milioni di fedeli che attualmente fanno appello a Papa Francesco credono che un simile storico fenomeno di grazia si presenti solo una volta e pertanto chiedono al Santo Padre che proclami liberamente e solennemente la Madonna come la Madre Spirituale di tutti i popoli: un atto di libero consenso umano da parte del Vicario di Cristo che porterà a una nuova e monumentale liberazione della grazia attraverso i ruoli di intercessione della Madonna.
Il completamento del dogma mariano
Dichiarare la relazione di Maria con l’umanità
Storicamente, fino ad oggi, la Chiesa cattolica ha proclamato quattro dogmi sulla Madre di Gesù: che Maria è Madre di Dio -“Theotokos”- cioè vera madre umana di Dio, Figlio, fatto uomo in Gesù Cristo (Concilio di Efeso, dell’anno 431); la sua perpetua verginità prima, durante e dopo la nascita di Gesù Cristo (Concilio Lateranense, dell’anno 649); la sua Immacolata Concezione, cioè concepita senza peccato originale (definita dal Beato Papa Pio IX nel 1854); e la sua Assunzione, cioè che Maria fu assunta corpo e anima in cielo alla fine della sua vita terrena (definita da Papa Pio XII nel 1950).
Questi quattro dogmi, tuttavia, pur sublimi nella loro articolazione di prerogative uniche della Madonna, non dicono nulla in modo esplicito sulla sua relazione con l’umanità, né sul suo ruolo nella Redenzione dell’umanità. Questo quinto dogma mariano andrebbe a definire solennemente il ruolo della Madonna come Madre Spirituale di tutti i popoli e ad incorporare i suoi tre ruoli materni fondamentali come Corredentrice (la ” Madre che Soffre”) Mediatrice di tutte le grazie (la “Madre che Nutre”) e Avvocata (la “Madre che intercede”) e porterebbe così in modo efficace al completamento dogmatico della “intera verità su Maria“, per usare l’espressione di Papa Giovanni Paolo II.
Durante quello che molti contemporanei credono essere il culmine storico dell’Era di Maria, un’epoca che vanta più dogmi mariani dichiarati, più apparizioni mariane approvate e più papi mariani rispetto a qualsiasi altro singolo periodo della storia della Chiesa, il suo ruolo corredentivo con Gesù per l’umanità e il suo rapporto con l’umanità stessa come nostra Madre Spirituale, sarebbero finalmente definiti solennemente.
Inoltre, l’amore autentico per Maria deve sempre basarsi su una verità autentica di Maria. Ad esempio, il Rosario, la consacrazione mariana e la devozione allo Scapolare sono tutti teologicamente basati sulla dottrina della maternità spirituale della Madonna. Sarebbe quindi appropriato avere una definizione dogmatica della dottrina mariana da cui dipendono le più grandi manifestazioni contemporanee della devozione mariana.
Dichiarare il valore redentivo della sofferenza umana
Maria Corredentrice e il ruolo del cristiano come “corredentore in Cristo”
Una definizione papale di Maria Corredentrice manifesterebbe al mondo la fondamentale verità cristiana secondo cui “la sofferenza è redentrice”. Questo dogma, concreta espressione di un volere degli uomini, evidenzierebbe intrinsecamente il valore redentivo della sofferenza umana, che, in un’epoca di continue sofferenze sia spirituali che fisiche, potrebbe fornire il messaggio pastorale per antonomasia alla Chiesa e al mondo contemporaneo.
Mentre la sofferenza della Madonna con suo Figlio Crocifisso non ha eguali nella sua profondità e nel suo merito, tutti i cristiani sono chiamati da San Paolo a “rimediare a ciò che manca alle sofferenze di Cristo per amore del suo corpo, che è la Chiesa” (Col.1: 24). Ognuno di noi, all’interno del Corpo di Cristo, ha il privilegio e la responsabilità di unirsi alla missione redentrice di Gesù e Maria e, sopportando pazientemente le nostre sofferenze e unendole spiritualmente alle sofferenze del nostro Redentore, può contribuire al mistero della liberazione delle grazie per la salvezza umana.
San Giovanni Paolo II ha ripetutamente esortato tutti i cristiani a diventare “corredentori in Cristo”, e allo stesso modo Papa Benedetto XVI ha invitato i malati a Fatima a diventare “redentori nel Redentore” (omelia a Fatima, 13 maggio 2010). Una solenne proclamazione di Maria come Corredentrice umana con Gesù mostra al Popolo di Dio un perfetto esempio umano da imitare nella sua chiamata Cristiana, per offrire le sofferenze quotidiane per la redenzione degli altri.
In un’epoca in cui i mali dell’eutanasia e del suicidio sono in forte aumento, il mondo ha bisogno di ricordare con forza che la sofferenza umana non è inutile e senza speranza, ma piuttosto può essere sia redentiva in modo soprannaturale che eternamente meritoria.
Il ruolo di Maria come Corredentrice e come modello perfetto per tutti i cristiani di essere “co-redenti in Cristo” non si limita alla nostra partecipazione alla sofferenza umana. La sua collaborazione unica nell’opera redentrice di Cristo illustra in modo potente il principio cattolico e centrale della partecipazione, in cui le creature possono condividere una virtù o un’opera di Dio, ma senza aggiungere, sottrarre o competere con Dio attraverso tale partecipazione. Ad esempio, ogni cristiano partecipa alla natura stessa di Dio condividendo la sua vita divina attraverso la grazia santificante (cfr. 2 Pietro 1:14), ma senza aggiungere, sottrarre o competere con la Trinità divina. Allo stesso modo, tutti i cristiani partecipano in modo totalmente dipendente e subordinato all’ “unica mediazione tra Dio e l’uomo, che è l’uomo Cristo Gesù” (1 Tim 2:5) attraverso, come San Paolo esorta in alcuni versi prima, le nostre “suppliche, preghiere, intercessioni e ringraziamenti” l’uno per l’altro (1 Tim 2:1). Un cristiano che prega per la salvezza di un altro; chi manifesta il valore salvifico del Vangelo ad un altro; chi porta l’amore di Cristo ad un altro sotto forma di cibo, riparo, conforto, amore: sono tutti atti di corredenzione cristiana che possono portare la misericordia salvifica di Gesù al mondo attraverso la nostra partecipazione umana.
Le coppie “co-creano” con il Padre Eterno quando hanno figli; i vescovi “co-santificano” con lo Spirito Santo quando amministrano la Confermazione; e tutti i cristiani “co-redimono” con Gesù offrendo le loro preghiere e i loro sacrifici in unione con Gesù per la salvezza delle anime. Definire il ruolo di Maria come Corredentrice accentuerebbe in modo esponenziale questa verità chiave della cristianità.
Evidenziare la dignità della persona e la libertà
L’imperativo di cooperare con la Grazia
Proclamare il ruolo libero e personale di Maria nella Redenzione proclamerebbe intrinsecamente anche la dignità della persona umana e la dignità del dono più prezioso di Dio per la persona umana: la libertà. Questo dogma riconoscerebbe solennemente che la libera decisione di un essere umano è stato un elemento necessario all’interno del piano provvidenziale di Dio per la Redenzione umana.
Numerose ideologie contemporanee negano sia la dignità della libertà umana sia la dignità della persona umana, dai regimi totalitari come la Cina comunista, alle organizzazioni occidentali della tratta di esseri umani, dove il loro mercato principale si trova in Occidente. Un dogma fondato sul rispetto di Dio per la libertà umana, unito al perfetto esercizio da parte della Madonna, sarebbe un insito proclamo della dignità trascendente della persona umana e con l’imperativo di rispettare la libertà umana in tutte le sfaccettature, così come fa il Creatore stesso. Come meravigliosamente articolato da Papa Leone XIII: “L’eterno Figlio di Dio, in procinto di assumere su di Lui la nostra natura per la salvezza e la nobilitazione dell’uomo, e in procinto di consumare così un’unione mistica tra Se stesso e tutta l’umanità, non poteva realizzare il suo disegno senza aggiungere il libero consenso della sua madre eletta, che rappresentava in qualche modo tutto il genere umano, secondo l’illustre e giusta opinione di San Tommaso, che afferma che l’Annunciazione ci fu con il consenso della Vergine in piedi al posto dell’umanità” [cfr. Summa theologiae III, q. 30, a. 1], (Octobri mense, n. 4).
Questa proclamazione mariana sottolineerebbe inoltre l’insegnamento cattolico continuo sulla necessità umana di cooperare con la grazia per la nostra salvezza. Come trasmette Sant’Agostino nella sua famosa massima: “Dio ci ha creato senza di noi: ma non può salvarci senza di noi” (Sermo 169, 13; PL 38, 923).
In effetti, il titolo di Corredentrice può benissimo essere il singolo termine più grande che rappresenta in modo completo l’insegnamento dottrinale cattolico sulla salvezza personale, in quanto include necessariamente principi di giustificazione autenticamente cattolici come i giusti rapporti tra libertà umana e divina provvidenza, grazia e libero arbitrio, fede ed opere.
La libertà umana è esercitata con dignità umana in perfetta cooperazione con il piano di salvezza di Dio: in ciò risiede la suprema testimonianza di Maria Corredentrice.
Proclamare la vera dignità della donna
Un autentico “femminismo cristiano” incarnato nella Madonna
Questo dogma proposto sottolineerebbe in modo sublime che il più grande atto della storia umana – la redenzione della famiglia umana – è il risultato di un “sì” di una donna.
È per volontà di Dio che la persona umana chiamata a partecipare più intimamente al più grande atto divino per l’umanità non sarebbe stato un papa, né un vescovo, né un prete, né un uomo, ma piuttosto una donna e una madre. Questo spiega la notevole attenzione che Dio ha avuto sia per la dignità della donna sia per la vera natura teologica, antropologica e sociale dell’autentico femminismo cristiano.
La provvidenziale necessità del contributo di una donna alla Redenzione è stata riconosciuta nella storia cristiana. Nel 180 d.C., Ireneo si riferisce al contributo femminile di Maria come “causa di salvezza per se stessa e per l’intera razza umana”. Nel 1918, papa Benedetto XV autorevolmente insegna: “Possiamo giustamente dire che ha redento la razza umana insieme a Cristo “(Inter Sodalicia). Nel 1993, Madre Teresa trasmette in modo succinto la stessa verità nella sua nota battuta: “No Maria, no Gesù”. (Conversazione con l’autore, Calcutta, 14 agosto 1993).
San Tommaso d’Aquino riconobbe anche che il consenso di Maria a diventare la Madre di Dio fu dato “al posto di tutta la natura umana” (loco totius humanae naturae) [Summa theologiae III q. 30, a. 1]. Così una donna ha parlato a nome di tutta la razza umana per portare il Salvatore nel mondo.
Soprattutto in un momento della Chiesa in cui domande e confusioni riguardanti la natura e il ruolo delle donne nella Chiesa sono sempre più numerose, la risposta e il rimedio è Maria. Proclamare la grandezza di Maria ed il suo ruolo di intercessione materna per l’umanità chiarirà il giusto ruolo delle donne nella Chiesa, conducendoci a comprendere il loro potente ma umile servizio in Cristo.
La Redenzione della razza umana è sì un dono del Divino Redentore all’umanità, ma allo stesso tempo è un dono da una donna all’umanità. Come eloquentemente espresso dal filosofo personalista, Josef Seifert: “Questo dogma esprimerebbe una dignità dell’azione di una donna che supera in attività, sublimità ed efficacia le azioni di tutte le altre creature: di tutti i re e i politici, dei pensatori, scienziati, filosofi, artisti e operanti dall’inizio del mondo alla fine dei giorni, e in un certo modo anche di tutti i sacerdoti tranne Cristo. Tutte le altre azioni sacerdotali rendono presente solo la grazia e l’azione redentrice di Cristo, ma l’atto di Maria ha reso possibile la nostra stessa redenzione e quindi ha mediato per l’umanità il dono più alto del nostro stesso divino Salvatore” (Mary Co-redemptrix: Doctrinal Issue Today, p. 77).
Applicare l’autentico ecumenismo cristiano a Maria
Una Madre unita a suoi figli
Poiché il vero ecumenismo è designato dal Magistero della Chiesa, un nuovo dogma sulla maternità spirituale di Maria, servirebbe in realtà per un autentico Ecumenismo Cristiano, nonostante a primo impatto possa sembrare il contrario.
Il Concilio Vaticano Secondo dice: “Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la dottrina. Niente è più alieno dall’ecumenismo che quel falso irenismo, che altera la purezza della dottrina cattolica e ne oscura il senso genuino e preciso” (Unitatis redintegratio, 11).
Nel suo documento papale sull’ecumenismo, Ut unum sint, Papa San Giovanni Paolo II descrive l’attività ecumenica veramente cattolica in termini di preghiera “come l’anima” e di dialogo “come il corpo” alla ricerca della vera e duratura unità cristiana all’interno dell’unica, santa, cattolica e apostolica Chiesa di Cristo (cfr Ut unum sint, 21, 28). Per quanto riguarda le aree di divergenze dottrinale come il dogma o la dottrina mariana, Giovanni Paolo condanna fermamente qualsiasi forma di “riduzionismo” dottrinale:
Per quanto riguarda lo studio delle divergenze, il Concilio richiede che tutta la dottrina sia esposta con chiarezza… Ovviamente, la piena comunione dovrà realizzarsi nell’accettazione della verità tutta intera, alla quale lo Spirito Santo introduce i discepoli di Cristo. Va pertanto ed assolutamente evitata ogni forma di riduzionismo o di facile “concordismo” (UUS, n. 36).
E ancora: “L’unità voluta da Dio può realizzarsi soltanto nella comune adesione all’integrità del contenuto della fede rivelata. In materia di fede, il compromesso è in contraddizione con Dio che è Verità. Nel Corpo di Cristo, il quale è “via, verità e vita” (Gv 14,6), chi potrebbe ritenere legittima una riconciliazione attuata a prezzo della verità? (UUS, 18)
La pienezza della verità dottrinale e la massima chiarezza possibile della dottrina costituiscono quindi due pilastri essenziali della legittima attività ecumenica cattolica.
Se la finalità di una proclamazione dogmatica del ruolo di Maria nella Redenzione è proprio quella di articolare la pienezza della verità dottrinale e la maggior chiarezza possibile di questa vera dottrina mariana, essa non può, per definizione, costituire una violazione dell’autentico ecumenismo cattolico. Sostenere tale concetto significherebbe de facto escludere la legittimità degli ultimi quattro dogmi mariani, nonché il carisma stesso dell’infallibilità papale riguardo alla verità mariana.
Il compianto cardinale di New York John O’Connor, nella sua lettera a Papa Giovanni Paolo II per il quinto dogma mariano, esprime bene il potenziale servizio del dogma all’autentico ecumenismo: “Chiaramente, una definizione papale formale sarebbe articolata in una terminologia così precisa che gli altri cristiani perderebbero la loro ansia nel non saper noi (cattolici, ndr) distinguere adeguatamente tra l’esclusiva associazione di Maria con Cristo e il potere redentore esercitato da Cristo soltanto” (Lettera a Papa Giovanni Paolo II, 14 febbraio 1994).
La conferma di rivelazioni private approvate dalla Chiesa
La Madonna desidera questo dogma
La rivelazione privata mariana, anche se approvata dalla Chiesa, non può mai costituire la base teologica per un dogma mariano. Tuttavia può servire come conferma soprannaturale per la sua adeguatezza, importanza e persino necessità.
Non dovremmo sorprenderci quando il dono dello Spirito Santo, manifestato attraverso la rivelazione privata, confermi il desiderio e/o la condizione divina con cui concedere una grazia storica per la Chiesa. Ad esempio, il Rosario e lo Scapolare rivelati per la prima volta attraverso rivelazioni private. Le note apparizioni di Fatima hanno richiesto una consacrazione per portare una grazia importantissima al mondo. Le apparizioni della Madonna delle Grazie e della Medaglia Miracolosa (1830) servirono come rivelazione profetica al Beato Papa Pio IX per dichiarare il dogma dell’Immacolata Concezione. Papa Pio XII assistette ad alcuni eventi inspiegabili del sole nei giardini Vaticani (ottobre 1950) come segni profetici di incoraggiamento e conferma per dichiarare il dogma dell’Assunta.
Quindi, non dovremmo essere sorpresi, ma quasi aspettarci una qualche forma di approvazione soprannaturale per i grandi atti ecclesiali che portano a importanti e storiche grazie per il mondo.
Le apparizioni di Amsterdam, in Olanda, della Madonna di tutti i popoli (1945-1959), che furono dichiarate “costituite essenzialmente da un’origine soprannaturale” dal vescovo Punt di Haarlem-Amsterdam (31 maggio 2002) di fatto forniscono una tale conferma celeste. Esse non solo ratificano l’adeguatezza di un quinto dogma mariano per i nostri tempi, ma rafforza ulteriormente questo dogma mariano come condizione divina per l’eventuale pace nel mondo.
Il 29 aprile 1951, la Signora di tutti i popoli esprime il desiderio di un nuovo dogma di Maria come Corredentrice: “Sono qui come Corredentrice e Avvocata. Ripetilo con me: il nuovo dogma dovrà essere il “dogma della Corredentrice”. Nota che pongo l’accento specialmente sulla parola «Co». Ho già detto che ne nasceranno molte dispute. Te lo ripeto nuovamente: la Chiesa, Roma, lo porterà a compimento e lotterà per esso. La Chiesa, Roma, incontrerà opposizioni e le supererà. La Chiesa, Roma, diventerà più vigorosa e più forte, nella misura in cui affronterà la disputa”.
Il 31 maggio 1954, la Signora di tutti i popoli incarica ulteriormente il Popolo di Dio di lavorare e presentare una petizione al Papa per questo quinto dogma mariano: “Lavorate e chiedete questo dogma. Dovrete presentare una petizione al Santo Padre per questo dogma … Il mondo è dominato dallo spirito di Satana. Quando il dogma, l’ultimo dogma della storia mariana, sarà stato proclamato, allora la Signora di tutti i popoli darà pace, vera pace, al mondo”.
E ancora nel messaggio del 31 maggio 1955, la Signora di tutti i popoli chiede questo dogma e associa il suo annuncio all’eventuale dono della pace nel mondo: “Il mondo non sa più che via seguire. Popoli, confidate dunque in vostra Madre. Ella può venire sotto questo nuovo titolo: Corredentrice, Mediatrice e Avvocata”. Quando il dogma sarà proclamato, la Signora di tutti i Popoli darà la sua benedizione. La Signora di tutti i Popoli darà allora la pace. Vi aiuterà allorché il dogma sarà proclamato”.
Le apparizioni dalla Madonna ad Amsterdam sono successivamente confermate da ulteriori apparizioni (anch’esse approvate dalla Chiesa) sempre della Signora di tutti i popoli, ad Akita, in Giappone. Dal 1973 al 1981, iniziarono una serie di fenomeni mistici: una statua lignea della Signora di tutti i popoli pianse lacrime in 101 diverse occasioni (più volte alla presenza del vescovo locale, il vescovo John Ito). Il vescovo Ito approvò l’autenticità soprannaturale degli eventi di Akita nel 1984 e confermò che queste due apparizioni approvate dalla Chiesa possedevano un’unità essenziale affermando: “Akita è la continuazione di Amsterdam”.
Conclusioni
Dall’iniziale ispirazione del cardinal Mercier di ricevere grandi grazie di pace per la Chiesa e il mondo, alla conferma, attraverso la rivelazione private, che il dogma della maternità spirituale di Maria porterebbe a eventuali grazie di pace globale, si può dimostrare che con un quinto dogma mariano si potrebbero avere grandi frutti per la Chiesa.
Coloro che volessero unirsi ai milioni di fedeli del Popolo di Dio in tutto il mondo per chiedere rispettosamente a Papa Francesco di proclamare questo nuovo dogma, possono farlo scrivendo una breve nota al Santo Padre al seguente indirizzo:
Sua Santità Papa Francesco
Casa Santa Marta
00120 Città del Vaticano
La maggior parte dei contemporanei concorda sul fatto che avremo bisogno di “aiuto dall’alto” per porre rimedio alle onnipresenti crisi che minacciano il mondo e la Chiesa d’oggi. Il conflitto del 2020 tra Iran e Stati Uniti e i loro rispettivi alleati mondiali non fa che accentuare l’urgenza di questo quinto dogma mariano e delle conseguenti grazie promesse.
Seguiamo la saggezza della Chiesa dei primi secoli. Affidiamoci alla protezione della “Santa Madre di Dio” in questi tempi di crisi. Ascoltiamo anche l’appello della Madonna a “lavorare e pretendere questo dogma” in modo che Ella possa essere “liberata” dal nostro consenso umano a fare per il mondo ciò che semplicemente non possiamo fare per noi stessi: intercedere per la pace, la vera pace, per il mondo.
Professor Mark Miravalle
Cattedra di Mariologia “San Giovanni Paolo II”
Università Francescana di Steubenville (Ohio, USA)
Docente di Mariologia
Università di Ave Maria (Florida, USA)
Presidente Vox Populi Mariae Mediatrici
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.