ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 29 gennaio 2020

L’imbastardimento dei “migranti” e degli accoglienti

Incredibile ma vero … come sempre… oggi


Apprendiamo dalla Agenzia di Informazione cattolica SIR
https://www.agensir.it/italia/2020/01/15/visori-e-video-3d-per-mettersi-
nei-panni-dei-migranti-al-via-progetto-degli-scalabriniani-nelle-scuole/

che il progetto di invasione dell’Europa per la sostituzione etnica e la sostituzione della religione cattolica con l’Islam, da sette anni sostenuto da papa Bergoglio, può contare oggi su un nuovo sofisticato strumento propagandistico di tipo digitale.

La Congregazione degli Scalabriniani, nata nel 1887 per aiutare le persone in difficoltà come i nostri migranti che si recavano in America, ha deciso che è finito il tempo di assistere i cattolici a rimanere tali pur decisi a recarsi in terre non cattoliche, ed ha pensato bene di assistere i non cattolici di varie parti del mondo a stabilirsi nelle terre cattoliche.
La molla che ha fatto partire il progetto è stata la supposta necessità di convincere i cattolici, italiani in particolare, che è doveroso aiutare i non cattolici che sopraggiungono a soppiantare i cattolici residenti.
Poco importa che i moderni flussi migratorii sono finanziati dagli stessi che finanziano l’aborto e la contraccezione in tutto il mondo: e poco importa che questi finanzieri mirano a imbastardire fino a fare scomparire l’etnia europea e la religione cattolica, allo scopo di far sorgere un insieme di persone sradicate e indifferenziate adatte, meglio dei popoli e delle culture esistenti, a servire da massa di manovra per il Nuovo Ordine Mondiale, progettato come strumento idoneo a preparare e ad imporre il regno del caos e dell’Anticristo.

Secondo gli Scalabriniani, tutto questo importa poco, ciò che importa invece è che già a partire dalle scuole si applichi una tecnica di persuasione psicologica ed emozionale che faccia capire, in modo volutamente erroneo, che le masse degli invasori dell’Europa sarebbero composte da brava gente innocua e maltrattata.

Come riporta l’Agenzia SIR, ecco cosa è stato escogitato:
«7 minuti per mettersi nei panni di chi fugge. 7 minuti per provare ad immaginare quanto siano difficili e drammatiche le scelte sul cammino di una persona migrante. 7 minuti per provare a capire cosa spinge le persone a lasciare tutto, la propria terra e le persone care, per avventurarsi verso l’ignoto, verso il sogno di una vita migliore. E’ racchiuso nello spazio di un gioco di ruolo che utilizza visori speciali, app e la tecnologia dei video tridimensionali a 360 gradi l’esperienza proposta, soprattutto ai giovani delle scuole, dal progetto “Ponte di dialoghi- Bridges beyond borders” promosso dalla Fondazione Cser (Centro studi emigrazione Roma) degli Scalabriniani, con il sostegno economico della Fondazione Migrantes e a cura di Ceiba Factory. Il progetto “Ponte di dialoghi”, presentato oggi, 14 gennaio, a Roma, è nato per promuovere una cultura della conoscenza e dell’accoglienza contro ogni forma di discriminazione e xenofobia. Prenderà il via a marzo in una decina di scuole medie inferiori e superiori e durerà per tutto il 2020.»



Anche chi non si intende di tecniche di persuasione occulta, comprende facilmente che si tratta di una forma di “lavaggio del cervello” che soprattutto se rivolto ai più giovani eserciterà una forma di coercizione psicologica ed emotiva, tanto più perniciosa per quanto si accompagna ad una presentazione falsa e unilaterale del problema dei flussi migratorii attuali.
Falso che i migranti in questione scappino dalle guerre; falso che siano poveri morti di fame, eppure in grado di pagare cifre ingenti per i loro trasferimenti organizzati; falso che si tratti di movimenti spontanei che invece sono organizzati da grosse strutture internazionali appositamente finanziate e coordinate.
Unilaterale e fuorviante calcare la mano sui disagi di queste folle in movimento, dimenticando gli enormi disagi che provoca il loro arrivo in terre come le nostre che sono afflitte dalla disoccupazione e dalla mancanza di adattamento giovanile. Unilaterale e fuorviante tacere gli enormi costi che gravano sui nostri governi, con la conseguenza della mancanza di fondi per chi da noi si trova in gravi difficoltà, senza contare che i fondi per tali costi vengono a mancare per aiutare le famiglie a mettere al mondo i figli e le giovani coppie a sposarsi.
Ma è proprio questo uno degli scopi del sostegno alla immigrazione: debilitare le nostre famiglie per poterle sostituire con le nuove famiglie dei sopraggiunti, che tra l’altro hanno un tasso di prolificità dieci volte superiore a quello italiano ed europeo.

Salta all’occhio il fatto che questa iniziativa condotta da religiosi non dica una parola per la conversione delle masse che si riversano nei nostri paesi, nonostante si tratti prevalentemente di miscredenti ai quali si vuole offrire il benessere materiale scartando il loro benessere spirituale; come dire che gli Scacalabriniani si preoccupano di dar da mangiare ai loro corpi e si esimono dal curare le loro anime destinate alla perdizione.
Il tutto con la benedizione del Vaticano, ormai trasformatosi in un’agenzia di beneficenza materiale e in una fucina di maleficenza spirituale.

E non si tratta di un’iniziativa estemporanea, perché:
«Per ora sono disponibili una ventina di visori che saranno utilizzati nelle classi, coinvolgendo almeno 1000 studenti  di scuole romane e venete. Il progetto, destinato ad allargarsi anche ad altri istituti scolastici, associazioni e realtà interessate, prevede una giornata formativa con la visione del filmato, l’approfondimento dei temi con la presenza di testimoni ed esperti, il feedback dei ragazzi.»




L’idea è quindi di condizionare tutti i nostri studenti e i relativi educatori, per giungere a creare generazioni di malinformati e di condizionati. E’ evidente che la cosa presenta una forte coloritura demoniaca: quando mai ci si è preoccupati tanto, in questo ultimo secolo, di evangelizzare come si deve gli studenti perché possano vivere una sana vita cristiana? E non ci si venga a raccontare degli oratori parrocchiali, che non esistono più, e dei moderni “movimenti ecclesiali” che, al pari della Comunità Sant’Egidio, per esempio, nelle chiese hanno emarginato il “Vero Padrone” per far posto a tavolate di mangerizie o a spettacoli profani di ogni genere.




Per finire, ricordiamo che incentivare la migrazione ed esaltare l’accoglienza dei “migranti” è cosa contraria sia al buon senso sia al vero benessere degli stessi soggetti in causa. Si incentiva la perdita delle loro radici e la desertificazione delle terre abbandonate. Non è un caso che si nasce in un dato contesto territoriale, sociale e familiare, e non è un caso che tale contesto sia unico e irripetibile, così che la migrazione determina la perdita di una parte importante della stessa vita dei “migranti”.

Il risultato, che è esattamente quello voluto dagli artefici del Nuovo Ordine Mondiale, sarà l’imbastardimento dei “migranti” e degli accoglienti, e cioè la perdita dell’identità di entrambi, a favore della creazione di nuove generazioni prive di identità, radici, scopi e finalità: l’humus ideale per fare attecchire il caos al posto dell’ordine, come progettato dai piani del Demonio che “come leone ruggente va in giro cercando di divorare le anime” (Cfr. I Pt. V, 8).

Quanti soldi verranno spesi per questo progetto di condizionamento occulto?
E chi sono i finanziatori?




Progetto di sostituzione etnica: nuovi ragazzi italiani
di Belvecchio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3346_Belvecchio_Incredibile_ma_vero.html

IL MONDO LIQUIDO DI BAUMAN


                                       
 Mondo liquido di Bauman: l'uomo in bottiglia. Bisogna uscire dalla bottiglia e dalla pozzanghera farla finita con la condizione liquida. Dobbiamo tornare ad essere stabili solidi fare comunità: appartenere e possedere un’identità 
di Roberto Pecchioli  

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Pochi aggettivi hanno ottenuto il successo di “liquido”, l’attributo del mondo contemporaneo inventato da Zygmunt Bauman. Modernità liquida, famiglia liquida, mondo liquido. Il sociologo ebreo polacco emigrato negli Usa ha dato la definizione più sintetica, fulminante e precisa del nostro tempo. Liquido nel senso di non solido, privo di un centro e di una forma. I liquidi sono informi, assumono quella dei recipienti che li contengono e, in assenza, tendono a disperdersi, evaporare, annullarsi. L’intuizione di Bauman è straordinaria, ma rivela che l’uomo liquido, prodotto di una società altrettanto liquida, è un uomo chiuso in bottiglia.
La modernità è la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza l’unica certezza. Questa riflessione di Bauman conferma che il nostro è un tempo di inversione, di ribaltamento generalizzato, in cui ciò che è confuso, indistinto, mutevole è considerato positivo e moderno. Anche l’aggettivo moderno ha assunto una valenza assoluta, universalizzata, metafora e sinonimo di positività. Moderno significa soltanto “al modo odierno”. L’assolutizzazione del termine, elevato a categoria del bene, della superiorità di oggi rispetto a ieri, che diventerà inevitabilmente l’inferiorità di oggi vista con gli occhi di domani, fa il paio con “liquido”.
Ma che cosa si intende esattamente per società liquida?  La crisi del concetto di comunità ha fatto emergere un individualismo programmatico, in cui nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno” (Umberto Eco). Il vicino è sempre qualcuno dal quale guardarsi, un concorrente se non un nemico. Homo homini lupus. Questo soggettivismo ha minato la modernità, l’ha resa fragile, immersa in una condizione in cui, aboliti i punti di riferimento, tutto perde consistenza. La solidità di ieri è vista come un pericolo o una gabbia. Tutto diventa liquido poiché nulla appare più vero, buono, giusto. Le uniche soluzioni per individui senza punti di riferimento diventano l’apparire ad ogni costo, il consumo, la novità, il movimento fine a se stesso.
Il liquido, lasciato a se stesso, tende a scorrere in mille rivoli, cambiare direzione ad ogni ostacolo, sino ad annullarsi e perdere ogni distinzione. L’esito è la dissoluzione in milioni di gocce, atomi liquidi privi di valore, direzione, centro. Il consumismo liquido mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma li rende subito obsoleti, e gli individui-goccia passano da un consumo all’altro in una bulimia senza scopo, milioni di liquidi che si muovono a ondate eterodirette. Nel mondo liquido-moderno la solidità delle cose, così come la solidità dei rapporti umani, tende a essere considerata un male, una minaccia. Qualsiasi proposito di fedeltà e impegno a lungo termine annunciano un futuro di obblighi che limitano la libertà di movimento e riducono la capacità di accettare le opportunità ancora sconosciute che si presenteranno.
La prospettiva di trovarsi invischiati per l’intera vita in qualcosa di definitivo, non rinegoziabile, appare ripugnante e spaventosa (rapporti sentimentali, amicizie, idee, opinioni, famiglia, luoghi, la stessa personalità individuale). Inevitabilmente, “si chiede agli uomini di cercare soluzioni private a problemi di origine sociale, anziché soluzioni di origine sociale a problemi privati” (Bauman) Il mondo liquido produce una società frantumata, in cui se io ho risolto i miei problemi soggettivi, non mi importa più degli altri. Di contro, i miei guai, debolezze, fragilità sono solo miei, per l’indifferenza liquida altrui. Il mondo circostante è tagliuzzato in frammenti scoordinati, mentre le vite individuali si frantumano in una successione di episodi non collegati fra loro. Essere moderni, cioè liquidi, significa essere incapaci di fermarsi e ancor meno di restare fermi, una condizione che Paul Virilio chiamò “dromocrazia”.
La cultura di oggi è fatta di offerte di mercato, non di norme. Anche qui trionfo del liquido. Nel mondo liquido il capitalismo vince senza competitori perché le fonti del profitto si sono estese dallo sfruttamento della manodopera allo sfruttamento dei consumatori, gli esseri liquidi per eccellenza, che devono continuamente modificare se stessi, gusti, aspettative, per stare al passo, inseguire l’odiernità, la moda, svalutando continuamente “ieri” e “prima”.  La comunità è solida, poiché ad essa apparteniamo interiormente, moralmente, la società è liquida in quanto è solo un contratto che può essere stracciato, di durata limitata; impegna solo per i termini sottoscritti e contiene clausole di rescissione.
Il mondo liquido è per natura un corsa verso il nulla che trascina con sé la civiltà. La società, spiega lo scrittore Agostino Saccà, è il semplice stare insieme. Per caso, perché siamo contemporanei, ci troviamo senza una vera ragione nello stesso spazio al medesimo tempo. Estranei, liquidi ridotti a gocce che si disperdono al vento, circondati da “rari nantes in gurgite vasto” pochi nuotatori nel vasto mare, i rari superstiti del naufragio, come i marinai dell’Eneide virgiliana. Il contratto è liquido, l’impegno è solido. Fornisce uno scopo indica una meta, dà valore, attribuisce senso, costruisce civiltà La civiltà ha bisogno di maturazione, ideali, valori, cultura unificante, terreno solido, sedimentazione. La civiltà è il desiderio di incamminarsi su un terreno comune, per definizione solido. Non vi è civiltà senza una solida appartenenza. A un popolo, un’idea, una credenza religiosa, un destino, un luogo, un sistema di valori, a una persona amata. Non esiste un popolo “liquido”.
Ci limitiamo a correre in una società vista come agglomerato provvisorio, plastico, onde di un mare in tempesta sferzato da venti provenienti da ogni direzione. Liquefatto, il mondo diventa irriconoscibile, una babilonia confusionaria in cui ognuno va per conto suo, teme gli altri, si unisce in tribù provvisorie, parla lingue reciprocamente incomprensibili, oppure diventa afasico e comunica in maniera elementare. Questa o quella per me pari sono, era il cinico programma sentimentale del Duca di Mantova nel Rigoletto. Il pessimo programma è allargato alla vita intera: vivere in Italia o in Mongolia non fa differenza, né che il proprio paese perda la sua lingua, cultura, o sia invaso da stranieri. Fa lo stesso essere uomo o donna, essere attratti sessualmente da persone dello stesso sesso o dell’altro, anzi degli altri, esprimersi in italiano o in inglese. Liquido è tutto, le gocce si frantumano a caso.
Quel che conta è la corsa, il viaggio, nessuna meta, ogni mezzo è buono. Importante non avere alcun fine o averne uno per ciascun giorno. E’ imperativo cambiare, spogliarsi e rivestirsi continuamente di nuovi abiti. L’ideale è la mescolanza, la contaminazione, passata a definire un ideale di vita anziché il vecchio insozzare, macchiare, deturpare. Dicono che le mescolanze accrescono, ma solo se vi è uno scopo di civiltà, non il mescolamento fine a se stesso, che diventa frullato casuale di elementi diversi, emulsione insensata, spesso impossibilità di creare un equilibrio. L’olio non si scioglie nell’acqua. La marea liquida è indifferenziata, il pentolone che bolle continuamente mentre vi entra di tutto (melting pot) e tutto vi si scioglie è indigeribile, velenoso. Liquido è il flusso di Babilonia, solida è la civiltà. Ma l’obbligo è vivere alla giornata, nuotare in un magma che si muove ed esplode come ciò lava di un vulcano.
L’uomo liquido è un essere in bottiglia: per andare da qualche parte, conservare un senso e una parvenza di unità deve essere raccolto in un recipiente, diventare contenuto. Perde autonomia; se il recipiente si rompe, il liquido si disperde. Se manca il tappo, il destino è l’evaporazione. Persino un ciottolo è più stabile dell’uomo liquido, intrappolato nel recipiente sotto pena di dispersione e in balia di chi impugna la bottiglia. Non resta che abbandonare la condizione di fluidi alla mercé dei padroni di bottiglie, recipienti e condutture, e tornare solidi.
Non è difficile. Un comandante degli Chouans, i combattenti antirivoluzionari della Vandea, disse che la sua Patria non erano i principi astratti, i diritti universali dei giacobini, ma la terra che calpestava e sentiva sotto i piedi. Concreta, reale, come ogni principio in cui si crede. Duratura, perché mantenersi, conservare e consegnare, tramandare, è un istinto potente dell’uomo “solido”. L’acqua non si afferra, scivola, scorre e non è mai la stessa. L’uomo ha bisogno di fermarsi, costruire una solida casa, difenderla con fermezza, consegnarla ai figli e levare lo sguardo in alto. Bisogna uscire dalla bottiglia e dalla pozzanghera, farla finita con la condizione liquida. Essere, tornare stabili, solidi, fare comunità, appartenere, possedere un’identità. Il principio di appartenenza sconfigge il mondo liquido, fa saltare il tappo della bottiglia in cui ci hanno rinchiusi goccia a goccia. 

  
MONDO LIQUIDO. L’UOMO IN BOTTIGLIA
di Roberto Pecchioli


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