Una interessante analisi fatta da Ed Condon, pubblicata su Catholic News Agencya proposito del rapporto tra i vescovi tedeschi, che qualche giorno fa hanno dato il via al “percorso sinodale vincolante”, gravido di devastanti risultati se quanto pronosticato si dovesse verificare, ed il ruolo del Papa dinanzi a questi eventi. 
Ecco l’articolo nella mia traduzione. 
Papa Francesco e il card. Reinhard Marx
Papa Francesco e il card. Reinhard Marx
L’anno 2020 ha un mese di vita ed è già molto nutrito di aspettative per Papa Francesco.
Il tanto atteso rapporto McCarrick è atteso “all’inizio” di quest’anno; così come un’attesa esortazione apostolica dopo il Sinodo sull’Amazzonia. All’orizzonte c’è anche una nuova costituzione, a lungo trascinata ma ancora da consegnare, che riforma la curia romana.
Ma sotto la superficie c’è una domanda che alla fine potrebbe definire l’intero papato di Francesco: cosa farà per i tedeschi?
La conferenza episcopale tedesca è in rotta di collisione con Roma da quando ha annunciato un “processo sinodale vincolante” biennale per affrontare – e riformare – l’insegnamento e la disciplina universale della Chiesa su questioni che vanno dal celibato clericale all’ordinazione delle donne, alle unioni omosessuali.
Mentre l’anno scorso hanno pubblicamente manifestato le loro intenzioni, in collaborazione con il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (che hanno opinioni opposte alla Chiesa su tutti questi temi), è stato fatto ogni sforzo per far loro cambiare rotta.
Lo stesso Papa Francesco scrisse una lettera a tutta la Chiesa in Germania, mettendo in guardia contro una falsa sinodalità, radicata nel rendere la Chiesa conforme alla morale e al pensiero laico moderno, che chiamò “un nuovo pelagianesimo” che cerca di “riordinare e sintonizzare la vita della Chiesa, adattandola alla logica attuale”.
Il risultato, diceva Francesco, sarebbe un “corpo ecclesiastico ben organizzato e anche ‘modernizzato’, ma senza anima e novità evangelica”.
Quando le preoccupazioni pastorali di Francesco rimasero inascoltate, diverse capi della curia diedero espliciti avvertimenti, prima in privato, poi in pubblico: i piani tedeschi erano una sfida all’universalità dell’insegnamento e della disciplina cattolica e non erano validi.
Ieri i vescovi tedeschi hanno iniziato imperterriti la prima sessione del loro processo sinodale a Francoforte.
Non è chiaro cosa farà Papa Francesco in risposta, ma ciò che è chiaro è che l’agenda tedesca tocca quest’anno tutte le questioni importanti sulla scrivania papale.
La questione del celibato clericale è stata un argomento controverso a Roma, prima e dopo il Sinodo in Amazzonia. I cardinali Marc Ouellet e Beniamino Stella sono intervenuti pubblicamente in difesa della disciplina in ottobre. Più recentemente, il cardinale Sarah ha pubblicato un libro con i contributi di Benedetto XVI per una decisa difesa della pratica.
Mentre i portavoce pontifici ufficiali hanno sottolineato l’impegno personale di Francesco per il celibato, la saggezza consolidata è che una piccola eccezione per l’Amazzonia potrebbe incontrare l’approvazione papale. Ma la libertà del papa di trattare la questione amazzonica con discrezione può rivelarsi limitata.
La fine del celibato obbligatorio è ampiamente pubblicizzata come uno dei risultati attesi del processo sinodale tedesco, e i vescovi sono stati espliciti nell’affermare che si sarebbero appropriati di qualsiasi eccezione fatta per l’Amazzonia.
Il vescovo Franz-Josef Bode, vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, ha detto in un’intervista del 2018 che se l’ordinazione degli uomini sposati sarà autorizzata per l’Amazzonia, i tedeschi insisteranno sulla stessa autorizzazione.
“Questo è ovvio”, ha detto allora Bode, insistendo sul fatto che l'”emergenza pastorale” nella sua diocesi di Osnabrück e in altre diocesi tedesche è “diversa ma anche molto grave”.
Il vescovo Franz-Josef Overbeck di Essen, che è anche presidente dell’Adveniat, l’organizzazione umanitaria della Chiesa in Germania per l’America Latina, ha definito il sinodo amazzonico “un punto di non ritorno” per la Chiesa e che “nulla sarà più come prima”.
Al centro della disputa sul celibato clericale, e degli altri cambiamenti in corso nel processo sinodale tedesco, c’è una crescente lotta di potere tra Roma e la Chiesa in Germania.
Mentre papa Francesco e la sua curia sono stati chiari sul fatto che solo il Vaticano può trattare questioni di insegnamento e disciplina universale della Chiesa, i tedeschi sono stati altrettanto chiari sul fatto che vedono un futuro molto diverso per la Chiesa.
Il 27 gennaio, il segretario della conferenza episcopale tedesca ha rilasciato un’intervista puntuta insistendo sul fatto che è “inaccettabile” che Roma continui ad avere piena discrezione sull’insegnamento e la disciplina universali. Padre Hans Langendörfer, SJ, ha invece esortato altre regioni a seguire l’esempio tedesco e a imporre efficacemente alla Chiesa un nuovo modello federale.
Mentre alcuni si aspettano che alla fine le cose arrivino ad un punto in cui o il Papa li assecondi o li costringa a tornare in riga, altri indicano un altro punto in cima all’ordine del giorno del Papa come probabile epilogo della disputa.
Il consiglio dei cardinali consiglieri del papa sta ancora esaminando i commenti sulla bozza dell’anno scorso dell’Evangelium praedicate, la nuova costituzione apostolica sulla struttura e il funzionamento della curia romana. Sepolta all’interno della bozza di testo, nella sezione che espone l’autorità della Congregazione per la Dottrina della fede (CDF), vi è una disposizione che si rifà direttamente alla proposta tedesca di una Chiesa federale.
La bozza di testo fa riferimento alla “responsabilità primaria” dei singoli vescovi e delle Conferenze episcopali nazionali per la Chiesa in diversi Paesi e regioni. In quella che sarebbe una significativa innovazione, il progetto di Costituzione fa specifico riferimento alla “vera autorità dottrinale” delle Conferenze episcopali nazionali, e dice che la CDF “applicherà il principio di sussidiarietà” su qualsiasi misura relativa alla “protezione della fede”.
Molteplici fonti che conoscono il processo di redazione hanno detto alla Catholic News Agency (CNA) che questa disposizione, precedentemente definita un “progetto per il federalismo”, è stata ampiamente informata dalla volontà del cardinale Reinhard Marx di Monaco di Baviera, capo della conferenza episcopale tedesca, e membro chiave del consiglio dei cardinali consiglieri del papa. Le stesse fonti, attraverso diversi dipartimenti curiali, hanno detto alla CNA che [questa disposizione] è stata al centro di continue critiche nei feedback offerti dai vescovi di tutto il mondo l’estate scorsa.
I funzionari della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per i Vescovi hanno detto a CNA che, se la disposizione rimane nel testo finale della costituzione, essa convaliderà essenzialmente il processo sinodale tedesco, indipendentemente dalle obiezioni della curia.
“Questa è la ragione della loro fiducia, e dell’audacia”, ha detto questa settimana un alto funzionario alla CNA. “E’ un gioco di attesa – ci dicono ‘aspettate e vedete i nostri risultati prima di giudicare il processo’, ma per allora potranno dire di avere questa autorità e chiedere la sussidiarietà”.
“Non importa quale dicastero viene prima nella linea [dell’importanza romana], queste due frasi possono rifare tutta la Chiesa”.
Papa Francesco ha fatto della discussione aperta e talvolta polemica un tratto distintivo del suo pontificato e si ritiene che preferisca ascoltare tutti gli aspetti di una questione prima di prendere una decisione. Ma con il loro “percorso sinodale vincolante” ora formalmente in corso, il papa potrebbe percepire i vescovi tedeschi come occupati a fare in modo che dia loro il consenso [sulla via da loro intrapresa]. Anche se lui potrebbe non apprezzare un confronto aperto, non gli hanno lasciato altra scelta.
Sia che rivolga la sua attenzione all’angolo più lontano dell’Amazzonia, o alla riforma della sua curia a Roma, Francesco potrebbe scoprire che tutte le strade portano a Berlino nel 2020.
Di Sabino Paciolla
Sinodo tedesco: vescovi sulle panche, donne celebrano una pseudo-liturgia



Moltissimi delegati che hanno partecipato alla prima sessione della via sinodale tedesca (30 gennaio - 1° febbraio) hanno partecipato sabato mattina a una liturgia della parola nella cattedrale di Francoforte (Germania).

Il rito è stato tenuto da laici, in gran parte donne. Hanno letto il Vangelo e ne hanno parlato.

Tra i delegati seduti sulle panche c'erano moltissimi vescovi tedeschi.

Solo una minoranza dei delegati ha partecipato alla Santa Messa in un'altra chiesa di Francoforte.

Foto: Synodaler Weg, #newsKypgwqvyek

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