ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 29 febbraio 2020

Dissacrazione-virus..

Schneider: i vescovi abusano del coronavirus come pretesto per diffondere la dissacrazione

Nessuno può essere costretto a ricevere la Comunione sulla mano, scrive il vescovo Athanasius Schneider su Rorate-Caeli.Blogspot.com (28 febbraio).

Commentando a proposito dei vescovi che usano il coronavirus "come pretesto" per abolire la comunione sulla lingua, Schneider spiega che da un punto di vista igienico ricevere la Comunione sulla lingua è "certamente meno pericoloso e più genico" che ricevere la Comunione sulla mano: "Molti agenti patogeni vengono trasmessi dalle mani".


“Molte persone arrivano in chiesa e ricevono la Santa Comunione nelle mani dopo aver toccato le maniglie delle porte o i corrimano e dopo aver afferrato sostegni nel trasporto pubblico o in altri edifici".

Vietare la Comunione nella bocca pertanto "costituisce un abuso di autorità" per diffondere "sempre di più il processo di tripla lizzazione e dissacrazione" del sacramento dell'Eucarestia.

Schneider sottolinea che nei 2000 anni di storia della Chiesa non ci sono stati casi provati di contagio per aver ricevuto la Comunione.

Foto: © Mazur, CC BY-NC-SA#newsZvacsokrcd


it.news
https://gloria.tv/post/SjXjK79AY8EN2VP21oAesWAwf

C'è stata una gara tra porporati a chi chiudeva per primo - Di Gianni Toffali



Il ministro della Salute, di intesa con i Presidenti delle Regioni Sanità, allo scopo di evitare il diffondersi del COVID 19, hanno disposto la "sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi in luogo pubblico, anche di natura culturale, ludico, sportiva, religiosa; discoteche e locali notturne".

Come se la qualità dell'aria, o meglio delle "particelle veicolanti il corona virus, dipendessero dallo spessore del portafoglio dei soggetti, dal divieto sono state (stranamente, ma non troppo) escluse le attività commerciali e finanziaria.

La prima istituzione a mettere i lucchetti senza fiatare, è stata la Chiesa Cattolica.

Da parte dei Vescovi nessuna obiezione, anzi, gara tra porporati a chi chiudeva per primo. Una differenza abissale rispetto al passato.

Nel 590, a fronte della grave epidemia di peste, che colpì Roma decimando la popolazione, per implorare l’aiuto divino, San Gregorio Magno promosse una solenne processione per tre giorni consecutivi presso la basilica di Santa Maria Maggiore. Ed il morbo scomparve!

Fu addirittura l’autorità civile ovvero il Senato palermitano, invece, a sostenere, il 9 giugno 1625, contro la peste dilagante, la processione pubblica promossa dal cardinale arcivescovo Giannettino Doria con l’arca contenente le ossa di Santa Rosalia. Anche in quel caso, il morbo cessò.

Gli esempi della potenza della preghiera a fermare le misteriore malattie della natura e della Terra (che qualcuno, ingenuamente, si ostina a chiamare Madre) potrebbe continuare all'infinito.

Il problema è che, la Chiesa di ieri aveva fede, quella di oggi si è ridotta a predicare la filantropia, l'ecologismo e a far concorrenza alle organizzazioni governative.
it.news

Col virus la fede non si ferma. "L'andate in pace" nel silenzio

Il Coronavirus non può nulla dinanzi la forza d'animo di certi uomini di Chiesa. Ecco le storie dei parroci che operano nelle zone rosse

Il coronavirus non è una punizione divina. La domanda sull'entità del male, dalle parti delle zone rosse, può venire spontanea. Anche se risulta inopportuna in termini fideistici. Monsignor Gabriele Bernardelli, che è nato a Codogno ma che fa il parroco a Castiglione d'Adda, ha celebrato la Messa in solitaria.
In circostanze del genere, non si percepisce neppure il silenzio di chi si pone in ascolto. Al limite, per chi ha il dono della fede, la presenza di Dio. Chi decide di fare il prete non ha la vocazione all'isolamento, anzi. Ma l'emergenza può costringere nella solitudine.
Il valore della celebrazione comunque non cambia: non è il pubblico presente che sancisce la consistenza di una funzione. Il Don Camillo di Guareschi, nel 51', lo sapeva già. E poi c'è quel gesto plateale, per quanto senza platea, già riportato da più di un quotidiano: "Ho benedetto realmente, non idealmente, tutta la parrocchia e il nostro bel borgo dal sagrato della chiesa parrocchiale, per mostrare che Dio benedice sempre", ha raccontato il parroco lombardo a IlGiornale.it. "Benedire" è un sacramentale, un segno sacro - spiega il Catechismo - cui non si può rinunciare. Un appuntamento che Dio, sempre per chi crede, non manca mai. Monsignor Bernardelli, con espressioni ben più in linea con la teologia rispetto alle nostre, lo fa presente.
La fede, nelle zona rossa edificata attorno al lodigiano, ora è vissuta "in maniera variegata". Non potrebbe essere altrimenti. Alcuni fedeli attribuiscono a questa "prova" un "valore redentivo" - ci confida il consacrato - , mentre altri "credendo che Dio è l’Onnipotente" e che "quindi può fare cessare questo contagio quando vuole", domandano volentieri "questa grazia, spesso per intercessione di Maria e dei Santi...". Poi coloro che stupiscono di più: "quelli con una fede un po’sopita". Gli stessi che adesso "entrano in chiesa". Gente che don Gabrielle Bernardelli rivela di non vedere da quattro anni e mezzo.
Noi, a questo punto del confronto, abbozziamo un assunto che suona più o meno così: la fede non si è fermata dinanzi al coronavirus. Il parrocco corregge il nostro tiro: "Io direi che la fede in questi frangenti si purifica, perché ha sempre bisogno di essere purificata". Del resto c'è l'esempio dei cristiani che sono stati sgozzati dai militanti dell'Isis. Don Gabriele ricorda quegli episodi, e sentenzia: "Quindi la fede non si ferma neppure dinanzi alla morte". Vagli a dare torto a Don Gabriele. Il racconto assume tratti pastorali: "Io spesso chiedo alla mia gente: 'Conta di più la salute o la fede?' Mi rispondono (qualcuno convinto, qualcuno meno...): 'La fede'. Infatti la salute e la vita passano inesorabilmente, ma la fede ci dice che nel momento della morte noi siamo già trasferiti nelle regioni della resurrezione". E se le domeniche non dovessero più sembrare domeniche per un po' pazienza. I cristiani temono la morte come tutti, ma le attribuiscono una portata diversa. Il Papa, nel 2018, ci ha ricordato che chi usa pensare alla propria dipartita può dirsi estraneo alla volontà di potenza sul tempo. Una volontà che non c'è, perché è una mera "illusione", ha spiegato Francesco. Nelle zone rosse lo hanno dovuto scoprire loro malgrado. Mons.Bernardelli cita Simon Weil: la fede è "fragilissima", ma "sostiene tutto il resto". Le zone rosse e quelle che temono di divenire tali.
La Chiesa cattolica non molla un centimetro neppure in Veneto, dove opera anche don Andrea Tieto. La parrocchia è quella di Tribano Olmo e San Luca. La località è appunto Tribano, a quattordici minuti da Schiavonia, dove l'ospedale risulta essere stato attenzionato dalle cronache per via del ricovero di due dei primi casi di coronavirus. "Le strade sono vuote - ripercorre don Andrea - e la paura c’è. Ogni giorno ci sentiamo con il sindaco e con diverse persone del paese. Viviamo questo tempo con responsabilità, nella speranza di evitare contagi che portino a danni peggiori e nell’umiltà di stare dentro le regole, anche quelle che non ci piacciono. Del sale e del pepe sui condimenti si dice che la misura è: “QB – quanto basta”: il nostro sale e pepe sono la prudenza e la lucidità". In queste fasi, bastano persino i social network, che non copriranno tutte le esigenze dottrinali, ma che i sacerdoti hanno giocoforza imparato ad utilizzare. Un'anima in ricerca, in queste zone del Belpaese, non può essere lasciata sola. Non dovrebbe comunque accadere, ma qui meno che mai. E i preti non possono che correre ai ripari, tenendo in considerazione però tutti i limiti di buon senso calati dall'alto delle diocesi, con la sospensione delle Messe e tutte le altre disposizioni.
Don Andrea ci rammenta come "Vangelo" significhi "Buona Notizia". Pure i media, insomma, dovrebbero sempre seguire la scia della "fiducia", del "coraggio" e della riapertura alla "vita". Sono concetti che possono apparire semplici, ma rinvigorire la "Buona Novella" da dentro una sorta di fortino non è un'operazione modesta. Il parroco veneto - che abbiamo intervistato a sua volta - si esprime per mezzo di parole, che tuttavia reputa "nani". I fatti, invece, rimangono gli unici "giganti". E allora ci vuole concretezza. Come quella che serve a "dare speranza, accompagnare e non smarrire i riferimenti che da sempre ci tengono in piedi, tra cui in particolare la fede cristiana e il sostegno reciproco nel bisogno".
Una preghiera può battere un virus? Qualcuno ne è convinto. Qualcun altro lo chiama fatalismo. Il punto, semmai, non è neppure questo. La fede, che è un aspetto connaturato della nostra nazione, non si è arrestata dinanzi allo stop imposto dal coronavirus. Un buon segno, divino o umano che sia, che è in grado di preludere ad una ripartenza. "Pregare - ha scritto Chesterton - come se tutto dipendesse da Dio; agire come se tutto dipendesse da noi".

I cattolici al tempo del coronavirus / 5

Cari amici di Duc in altum, proseguo nel proporvi testimonianze provenienti da tutta Italia su come i fedeli stanno vivendo queste giornate segnate dal coronavirus e dalle relative disposizioni, che riguardano anche la Chiesa cattolica, le Sante Messe e la vita delle parrocchie.
A.M.V.
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Qui Carini (Palermo)
All’inizio della Messa il prete ha avvertito i fedeli delle disposizioni impartitegli:sospensione dello scambio della pace (e questo non lo considero un male, dopotutto), svuotamento delle acquasantiere (e questo è un chiaro sintomo della mancanza di fede da parte di chi ha potuto concepirlo) e, dulcis in fundo, obbligo di ricevere la Santa Particola sulla mano. A queste parole ho sobbalzato sulla panca. Il mio impulso fu in quel momento di alzarmi e dire: a questo non sono disposto! Ma mi trattenni, per un senso di timidezza o pudore. Giunti infine al momento della distribuzione della Santa Eucarestia, mi misi in fila a mani giunte come faccio di solito e, arrivato il mio turno, mi presentai così davanti al sacerdote, il quale mi guardò interdetto.
Deciso, gli dissi che desideravo la particola come nella tradizione della Santa Chiesa, sulla bocca, e lui mi apostrofò sostenendo che mettere la particola sulla mano è una disposizione della Chiesa. Gli obiettai: “Ma io non lo accetto!”. A quel punto il prete ebbe un leggero scatto d’ira e si rivolse alla signora accanto a me per comunicarla. Avrei potuto restare lì fermo, ma per obbedienza uscii dalla fila a capo chino, profondamente umiliato e ferito, e tornai al mio posto.
Ritengo tutto ciò un fatto molto grave, del quale un vero figlio di Dio mai avrebbe dovuto rendersi responsabile. Ma considerando i giorni in cui viviamo, questi giorni in cui la Santa Chiesa è crocifissa ogni istante dinanzi al mondo che grandemente ne gode, è chiaro che ciò rientra pienamente in ciò che ci è stato predetto. E così sia!
Lettera firmata
Carini (Palermo)
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Qui Rovereto
Nel mercoledì delle ceneri sono andato a Messa e ho appreso lì che, per disposizione dell’arcivescovo, le Messe in parrocchia fino a nuova disposizione sarebbero state solo le festive e prefestive. Soppresse adorazioni e via crucis, chiuso l’oratorio, sospese tutte le altre attività parrocchiali. Durante la funzione è stato eliminato lo scambio della pace (e fin qui niente da dire, ci può stare), è stata rimossa l’acqua santa ed è stato istituito l’obbligo di ricevere la Comunione in mano.
Qualcuno potrebbe prendermi per fanatico, ma io non ho mai ricevuto la Comunione in mano e non trovo neppure giusto che i fedeli siano obbligati in tal senso. Fra l’altro, mantenendomi al solo livello fisico, senza coinvolgere la metafisica, mi chiedo: è davvero più sicuro ricevere la Comunione in mano che in bocca? Io sono dell’idea che portare alla bocca l’Ostia dopo che è stata appoggiata sul palmo ed è stata presa tra polpastrelli che poco prima hanno toccato di tutto (il banco, la maniglia della porta e chissà cos’altro) sia molto peggio che riceverla direttamente in bocca, fatto salvo che il sacerdote o il ministro presti un po’ di attenzione e magari si disinfetti le mani prima della funzione.
Chiusa la parentesi, torno alla cronaca. Il governatore della provincia più volte al giorno precisa che in Trentino non ci sono casi di contagio, che le quattro persone risultate positive sono lombarde e sono state subito riaccompagnate in Lombardia praticamente senza aver avuto interazione con gente locale. In provincia sono state sospese attività come le feste di carnevale, ma in città tutto va avanti senza particolari restrizioni: i negozi sono regolarmente aperti, si tiene il mercato cittadino, vengono tenuti spettacoli teatrali con l’unica accortezza di aver ridotto il numero di posti in sala, le attività scolastiche sono state sospese ma riprenderanno già lunedì.
Ciò che mi lascia stupefatto in tutto ciò sono la solerzia e la coesione con cui la Chiesa ha abbracciato le disposizioni e come nelle parrocchie si faccia quasi a gara per ingigantirne la portata. Possibile che nessuno abbia avuto la benché minima obiezione?
Ultima considerazione, a margine. La diocesi ha chiesto, durante la quaresima, di lasciare in ogni chiesa un posto vuoto per ricordare la violenza sulle donne. Sarò ingenuo o arretrato, ma queste iniziative, questo voler a ogni costo introdurre temi sociali, mi disturba non poco.
Lettera firmata
Rovereto
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Qui Marche
Caro Valli, sono tornata da poco da una Messa clandestina cui con circospezione ho potuto accedere grazie alla benevola condiscendenza di un parroco che, pur da sempre allineato, è ragionevole quanto basta per rendersi conto dell’assurdità di queste chiese chiuse e di queste Messe soppresse. Ma, se devo dire la verità, mi sono sentita un po’ a disagio (e con me mio marito) per questo strano privilegio che insieme a qualcun altro ci è stato riservato; ché in questi tempi di infiniti diritti rivendicati in ogni dove, il diritto di accostarsi al Padreterno credo sia per tutti uno dei più sacrosanti. Ma tant’è. Ringraziamo Dio per il bene che, nonostante tutto, ci vuole ancora. Questo dolore e questo tempo passeranno, ma di certo ci lascerà diversi.
Con fraterna amicizia
Lettera firmata
Provincia di Ascoli Piceno

La scienza ci salverà. Ma chi ci salverà dalla scienza?


Abbiamo appreso, con grata commozione, del nuovo libro del Professor Burioni il cui titolo suona così: “Virus, la grande sfida – dal coronavirus alla peste: come la scienza può salvare l’umanità”. È più forte di me, sapete. Quando qualcuno mi annuncia la salvezza, non riesco a trattenere le lacrime. Mi succedeva fin da piccolo se davano in tv qualche episodio di Superman o dei Magnifici 4 e, immancabilmente, il mondo veniva salvato (da Superman o dai Magnifici 4, è sottinteso) prosciugandomi le ghiandole oculari.
Poi ho cominciato ad appassionarmi a western e  fantascienza, e giù a piangere di gioia nel vedere la nuova frontiera salvata dai soldati blu contro gli infidi pellerossa, o la terra salvata dai marines contro i subdoli marziani. Poca roba, eh: pellerossa e marziani al Coronavirus gli fanno una pippa, si sa. Ma poi, in effetti, la salvezza arrivava spesso proprio da scienziati che a volte, addirittura, si immolavano per l’umanità. Tu perdevi qualche scienziato, ma ti veniva risparmiata la vita. Da metterci la firma, anche adesso.
Comunque, lo confesso, ho pianto allora, di infantile entusiasmo, e piango ora, di matura gratitudine, nell’apprendere che la “Scienza” ci salverà. Però, però. Però confesso anche un dubbio malandrino: esaurite le lacrime, mi ha colto una virale inquietudine e un diavoletto ha suggerito il nome di un bel po’ di scienziati i quali, fossero vivi, avrebbero avuto di che obbiettare sulla scienza che ci salverà, eccetera eccetera. Parlo degli innumerevoli dottor Stranamore responsabili di milioni di “scientifiche” nefandezze.
Tipo, così a caso, il creatore del Talidomide, gli ideatori della bomba atomica, i brevettatori di apparecchi  con radiazioni ionizzanti, l’inventore della dinamite; il quale ultimo si chiamava Alfred Nobel e –  giusto per farsi perdonare la propria letale trovata –  istituì il Premio che porta il suo nome. Tutti costoro erano scienziati, anzi grandissimi scienziati. E ciascuno di essi ha dato il suo piccolo o grande contributo a guerre, omicidi, malattie, devastazioni, mutilazioni e quant’altro di peggio possa venirvi in mente. Significa che la scienza è cattiva? Giammai. Ma significa, senz’altro, che “Scienza” non fa rima con “Bene”, e tantomeno con “Salvezza”.
Se dalla scienza può venirci qualche speranza di “salvarci” (qualunque cosa intendano gli attuali scienziati missionari della “salvezza” universale), dalla stessa scienza possono scaturire anche innumerevoli motivi di disperazione. Dobbiamo ribellarci a tutti i costi, e con ogni mezzo, all’equazione mediatica: Superscience = Superman. Per riuscirci, basterebbe rispolverare uno dei più grandi filosofi (epistemologi) di fine Novecento, Paul Feyerabend. Ma Feyerabend – molti nostri “scienziati” – pensano sia un centravanti del Manchester City.
In realtà, costui è l’autore di questo immortale epigramma che andrebbe scolpito, a lettere d’oro, sul frontespizio di tutti i secolari templi “scientisti”: “I moderni dottori “scientifici” sono come dittatori fascisti che impongono le loro idee di salute e di malattia con il pretesto di una terapia che, nella maggior parte dei casi, è un esercizio di futilità”. La morale, alla fine, è semplicissima: se la scienza ha la pretesa di salvarci, chi ci salverà dalla scienza e dagli scienziati? Solo la politica, la democrazia, il diritto e la morale. Tutte materie che, per troppi scienziati, valgono quanto l’ora di ginnastica o di religione. Ma forse hanno ragione loro: non sono abbastanza “scientifiche”.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
https://scenarieconomici.it/la-scienza-ci-salvera-ma-chi-ci-salvera-dalla-scienza/

Astérix sapeva del CORONAVIRUS – dal 2017


Ora, in questa narrativa ricorre un termine: “Coronavirus ! Coronavirus! Coronavirus””
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Potrebbe sembrare un fascicolo di attualità, messo insieme in fretta e furia.
Invece, come ha scoperto la lettrice, è dell‘ottobre 2017 –
19 OTTOBRE 2017
Poiché tendo  a dubitare che agli autori Iddio abbia donato  quelle qualità di veggenza del futuro di cui ad esempio dotò Padre Pio, e sono il compenso di una vita di arduo ascetismo,  bisogna ritenere che in certi ambienti Qualcuno sapesse già il tiro che sarebbe stato giocato all’Italia, facendone  la seconda appestata del mondo, circondata dalle frontiere chiuse contro di noi della “amica Europa”.
Come mai Qualcuno sapeva già oltre due anni orsono?  Come Bill Gates che  “prevedeva” lo stesso virus  epidemico? Nascono delle domande. Non si sa a chi chiedere. Magari al Corriere? Magari al Corriere che s’è scomodato a smentire un ottimo collega, Cesare Sacchetti,   che aveva solo ricordato che Bill “sapeva”, e che dal business dei vaccini  lucra (per sua ammissione) miliardi?



Leggete la risposta di Sacchetti, che è istruttiva.
Ma forse non basta a rispondere alle più profonde domande.  Magari  questo video può essere di ausilio. Ovviamente non c’è alcun collegamento, spnop solo fatti curiosi messi  insieme:

Del resto, se siete angosciati ed avete paura di soccombere al Coronavirus previsto da Astérix, siate sereni: la salvezza è vicina.

Coronavirus, il vaccino da Israele: “Pronto in tre settimane” 




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